Re:
London dude, 22/04/2008 10.55:
Scusa ma non e' chiaro.
Se tu ritieni che tuo figlio a 10 anni non abbia la maturita' per fare una determinata scelta i casi sono due: o lasci scegliere a lui comunque e, a mio parere, come genitore non gli fai un favore oppure scegli tu per lui che la Comunione non si fa e di conseguenza gli imponi un percorso che, come dice giustamente Bart, e' di fede pure quello (la convinzione che Dio non esiste o che se esiste non e' quello che la Chiesa ti propone).
Per esperienza poi io sono convinto che per un ragazzino di 10 anni sia molto piu' semplice andare ai giardinetti a giocare a pallone piuttosto che chiudersi in chiesa o all'oratorio per seguire gli incontri di catechismo e quindi dubito che il problema per lui sara' di giustificarsi con i propri amichetti che anzi lo invidieranno moltissimo.
La cosa che ritengo profondamente stupida (anzi forse l'aggettivo giusto è disonesta) è imporre certe scelte a persone di 10 anni.
Perché non far sì che certe decisioni non vengano prese quando l'età consente un maggiore raziocinio? Sarebbe anche molto bello poter tirare fuori l'esempio di Platone che raccontava che si nasce con la massima consapevolezza sulle cose e che l'esperienza non fa altro che farti perdere lucidità di giudizio, ma entreremmo in un discorso troppo lungo...
Il mio non credere ad una fantomatica entità superiore è stato un percorso lungo e serenamente convinto: logico che io e mia moglie non imporremo mai ai nostri figli una fede (o una credenza) che non ci appartiene, così come non imporremo la fede dei popoli africani, degli indiani, degli aztechi, e così via. Quello che voglio insegnargli è la massima libertà di giudizio, lontana dai pregiudizi della gente: un domani lui potrà diventare un padre gesuita o uno scienziato ateo come Margherita Hack e dovrà avere la massima serenità di scegliere la sua strada seguendo il proprio spirito e non il comune modo di pensare. Questo è quello che voglio.
La fede è un qualcosa di molto profondo che io rispettoe che non può essere imposto né dalla tradizione, né da alcuni riti in cui veniamo vestiti come angiletti e in cui facciamo promesse che manco capiamo e che pronunciamo mentre i nostri pensieri vanno sulla partita di calcio con gli amici o sui compiti del giorno dopo.
E poi sì, è vero, preferisco passare i weekend con mio figlio e mia moglie a viaggiare, a stare assieme, a visitare castelli, giocare e confrontarci piuttosto che parcheggiarlo dentro ad oratori lasciando che siano altri, di cui non ho nemmeno tutto questo gran rispetto, a insegnargli tutto ciò la vita potrà offrirgli.
Sull'invidia degli amichetti.... mmmmh ti assicuro che non è così.
Moooooolto più facile far parte del branco.