Incontro Con Marco Travaglio - Cagliari, 08/09/06

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maxperria
00sabato 14 ottobre 2006 11:32
Presentazione del libro "Onorevoli Wanted"


8 novembre 2006
ore 18.30
Aula magna corpo aggiunto Scienze della Formazione
Cagliari
Org.: Associazione Studentesca Jan Palach, Associazione Studentesca Shardana, Editori Riuniti, Edizioni Condaghes

Ogni variazione sarà tempestivamente comunicata.

[Modificato da maxperria 14/10/2006 17.05]

io non sto bene
00sabato 14 ottobre 2006 13:36
Max forse sei in ritardo per invitare qualcuno alla presentazione del libro di Marco Travaglio a Cagliari!!! [SM=g27813]
la presentazione era per l'8 ottobre e tu l'hai postata il 14 ottobre!!! [SM=g27818]
ma itte se cottu?? [SM=g27828]
a la finisi de buffare?? [SM=g27828]
maxperria
00sabato 14 ottobre 2006 17:06
ho sbagliato... è l'8 novembre...
il rincoglionimento mattuttino ha colpito....
ittidu
00sabato 14 ottobre 2006 17:09
8 settembre nel titolo, 8 ottobre nel messaggio, 8 novembre nella correzione! [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828]
zaren1
00sabato 14 ottobre 2006 19:00
io AMO il cervello di Marco Travaglio.
E non ho ancora incontrato qualcuno che possa solo avvicinarcisi.
Ho tutti i suoi libri (son malata..)



scusate lo sfogo [SM=g27827]:
emi.
00sabato 14 ottobre 2006 19:03
Re:

Scritto da: ittidu 14/10/2006 17.09
8 settembre nel titolo, 8 ottobre nel messaggio, 8 novembre nella correzione! [SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27828]



La verità è che maxperria è in realtà Berlusconi che sta tentando di sabotare la presentazione del libro di Travaglio...
ittidu
00sabato 14 ottobre 2006 19:31
Re:

Scritto da: zaren1 14/10/2006 19.00
io AMO il cervello di Marco Travaglio.
E non ho ancora incontrato qualcuno che possa solo avvicinarcisi.
Ho tutti i suoi libri (son malata..)



scusate lo sfogo [SM=g27827]:


Io ho letto solo Le Mille Balle Blu, ma quando finisco il libro che sto leggendo (+Reduce, se lo trovo nel frattempo), inizio con un altro suo.
Comunque moooolto bravo, anche nelle interviste!

Anche se i pochi minuti che l'ho visto a Quelli che il Calcio...mmh [SM=g27829]

[Modificato da ittidu 14/10/2006 19.37]

maxperria
00mercoledì 25 ottobre 2006 16:21
La presentazione del libro è stata spostata presso la Sala Cosseddu della Casa dello Studente di Via Trentino dalle ore 18.00
bettigheddda
00lunedì 30 ottobre 2006 13:10
Re:

Scritto da: zaren1 14/10/2006 19.00
io AMO il cervello di Marco Travaglio.
E non ho ancora incontrato qualcuno che possa solo avvicinarcisi.
Ho tutti i suoi libri (son malata..)



scusate lo sfogo [SM=g27827]:

bettigheddda
00lunedì 30 ottobre 2006 13:12
scusate ho fatto casino.

Volevo solo dire che anche io adoro MArco Travaglio.

per ittidu: ti consiglio di leggere "Montanelli ed il Cavaliere"...il suo libro migliore secondo me. E poi per ridere "Bananas" e "Berluscomiche"...se già non leggi la sua rubrica sull'Unità.

Per max: sai se sarà anche a Sassari o Alghero?
Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee.
ittidu
00lunedì 30 ottobre 2006 13:43
In questi giorni sto leggendo Intoccabili, molto interessante pure questo.
3081964
00lunedì 30 ottobre 2006 13:44
scusate ma Travaglio non era di quel quotidiano fascista che risponde al nome de "il Giornale" con il direttore fascista che rispondeva al nome di Indro Montanelli?
emi.
00lunedì 30 ottobre 2006 14:07
Re:

Scritto da: 3081964 30/10/2006 13.44
scusate ma Travaglio non era di quel quotidiano fascista che risponde al nome de "il Giornale" con il direttore fascista che rispondeva al nome di Indro Montanelli?



Non solo, seguì il DUX Indro anche nella fascistissima impresa de La Voce...

Che Travangio sia una quinta colonna?

maxperria
00lunedì 30 ottobre 2006 14:11
Re:

Scritto da: bettigheddda 30/10/2006 13.12
scusate ho fatto casino.

Volevo solo dire che anche io adoro MArco Travaglio.

per ittidu: ti consiglio di leggere "Montanelli ed il Cavaliere"...il suo libro migliore secondo me. E poi per ridere "Bananas" e "Berluscomiche"...se già non leggi la sua rubrica sull'Unità.

Per max: sai se sarà anche a Sassari o Alghero?
Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee.



So che dovrebbe essere a sassari in mattinata ma non ne sono sicuro al 100%
ittidu
00lunedì 30 ottobre 2006 14:29
Re:

Scritto da: 3081964 30/10/2006 13.44
scusate ma Travaglio non era di quel quotidiano fascista che risponde al nome de "il Giornale" con il direttore fascista che rispondeva al nome di Indro Montanelli?


Ennò
Andarono via un istante prima che il giornale diventasse irrimediabilmente fascista
3081964
00lunedì 30 ottobre 2006 18:12
Re: Re:

Scritto da: ittidu 30/10/2006 14.29

Ennò
Andarono via un istante prima che il giornale diventasse irrimediabilmente fascista



Prova a chiedere ai comunisti cosa ne pensano del montanelli prima che lasciasse il giornale.
ittidu
00lunedì 30 ottobre 2006 19:19
Re: Re: Re:

Scritto da: 3081964 30/10/2006 18.12


Prova a chiedere ai comunisti cosa ne pensano del montanelli prima che lasciasse il giornale.


Non vedo cosa possa importare ora, qui, a noi, di cosa pensi la gente, del suo datore di lavoro di anni fa
Parliamo di Travaglio, ci garba, punto.
emi.
00lunedì 30 ottobre 2006 19:46
Re: Re: Re: Re:

Scritto da: ittidu 30/10/2006 19.19

Non vedo cosa possa importare ora, qui, a noi, di cosa pensi la gente, del suo datore di lavoro di anni fa
Parliamo di Travaglio, ci garba, punto.



No, no dai!
Una bella discussione su chi è più fascio fra Travaglio e Gianfranco Fini!

[SM=g27820]:
astrodanzante
00lunedì 30 ottobre 2006 20:24
Qualche giorno fa, un forumista (chi indovina il forumista in questione non vince assolutamente nulla) mi inviò un articolo, invitandomi ad indovinarne l'autore.

L'autore è Luca Sofri e l'articolo in questione è questo:


QUANDO LA SINISTRA E' UGUALE ALLA DESTRA

Sono andato a vedere “Fahrehneit 9/11” con molti pregiudizi. Penso che Moore rappresenti tutte le cose peggiori della sinistra americana e italiana e che ne sia divenuto il disastroso modello. Dopo aver visto “Bowling for Columbine” e aver trovato sgradevoli molte cose che conteneva (la strumentalizzazione dei ragazzini feriti, la vigliaccata della foto della bambina morta, le associazioni ridicole) malgrado la bontà dell’intento, mi documentai molto e scoprii che molte delle cose che Moore diceva nel film erano del tutto false. Penso che sia un demagogo, bugiardo, violento, scorretto e trombone. Penso che in lui abbia trovato sintesi la sinistra per cui non solo il fine giustifica i mezzi, ma che ha addirittura perso del tutto di vista il valore e il significato dei mezzi. Penso che esistano due sinistre, oggi. Hanno intenti simili, spesso. Ma una ha a cuore le sue ragioni, i suoi principi, i suoi valori, i suoi criteri di diversità dalla destra, e pensa che il loro mantenimento sia il suo primo obiettivo e senso. Comportarsi bene, fare cose di sinistra. È la sinistra “diversa”.
Poi c’è un’altra sinistra per cui invece conta innanzitutto la vittoria, anzi più ancora conta la sconfitta dell’avversario. A qualsiasi costo. À la guerre comme à la guerre, senza andare troppo per il sottile e facendosene un vanto. A costo persino di non distinguersi più dalla destra. A costo di diventare – svuotate le sue presunzioni di “diveristà antropologica” - una sinistra “uguale”.
“Fahrehneit 9/11” è un film bruttino e noioso. Lo ha già scritto su Vanity Fair Gabriele Romagnoli, ed è indiscutibile che gli eventuali pregi o successi del film non abbiano nulla a che fare con una presunta qualità artistica o creativa, malgrado i riconoscimenti ingannevoli come quello di Cannes. Lo stesso Moore, in questo, non ha mai onestamente vantato altro che i contenuti, del suo film. La confezione del quale è sbrigativa, povera, banale, le invenzioni vecchie ed elementari. Qualcuno ha provato a sopravvalutarle sostenendo che era intenzione del regista portare il linguaggio televisivo nel cinema. Ma se è vero che il film ha molto di televisivo – i meccanismi ricordano continuamente i servizi esterni di Striscia la notizia, legittimando la tesi per cui Moore sarebbe una specie di Gabibbo degli americani – è perché è stato costruito appunto con quella mano sinistra tipica di molte produzioni tv.
Se non la forma, ciò che è forte in “Fahrenheit 9/11” sono alcuni contenuti. Per l’esattezza, quei contenuti in cui la mano del regista e le sue forzature a tesi sono assenti: tutte le riprese del presidente Bush, in diversi contesti e situazioni, proposte tali e quali allo spettatore, sono più rivelatrici dell’inadeguatezza dell’uomo di qualsiasi costruzione complottarda operata dalla voce fuori campo di Moore e dai suoi accorgimenti di montaggio. In queste parti, il film è molto più efficace di quanto i miei pregiudizi immaginassero. Anche se i giornali americani in cerca di spettatori repubblicani a cui il film faccia cambiare idea stanno faticando molto. Per il resto, ci sono paranoie antisaudite (banalmente razziste) smentite perfino dalla Commissione sull’Undici settembre, e pretese ridicole che i deputati americani firmino dei fogli per “mandare al fronte i propri figli”, come se fossero i genitori a decidere del destino di cittadini maggiorenni. Cose così.
Il successo del film ha quindi due ragioni. Una, meritevole, è quella di mostrare parti di realtà illuminanti per capire chi governa gli Stati Uniti. L’altra, più discutibile, è quella per cui al pubblico piace sentirsi dire le cose che già pensa, e piace sentirsi trattato come il giusto protagonista di una battaglia per la verità. In questo senso in America il successo del film è stato da subito associato a quello della Passione di Mel Gibson, con solidi argomenti. Entrambi i film si rivolgono a un loro pubblico militante che vive la propria appartenenza in modo catacombale, aspettando il ritorno della propria verità, che le pellicole annunciano. Entrambi si sono fatti marketing vantando presunte censure o campagne – in realtà insignificanti – di un qualche “potere” ai loro danni. Entrambi i film hanno avuto un clamoroso successo (l’uno imparagonabile all’altro) grazie alla partecipazione devota e battagliera al proprio messaggio (per entrambi quello di una verità troppo a lungo taciuta), e su null’altro. Né la qualità del film, né il dettaglio dei suoi contenuti ha avuto importanza in ciascun caso.
E se tanta devozione è tutto sommato normale per un film religioso, è una cosa impressionante per un film di propaganda elettorale. E qui sta il grande merito di Michael Moore.
Il grande merito di Michael Moore sta nell’aver portato al successo e all’attenzione mondiale, sulle copertine e nei telegiornali e nei dibattiti, la radicale divisione all’interno della sinistra. Che vale in America come in Italia come in molte altre parti del mondo. La divisione tra la sinistra “diversa” e la sinistra “uguale”. Mentre sono poco rilevanti gli oppositori da destra – prevedibilmente indignati dai contenuti del film - è la quantità e la qualità dei critici di sinistra di “Fahrehneit 9/11” a fare impressione. Abbiamo già citato Romagnoli, per fare un esempio, ma in America Moore è ormai odiato a sinistra almeno quanto è amato. Il giornalista e scrnittore liberal Paul Berman lo contesta sistematicamente da quando Moore censurò un suo articolo sul Nicaragua che secondo lui rischiava di dare una mano a Reagan. Lo stesso Moore ha raccontato (anche a Vanity Fair, due settimane fa) di non voler appoggiare esplicitamente Kerry. I siti internet che dimostrano le falsità dei suoi film sono sia di destra che di sinistra. E le accuse che gli vengono – lo stesso Kerry è stato alla larga dal film e dal regista finora, comprendendone il doppio taglio – sono sempre le stesse: falsità, demagogia, violenza, slealtà.
E tutto questo riguarda molto l’Italia. In Italia, il conflitto interno alla sinistra si riassume semplicemente: è la vecchia questione del fine e dei mezzi. È la vecchia questione se qualsiasi principio, criterio, valore, debba essere sacrificato per il raggiungimento di un elevato obiettivo (nella fattispecie, la caduta del governo Berlusconi). C’è chi pensa di sì, e c’è chi pensa di no, e le due parti sono molto ai ferri corti, con accuse di fascismo a una parte e connivenza col nemico all’altra. Benché la presunzione di “diversità antropologica” delle persone di sinistra sia diffusa in ambo i campi, è qui che se ne dimostra il fondamento. Esiste una sinistra “diversa”, che si definisce per voler avere valori e modi diversi dalla destra, nella tolleranza, nel rispetto, nella stima delle regole e del prossimo, e a cui Moore non piace; ed esiste una sinistra “uguale” per cui sarebbe stupido lasciare alla destra delle armi solo per il fatto di ritenerle sbagliate, e che è entusiasta di avere finalmente un campione come Moore, forte della stessa faziosità e prepotenza dei più comuni aizzatori di destra (gli italiani di sinistra uguale hanno finalmente uno con i modi di Antonio Socci e il fisico di Baget Bozzo, e il fanatismo di entrambi). Perché a sinistra non si dovrebbe mentire, se lo fa la destra? Perché a sinistra non si dovrebbe abusare del proprio potere, se lo fa la destra? Perché a sinistra non si deve desiderare e compiere il male dell’avversario, se lo fa la destra? Perché a sinistra ci si dovrebbe sottrarre a demagogie e strumentalizzazioni, se non vi si sottrae la destra? Perché essere “diversi” e migliori, se i migliori perdono? Niente è sbagliato, se guida alla vittoria, se serve a fargliela pagare, e soprattutto se lo fanno anche gli altri. Tutto questo vi ricorderà qualcosa, e adesso ci arriviamo.
La frase che sostiene meglio di ogni altra le ragioni della sinistra “diversa” l’ha scritta Thomas Friedman, commentatore liberal del New York Times, a proposito del rapporto tra le democrazie e il resto del mondo dopo l’11 settembre. È una frase molto bella e che dovrebbe essere ricordata spesso (anche a destra). Friedman concluse un suo articolo così: “Noi siamo i buoni, vediamo di dimostrarlo”. Esiste una differenza tra il bene e il male e questa differenza va praticata, sono le due cose essenziali che dice Fredman. L’encomiabile pretesa di essere nel giusto deve passare attraverso la sua dimostrazione continua e inderogabile. Pensare invece di essere nel giusto per definizione, e quindi di essere in diritto di ogni cosa per affermarlo, genera e ha generato mostri. Questa è una delle cose più tristi della contrapposizione tra sinistra diversa e sinistra uguale: che essa sembra discendere esattamente dalla contrapposizione tra comunisti e anticomunisti, a sinistra. Pensateci.
Michael Moore è oggi l’emblema della sinistra uguale. Quella per cui la differenza con la destra si mostra quasi unicamente nella bandiera. Non sarà un caso se uno dei più seguiti oracoli della sinistra uguale è un uomo dai modi e dai pensieri biecamente di destra come Marco Travaglio. Non sarà un caso se il giustizialismo forcaiolo tradizione della destra benpensante ha trovato spazi accoglienti tra la sinistra uguale. Non sarà un caso se il pacifismo di una parte della sinistra uguale è così aggressivamente bellicoso. Un lettore del Foglio di buona memoria ha di recente trovato questa vecchia cosa scritta da Furio Colombo, oggi direttore dell’Unità, giornale maggiore della sinistra uguale: “Ecco il punto a cui voglio arrivare, quello che a me sembra il problema storico del pacifismo italiano. Esso è parte di una cultura che, per ragioni della nostra formazione storica, retorica, logica, chiede di avere un nemico. Ora, come può avere un nemico il pacifismo? Si tratta di una contraddizione, ma a me sembra che la cultura italiana, fondata su una tradizione filosofica di antagonismo, forzi inconsciamente molti militanti giovani a portarsi addosso questa contraddizione. Ovvero l’impossibilità di vivere senza un nemico. Ecco il disagio che mi sembra di cogliere nella definizione del pacifismo italiano: resta forte (più dannoso se inconscio) il problema del nemico”. Parole chiarissime, e confortate in modo impressionante dalla successiva testimonianza personale di Colombo.
In italia, pensare di unire la sinistra, tutta la sinistra che si dice tale, è un esercizio professionale e sentimentale che legittima la vita di molte persone. Ma alla luce di quel che abbiamo detto, è un esercizio che non ha altro senso. Eppure, mentre nessuno pensa oggi di unire il centro - da Rutelli a Berlusconi, che sono entrambi di centro - lo spauracchio del nemico crea l’illusione che si possa unire la sinistra (si dimostra di questi tempi che è altrettanto arduo unire la destra, che pure va meno per il sottile). Illusione sostenuta dal paragone con gli Stati Uniti dove esisterebbe un partito unico di sinistra. Che però non solo non è “di sinistra”, non solo ha come leader e candidato un uomo favorevole alla guerra in Iraq, ma non è neppure unico, come il partito di Ralph Nader e il suo peso hanno dimostrato.
In Italia, gli unici capaci di unire la sinistra – ed è un risultato davvero straordinario e mai abbastanza riconosciuto – sono quelli di Repubblica. Su Repubblica scrivono senza storcere il naso, tutti: terzisti e manganellatori. Sinistra diversa e sinistra uguale. Ma avendo come principio l’ospitalità nei confronti di mille idee diverse, e la discutibilità di ogni linea salvo l’antiberlusconismo, non si fa un partito. Si fa un giornale unico, libero di contraddirsi e di non dover governare un paese. Su Repubblica scrive ogni giorno Michele Serra, altro caso rilevante, che sta in bilico – uno dei pochissimi – tra sinistra diversa e uguale. Serra è sempre stato di modi “diversi”, pur con qualche cedimento giustificato dall’amore per la satira. L’anno scorso lo incontrai un giorno che aveva scritto una cosa contro la maggioranza che mi sembrava non stesse in piedi, malgrado ne condividessi l’obiettivo. Fu lui che mi rispose “à la guerre comme à la guerre”.
Per il suo film, Michael Moore aveva chiesto a Pete Townshend di poter usare una sua canzone, “Won’t get fooled again”, il cui ritornello tornava buono per prendere le distanze dalla presidenza Bush. Il chitarrista dei Who, già sostenitore dell’intervento in Iraq, gliel’aveva negata, ricevendone insulti e accuse di essere un guerrafondaio. E aveva risposto che evidentemente Moore non si comportava in modo tanto diverso da Bush. È la sinistra uguale.




Non sarà un caso se uno dei più seguiti oracoli della sinistra uguale è un uomo dai modi e dai pensieri biecamente di destra come Marco Travaglio.


Francamente, l'articolo in sè non mi convince troppo, ma solleva tematiche interessanti.
Non so quale fosse l'idea di sinistra diversa che aveva in mente Sofri, nè in questo momento mi interessa.

Salto pie' pari tutte le mie pippe mentali, e arrivo direttamente ad una domanda secca e semplificativa:

Oggi in Italia, chi è giustizialista? La destra o la sinistra?

Chi può affermare, restando serio, che il governo Berlusconi sia stato un governo giustizialista?

Ma altrettanto, chi può affermare che l'attuale e giovane governo Prodi si stia muovendo in direzione della difesa della legalità?

Perchè Travaglio, che è stato ed è un liberista, trova asilo a sinistra?

Mi fermo qui...
mant(r)a
00lunedì 30 ottobre 2006 20:54

perché ti sei fermato lì?
continua, seguo con piacere
mi faciliti il rilascio di endorfine
continua.....




[SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27829]
astrodanzante
00lunedì 30 ottobre 2006 21:13
Re:

Scritto da: mant(r)a 30/10/2006 20.54

perché ti sei fermato lì?
continua, seguo con piacere
mi faciliti il rilascio di endorfine
continua.....




[SM=g27828] [SM=g27828] [SM=g27829]



hai qualcosa da dire in proposito?
mant(r)a
00lunedì 30 ottobre 2006 21:32

qualcosa di simile ai tuoi Mah...
con un pochina di ilarità





[Modificato da mant(r)a 30/10/2006 22.12]

Genoveffa2
00martedì 31 ottobre 2006 10:49
Sabina Guzzanti con la freschezza che le è usuale disse "il mio amico Marco Travaglio è di destra, con la sinistra non c'entra nulla..." e questo è il segno del paese in cui viviamo dove il fattore di divisione ha un nome ed un cognome, tanti interessi e nessuna idea. In questa mie frasi manca ogni giudizio di valore, costatazione per lo più ovvia.

Corrado era pure meglio quando nei panni di Rutelli diceva "Amadeus, Papi, Bonolis...è roba tua Silvio! riprenditela...". Travaglio non sta in questa categoria ma sul fatto che è un gran giornalista, di destra, pochi dubbi
ongii
00martedì 31 ottobre 2006 11:05

in realtà, per quanto luca abbia soffiato su braci mai spente, non ha scritto cose impossibili a capirsi. Ha descritto, nella parte centrale del pezzo, la divisione tra la sinistra antagonista, o radicale, e quella istituzionale. A me sembra che questa divisione possa andar bene, per capissi.

Il governo di destra, becero e forcaiolo,di silvio berlusconi, è stato quantomai lontano dal giustizialismo nei confronti del suo capo, nei confronti del sistema radiotelevisivo che ne intreccia la strada politica, nei confronti del proprio alleato americano.
E' verosimilmente giustizialista su temi da "domenica delle salme": droghe,sperimentazione farmaceutica,e anche su temi da giorni feriali, come la conduzione e la gestione interna dei cpt.

Quindi, la destra ha governato con un timone che pendeva verso la legalità praticamente mai.

La sinistra!
La sinistra?
[SM=g27816]
...

[SM=g27818]
ah, ecco, forse ci sono.

Se, e dico se, faranno la legge sul conflitto di interessi, potrei pensare che il governo prodi sia teso verso un minimo di legalità.

Se , e dico se, riformeranno la legge napolitano/turco/bossi/fini, allora avranno ripristinato un minimo di legalità, levando di mezzo quella specie di lager che sono i cpt.

Se e dico se, riformeranno il lavoro, imponendo all'industria e all'impresa, una trasparenza nelle condizioni oggettive di lavoro, allora avranno ripristinato una bella fetta di legalità( un morto al giorno in italia per motivi di lavoro)

Poi, potremmo stare a parlare per ore se questo o quel personaggio è giusto che vada e marcisca in galera, o che venga affidato alla "protezione" sociale, come il buon caro vecchio previti, ma alla fine credo che le opinioni in merito a questioni carcerarie vedono le persone molto frastagliate, nelle opinioni.
Purtroppo, alcune questioni, come le vite quotidiane di ex-brigatisti divenuti consulenti per affari regionali, o ripristinati come docenti, o al fresco in francia perchè la francia non concede l'estradizione , o di presunti attentatori che adesso scaldano la sedia nella sede di "nessuno tocchi caino", sono de-li-ca-ti-ssi-me.

Io sarei pronto a far uscire di prigione gente neofascista, gente che sensibilmente ha cambiato direzione di vita,gente che sta scontando pene che attenevano ad un periodo storico limitato, particolare, ideologico, e che adesso, non credo possano nuocere allo stato.

In questo, mi sento garantista, ma troverei personaggi che li vorrebbero veder marcire in carcere fino alla fine, per un'indurimento cervellotico e ideologico.Ripeto, lo farei a destra come a sinistra.

Ma mi sentirei molto poco garantista nei confronti dei capitani d'industria che devastano l'ambiente, che frodano il fisco meglio e più di un qualsiasi venditore ambulante.

[questa è una parte del ragionamento]
BENDETTA
00martedì 31 ottobre 2006 11:36
Se e dico se
tutte queste cose non riuscirà a realizzarle questo governo,
non le realizzerà più nessuno, almeno per i prossimi 50 anni.
astrodanzante
00martedì 31 ottobre 2006 14:43

in realtà, per quanto luca abbia soffiato su braci mai spente, non ha scritto cose impossibili a capirsi. Ha descritto, nella parte centrale del pezzo, la divisione tra la sinistra antagonista, o radicale, e quella istituzionale. A me sembra che questa divisione possa andar bene, per capissi.



Non condivido questa tua analisi.

Quelle che il piccolo Sofri chiama sinistra uguale e sinistra diversa non sono identificabili con le cosidette sinistra istituzionale e sinistra antagonista (categorie che non hanno più un corrispettivo reale, secondo me, insensate quanto sarebbe insensato parlare di centro istituzionale e centro antagonista rivolgendosi a Margherita e Udeur.)

L'analisi di Sofri è compresibilissima e posso anche condividerla nella maggior parte dei punti.
La mia perplessità è ad personam, cioè non sono del tutto convinto che la sinistra diversa che si auspica Sofri coincida con la mia sinistra diversa non a causa di divergente sui valori fondamentali, ma a causa della predisposizione a sottoporli a compromessi.

Comunque questo è un discorso che merita un respiro più ampio di quello che possiamo dargli all'interno di un topic dedicato a Travaglio e che va a vertere per la maggiore sul cosiddetto "giustizialismo".


(due parole sul giustizialismo dopo)
astrodanzante
00martedì 31 ottobre 2006 16:11
Legalità
Se vogliamo affrontare il discorso in modo serio, iniziamo a sbarazzarci dei termini fuorvianti come "giustizialismo", parola che per quanto inflazionata resta comunque sinonimo di peronismo e dunque contiene un giudizio aprioristico.

Sofri può aver ragione ad accasare Travaglio nella sinistra "uguale", che vuole utilizzarlo come strumento per sbarazzarsi dell'avversario politico tramite la magistratura.

Ma Sofri non considera che Travaglio raccoglie interesse e consensi anche quando si tiene distante dalle classiche posizioni antiberlusconiste.

Travaglio raccoglie quel mal di pancia di molte persone che a vario titolo e con varia intensità si possono ascrivere all'universo del centrosinistra e che domandano una maggiore attenzione ai temi della legalità e della trasparenza.
E lo chiedono principalmente alla loro parte politica, non ai loro oppositori.

Questa parte di società che trova in Travaglio un megafono (e a volte un oracolo, purtroppo la dinamica di certi meccanismi sociali è nota) ha un ambito di interesse ristretto e ben definito.
Non si interessa ai reati minori e pochissimo ai casi legati agli anni di piombo.
La sua attenzione è rivolta esclusivamente alle istituzioni: politica, magistratura e forze dell'ordine.
Sono persone che trovano un altro guru in Grillo quando chiede un "parlamento pulito" e chiama i politici "i nostri dipendenti".

E' certo vero che questi temi hanno un forte eco populista e qualunquista, ma limitarsi a bollarle come tali ed ignorarle è un errore grossolano (o forse un calcolo machiavelliano?)

L'errore sta nel credere che le persone ignorino certe connivenze e che queste possano essere bollate come luoghi comuni, leggende metropolistane, esagerazioni mediatiche.
Ed è grossolano perchè questa speranza alberga proprio in quelle persone che usano il clientelismo per poter sedere dove siedono, che forse si può spiegare ipotizzando che confidino in una rigida fedeltà da parte dei loro clienti.
E' grossolano anche perchè si ipotizza che tutti, nessuno escluso, posti di fronte alla classica torta, accettino di buon grado la loro fettina.

Le istituzioni si continuano a mostrare inadempienti di fronte a questa domanda che viene da una parte della società che cresce giorno dopo giorno, una società che si sente abbandonata, spesso disperata, e senza punti di riferimento.

E diventa terreno fertile per qualsiasi populista che voglia strumentalizzarla ai propri scopi, siano questi la vendita di libri o la conquista del potere.


[Modificato da astrodanzante 31/10/2006 16.13]

ongii
00venerdì 3 novembre 2006 10:06
Re:



Quelle che il piccolo Sofri chiama sinistra uguale e sinistra diversa non sono identificabili con le cosidette sinistra istituzionale e sinistra antagonista (categorie che non hanno più un corrispettivo reale, secondo me, insensate quanto sarebbe insensato parlare di centro istituzionale e centro antagonista rivolgendosi a Margherita e Udeur.)



riguardo al piccolo frammento da te quotato: secondo me sono contenitori logici, che ci permettono di capire nella realtà dove stanno queste posizioni, e le due "posizioni" descritte stanno, a mio parere, una fuori e una dentro il parlamento.

Anche se: in parlamento, a destra e a sinistra, il "garantismo" alberga eccome.
e anche se questi, piuttosto che essere degli schieramenti politici, sono degli "atteggiamenti", sono dei modi di fare della politica, e in quanto tali, non per forza possidenti di scranni parlamentari.

Sul tuo discorso successivo, mi trovo d'acuerdo.Potrò sbagliarmi, ma a volte le posizioni di certa stampa e di certa Intellgencjia "non sinistrorsa", partono da un dato di fatto un pò sporco: e cioè quello della necessaria sporcizia e illegalità del genere umano, e quindi del genere politico.
Purtroppo sofri padre, che comunque non teme il dibattito alto e acceso, parla da una posizione pericolosa assai, quindi comprensibile.
Sofri figlio, forse, si arrabbia per tutte le volte che il moralismo (populista o no) fà capolino dallo spioncino della politica, nei confronti dell'atteggiamento che tu hai spiegato chiarissimamente,e cioè della voglia di legalità.
Come se i moralisti, in un paese come l'italia, non possano esprimersi, perchè necessariamenteperdenti, o necessariamentefalsi, nelle loro richieste e spiegazioni.
Come se.
maxperria
00venerdì 10 novembre 2006 12:30
www.altravoce.net/2006/11/10/travaglio.html


Travaglio-show alla Casa dello studente
con gli onorevoli pregiudicati

di Michele Fioraso

Forse è stato involontario, però Marco Travaglio che parla di "Onorevoli Wanted" con una tivù locale davanti alle sbarre (di un cancello) è lo spot perfetto per un libro sui pregiudicati del Parlamento italiano. Mercoledì sera a Cagliari, alla Casa dello studente di Sa Duchessa, il giornalista torinese ha riempito la sala Cosseddu con una folla di centinaia di persone, stipate per la presentazione di un corposo tomo di 726 pagine.

Tanti seduti per terra, grovigli di gambe, temperatura da autobus coi finestrini chiusi in estate. Il pubblico è formato in prevalenza da studenti universitari, con un'altissima percentuale di ragazzi quasi imberbi che sembrano cloni da lotta proletaria anni settanta. Il moderatore Vito Biolchini scherza: "Non si vedeva tanta gente dai tempi di Economia 1 del 1993/94".

Travaglio si fa largo tra gli applausi, prende posto, ascolta diligentemente l'introduzione e poi parte come un turbo, tanto che spesso il moderatore fa fatica a inserirsi per porre qualche domanda.

L'autore di "Onorevoli Wanted" è un fiume in piena: snocciola cifre, imputazioni, aneddoti, retroscena, battute, dettagli incredibili ma veri di un mondo politico in cui il 10% dei parlamentari è oggetto di inchieste giudiziarie, ha processi in corso, ha subito condanne o se l'è cavata con la prescrizione.

"Da luglio 2006, quando il libro è uscito, a oggi - osserva Travaglio - il numero di onorevoli che ha guai con la giustizia è salito da 82 a 84: dovremo fare le dispense di aggiornamento". Non c'è nessun parlamentare sardo, fa notare Biolchini: "La Sardegna seleziona la sua classe politica in base all'onestà", sogghigna. Il pubblico coglie e parte coi buuuuuh.

Nella speciale hit parade da codice penale, in testa troviamo Forza Italia con 29 inquisiti (manco a dirlo, trascinata dal leader Berlusconi), seguita da Alleanza nazionale con 14 e dall'Udc con 10: un exploit, quest'ultimo, davvero rilevante, fa notare Travaglio, perché si tratta di un "partito piccolo, che ha solo il 5% dei voti: va apprezzato lo sforzo di Casini". Il centrosinistra si ferma a 17 imputati, "ma sta recuperando alla grande", precisa subito il giornalista.

Tutta gente che in galera non è mai finita, comunque, grazie al voto costantemente negativo del Parlamento stesso: l'ultimo via libera all'arresto fu dato trent'anni fa per il deputato dell'allora Msi Sandro Saccucci, accusato di omicidio, cospirazione politica e istigazione all'insurrezione armata. Ma erano davvero altri tempi.

Il catalogo dei reati è ricchissimo: si va dalle consuete magagne politiche come il finanziamento illecito ai partiti, la corruzione o l'abuso d'ufficio per scendere via via a reati più comuni come la resistenza a pubblico ufficiale, le lesioni, la truffa.

Poi ci sono le chicche, se così vogliamo definirle: lo "sfavillio di fantasia", secondo l'autore, cioè l'incendio aggravato (il mitico leghista Mario Borghezio) o la violazione dei diritti d'autore (Giuseppe Consolo, An, accusato di aver copiato due saggi per un concorso da docente all'Università di Cagliari), fino alla banda armata e al concorso in omicido (Sergio D'Elia, Rosa nel pugno).

Il pubblico è attentissimo, non perde una parola, e Travaglio è abile nel tenere viva l'attenzione e nel dosare le battute e i racconti, sempre pronto a piazzare la zampata caustica che fa scoppiare una risata o strappa un applauso (molti dedicati a Berlusconi e alle sue sfaccettate avventure giudiziarie).

L'assemblea viene sciolta che sono appena passate le otto e mezza di sera, dopo una sequela impareggiabile di episodi che, in un paese davvero normale, neanche nelle scadenti fiction tv sarebbero credibili. Poi inizia il rito degli autografi e delle dediche sul libro, tra pacche sulle spalle, foto ricordo e complimenti assortiti per il lavoro da antico annalista di Travaglio, ormai riammesso anche nelle tv nazionali. Tanto poi, alle prossime elezioni, le facce da votare saranno sempre le stesse.
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