Immortali

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=Phoenix=
00venerdì 30 giugno 2006 15:14
Io sono l'uomo nella scatola
seppellito nella mia merda
Non vuoi venire a salvarmi?
... salvami


Camminavo nella Krasnaya ploshchad , la piazza rossa come veniva chiamata da noi occidentali. Essa divideva il Cremlino, sede del governo Russo, dal Kitay-Gorod , lo storico quartiere mercantile. Si poteva sentire tutto ciò che quella piazza aveva passato, tutti i secoli di storia che aveva vissuto. Gli Zar, la rivoluzione d’ottobre, il comunismo, la caduta del comunismo. Era stata testimone di fatti che avevano cambiato la storia mondiale, sconvolgendola. E ora mi trovavo lì, in quel posto così pieno di significato. Dopo pochi passi mi ritrovai di fronte all’imperiosa Cattedrale di San Basilio che con le sue cupole a cipolla dominava quella piazza. Lo spettacolo offerto dalla luce che si rifletteva sulle forme colorate dell’edificio era semplicemente meraviglioso. Mi fece rimanere senza fiato, una cosa del genere poteva essere uguagliata solo dal riflesso offerto dalle onde marine. E detto da me questo è realmente tanto, credetemi. Eppure questo spettacolo era senza dubbio una cosa incomparabile, nessuna descrizione potrebbe renderne l’idea. Le luci, i colori. Mi affascinava, restai lì a fissarla a bocca aperta per qualche secondo, prima che dei turisti smaniosi di entrare in quell’edificio non mi spintonassero via distraendomi. Feci per protestare, ma quelli già erano svaniti nel nulla. Già, ora quella piazza che negli anni trascorsi era stata così importante ora era solamente un monumento, comune, visitato da milioni di turisti in tutto il mondo. E’ vero, ancora oggi talvolta dei capi di stato si rivolgevano al proprio popolo affacciandosi dal balcone del Cremlino che era rivolto verso la piazza, ma col passare del tempo la frequenza era sempre minore.

Mi sedetti sui gradini della Cattedrale, sperando che un distratto turista non mi fosse venuto addosso. Tirai fuori dalla tasca destra dei pantaloni un pacchetto di sigarette, nonostante in molti mi avessero detto che fumare faceva solo male alla salute io non gli avevo mai dato ascolto, oramai quella era un abitudine che difficilmente avrei smesso. Con un gesto veloce tirai fuori l’accendino e accesi la sigaretta, ancora sbalordito da quel paesaggio così meraviglioso. Dopo qualche minuto però anche tutta quell’eccitazione svanì, e davanti ai miei occhi si materializzò la reale Mosca. Non solo turisti passeggiavano per quella piazza. Vari barboni mendicavano in mezzo ai passanti o dormivano appoggiati alle mura con l’unico riscaldamento offerto da carta ingiallita di giornale e una bottiglia di vodka d’infima qualità. La reale Mosca, composta da più barboni che abitanti. Nonostante questo però non mi si stringeva il cuore. Io ero un heel, come si diceva nel gergo del wrestling. Eppure probabilmente nessuno al di fuori di quel gruppo di lottatori sapeva cosa significasse. Io e Carl ad esempio non eravamo cattivi, eravamo semplicemente liberi. Liberi di pensare a noi e soltanto a noi stessi. Liberi di fare quello che ci pare, di comportarci come vogliamo. Non eravamo incatenati ai rigori normali dati dalla gente, potevamo comportarci come volevamo. Vivevamo per infrangere le barriere che il popolo creava per limitarsi. Noi eravamo speciali. Eppure il pubblico ci fischiava, costretto com’era ad aggrapparsi a rigori morali e ad ideali futili. Malgrado ciò anche noi avevamo un sogno. E come ogni altra persona avremmo fatto qualsiasi cosa per farlo avverare. Ma dal nostro ruolo quel fare qualsiasi cosa era reale, non eravamo in catene. Eravamo solo io e Carl, e su quel ring, a Night of Immortal V, saremmo stati liberi.

Una ginocchiata però mi risveglia dai pensieri, stordendomi e urtandomi al tempo stesso. Fortunatamente mancò il naso, procurandomi però un brutto bernoccolo sulla fronte. Non feci tempo a voltarmi a cercare l’autore del danno che questi era già scomparso. Al suo posto però una lieta coppietta si fece spazio fra la folla, attirando la mia attenzione. Lei era una ragazza sui ventidue anni, non molto alta ma tutto sommato carina. Ma lui… lui aveva ventitrè anni, lo potevo riconoscere a vista. Dannazione, quello potevo essere io. Quasi provavo invidia per quel ragazzo. Era vero, quasi ogni sera potevo trovarmi una compagna occasionale con cui divertirmi, però non era la stessa cosa. Una fidanzata sarebbe stata una garanzia. Ma quel pensiero subito dopo mi parve ridicolo… una fidanzata? Io? No, non poteva succedere. Avrei dovuto rinunciare alla libertà, e sicuramente non l’avrei fatto per quello. Mi avrebbe costretto ad abbandonare tutto, magari mi avrebbe allontanato da Carl. Magari mi avrebbe anche allontanato dal wrestling. E cosa più importante avrebbe sconvolto la mia vita. Ne sarebbe valsa la pena? Decisamente no, non poteva finire così ogni mia avventura. Io sarei rimasto libero. Anche se non ero sicuro di poter scegliere, volevo la carriera. Sarei stato ricordato per i miei titoli, per il mio successo. Non volevo qualcuno ad intralciare i miei progetti. Io sarei stato ricordato solo per i miei due titoli di campione di coppia. No, il secondo regno ancora non era cominciato. Ma stasera per la seconda volta io e Carl saremmo stati sul tetto del mondo. Io e lui… saremmo diventati… Immortali

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Uff… la metropolitana russa ancora tardava ad arrivare. Strano, di solito ogni cinque minuti passava un treno sotterraneo. Invece già quindici minuti erano passati senza neanche un veicolo passasse. E la mia fortuna nulla faceva, quasi a sottolineare la particolarità dell’evento. Però restare lì, in piedi, ad aspettare che passasse era un’idiozia. Avrei aspettato, con calma. Non serviva a nulla agitarsi, sicuramente i fatti non si sarebbero svolti più in fretta. Quindi lentamente tirai fuori una sigaretta, presi il mio I-Pod e mi sedetti. Un occhiata al cellulare mi fece rendere conto di essere in ritardo per l’orario in cui dovevamo incontrarci io e Lennie all’arena… ma oramai ero in ritardo, che potevo fare se non aspettare? Certamente se avessi chiamato un taxi sarei rimasto imbottigliato nel traffico per l’evento della serata… sempre che qualcuno avesse visto la mia richiesta di un passaggio. Già, infatti nella mia precedente visita a Mosca i taxi non erano quel che si può definire efficienti. La maggioranza erano abusivi, e neanche se eri ricco come uno zar si accorgevano di te. Neanche a dirlo era inutile provare a farsela a piedi, era vero che ero più veloce della maggior parte della gente comune, però comunque l’arena era distante e avrei solo accentuato il ritardo. Mi sedetti ed accesi il mio I-Pod. Subito la musica iniziò a ronzare nelle mie orecchie. Riconobbi immediatamente la canzone, i Red Hot Chili Peppers, il mio gruppo preferito. Lennie li giudicava quasi stonati, però a me piacevano le loro canzoni e non gli davo retta su questo verso. Quasi mi assopì ascoltando la musica, non per colpa della melodia ma perché volevo riposare, sapevo che quella sera avrei affrontato un match duro, uno dei più ardui della mia vita. La luce fioca… e poi, come succedeva raramente, nella metro non c’era tutta la gente che solitamente riempie il posto. Sapevo che dovevo ringraziare la mia fortuna per quello... socchiusi gli occhi…

Ma non era scritto nel destino che dormissi. Infatti la metropolitana passò proprio nel momento in cui mi stavo per addormentare appoggiato allo schienale della sedia. Certo la sedia era scomoda e la mia posizione altrettanto, però riuscivo comunque a dormire. Ma il treno mi svegliò di soprassalto, facendomi confondere da tutto quel rumore. Mi alzai e arrancai scombussolato per qualche passo, prima di rientrare in possesso delle mie facoltà mentali e accorgermi di trovarmi di fronte alla metro che dovevo prendere. Mi ci infilai in velocità e proprio qualche decimo di secondo dopo le porte si richiusero dietro di me. Mi sedetti, e osservai la piantina. Non ci capii quasi nulla, il russo non ero mai riuscito a comprenderlo. Quindi mi fidai del mio istinto e della mia fortuna, colei che tante volte mi aveva guidato. Ritornai a dare la mia attenzione alla musica che passava nelle mie orecchie. I Red Hot Chili Peppers avevano appena completato la loro canzone quando al loro posto iniziarono gli Alice in Chains. Anche loro mi erano sempre piaciuti, soprattutto quella canzone. Nonostante fosse molto cruda, Man In The Box sembrava fatta apposta per il nostro Tag Team.

Io sono l'uomo nella scatola
seppellito nella mia merda
Non vuoi venire a salvarmi?
... salvami


Già, dovevamo trovare qualcuno che ci salvasse. Eppure già sapevamo che nessuno lo avrebbe fatto, chiunque ci odiava. Ed eravamo nella merda, infatti per tre(o forse quattro? Oramai ne avevo perso il conto…) ci avevano sconfitto in PPV. Eravamo stati umiliati, nonostante ogni volta tentavamo di rialzare la cresta venivamo comunque fatti ricadere nel baratro della sconfitta. Strano che fra tante canzoni che avevo era uscita proprio quella, probabilmente anche lei era stata fatta passare dalla fortuna.

Osservai il treno, composto da varie persone di nazionalità diverse. Qualche anno fa in questo stesso luogo sarei stato maltrattato per colpa della mia pelle scura. Invece ora era una cosa quasi comune, tanti erano gli immigrati a Mosca. Anche se sicuramente qualche occhiataccia dai più vecchi me la guadagnavo comunque, ma oramai ci avevo fatto il callo. Osservando più attentamente però notai una cosa che mi fece sorridere. Proprio lì, a qualche metro più avanti, sedeva Lennie. Non mi andava di disturbarlo, l’avrei incontrato solo prima di uscire dicendo che ero sorpreso di incontrarlo e di non averlo visto. Non mi piaceva mentire, ma una cosa del genere non avrebbe causato alcun danno. Per ora volevo rimanere qui seduto a riflettere. Raramente lo facevo, io dovevo essere quello “stupido” dei due. Eppure anche io ero stato triste per le sconfitte, eppure anche io avevo pianto nelle notti seguenti ai Pay Per View precedenti. Molti potevano definirlo come un gesto infantile e non adatto per la nostra natura heel, come viene chiamata nel wrestling. Ma io e Lennie eravamo prima di tutto uomini. E come uomini eravamo delusi, arrabbiati e depressi per la sconfitta. Un pianto liberatorio e poi di nuovo sulla cresta dell’onda, a cercar di riconquistare quei titoli tanto agognati. Non mostravamo la nostra delusione al pubblico, non ci serviva. Come ci saremmo sentiti se dopo dei lamenti idioti in tv avessimo rivisto la puntata? No, a noi non serviva sentirci delle merde. Dovevamo avere fiducia in noi stessi, osteggiare quella sbruffonaggine che ci caratterizzava oramai dal debutto. Subito mi vennero in mente le immagini del Pay Per View che avevamo vissuto un anno fa. Avevamo mantenuto la cintura, contro ogni pronostico. Ancora una volta affrontavamo i migliori tag team sulla piazza, come potevamo vincere? Quest’anno la situazione era simile, in questo caso non possedevamo l’alloro. Ed eravamo anche reduci da varie sconfitte. Però anche in questo caso avevamo ogni pronostico a nostro sfavore e anche in questo caso avevamo contro i migliori tag team sulla piazza. Ma questo non ci aveva spaventato la prima e non ci avrebbe spaventato quella sera. Perché i Beach Boys, ancora una volta a Night Of Immortals, sarebbero stati sul tetto del mondo. Per diventare immortali.

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Tutte le fermate erano oramai passate, e la stazione a cui i Beach Boys dovevano scendere era giunta. Lennie fu il primo, subito seguito da Carl. Non appena Mercury vide il compagno di squadra lo salutò con un cenno del capo. Carl gli si avvicinò immediatamente ed incrociarono gli sguardi. Sguardi infuocati, pieni di passione. Non scambiarono alcuna parola, istantaneamente l’uno sapeva cosa avrebbe fatto l’altro. Potevano quasi leggere nella mente del compagno, erano pronti. Camminando fianco a fianco arrivarono all’arena, illuminata a gran festa per l’evento. Eppure i due non ebbero nessuna reazione di fronte a quell’edificio, tale era la loro concentrazione. Entrarono ancora insieme, legati da quel legame che li rendeva quasi fratelli. Nulla avrebbe potuto evitare la loro vittoria.

Loro, quella sera, sarebbero diventati immortali.

[Modificato da =Phoenix= 30/06/2006 15.20]

=Phoenix=
00venerdì 30 giugno 2006 15:16
Spot EEWF per i Beach Boyz con cui siamo diventati campioni di coppia(yeheeee [SM=x837063]: )
cell in the hell
00venerdì 30 giugno 2006 16:18
bravo, gran bello spot. [SM=x837075]:

Peccato che a me le cose che riguardano la Russia non piacciono neanche un po', non credo che sia così solo per me. Però, questo spot è sublime.
=Phoenix=
00venerdì 30 giugno 2006 16:32
Re:

Scritto da: cell in the hell 30/06/2006 16.18
bravo, gran bello spot. [SM=x837075]:

Peccato che a me le cose che riguardano la Russia non piacciono neanche un po', non credo che sia così solo per me. Però, questo spot è sublime.



Ma come tu saprai bene il PPV era in Russia ed io amo la Russia [SM=x837067]: [SM=x837067]: [SM=x837067]:
cell in the hell
00venerdì 30 giugno 2006 16:59
Re: Re:

Scritto da: =Phoenix= 30/06/2006 16.32


Ma come tu saprai bene il PPV era in Russia ed io amo la Russia [SM=x837067]: [SM=x837067]: [SM=x837067]:



non lo sapevo che lo fanno in Russia. Ti è andata benissimo. [SM=x837067]:

edit: voglio un ppv in Grecia. :sighsigh

[Modificato da cell in the hell 30/06/2006 17.00]

=Phoenix=
00venerdì 30 giugno 2006 19:25
Re: Re: Re:

Scritto da: cell in the hell 30/06/2006 16.59


non lo sapevo che lo fanno in Russia. Ti è andata benissimo. [SM=x837067]:

edit: voglio un ppv in Grecia. :sighsigh

[Modificato da cell in the hell 30/06/2006 17.00]




No, mi è andata proprio di lusso perchè poi quello è il PPV wrestlemania della EEWF [SM=x837067]:
- The Game -
00sabato 1 luglio 2006 13:41
Re: Re: Re: Re:

Scritto da: =Phoenix= 30/06/2006 19.25


No, mi è andata proprio di lusso perchè poi quello è il PPV wrestlemania della EEWF [SM=x837067]:


Io invece le ho prese da un noob, cazzo. [SM=x837067]:
MeltdownMachine
00sabato 1 luglio 2006 13:44
Re: Re: Re: Re: Re:

Scritto da: - The Game - 01/07/2006 13.41

Io invece le ho prese da un noob, cazzo. [SM=x837067]:



E dov'è la novità ? :ahsisi
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