Jakutsk, sabato sera...
La sera, come ampiamente previsto, e' andata lievemente mitigandosi cosicche', uscito per provare un nuovo locale, il display luminoso sulla Lenina Ulitca era risalito dai -36 delle h. 16 ai -33 delle h. 20.
Per rispondere subito a Danilo, posso dire che la digitale ha retto bene all'impatto, scattando solo oggi (fuori) un'ottantina di foto. Dieci minuti di panico li ho vissuti, quando l'ho affidata ad un ragazzotto del luogo affinchè mi immortalasse sotto la sagoma di Lenin. Questo, girato e rigirato l'apparecchio fra le mani per cercare la miglior inquadratura, finiva per poi allargare le braccia sconsolato...
L'otturatore si era infatti bloccato per la troppo prolungata esposizione e ciò servirà di lezione per tutto il soggiorno: a Jakutsk, fotografare, (probabilmente) richiede gli stessi tempi dello...sparare...(!): estrarre, mirare, scattare, riporre. Non lo dimenticherò, pensavo fra me e me mentre, un poco spaurito entravo in un negozio di fotocamere, immaginando chissà quali disastri...
La commessa interpellata, leggeva sicuramente l'angoscia dipinta sul mio volto, e con fare disponibile davvero, dopo avermi chiesto (in russo!) la natura del problema, sfilava e rimetteva la batteria con una certa destrezza ed, in due minuti la mia creatura era nuovamente vitale. Il suo sorriso era, ora, quasi di rassicurazione verso questo straniero così pasticcione da non capire come, a Jakutsk, l'inverno sia...inverno per davvero, con tutte le conseguenze che il gelo comporta...; il sottoscritto, da quel momento, raddooppiava le precauzioni d'uso tanto che, non vi sarebbero più stati problemi sino al ritorno in Italia. Vero che disponevo di una seconda fotocamera da usarsi in emergenza ma la qualita' delle immagini che "provai", era nettamente inferiore.
In questo hotel, bello e funzionale, ma pressoche' deserto...dunque un po' troppo anonimo, mi lasciano la chiave della stanza denominata pomposamente @#Business Center@ con tre postazioni di PC, tanto ci sono solo io che li uso. Gratis.
La tastiera ha la doppia funzione latina e cirillica, ma i nostri caratteri vanno reimpostati ogni volta che accedo...se in camera ho la bellezza di 26 gradi...qua saranno almeno 28 o piu'.
Parliamo un attimo di protezioni dei locali dal gelo. I soffitti non superano mai i 230/240 cm nelle stanze d'albergo (forse, ancora meno nelle abitazioni private e, viceversa, altezze analoghe alle nostre negli esercizi pubblici/ Gli edifici pubblici o strutture recettive (alberghi, enti/uffici, grandi magazzini) presentano costantemente una quadruplice teoria di pesanti porte che adducono all'esterno. Usciti ad esempio dalla hall, si spinge una massiccia porta anodizzata e ci si ritrova in un'area ben riscaldata (che so...ancora almeno 15°C), poi si passa nel secondo compartimento, tiepido (di poco oltre lo zero) ed infine nel terzo, che e' solo chiuso ma non riscaldato affatto, tale dunque da consentire il primo impatto con condizioni poco dissimili da quelle esterne.
Anche bar e negozi usano questo metodo, aggiustandosi con caricature di verande e manufatti prefabbricati...comunque, sempre tre comparti fra il fuori ed il dentro.
Stasera ho provato un ristorante locale, apparentemente di standard medio, dove...il menu' era scritto (ovviamente) solo in russo e nessuno sapeva alcun'altra lingua...manco una parola d'inglese od altro. Comunque sono andato sulla pagina degli antipasti ed ho rimediato una sostanziosa e fresca insalata mista di peperoni, pomodori, cetrioli, uova sode etc. Dopo, son finito sui beluga (cioe' il pesce) e mi son fatto consigliare dalla cameriera. E' arrivato un trancio di storione gratinato al forno con formaggi vari fusi, pomodori etc...davvero valido. Una bella birra russa ha accompagnato il tutto. Volete proprio farmi i conti in tasca...ebbene, una buona cena si aggira sui 1000 rubli, ca 24 EUR.
Fra l'altro, c'era una tavolata di allegri Jakuti che festeggiavano un qualche cosa con vini bianchi e rossi/ Erano tre coppie, con gli uomini meno pachidermici dei soliti Russi standard e le tre damigelle, sulla cinquantina, piuttosto terribili... ancorche' poco vestite... Uscito da li' per cercarmi un espresso son finito in un cosiddetto American Restaurant che poi e' una sorta di Mc Donald's dove...ahime'...il piu' grande avra' avuto 20 anni.
Piu' che mangiare, pero', tutti ci davan dentro con Corona e Tuborg...tradendo le ottime birre della Grande Madre Russia. Ho faticato per avere lo zucchero nel caffe' ma, alla fine, sono uscito soddisfatto per i 500 m che mi separavano dall'hotel...ed eccomi qua...in pasto ai lettori meteorofili di mezzo NW...(!)
La sera a Jakutsk mi pare offra come alternativa, quella di andare in stanza a riposare; ovunque, silenzio, solo spezzato dallo stridere delle calzature dei passanti sulla neve durissima ed incrostata ulteriormente di brina.
La descrizione appare lunga perche' un luogo cosi' estremo ed irripetibile, va esplorato con mezzo TAC (almeno) ma la citta, di per se', mi conferma le prime impressioni di oggi. Povera, ancora molto Old Russia con diffuse condizioni abitative da paura. Altro che il gemellaggio con l'Alaska ed i cacciatori di orsi...!
Un'ultima nota sulla gente di qua: che essi siano di etnia Russa o Jakuta, li vedo piu' salutisti e morigerati nel bere (abbastanza!), meno pance gonfie di birra e, su parecchi menu', l'indicazione delle calorie per ogni piatto. Oggi (ehm), sarei prossimo alle 3000...secondo quei conti li' (!)
A domani...se questo coso funzionera',... naturalmente. Per vivere bene in Russia, bisogna pensarla cosi' !
Gianni S.