Si chiama Stas
e vabbe stai a guardare il capello...
Si chiama Città del Sole non perchè il sole ne è a capo ma per dare l'idea di città illuminata
No no fidati,ne è capo,ce lo ha detto pure la prof...
Il Comunismo un'utopia all' epoca di Campanella?
Campanella è del 1600 e nel 1600 ancora non era ben radicata un'idea di comunismo,c'erano stati quasi contemporaneamente a lui in inghilterra dei movimenti che potevano sembrare molto simili,come quello dei ma erano ancora molto ben lontani dal comunismo come lo intendiamo noi oggi.
Ecco un'altra fonte che sembra vederlo piu come socialismo e appunto non anarchismo...
. La Città del Sole di Tommaso Campanella
Dovettero passare quasi cent'anni dalla prima edizione dell'Utopia, prima che il "socialismo utopistico" osasse accogliere e riempirsi di principi sempre più radicali, sul tipo di quelli che erano già presenti nell'ideologia socialista dell'antichità e nei movimenti ereticali. Questo salto avvenne con la famosa opera di Campanella.
Campanella visse tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo. Fino a 34 anni fu domenicano, venne poi arrestato e restò ventisette anni in prigione. Passò il resto della vita in Francia. Campanella fu filosofo, pensatore religioso, poeta. Prima di Bacone proclamò il carattere empirico della scienza, difendendo la sua indipendenza dall'autorità della Chiesa, e sostenendo Galileo Galilei (dal carcere dell'Inquisizione!). Nel campo della teoria della conoscenza s'occupò del rapporto tra le sensazioni soggettive della coscienza umana e la verità oggettiva. Alcune sue idee in proposito furono poi sviluppate da Kant. Alcune sue teorie religiose sulla comunione di tutte le cose con Dio tendevano al panteismo.
Nel 1597 Campanella organizzò in Calabria una congiura contro gli spagnoli che occupavano il paese. La cospirazione fallì e nel 1599 Campanella fu arrestato e torturato; nel 1602 lo condannarono al carcere a vita. Fu proprio in prigione, nel 1602, che scrisse la sua Città del Sole.
Lo stesso titolo Città del Sole (Civitas soli) richiama l'opera di sant'Agostino La città di Dio (Civitas dei). L'opera è scritta in uno stile severo, senza abbellimenti come avventure straordinarie in paesi esotici. La forma è quella di un dialogo tra interlocutori che non sono nemmeno citati per nome: l'Ospitalario (probabilmente il gran maestro dell'Ordine degli Ospitalieri), e il Nocchiero di cui si sa soltanto che è genovese. Il dialogo inizia ex abrupto con queste parole dell'Ospitalario: "Dimmi di grazia tutto quello che t'avvenne in questa navigazione" (262). Il Nocchiero risponde che su un'isola dell'Oceano Indiano ha trovato la Città del Sole e ne descrive la vita.
Il sistema politico della Città ricorda esternamente la teocrazia; chi regge il governo: "E' un principe sacerdote che s'appella Sole, e in lingua nostra si dice Metafisico" (263). Questa strana traduzione: Sole-Metafisico non è casuale. Il carattere dell'attività del sacerdote Sole si adatterebbe molto di più al vertice di una gerarchia tecnocratica. Questa funzione è espletata dal più dotto tra gli abitanti della città, che deve conoscere "tutte l'istorie delle genti e riti e sacrifizi e repubbliche e inventori di leggi e arti" (264); deve conoscere inoltre tutte le arti meccaniche, tutte le scienze matematiche, fisiche e astrologiche; ma soprattutto deve conoscere la metafisica e la teologia. Egli occuperà la sua carica finché "non si trova chi sappia più di lui e sia più atto al governo" (265).
Accanto al Metafisico operano tre collaboratori: Pon, Sin e Mor, che rappresentano Potestà, Sapienza e Amore. Tra loro è distribuito il governo delle principali sfere di vita. Questa suddivisione ci ricorda a volte per la sua originalità Orwell. Ad esempio l'Amore non controlla solo l'unione fra uomo e donna (di cui parleremo in seguito), ma anche "del seminare e raccogliere li frutti, delle biade, delle mense e d'ogni altra cosa pertinente al vitto e vestito e coito" (266).
Il Metafisico si consiglia con questi tre collaboratori ma in tutte le questioni importanti la sua decisione è risolutiva. Ci sono poi numerosi responsabili nominati dai quattro vertici o da altri membri dell'amministrazione. Esiste anche un Consiglio cui partecipano tutti i cittadini al di sopra dei vent'anni, ma la sua funzione è solo consultiva. Il Consiglio sceglie i candidati ai vari uffici, che vengono poi confermati dai responsabili e dai quattro capi. In questo quadro rimane una frase non chiara: "Questi offiziali si mutano secondo la volontà del popolo inchina", priva di spiegazione (267).
Alla base del sistema sociale è posta la comunanza della vita, sul cui adempimento veglia l'amministrazione.
"Tutte cose son communi; ma stan in man di offiziali le dispense, onde non solo il vitto, ma le scienze e gli onori e spassi son communi, ma in maniera che non si può appropriare cosa alcuna. Dicono essi che tutta la proprietà nasce da far casa appartata, e figli e moglie propria, onde nasce l'amor proprio" (268).
Secondo l'autore lo spirito comunitario entra in contraddizione con molti altri aspetti dei rapporti interpersonali: "E credo che li preti e monaci nostri, se non avessero li parenti e li amici, o l'ambizione di crescere più a dignità, seriano più spropriati e santi [...]" (269); "[...] tutto hanno del commune, e molto guardano gli offiziali, che nullo abbia più che merita. Però quanto è bisogno tutti l'hanno" (270); "Sono prima le stanze communi, dormitori, letti e bisogni; ma ogni sei mesi si distinguono dalli mastri, chi ha da dormire in questo girone o in quell'altro [...]" (271).
Gli abitanti della città mangiano tutti insieme "come in refettorio di frati", però "gli offiziali hanno miglior parte" (272) di cui distribuiscono un poco ai ragazzi che si sono distinti nello studio.
La produzione si fonda sul lavoro obbligatorio per tutti "e non tengono schiavi", anche se più oltre si dice: "però vendono quelli che pigliano in guerra, o li mettono a cavar fosse o far esercizi faticosi fuor della città" (273).
Tutti sono obbligati a lavorare quattro ore al giorno. L'autore crede come More che stante l'obbligo generale al lavoro quattro ore siano sufficienti a produrre ciò che è necessario allo Stato. Ma qui s'intende esclusivamente il lavoro fisico, perché più avanti è detto: "[...] tutto il resto è imparare giocando, disputando, leggendo [...]" (274); evidentemente il lavoro scientifico non è compreso nelle quattro ore.
Il carattere assoluto degli obblighi lavorativi salta all'occhio in una descrizione: "Di più questo è bello, che fra loro non ci è difetto che faccia l'uomo ozioso, se non l'età decrepita, quando serve solo per consiglio. Ma chi è zoppo serve alle sentinelle con gli occhi; chi non ha occhi serve a carminar la lana e a levar il pelo dal nervo delle penne per li matarazzi, chi non ha mani, ad altro esercizio, e se un membro solo ha, con quello serve nelle ville, e son governati bene, e son spie che avvisano alla repubblica ogni cosa" (275).
I solari lavorano in squadre al comando di un superiore."[...] e li mastri d'ogni squadra, cioè caporioni, decurioni, centurioni sì delle donne come degli uomini [...]" sono, dopo il consiglio dei quattro, l'anello successivo in cui si articola l'amministrazione della città. In campo giuridico "perché sempre stanno accompagnati quasi, ci vuole cinque testimoni a convincere, se non sì libera col giuramento il reo" (276). Questo ci fa capire che l'organizzazione in squadre si prolunga anche dopo il lavoro. In ogni modo la vita dei solari è regolamentata in ogni istante, per esempio durante il riposo sono vietati i giochi sedentari.
L'uniformazione della vita va ancora oltre. Uomini e donne indossano abiti quasi uguali, che si distinguono solo per la diversa lunghezza. Vengono prestabiliti anche il colore e la foggia degli abiti che vanno indossati in città e fuori; e anche il tempo in cui si devono cambiare e lavare gli abiti è fisso. Violare queste prescrizioni è considerato un peccato gravissimo: "Però è pena della vita imbellettarsi la faccia, o portar pianelle, o vesti con le code per coprir i piedi di legno" (278).
Con la stessa precisione sono regolamentate le feste e l'arte."[...] e li poeti cantano le laudi delli più virtuosi. Ma chi dice bugia in laude è punito; non si può dir poeta chi finge menzogna tra loro" (279).
Il controllo statale è ancora più stretto per quanto riguarda i rapporti sessuali: "[...] la generazione è osservata religiosamente per ben pubblico, non privato, ed è bisogno stare al detto dell'offiziali" (280).
La procreazione è paragonata all'allevamento del bestiame: "[...] ha cura della generazione, con unir li maschi e le femine in modo che faccin buona razza; e si riden di noi che attendemo alla razza de cani e cavalli, e trascuramo la nostra" (281); "[...] e non accoppiano se non le femine grandi e belle alli grandi e virtuosi" [282]. Sono i funzionari, i capisquadra, gli astrologi e i medici a decidere gli accoppiamenti e la loro frequenza. L'accoppiamento vero e proprio avviene sotto il controllo di un addetto; a questo proposito vengono fornite una serie di regole che non staremo a ripetere. Il rapporto fra i sessi non ha solo lo scopo della perpetuazione della specie, ma anche quello di soddisfare le necessità puramente fisiologiche. Per questo in caso di estrema necessità agli uomini è concesso d'unirsi con donne sterili o incinte, al di fuori quindi d'ogni intenzione procreatrice. Tuttavia è necessario il permesso straordinario del "maestro maggiore", e su raccomandazione di due funzionari di quel settore, che controllano ininterrottamente questa attività. Se le donne poi "non concepino con uno, le mettono con altri; se poi si trova sterile, si può accomunare, ma non ha l'onor delle matrone [...]" (283).
Non occorre dire che l'educazione dei bambini è nelle mani dello Stato. "Dopo si smamma la prole, e si dona in guardia delle mastre, se son femine, o delli mastri" (284). Anche i ragazzi vengono istruiti a squadre. "Alli sette anni si donano alle scienze naturalí, e poi all'altre, secondo pare agli offiziali, e poi si mettono in meccanica. Ma li figli di poco valore si mandano alle ville e, quando riescono, poi si riducono alla città" (285). Infine l'istruzione termina e il giovane è pronto a espletare le mansioni che gli verranno affidate: "[...] e quelli poi diventano offiziali di quella scienza, dove miglior profitto fanno, o di quell'arte meccanica, perché ognuno ha il suo capo" (286).
In questo tipo di società naturalmente non esistono legami di parentela. "E tutti li giovani s'appellan frati e quei che son quindici anni più di loro, padri e quindi meno, figli. E poi vi stanno l'offiziali a tutte cose attenti, che nullo possa all'altro far torto nella fratellanza" (287).
Quest'ultima frase dimostra che per mantenere la vita comunitaria nello Stato del Sole non è stato sufficiente abolire la famiglia, la proprietà privata, il lavoro indipendente e la libertà creativa. Campanella stesso lo riconosce apertamente, e descrive nei particolari un sistema punitivo che cementa il regime sociale dei solari. Per loro esiste il delitto "d'ingratitudine, di malignità, quando uno non vuol far piacere onesto, di bugia, che aborriscono più che la peste; e questi rei per pena son privati della mensa comune, o del commerzio delle donne, e d'alcuni onori" (288).
I sodomiti sono condannati a indossare un abito infamante, ma se il delitto si ripete c'è la pena di morte. "Ma quando occorre caso ingiurioso, l'omicidio si punisce con morte, e occhio per occhio, naso per naso si paga la pena della pariglia" (289).
Le mancanze in guerra sono punite con particolare severità: "[...] chi fu il primo a fuggire non può scampar la morte, se non quando tutto l'esercito domanda in grazia la sua vita, e ognuno piglia parte della pena. Ma poco s'ammette a tal indulgenza, si non quando ci è gran ragione. Chi non aiutò l'amico o fe' atto vile, è frustato; chi fu disobediente, si mette a morire dentro un palco di bestie con un bastone in mano, e se vince i leoni e l'orsi, che è quasi impossibile, torna in grazia" (290).
E' molto interessante imbattersi così presto nell'idea che si debba offrire all'accusato tutta l'apparenza del diritto per dare un'ombra di legalità alla condanna!
Potere giudiziario e amministrativo sono tutt'uno: "ognun è giudicato da quello dell'arte sua; talché ogni capo dell'arte è giudice, e punisce d'esilio, di frusta, di vituperio, di non mangiar in mensa comune, di non andar in chiesa, non parlar alle donne" (291).
Non esistono carnefici di professione: "E nessuno può morire, se tutto il popolo a man commune non l'uccide; ché boia non hanno, ma tutti lo lapidano o brugiano [...]". "E tutti piangono e pregano Dio, che plachi l'ira sua, dolendosi che siano venuti a resecare un membro infetto della dal corpo della republica; e fanno di modo che esso stesso accetti la sentenza, e disputano con lui fin tanto che esso, convinto, dica che la merita; ma quando è cosa contra la libertà o contra Dio o contra gli offiziali maggiori, senza misericordia si eseguisce" (292).
Le punizioni fanno parte dell'educazione dei cittadini: "E le condanne son certe vere medicine, più che pene, e di soavità grande" (293).
La religione di Stato è quella del sole: "Nulla creatura adorano di latria, altro che Dio, e però a lui serveno solo sotto l'insegna del sole, ch'è insegna e volto di Dio, da cui viene la luce e '1 calore e ogni altra cosa. Però l'altare è come un sole fatto, e li sacerdoti pregano Dio nel sole e nelle stelle, com'in altari, e nel cielo, come tempio [...]" (294).
Più concretamente queste credenze hanno due sbocchi pratici. In primo luogo trattandosi di una religione di Stato, si fa coincidere la direzione statale con il servizio sacerdotale. Per questo il capo dello Stato è anche gran sacerdote, e siccome si chiama Sole è evidente che sia considerato l'incarnazione del Dio. "Sommo sacerdote è Sole; e tutti gli offiziali son sacerdoti, parlando delli capi, ed offizio loro è purgar le conscienze. Talché tutti si confessano a quelli, ed essi imparano che sorti di peccati regnano" (295). In tal modo tutto il potere, amministrativo, sacerdotale e giudiziario, viene a concentrarsi nelle stesse mani.
D'altro canto la religione del Sole è in sostanza il culto dell'Universo, razionalisticamente inteso come meccanismo ideale. Si tratta, in altri termini, di una sintesi tra religione e scienza razionalista (con un'inclinazione per l'astrologia). Abbiamo visto infatti che l'appellativo di Sole del sommo sacerdote viene tradotto con "Metafisico", e il suo alto ufficio è conferito in ragione delle enormi conoscenze scientifiche.
L'identica impressione ci viene dalla descrizione del tempio del sole che sorge al centro della città, esso somiglia di più a un museo di scienze naturali che non a una chiesa. "Sopra l'altare non vi è altro ch'un mappamondo assai grande, dove tutto il cielo è dipinto, e un altro dove è la terra. Poi sul cielo della cupola vi stanno tutte le stelle maggiori del cielo, notate coi nomi loro e virtù, c'hanno sopra le cose terrene [...]". "Vi è sopra la cupola una banderuola per mostrare i venti, e ne signano trentasei" (296).Questa banderuola occupa evidentemente il posto della croce nelle chiese cristiane. Si ha l'impressione che in tutta l'opera di Campanella affiorino note d'ostilità sia verso il cristianesimo che verso la Chiesa cattolica, con uno spirito molto vicino a quello delle sette eretiche. Queste annotazioni si presentano sotto forma di allusioni, molto caute tra l'altro, il che però non deve sorprendere dato che la Città del Sole fu scritta da Campanella nel carcere dell'Inquisizione. Così sotto l'elenco dei pesci rari raffigurati sulle mura della città, si cela un attacco polemico: si parte dal pesce-vescovo, per finire con il pesce-membro virile. Lo stesso vale per il passo che segue: "Non si atterrano li corpi morti, ma si bruggiano per levar la peste e per convertirsi in fuoco, cosa tanto nobile e viva, che vien dal sole e a lui torna, e per non restar sospetto d'idolatria" (297). Quest'ultima frase è chiaramente diretta contro il culto delle reliquie. In tutto il passo si nota un interessante tentativo (alquanto precoce per il tempo) di opporsi al rito cristiano sulla base di argomenti esclusivamente sanitari.
Anche la seguente osservazione ironica è indirizzata contro il cristianesimo: "Finalmente dicono ch'è felice il cristiano, che si contenta di credere che sia avvenuto per il peccato d'Adamo tanto scompiglio" (298). In queste frasi è mascherata una concezione gnostica: "Dissero anco che può essere che governi qualche inferior Virtù, e la prima lo permetta, ma questo pur lo stimano pazzia" (299).
Non a caso, per altro, Gesù Cristo è raffigurato sulle mura della Città assieme agli "inventori delle leggi e delle scienze e dell'armi", sia pure "in luoco assai onorato" (300), accanto a Mosè, Osiride, Giove, Mercurio, Maometto ecc.
In molti tratti,come l'obbligo al lavoro,il comando da parte dei 3 offiziali e del capo supremo che si rifa al sole e altre cose,fanno credere di piu ad un comunismo che anarchismo.
Ma...perche anche gli altri non ci dicono come la pensano?
[Modificato da =hannibal= 25/04/2006 17.30]
[Modificato da =hannibal= 25/04/2006 17.35]