Il tempo che ci vuole

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Francesca Coppola
00martedì 19 luglio 2011 12:04


Aveva scarpe strette e in vita
tutto il silenzio di una cintura
vecchia, le sue mani
mani senza tetti di speranza

la chiamavano mezzaluna
quando sulla schiena intrecciava
il suo sacco di stanchezza
e quella strada che aveva parvenza
di salita diventava abitudine
che non promette sorpresa

poi la morte giunge come preghiera
quante parole sfilano nei corridoi
della padrona di casa

- tutte qui le cose che non vedi -
l’appendiabiti a forma di odalisca
i giocattoli tristi al nostro incontro
lacrime di un rigattiere nascosto

A vedere l’estate
dalla prospettiva di una formica
le stagioni hanno un corso lungo
gli anni arrivano sempre in ritardo


Versolibero
00venerdì 22 luglio 2011 19:57
Ciao Francesca,
sai che mi piace parecchio questa tua? Buone le prime due strofe, l'ultima è riuscitissima e quando dico riuscita intendo contenuto e forma; l'unica cosa che mi blocca un po' è il passaggio dei verbi dal passato al presente, quelle tre quattro righe forse le sento meno sciolte rispetto ai passaggi che ho apprezzato senza riserve, ma non saprei cosa suggerire.
Ciao, baci [SM=g11405]
Francesca Coppola
00martedì 26 luglio 2011 17:20
Re:
Francesca Coppola, 19/07/2011 12.04:



Aveva scarpe strette e in vita
tutto il silenzio di una cintura
vecchia, le sue mani
mani senza tetti di speranza

la chiamavano mezzaluna
quando sulla schiena intrecciava
il suo sacco di stanchezza
e quella strada che aveva parvenza
di salita diventava abitudine
che non promette sorpresa

poi giunse la morte come preghiera
quante parole sfilavano nei corridoi
della padrona di casa, con tutte
le cose che non avevi mai visto

l’appendiabiti a forma di odalisca
i giocattoli tristi al nostro incontro
- lacrime di un rigattiere nascosto -



A vedere l’estate
dalla prospettiva di una formica
le stagioni hanno un corso lungo
gli anni arrivano sempre in ritardo







Ecco, ho provato a rivisitarla al passato.
Per quanto concerne l'ultima strofa, trattandosi di considerazioni finali a posteriori, mi occorre il presente, per forza.

Un bacio Ros [SM=g9495]
Versolibero
00sabato 6 agosto 2011 04:08
Re: Re:
Francesca Coppola, 26/07/2011 17.20:



Ecco, ho provato a rivisitarla al passato.
Per quanto concerne l'ultima strofa, trattandosi di considerazioni finali a posteriori, mi occorre il presente, per forza.

Un bacio Ros [SM=g9495]



Sì, nell'ultima strofa infatti non trovavo nulla da cambiare, era solo nel passaggio della terza strofa che avevo un attimo di perplessità; va benissimo così, però mi è venuto un dubbio: forse già dalla terza strofa iniziavano le tue considerazioni a posteriori(...),
allora, volendo lasciare i verbi al presente, forse potresti un "ma" oppositivo al posto di "poi" e metterei anche l'articolo prima di preghiera perché mi sembra più scorrevole (sempreché abbia capito il tuo intento)

Aveva scarpe strette e in vita
(...)

la chiamavano mezzaluna
(...)


ma la morte giunge come una preghiera:
quante parole sfilano nei corridoi

della padrona di casa

- tutte qui le cose che non vedi -
(...)


Sì, credo che andrebbe bene così, comunque mi piace in entrambi i modi.

Un bacio da parte mia,
Ciao Francesca [SM=g9495]


Francesca Coppola
00mercoledì 2 novembre 2011 11:26


Eccomi anche qui ho rivisto un po' di cose che non convincevano:





aveva scarpe strette e in vita
tutto il silenzio di una cintura
vecchia, le sue mani
mani senza tetti di speranza

la chiamavano mezzaluna
quando sulla schiena intrecciava
il suo sacco di stanchezza
e quella strada che aveva parvenza
di salita diventava abitudine
che non promette sorpresa

Il riposo giunse come preghiera
e le ciarle come corteo confusero
il perimetro delle strettoie di casa

quante le cose che non si videro:
il vecchio appendiabiti a forma di odalisca
ninnoli chini al nostro incontro
- lacrime di un rigattiere nascosto -

Fotografai l’estate
___________________dalla visuale di una formica
___le stagioni, credimi, hanno un corso lungo
___gli anni (poi) arrivano sempre in ritardo

daltonsuperfux
00mercoledì 2 novembre 2011 11:57
per quanto riguarda l'ultimo verso preferisco la prima versione, è molto più incisivo e poetico secondo me, e quello che mi ha colpito di più nell'intera poesia.
daltonsuperfux
00mercoledì 2 novembre 2011 12:00
l'ultima strofa volevo dire.
Francesca Coppola
00mercoledì 2 novembre 2011 12:33

aveva scarpe strette e in vita
tutto il silenzio di una cintura
vecchia, le sue mani
mani senza tetti di speranza

la chiamavano mezzaluna
quando sulla schiena intrecciava
il suo sacco di stanchezza
e quella strada che aveva parvenza
di salita diventava abitudine
che non promette sorpresa

Il riposo giunse come preghiera
e le ciarle come corteo confusero
il perimetro delle strettoie di casa

quante le cose che non si videro:
il vecchio appendiabiti a forma di odalisca
ninnoli chini al nostro incontro
- lacrime di un rigattiere nascosto -

A vedere l’estate
dalla prospettiva di una formica
le stagioni hanno un corso lungo
gli anni arrivano sempre in ritardo



così? [SM=g8192]


grazie per il passaggio dalton!



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