Il soldato Coffen è ritornato a casa

Kranebet
10giovedì 10 dicembre 2015 10:05
Dal Corriere delle Alpi del 10 dicembre 2015, edizione on line:


DOMEGGE. Un grande abbraccio da parte dell’intera comunità bellunese, e particolarmente di quella cadorina, ha accolto il ritorno a casa del caporal maggiore Giovanni Coffen, caduto della Grande Guerra.

I resti del militare, che erano stati consegnati alla famiglia dal sindaco di Faenza, sono arrivati sul sagrato della chiesa parrocchiale di San Vigilio di Vallesella, dov’erano in attesa insieme ad un consistente gruppo di cittadini i rappresentanti delle associazioni combattentistiche e volontaristiche cadorine, dell’Arma di fanteria della provincia di Belluno, il sindaco di Domegge Lino Paolo Fedon, il tenente colonnello Culatti Zilli del Settimo alpini, molte altre autorità civili e militari.

La prima benedizione in terra cadorina è stata impartita dal parroco di Domegge, don Simone Ballis, che subito dopo ha accompagnato in chiesa i resti del militare, portati a mano dai fanti e dagli alpini.

«È stato un pellegrinaggio lungo quello che ha compiuto Giovanni quando è partito per la guerra», ha detto il sacerdote. «Un pellegrinaggio che oggi si conclude davanti alla comunità da dov’era partito cento anni fa. E noi l’accogliamo con un grande abbraccio da parte della comunità civile, religiosa e militare».

Al termine della funzione religiosa molto partecipata, celebrata in una chiesa affollata ed animata dal canto del coro parrocchiale e dal suono dell’organo, prima del saluto finale, il rappresentante bellunese dell’Associazione del fante ha letto la preghiera della fanteria. L’ultimo saluto a Giovanni Coffen è stato dato del sindaco Lino Paolo Fedon, che ha anche ricostruito la vicenda del ritrovamento delle sepoltura del suo concittadino: «Non è stato semplice far ritornare Giovanni», ha spiegato. «C’è stato un tentativo quando era sindaco Valentino Fedon, ma senza risultato. La famiglia ha sempre voluto fortemente il suo ritorno e noi come amministrazione non abbiamo mai cessato di cercare. Non si trovava la tomba nel cimitero di Faenza. Finché un giorno, grazie alla solerzia di un impiegato, è stata individuata: era stato sepolto con il nome incompleto. Solo tre settimane fa è stato possibile concretizzare il desiderio dei nipoti che desideravano avere il loro parente vicino. Giovanni non era volontario, ma è stato richiamato quando aveva 30 anni, aveva una moglie, Giovanna Maria Fedon, un figlio, Antonio, nato nel 1911 ed un altro di pochi
mesi. Oggi non siamo solo noi ad essere contenti di riaverlo a casa, ma anche tutte queste persone che ci guardano dall’alto». Poi il trasporto al cimitero di Domegge dove le spoglie sono state tumulate.

Vittore Doro
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