Il sistema di potere post-comunista

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imperatoreluca
00giovedì 12 maggio 2005 16:16
da ideazione.com

Il sistema di potere post-comunista

Il controllo del territorio, realizzato dalle sinistre a partire dal secondo dopoguerra, è certamente una delle cause della sconfitta elettorale subita dalla Casa delle Libertà alle ultime elezioni regionali. Gli elettori che vogliono trovare lavoro, cercare un alloggio popolare o ristrutturare una proprietà hanno, infatti, a sinistra l’unico referente. La macchina organizzativa dei partiti di sinistra è amplissima e si avvale delle associazioni, dei sindacati, delle cooperative, di aziende collegate (come la Lega delle cooperative, una parte del sistema bancario, dell’informazione, della grande distribuzione). A ciò occorre aggiungere la gran parte delle amministrazioni locali, e il placet delle corporazioni, dai magistrati ai geometri, dai medici agli insegnanti e agli ospedalieri.

Per verificare la consistenza e la presenza sul territorio dei diversi partiti politici abbiamo consultato attraverso internet le Pagine Gialle telefoniche. A Milano il quadro è il seguente:
AN 4 sedi; Radicali 1; Ds 21 (ma occorre agiungere l’Arci con 25 utenze); Verdi 1; Destra sociale 1; Psi 2; Sdi 1; Fi 1 (!); Italia dei Valori 2; Lega Nord 2; Comunisti italiani 2; Rifondazione comunista 7; Repubblicani 1; UDC 1. Ricapitolando per schieramento: l’Unione più l’estrema sinistra hanno circa 59 sedi a Milano. La Cdl può contare su 10 sedi. Ma se aggiungiamo a questi dati la presenza di sindacati e associazioni di categoria, dobbiamo aggiungere alle 59 altre 200 sedi/utenze. Tra queste, sempre nella sola Milano, vi sono 40 utenze telefoniche per la Cgil. Per dare un’idea del livello di presenza nel territorio, basta ricordare che nella stessa città lombarda vi sono solo 50 utenze telefoniche dedicate a commissariati di Polizia, Questura, Carabinieri: una ogni 26.000 abitanti.

A Bologna le sedi diessine e Arci sono più di 100, mentre la CdL può contare su 4 sedi in totale. Nel capoluogo emiliano le forze di polizia e i carabinieri sono rintracciabili su 34 numeri di telefono dai 380.000 abitanti. A Napoli (1 milione di abitanti) i Ds hanno 15 sedi circa, più 30 utenze per le sedi Cgil, più 10 sedi Arci: in totale 60 per lo schieramento prodiano e meno di 10 per quanto riguarda la Cdl. Il controllo politico del territorio da parte delle sinistre non è massiccio come altrove: una sede ogni 17.000 napoletani. Le forze di polizie (di conseguenza?) sono più diffuse: circa 119 voci, più 15 Comandi dei Carabinieri.

Si tratta di numeri che dovrebbero fare riflettere i costituendi (si spera) “unionisti” della Cdl. Non si tratta, infatti, di aumentare il numero di sedi, ma di pensare che le sedi di partito, le associazioni e i sindacati collegati fanno parte di un tutto che gestisce il mercato del lavoro e lo stesso territorio. È lì che bisognerebbe intervenire. Chi gestisce i miliardi di euro della Regione Emilia Romagna? Chi stabilisce come e quanti fondi erogare? Il Governo in parte, ma il cittadino ormai percepisce soltanto la presenza rassicurante della catena di comando prodiana. Ma non si deve dimenticare che, al di là delle sempre più importanti amministrazioni locali, anche la Amministrazione generale dello Stato ha i suoi dipendenti. Anche costoro votano per lo più per Prodi, a parte la concorrenza di An, e si tratta di più di 3 milioni di dipendenti pubblici (esattamente 3.377.918 secondo quanto rilevato dall’Eurispes nel 2001), senza contare i dipendenti privati, che hanno bisogno di sindacati e associazioni, e senza contare disoccupati e lavoratori autonomi ai quali un favore non si nega mai.

Qui c’è un altro errore di impostazione strategica: invece di aumentare il potere di controllo del welfare e delle amministrazioni, la Cdl avrebbe dovuto aumentare l’outsourcing. La Lega ha sbagliato nel disegnare il federalismo in salsa di compromesso, perché in questo modo le possibilità di gestire e controllare i flussi di cassa e il controllo del territorio e del personale, invece di diminuire, sono aumentate. Il che è un bene per le Regioni e gli Enti bene amministrati, o per quelli amministrati da propri militanti, ma nelle altre zone? La parola d’ordine doveva essere ridurre le amministrazioni, non moltiplicarle in periferia. Delocalizzare il potere, in una società di potentati come quelle europee - e quella italiana in particolare - significa rifeudalizzare il tessuto nazionale, aumentare la catena di comando e il numero di valvassori, valvassini, cacasenno e approfittatori. Le amministrazioni comunali inglesi che stanno privatizzando in toto tutti gli aspetti amministrativi e dei servizi, viste da qui, sembrano fantascienza. Ma qualcosa bisogna sapere, qualcosa bisogna cambiare.

I numeri del pubblico impiego parlano chiaro: lo Stato finanzia la sopravvivenza di un italiano ogni 20 (inclusi neonati e moribondi), compresi i dipendenti delle sole Regioni e delle altre autonomie locali che sono 600mila. Scuola e Sanità impiegano circa 2 milioni di persone. Eppure i tutori di questo immenso mercato di anime e votanti, qualunque sia il governo, sono sempre i prodiani. I feudi esclusi dalla capacità delle sinistre di gestire, se non offrire- il lavoro, sono molto pochi: i ministeri sono bipartisan da sempre, e comunque impiegano “solo” 262mila dipendenti. Polizia e Forze Armate hanno 450mila stipendiati. Prefetti e diplomatici sono poche migliaia: come bacino di utenza, la Cdl è messa male.

Un’ultima annotazione: ogni mese, calcolando una media di duemila euro tra stipendio e contributi per ogni singolo dipendente del pubblico impiego, lo Stato deve pagare sei miliardi e ottocento milioni di euro. Il totale del costo del personale dello Stato nell’anno 2003 è stato di 72.819 milioni di euro. Altri dati si possono ottenere consultando il budget dello Stato per il 2004, presso Ragioneria Generale dello Stato. Consiglio infine di leggere il budget 2004 del Comune di Bologna. Sembra - anzi è - un documento pensato e realizzato da una società pubblicitaria, tanto è convincente, bengodiano, buonista, prodiano nell’anima. Magari è solo buon governo, ma c’è da dire che a Bologna sanno comunicare molto bene. Ad esempio, nel mare di belle cose, è complicato capire quanto la città spenda per i dipendenti comunali, il cui numero, del resto, è invisibile. Nessuno di noi poi sa quanto ogni mese viene prelevato per pagare la sanità o i documenti del Comun. La voce “trattenute” è un’entità metafisica che andrebbe dettagliata per avere un ritorno di idee liberali nel contribuente inconsapevole.

Il paese, così, continua ad eludere i dati essenziali, che non sono chi controlla cosa, ma sono costituiti dalla necessità di riformare profondamente –e thatcherianamente- lo Stato e il tessuto nazionale. La qual cosa andrebbe fatta con un governo provvisorio di garanzia, in chiave bipartisan. Purtroppo c’è chi non è d’accordo: i cittadini, innanzitutto, avvezzi a una politica di diritti senza doveri, vogliono la pensione e la vogliono tutta e subito. I gestori del traffico non hanno il minimo interesse a bloccarlo e a tagliare fondi e risorse. La patata bollente passa di mano, ma i problemi non si risolvono così. Ditelo agli elettori.

Maca10
00sabato 14 maggio 2005 18:34
Allora quando Berlusconi parla dell'esistenza di uno Stato parallelo ha ragione...
headcracker
00martedì 17 maggio 2005 18:55
:smb3: :smb3: :smb3: ma é chiaro i vostri sono i ricconi e i padroni e sono meno del popolociap1
silvercloud87
00giovedì 26 maggio 2005 16:23
Bè è ovvio, si sa che la sinistra ha approfittatto di certe situazioni per radicarsi velovemente e in modo inestirpabile nel pese..ma ormai è fatto...
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