Secondo l'informatissimo Tornielli l'innalzamento della Fraternità sacerdotale San Pio X a prelatura personale, come l'Opus Dei, sarebbe la contropartita richiesta dai Lefebvriani per rientrare in piena comunione con la Chiesa di Roma. Lo scrive oggi su Il Giornale.
Dopo aver già ottenuto la remissione della scomunica dei quattro vescovi illecitamente ordinati da Mons. Lefebvre, e la liberalizzazione dell'uso del Messale del 1962 con il Motu Proprio Summorum Pontificum, adesso gli oppositori delle riforme del Vaticano II vorrebbero assicurarsi l'indipendenza completa dai vescovi diocesani (a questo, in fondo, punterebbe la presunta richiesta di erezione in Prelatura Personale).
Secondo me i problemi dei tradizionalisti lefebvriani sono altri, e di due tipi.
1) Problemi teologici, che anche Tornielli mette giustamente in evidenza. E questi verranno affrontati nelle sessioni dell'apposita commissione di dialogo che affronterà l'ermeneutica dei punti controversi del Concilio Vaticano II (ovviamente non di TUTTO il Concilio, come qualche giornalista disinformatore continua ad asserire). In realtà questi dialoghi serviranno a tutta la Chiesa Cattolica, perchè chiederanno di esplicitare come devono essere interpretate "cattolicamente" le posizioni conciliari sulla collegialità episcopale, la libertà religiosa, l’ecumenismo e il rapporto con le religioni non cristiane.
2) Seconda serie di problemi viene alla FSSPX dai membri interni recalcitranti e dai sostenitori laici che non vogliono venire a patti con la Sede di Roma, da cui ormai per troppo tempo si sono sentiti indipendenti. Una fraternità che si è autoproclamata la principale (unica?) difesa rimasta alla Tradizione Cattolica e si è identificata in questa lotta non è per nulla facile da ricondurre intera e compatta all'unione con quelli che fino a ieri erano "eretici" e nemici. Molti laici, che dopotutto sostengono economicamente l'attività della FSSPX come benefattori, potrebbero insistere nel volere i loro preti "di corte", indipendenti dal Papa di Roma. E lo stato maggiore della Fraternità dovrà allora decidere tra il ritorno nelle braccia della Madre Chiesa e la sicurezza economica. Alcuni di questi preti potrebbero poi mettersi nuovamente "in proprio", staccandosi dalla Fraternità che torna a casa, e chissà, magari trovano anche un vescovo disposto a consacrarli al sommo sacerdozio.
Sono pericoli da non trascurare.
Per quanto riguarda ancora lo status di Prelatura Personale, sarebbe ben strano venisse concesso. Abbiamo già più di un precedente di ritorno di Lefebvriani. Per es. cito la Fraternità sacerdotale di San Pietro. Tornati in punta di piedi vent'anni fa, dodici preti staccatisi dalla FSSPX per non voler aderire al movimento scismatico, sono ora diventati 219! E hanno 11 diaconi, futuri preti, e circa 129 seminaristi! Quante piccole congregazioni possono vantare questi numeri? (qui i dati ufficiali). Eppure il loro status nella Chiesa è quello di una semplice Società di vita apostolica di diritto pontificio.
Sarebbe abbastanza preoccupante che venisse eretta un'altra "anomalia ecclesiologica", qual è ogni prelatura personale (meglio che ne rimanga una sola), soprattutto quando non ce n'è alcun bisogno per il bene della Chiesa. A sistemare in qualche ministero o dicastero i quattro vescovi di ritorno (se torneranno tutti e quattro...) ci penserà la fantasia del Santo Padre e dei suoi collaboratori.
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