Il luogo è importante?

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danryan
00martedì 25 febbraio 2003 17:32
Sono sempre stato dell'idea che un conto è ascoltare una canzone a casa propria (inteso nel senso più ampio possibile) e un senso è ascoltarla là dove è nata. Ho visto più di un concerto di artisti roots, alt country, ecc, ma sempre al di qua dell'oceano. Mi sono piaciuti e anche molto, ma il posto era quello sbagliato. Anche se magari il locale è "a tema" e il pubblico partecipa alla grande, quando esci e mi metto in auto per tornare a casa, mi rendo conto di non trovarmi nella terra del country, del bluegrass e di tutti generi musicali a loro legati. A quel punto mi sento un po' coglione. Sono sicuro che la stessa musica, gli stessi musicisti e le stesse note, mi avrebbero dato emozioni ben maggiori se li avessi visti/ascoltati a "casa loro". Volete mettere la differenza tra assistere ad un concerto dei Say Zuzu, anche se ormai non esiston più, al SXSW Festival, piuttosto che in qualche triste cittadina italiana? Senza offesa per nessuno.

Quello che mi domando è: "ma voi riuscite sempre a gustarvi le atmosfere che un cd può creare?"

Non so dove volevo arrivare con questo messaggio un po' sconclusionato e vedo che non sono riuscito ad esprimere proprio quello che aveva in testa, ma ormai l'ho scritto e ve lo tenete.
ciciuxs
00mercoledì 26 febbraio 2003 09:39
Danryan
hai completamente ragione. Io sono piuttosto fortunato dato che per varie ragioni sono spesso negli Stati Uniti ed in particolare nel South West.
Un consiglio sul SXSW: evitatelo. Io ne ho fatti cinque di fila dal 1993 al 1997 ma è veramente troppo caotico ed alla fine quando vai a vedere le bands che più ti piacciono ti devi accontentare se va bene di 40 minuti di concerto.
Austin è molto meglio gustarsela a primavera od autunno, respirare il suo clima rilassato assistendo a bei concerti (li veramente non mancano mai) dove alla fine puoi tranquillamente incontrare i musicisti e farci due chiacchiere se non cenarci insieme.
Tornando alla tua domanda devo dire che essere stai in certi posti aiuta non poco per gustare certa musica. L'ultimo viaggio che ho fatto mi sono sparato tutta la Highway 61 visitando tutti i più sperduti villaggi del Delta. Beh, devo dire che ora il blues alle mie orecchie suona molto ma molto meglio di prima.

Albyblack
00mercoledì 26 febbraio 2003 15:02
Non ho la controprova perchè non sono mai stato negli USA. Vi dirò tuttavia che riesco a godermi in modo soddisfacente la musica anche a casa o in auto, purchè la giornata non sia stata troppo devastante o vi siano circostanze palesemente sfavorevoli. Stessa cosa per un buon concerto. Però l'osservazione di Danryan non è mal posta. Come ripeto, però, non ho la controprova. Se mai potrò andare negli USA vi farò sapere se le sensazioni provate ascoltando i cd al ritorno saranno diverse.
Alberto
alebsp
00mercoledì 26 febbraio 2003 15:18
Anch'io non ho controprove, ma finora riesco a godermi la musica anche a casa e per quanto riguarda i concerti credo che dipenda più dall'artista che dal luogo.
Vedendo la frase che riporta sempre in fondo Albyblack mi è proprio venuto a mente il grandissimo concerto di Elliott Murphy che ho visto a Ferrara due giorni dopo aver visto Bruce a Bologna.
Elliott suonò (in trio) per due ore e quaranta davanti a non più di 50 persone.
Eravamo in pochi, ma entusiasti ed Elliott diede veramente il meglio di se stesso.

Albyblack
00mercoledì 26 febbraio 2003 18:52
Alebsp.... se parli di Elliott non posso non replicare. [SM=g27817] Anche secondo me è un grande ed è un esempio di come si possa portare avanti una carriera di grande spessore e coerenza anche al di fuori dei grandi numeri di cd venduti e spettatori ai concerti. I suoi concerti sono quasi sempre memorabili, io l'ho visto dal vivo spesso, sovente davanti a pochi spettatori ma lui ha sempre dato il massimo, risultando coivolgente e appassionante. Tra l'altro ho visto che sarà in Italia in due riprese, credo a maggio e luglio. Da non perdere.
Beh, scusate ma sono andato nettamente fuori dal topic!
Ciao
Alberto
alebsp
00mercoledì 26 febbraio 2003 21:08
Concordo pienamente con te, Alberto.
Ho visto Elliott svariate volte (in duo con Olivier, straordinario chitarrista, in trio, con la band) ed ogni volta ha dato il massimo, ogni volta sono stati concerti straordinari.
Un artista che meriterebbe molto ma molto di più e che invece è conosciuto da pochi.
Quando viene dalle mie parti non manco mai, so di andare a colpo sicuro.
[SM=g27836] [SM=g27836] [SM=g27836]
marsmell
00mercoledì 26 febbraio 2003 22:59
Anche io sono uno dei tanti che non è mai stato negli States e forse da qui non riesco a capire l'importanza di assaporare la musica nel luogo dove è nata, ma sono piuttosto convinto dell'internazionalità della musica, qualunque essa sia!
Penso che quando la musica arriva diritta al cuore e ti fa stare bene, non ha assolutamente importanza del luogo in cui ci si trova. Molto spesso, tornando a casa dopo un concerto che mi ha particolarmente entusiasmato, sono al settimo cielo e come si dice non tocco nemmeno terra dalla gioia e dal profondo senso di appagamento, anche se mi trovo sulla Milano-Venezia!
Ovviamente tutto è soggettivo.
A presto! [SM=g27823]
Andok
00giovedì 27 febbraio 2003 22:06
Exile on main street
Giovedì 27 febbraio 2003, una giornata mediocre,frustrante, di routine. Mi sorbisco con piacere il solito ritardo di 20 minuti delle beneamate ferrovie dello stato e successivamente non posso sottrarmi alla conseguente corsa per arrivare in quello squallido territorio di decadenza urbana della Bicocca . Una sola consolazione per lenire le mie frustrazioni: Exile degli Stones in cuffia.
Anch'io non ho ancora avuto l'opportunità di solcare le highway americane ( a proposito , qualcuno di voi ha letto "La strada è di tutti" di Cesare Fiumi consigliato da Marco Denti in bookshighway?)ma sicuramente la musica mi permette di ricreare una serie di paesaggi od atmosfere immaginarie, forse inesistenti nella realtà. Senza cadere nella retorica ho sognato anch'io di poter ascoltare Albuquerque di Neil Young attraversando il New Mexico su strade secondarie. Ma la grandezza di Tonight's the night come dei dischi migliori sta proprio nell'evocare e nel ricreare paesaggi e atmosfere permettendoci solo per 45 minuti di vivere nei luoghi evocati dalle canzoni, in una parola di sognare. In ogni caso anch'io prima o poi vorrei vivere realmente il mio personalissimi road-movie con realtiva appropriata soundtrack.
Personalmente non attribuisco particolare importanza al luogo dei concerti. Quando nel luglio del 2001 a Brescia Neil Young ha imbracciato l'acustica davanti a 10000 persone per cantare Don't let it bring you down rimasi letteralmente folgorato ed affascinato dalla sua performance pensando agli hobo come Woody Guthrie che girovagavano per gli States cantando le loro storie di ordinaria disperazione.
Non mi dilungherò oltre ma permettetemi di citare questi versi di un immenso folksinger, Guy Clark dal suo ultimo album:

In a nowhere town with a nowhere name
He's nowhere closer to where he came from
Dead sure no one is to blame
He's just off the map again


P.S: Ciciuxus, ti invidio! A chi interessase uno splendido affresco del Mississippi consiglierei il documentario di Bertrand Tavernier, Mississippi blues, forse difficile da reperire ma imperdibile! <p><font class='xsmall'>[<i>Modificato da Andok 27/02/2003&nbsp;22.08</i>]</font></p>
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