Il lungo sonno [Riposo Nyule 1/1] (OK)

Azhael
00martedì 12 aprile 2016 17:53


Riassunto
Nyule, in seguito alla strana stanchezza avvertita dopo l'incontro con Valstaf, si ritira nella sua tana sul fondo del lago e riposa indisturbata per due giorni.


Commento
Si chiede il recupero punteggi in seguito a questa giocata
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NYULE [fondo lago, tana | FD] Ci sono luoghi di Avalon in cui l’accesso è impossibile per la dragonessa nella sua forma reale, ma altri in cui, tra tutti gli abitanti delle due terre, solo lei è stata. Uno di questi è la sua tana, un’enorme grotta sita a diverse decine di metri sotto la superficie, completamente avvolta dalle acque del lago. Il silenzio è assoluto, la quiete regna sovrana e i banchi di pesci che si muovono senza suono non possono disturbare l’enorme creatura che lì riposa. L’Eterna è completamente sdraiata, con la pancia che posa su un fondale di pietra e terra, la coda arrotolata attorno al corpo e il collo raccolto. I grandi occhi gialli sono chiusi, i battiti del cuore rallentati, e i muscoli immobili: anche un attento osservatore farebbe fatica a comprendere che si tratti di una creatura vivente. Dorme, sebbene il sonno del drago sia differente da quello dei mortali. Una parte di coscienza, infatti resta vigile e presente, ma questo non toglie al suo riposo le doti di recupero della stanchezza fisica e mentale. Sì, perché stranamente il drago è stanco. Ha smesso di chiedersi i motivi di quella stanchezza insensata nello stesso momento in cui si è immersa e preferisce occupare quel piccolo scomparto di mente cosciente per cullarsi, sintonizzandosi sulla monotona ma rilassante assenza di suono che fa da sottofondo al fondale acquatico. Il fluire del tempo è irrilevante: ha deciso di passare parecchie ore a dormire e nulla potrà disturbare i suoi piani. Né il pesce più grande che vive nel lago, né le preoccupazioni per quella faccenda degli uomini corvo. Ora non ci pensa. Abbandonerà quella condizione di assoluto far nulla solo se, all’improvviso, un enorme mostro marino dovesse materializzarsi tra le acque che bagnano l’isola: possibile? Conoscendo le burle(sque) del destino, non è una situazione che la sacerdotessa possa escludere a priori, ma il drago attribuisce alla concretizzazione di un evento del genere le stesse probabilità che ha la neve di cadere su Avalon. Una volta è successo. E anche allora il destino aveva tanta voglia di scherzare. Ora si sente tranquilla. E dorme. Ferma come un antico relitto. Il sole nasce e tramonta. E lo fa per due volte, colorando e nascondendo le sfumature che il cielo dona all’immota lastra d’acqua, ma, sotto la superficie, nelle profondità della tana della sacerdotessa drago, non c’è alcuna variazione di luce, nessun segno evidente del passar del tempo. Due giorni sono fin troppo per recuperare quella semplice spossatezza, ma talmente poca cosa per la dragonessa millenaria, che può permettersi di lasciar scorrere quel breve attimo di infinito senza battere ciglio. Di tanto in tanto qualche bolla d’aria si libera dalle fessure tra le scaglie, mentre i pesci più curiosi si fanno più vicini all’antica creatura senza poter nemmeno immaginare che si tratti di qualcosa di diverso da una formazione rocciosa, ma nessun evento degno di nota dovrebbe contaminare l’immobilità ed il silenzio che caratterizzano la scena. Almeno fino alla notte del secondo giorno. La palpebra esterna dell’occhio destro è la prima a sollevarsi, nel momento in cui la dragonessa sancisce il termine del suo lungo riposo. Anche quello è un movimento che non merita alcuna nota, ma ne introduce un altro che fa mutare completamente la scena e che stupirebbe qualsiasi creatura lo stesse osservando. L’iride gialla, protetta dalla palpebra trasparente, sonda brevemente la tana, seguita poco dopo dalla gemella a sinistra. Quindi il terreno si scuote, la dragonessa si solleva sulle zampe rivelando la sua presenza e, con una spinta decisa, si slancia nell’acqua davanti a sé. Nuota rapida, con la stessa agilità che possiede in volo, lasciandosi dietro un ampia scia che allontana anche i pesci più grandi. E sale. Sale come un enorme freccia d’oro che pochi attimi dopo infrange la superfice d’acqua per liberarsi nell’aria soprastante con un potente battito d’ali.



Fehrer
00martedì 12 aprile 2016 17:59
Tirata d'orecchie e coppetto.

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