Il figlio del Bulldog

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giacomo415
00giovedì 26 febbraio 2009 22:25
Con la fine della seconda guerra mondiale, negli Stati Uniti, cessò la produzione di carri armati e di mezzi corazzati più in generale, vennero chiuse tutte le linee di montaggio e mantenuti in servizio solo pochi modelli scelti tra quelli che si erano rivelati più efficaci nelle ultime fasi del conflitto.

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Tra questi il carro leggero M24, rimasto in prima linea fino alla fine del conflitto coreano, ed i semoventi d’artiglieria M37 (obice da 105) ed M41 (obice da 155, nella foto sopra) da esso derivati.

Fu proprio a seguito delle pressanti richieste provenienti dai reparti impegnati sul fronte coreano e dalla convinzione maturata nel governo americano che il conflitto asiatico fosse il preludio di una nuova guerra mondiale, che venne una forte spinta affinché i progetti relativi ai nuovi mezzi corazzati, allora allo studio, passassero alla produzione nel minor tempo possibile.

L’esigenza di non farsi trovare impreparati ad affrontare un nuovo conflitto su scala planetaria condusse così all’adozione di una serie di nuovi modelli e, tra questi, il carro leggero M41, destinato a sostituire l’M24 e, come quest’ultimo, a costituire la base per una famiglia di nuovi veicoli corazzati.

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L’M41, sebbene di impostazione fondamentalmente classica, era un carro totalmente nuovo ed il cammino che portò dai primi esemplari di T41E1, frettolosamente messi in produzione sulle linee di montaggio della Cadillac, ai più perfezionati e riusciti M41A1 fu lungo e ricco di numerose modifiche. Questi aggiustamenti, però, non interessarono gli elementi fondamentali del nuovo carro, quali motore, cambio e treno di rotolamento i quali diedero da subito buona prova e poterono senz’altro essere utilizzati per la produzione di alcuni derivati tra cui l’M44 (obice da 155) ed il semovente contraereo M42.

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I primi prototipi del nuovo semovente da 155 recavano la sigla T99 e differivano alquanto dal modello poi effettivamente adottato. L’obice T97E1, montato sui prototipi, utilizzava delle cariche di lancio racchiuse in bossoli metallici, scelta che si rivelò insoddisfacente, la camera di combattimento chiusa venne poi criticata per la difficoltà con cui si smaltivano i fumi causati dallo sparo dell’obice ed anche i sistemi di puntamento furono oggetto di continui appunti.
Il lavoro di perfezionamento venne portato avanti introducendo estese modiche e durò almeno un paio di anni. Dal T99 si passò al T99E1 del quale, sebbene lungi dall’essere soddisfacente, vennero comunque approntati 250 esemplari, ma il lavoro di sviluppo non venne arrestato ed attraverso la versione T194 si arrivò alla definizione di quello che sarebbe stato l’M44 definitivo.

Dalla torretta a cielo chiuso si passò al compartimento aperto con centine e telone, l’obice ora utilizzava cariche di lancio contenute in cartocci a sacchetto ed anche il treno di rotolamento venne modificato aumentando le dimensioni della ruota di rinvio posteriore.

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Il capostipite della famiglia, ovvero il carro leggero M41, inizialmente denominato Little Bulldog ed in seguito Walker Bulldog, in onore del Generale Walton H. Walker, morto in Corea, non prestò mai servizio nell’Esercito Italiano.
Diverso invece il discorso riguardante l’M44, che entrò in produzione presso la Massey Harris & Co. di Racine nel Wisconsin e dai cui stabilimenti uscirono in totale 608 esemplari (8 prototipi, 250 T99 ricostruiti ed infine 350 M44 di serie).

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Di questi, nel 1957, 105 esemplari vennero forniti al nostro esercito che li impiegò nei gruppi di artiglieria delle divisioni corazzate e che, sebbene sostituiti a partire dai primi anni ’60 con i più moderni ed efficienti M109, rimasero in servizio per molti anni ancora.

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L’M44 era un semovente d’artiglieria, corazzato e cingolato, armato con un obice da 155/23.
L’obice M45 (T186E1), su affusto M80 (T167), era sistemato in una torretta aperta posta nella parte centrale dello scafo mentre la parte anteriore era occupata dal gruppo propulsore e dal cambio.

In condizioni di marcia era lungo 6,10 metri, largo 3,25 metri e alto (con la Browning montata) 3,22 metri.
Pesava in ordine di marcia, carico e rifornito, 28.375 chilogrammi. I due serbatoi di carburante avevano una capacità totale di circa 600 litri (321+283) in grado di assicurare un’autonomia totale di 122 chilometri (!!).

L’equipaggio del semovente era composto da cinque persone (capopezzo, pilota, puntatore-tiratore, caricatore-radiofonista, aiutante caricatore), mentre la squadra di servizio completa era formata da undici uomini, con i rimanenti sei serventi che venivano trasportati sui veicoli portamunizioni al seguito della batteria.

Il compartimento dell’equipaggio era di forma squadrata ed era costituito da piastre di lamiera corazzata imbullonate tra loro con le fiancate unite allo scafo mediante tre morsetti per lato.

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All’interno era situato l’obice da 155, il cui affusto era fissato su una piattaforma rotante con la possibilità di brandeggiare il pezzo per un arco totale di 60° (30° a destra e 30° a sinistra), con una elevazione massima di 65° e minima di -5°.

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Il compartimento era aperto nella parte superiore con la possibilità di montare un telone impermeabile sorretto da centine in caso di avverse condizioni atmosferiche.

Lo scafo era fondamentalmente una vasca formata da lamiere corazzate saldate tra loro con la parte anteriore coperta da una serie portelli e griglie mobili per consentire l’accesso al vano ospitante il motore ed il cambio.

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Il treno di rotolamento era formato da cinque doppie ruote gommate, con sospensioni su barre di torsione, completate da ammortizzatori con molle elicoidali per tutte le coppie tranne la terza, quella centrale. Erano presenti anche quattro doppi rulli reggi cingolo per lato con l’ultima coppia di dimensioni maggiori rispetto alle prime tre.
Vista la disposizione del gruppo propulsore, le corone motrici erano anteriori con le doppie tendi cingolo posteriori a contatto con il suolo.
I cingoli erano del tipo a perno singolo, con pattino in gomma, ed erano previste 73 maglie sul lato sinistro e 74 su quello destro.

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Il propulsore era un Continental AOS-895-3, quattro tempi a benzina con sei cilindri contrapposti, raffreddato ad aria e turbocompresso.
Era un motore “quadro”, ossia con alesaggio e corsa tra loro identici, la cilindrata totale era di 895 cubic inches pari a 14.666 dei nostri centimetri cubici, era alimentato da due carburatori, uno per ogni bancata di tre cilindri, la distribuzione era a valvole in testa con doppia candela per ogni cilindro.
Con un tasso di compressione di 5,5/1 la potenza massima erogata era di 500 cavalli a 2.800 giri/minuto
Seguendo un apprezzabile criterio di standardizzazione, pistoni e canne erano gli stessi già utilizzati sui motori AV-1790 montati sugli M47/M48 ed infatti il V12 dei Patton aveva cilindrata esattamente doppia rispetto al sei cilindri boxer dell’M44 (1790 contro 895 pollici cubici).

Il cambio era un Allison CD-500-3, appartenente alla famiglia dei Cross Drive, anch’essa ampiamente utilizzata sui mezzi corazzati statunitensi per oltre trent’anni, che racchiudeva in un unico blocco le funzioni di cambio di velocità, differenziale, sterzo e frenatura.

Aveva due marce avanti, una marcia indietro e nella posizione Neutral Steer consentiva la contro rotazione dei cingoli per la sterzatura sul posto con evidenti vantaggi nella manovrabilità del semovente in spazi ristretti.

L’impianto elettrico era a 24 volt su quattro batterie ed era alimentato, quando non in marcia, da un generatore ausiliario.

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Passando ad esaminare l’interno del semovente inizieremo dalla postazione del pilota, situata alla sinistra del pezzo.
Per comprendere i motivi di una sistemazione come quella riservata al pilota dobbiamo ricordare che la prua dell’M44 altro non era che la parte posteriore dello scafo del carro leggero M41, contente il motore, la trasmissione e le riduzioni finali e che quindi risultava impossibile sistemare al suo interno il posto di pilotaggio.

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Ecco allora che, in questo M41 a marcia invertita, il pilota occupava una postazione molto alta dal suolo e completamente aperta, avendo a disposizione un semplice parabrezza piatto, apribile e dotato di tergivetro, che lo proteggeva dalle intemperie.
Questa vista dello scafo privo di sovrastruttura, pannelli e portelli offre una buona panoramica della disposizione degli organi meccanici, dell’anello sul quale era fissato l’affusto dell’obice e anche del posto di pilotaggio, posto sul parafango di sinistra a circa metà della lunghezza del semovente.

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La visibilità di cui godeva era perciò una delle migliori per questo genere di veicoli anche se le cose non andavano più così bene quando veniva montato il telone protettivo.

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Il sedile a sua disposizione era ampiamente regolabile, una volta accomodatosi il pilota aveva di fronte un semplice pannello strumenti comprendente il tachimetro/contamiglia (a sinistra), il contagiri con totalizzatore (a destra), nella parte più bassa si trovavano gli indicatori di livello del carburante (due) e il manometro pressione olio motore. Completavano il tutto una serie di spie luminose raccolte in un quadretto centrale e due gruppi di interruttori standard per l’impianto luci e per la messa in moto.

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I comandi di guida si riducevano ad un semplice manubrio tubolare con impugnature di gomma, alla leva del cambio automatico e a due pedali, uno per l’acceleratore ed uno per il freno.

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Del cambio Cross Drive parlammo nel post dedicato all’M47, qui ricorderemo solo che per quei tempi si trattava di quanto di più avanzato ed efficiente esistesse al mondo.
La versione CD500, montata sull’M44, pur differendo in molti aspetti dalla CD850, presentava la stessa facilità d’uso e anch’essa forniva due marce avanti ed una retro.
Portando la leva in una delle due posizioni di folle (Neutral Steering, mentre l’altra era Neutral Park), accelerando gradualmente e ruotando il manubrio si aveva la contro rotazione dei cingoli che consentiva la rotazione sul posto del semovente.

Alla destra del pilota si trovava l’armamento principale costituito dall’obice M45 da 155/23 montato su affusto M80.

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La bocca da fuoco era in acciaio a colata centrifuga ed auto forzata, con rigatura elicoidale destrorsa.
La chiusura era con otturatore a vitone a gradini e la chiusura ermetica ad anello plastico.
L’affusto a deformazione a cassa e culla aveva congegno di direzione a corona e rocchetto dentato ed elevazione ad arco e rocchetto dentato.
Il movimento poteva essere realizzato tramite congegno oleodinamico o con manovra a mano.
Per il caricamento era previsto un calcatoio a comando idraulico.
La bocca da fuoco era appena più corta di quattro metri e pesava completa 1.347 chilogrammi.

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Alla destra dell’obice sedeva il puntatore-tiratore.
Nell’immagine sopra vediamo la porzione sinistra del suo compartimento.
Sui comandi a sua disposizione, sui congegni di puntamento e sulle attribuzioni sue e degli altri serventi potremo tornare in un eventuale post successivo dedicato al servizio del pezzo.

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Nella parte posteriore del vano equipaggio erano situati quattro compartimenti destinati a contenere i 24 colpi completi che costituivano la dotazione di bordo del pezzo.
Due dei quattro compartimenti erano mobili, incernierati a mo’ di portelli venivano tenuti aperti una volta messo il pezzo in batteria.

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Il semovente era dotato di un vomere posteriore destinato ad essere interrato prima dell’inizio del tiro.
In assetto di marcia tale vomere era sollevato e fissato alla parte posteriore del mezzo.
Per mettere il pezzo in batteria il vomere veniva sganciato e lasciato cadere al suolo per forza di gravità, una semplice retromarcia, unita al peso del veicolo, consentiva poi un efficace interramento. Per liberare il vomere si procedeva alla manovra inversa, riagganciandolo in posizione di marcia a forza di braccia (tre serventi).

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Una volta sganciato il vomere, era possibile abbassare il portello ribaltabile posteriore e aprire le due riservette mobili che abbiamo visto più sopra.
Il portello, una volta abbattuto, risultava a filo del pavimento, costituendo così un sicuro piano di movimento per i serventi impegnati nel servizio dell’obice.

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Sul lato sinistro, alle spalle del pilota, era situato un anello per il montaggio della Browning M2 destinata all’autodifesa. L’arma poteva essere utilizzata anche a terra impiegando il suo treppiede che faceva parte della dotazione del semovente.

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Nonostante le sue dimensioni questo post ha consentito di dare solo una descrizione parziale del semovente M44 da 155/23, rimangono ancora da illustrare alcune parti piuttosto interessanti quali, ad esempio, quelle riguardanti il servizio del pezzo, il munizionamento impiegabile e la dotazione radiotelefonica.

Non essendo un artigliere ho poca dimestichezza su diversi aspetti riguardanti tali argomenti, perciò, appena il tempo lo consentirà, inserirò qualche immagine con pochissimo testo, sperando che altri più ferrati sulla materia possano commentarle in modo adeguato.

Saluti [SM=x75448]
gabri.22
00venerdì 27 febbraio 2009 11:55
Bellissimo Giacomo!

Se non erro il mio vicino di casa ha fatto il pilota di tale mezzo.

Ad ogni modo, per quanto riguarda l'ultima foto, avrei una domanda.

L'operazione che stanno compiendo gli addetti mi sembra simile a quella che eseguo quando taro l'ottica della carabina per tirare ai 50m.

In pratica a casa, non avendo linea di tiro, ho dei riferimenti posti a 10m che mi aiutano e li osservo sia per mezzo dell'ottica che attraverso la canna.

Se arrivo a far coincidere il tutto so che poi, a 50m, sarò cmq nel nero. Servirà dunque un solo colpo d'aggiustamento per "lavorare decentemente".

Questi soldati stanno dunque tarando un sistema ottico? Come funziona? Non penso che l'obice compia anche il tiro diretto/teso...
onesto46
00venerdì 27 febbraio 2009 22:42
è sempre bello entrare nei tuoi thread tecnici...sei inesauribile
garmau
00sabato 28 febbraio 2009 14:59
non poteva essere altrimenti......
ricordo a tutti che il mitico Giacomo è venuto fuori dall'altrettanto mitica 1^ compagnia CARRI di Capo Teulada......

Grande Giacomo!!!!
giacomo415
00lunedì 2 marzo 2009 06:43
Re:
gabri.22, 27/02/2009 11.55:

............

Se non erro il mio vicino di casa ha fatto il pilota di tale mezzo.





Caro Gabri, che apetti ad intervistarlo? [SM=x75466]
Magari ha qualche foto interessante da condividere o qualche aneddoto da riportare..... [SM=x75444]

A presto [SM=x75448]

gabri.22
00lunedì 2 marzo 2009 15:36
ok...gli mostro il forum e la discussione! [SM=x75444]
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