Il discorso di Benedetto XVI al nuovo Ambasciatore del Guatemala

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S_Daniele
00sabato 6 febbraio 2010 18:24



Il discorso di Benedetto XVI al nuovo Ambasciatore del Guatemala


Nessuna impunità per chi viola i diritti umani

Benedetto XVI ha ricevuto nella mattina di sabato 6 febbraio, alle ore 11, in solenne udienza, Sua Eccellenza il Signor Alfonso Roberto Matta Fahsen, nuovo Ambasciatore del Guatemala presso la Santa Sede, il quale ha presentato le Lettere con le quali viene accreditato nell’alto ufficio. L’Ambasciatore, rilevato alla sua residenza da un Gentiluomo di Sua Santità e da un Addetto di Anticamera, è giunto alle 10.45 al Cortile di San Damaso, nel Palazzo Apostolico Vaticano, ove un reparto della Guardia Svizzera Pontificia rendeva gli onori. Al ripiano degli ascensori, era ricevuto da un Gentiluomo di Sua Santità e subito dopo saliva alla seconda Loggia, dove si trovavano ad attenderlo gli Addetti di Anticamera e i Sediari. Dalla seconda Loggia il corteo si dirigeva alla Sala Clementina, dove il rappresentante diplomatico veniva ricevuto dal prefetto della Casa Pontificia, l’arcivescovo James Michael Harvey, il quale lo introduceva alla presenza del Pontefice nella Biblioteca privata. Dopo la presentazione delle Credenziali da parte dell’Ambasciatore avevano luogo lo scambio dei discorsi e, quindi, il colloquio privato. Al termine dell’udienza, nella Sala Clementina l’Ambasciatore prendeva congedo dal prefetto della Casa Pontificia e si recava a far visita al cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato. Al termine del colloquio il Diplomatico discendeva nella Basilica Vaticana:  ricevuto da una delegazione del Capitolo, si recava dapprima nella Cappella del Santissimo Sacramento per un breve atto di adorazione; passava poi a venerare l’immagine della Beatissima Vergine e, quindi, la tomba di San Pietro. Al termine della visita l’Ambasciatore prendeva congedo dalla delegazione del Capitolo, quindi, alla Porta della Preghiera, prima di lasciare la Basilica, si congedava dai dignitari che lo avevano accompagnato e faceva ritorno alla sua residenza.

Questo è il testo del discorso del Papa.

Signor Ambasciatore,

1. Ricevo con piacere dalle sue mani le Lettere che l’accreditano come Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica del Guatemala presso la Santa Sede. Le porgo un cordiale benvenuto nel momento in cui dà inizio all’alta responsabilità che le è stata affidata, e allo stesso tempo la ringrazio per le gentili parole che mi ha rivolto e per il deferente saluto che mi ha trasmesso da parte di Sua Eccellenza, l’ingegnere Álvaro Colom Caballero, Presidente del Guatemala. Le sarei grato se gli facesse pervenire i miei migliori auguri per lui e per il suo Governo, che accompagno con le mie preghiere per la sua Patria e il suo nobile popolo.


2. Lei, Eccellenza, conosce bene l’attenzione che la Santa Sede presta al Guatemala, la cui storia è da secoli permeata e arricchita in modo fecondo dalla sapienza che proviene dal Vangelo. In effetti, il popolo guatemalteco, con la sua varietà di etnie e di culture, nutre una fede profondamente radicata in Dio, una sincera devozione per Maria Santissima e un amore fedele al Papa e alla Chiesa. Ciò rispecchia le strette e fluide relazioni che il suo Paese mantiene da tempo con la Santa Sede, e che hanno acquistato particolare rilievo con la creazione della Nunziatura Apostolica in Guatemala. È auspicabile che la commemorazione del 75° anniversario di questo importante evento, nell’anno 2011, dia nuovo impulso alla cooperazione esistente con la sua Patria e fra lo Stato e la Chiesa, fondata sul rispetto e sull’autonomia delle diverse sfere proprie di ognuno, e si progredisca nel dialogo leale e onesto per promuovere il bene comune di tutta la società guatemalteca, che deve prestare un’attenzione particolare ai più bisognosi.


3. In tale contesto, non posso dimenticare quanti stanno subendo le conseguenze dei fenomeni climatici che, anche nel suo Paese, contribuiscono ad aumentare la siccità e favoriscono la perdita dei raccolti, causando denutrizione e povertà. Questa situazione estrema ha portato di recente il Governo nazionale a dichiarare lo “stato di calamità pubblica” e a chiedere l’aiuto della comunità internazionale. Desidero manifestare il mio affetto e la mia vicinanza spirituale alle vittime di queste gravi contrarietà, come pure la mia riconoscenza alle istituzioni della sua Patria che con dedizione si sforzano di offrire soluzione a questi problemi tanto seri. Bisogna menzionare anche, in questo momento, la magnanimità dei cooperatori e dei volontari, come pure quella di tutte le persone che con i loro sforzi e i loro sacrifici stanno cercando di alleviare il dolore, la fame e l’indigenza di tanti loro fratelli. Allo stesso modo, desidero esprimere la mia gratitudine ai diversi organismi e agenzie di cooperazione internazionale, che stanno facendo tutto il possibile per mitigare la carestia in ampi settori della popolazione. E, in particolare, penso agli amati figli della Chiesa in Guatemala, pastori, religiosi e fedeli che, ancora una volta, cercano di imitare il modello evangelico del Buon Samaritano, assistendo generosamente i più bisognosi.
Che tutti possano disporre degli alimenti necessari è un diritto fondamentale di ogni persona e, pertanto, un obiettivo prioritario. Per questo, oltre alle risorse materiali e alle decisioni tecniche, sono necessari uomini e donne con sentimenti di compassione e di solidarietà, che s’incamminino verso il conseguimento di questa meta, dando prova di quella carità che è fonte di vita e di cui ogni essere umano ha bisogno. Operare in questa direzione significa promuovere e rendere degna la vita di tutti, specialmente quella delle persone più vulnerabili e indifese, come i bambini che, senza un’adeguata alimentazione, vedono la loro crescita fisica e psichica compromessa e, spesso, si vedono esposti a lavori inadatti alla loro età o immersi in tragedie, che costituiscono una violazione della loro dignità personale e dei diritti che da essa derivano (cfr. Messaggio per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione 2007, n. 3).


4. I numerosi valori umani ed evangelici che il cuore dei cittadini del suo Paese custodisce, come l’amore per la famiglia, il rispetto per gli anziani, il senso di responsabilità e, soprattutto, la fiducia in Dio, che ha rivelato il suo volto in Gesù Cristo e che i guatemaltechi invocano nelle loro sofferenze, rappresentano importanti motivi di speranza. Da questo copioso patrimonio spirituale si possono trarre le forze necessarie per contrastare altri fattori che deteriorano il tessuto sociale guatemalteco, come il narcotraffico, la violenza, l’emigrazione, l’insicurezza, l’analfabetismo, le sette e la perdita di punti di riferimento morale nelle nuove generazioni. Per questo, alle iniziative che già si stanno portando avanti nella sua Nazione per salvaguardare e incrementare questa inestimabile ricchezza, si dovranno aggiungere nuove soluzioni, che vanno cercare “alla luce di una visione integrale dell’uomo, che rispecchi i vari aspetti della persona umana, contemplata con lo sguardo purificato dalla carità” (Caritas in veritate, n. 32). Per questa impresa così decisiva, le autorità del suo Paese potranno sempre contare sulla sollecita collaborazione della Chiesa nel suo costante proposito di aprire “cammini nuovi e creativi”, per rispondere ai desolanti effetti della povertà e cooperare alla nobilitazione di ogni essere umano (cfr. Documento conclusivo della v Conferenza generale dell’Episcopato dell’America Latina e dei Caraibi, Aparecida, nn. 380-546).


5. Desidero esprimere anche la mia riconoscenza per le azioni che si stanno realizzando in Guatemala per consolidare le garanzie di un vero Stato di diritto. Questo processo deve essere accompagnato da una ferma determinazione, che nasce dalla conversione personale del cuore, di eliminare qualsiasi forma di corruzione nelle istituzioni e amministrazioni pubbliche e di riformare la giustizia, per applicare in modo giusto le leggi e sradicare la sensazione di impunità rispetto a coloro che esercitano qualsiasi forma di violenza o disprezzano i diritti umani fondamentali. Questa opera di rafforzamento democratico e di stabilità politica deve essere costante, ed è imprescindibile per poter avanzare verso un vero sviluppo integrale della persona, che si rifletta in modo positivo su ogni ambito della società, sia esso economico, culturale, politico, territoriale o religioso (cfr. Caritas in veritate, n. 41).


6. Nel patrimonio culturale della sua Patria, nella storia recente di pacificazione della società guatemalteca, o nella formulazione giuridica delle sue leggi, vi sono realtà che determinano l’identità specifica del suo popolo e che possono avere ripercussioni benefiche sulla stabilità politica e sociale dell’area centroamericana. A tale proposito, è degna di menzione la lungimiranza con cui la Costituzione del Guatemala garantisce la difesa e la tutela legale della vita umana, dal suo concepimento fino alla sua morte naturale. Esorto tutti gli agenti sociali del suo Paese, in particolare i rappresentanti del popolo nelle istituzioni legislative, a mantenere e a rafforzare questo elemento fondamentale della “cultura della vita”, che senza dubbio contribuirà ad accrescere il patrimonio morale dei guatemaltechi.


7. Signor Ambasciatore, sia certo della completa disponibilità dei miei collaboratori per il fruttuoso svolgimento della sua missione che inizia ora, e nello stesso tempo la prego di formulare i miei voti migliori alle autorità che gliela hanno affidata e agli amati figli e figlie del Guatemala, per la cui pace e prosperità levo ferventi preghiere all’Altissimo, per intercessione di Nostra Signora del Rosario, Patrona celeste di questa terra benedetta.

(©L’Osservatore Romano – 7 febbraio 2010)

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