Il bizzarro viaggio di Cassiopea nella Terra di mezzo

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LennyD
00mercoledì 6 ottobre 2004 16:25


Il bizzarro viaggio di Cassiopea
nella Terra di mezzo


Capitolo uno

Il Parco a tema ovvero la Contea




Ricordo che proprio ieri una mia amica mi aveva accusato di essere troppo fissata con il Signore degli Anelli. A dire il vero è una frase che mi sento ripetere quotidianamente da tre anni a questa parte.
Ma cosa ci posso fare se adoro quell’opera?! Me la sono letta e me la sono gustata al cinema a più riprese. Ho completamente perso la testa.
Il fatto è che, fino a quando erano gli altri a dirmi che ero impazzita non ci credevo, li snobbavo e magari gli davo anche degli ignoranti. Come dice sempre mia mamma, quando hanno distribuito il buon carattere io ero dal parrucchiere!
Ma non è questo il punto.


I guai sono cominciati alcuni minuti fa quando, ironia della sorte, mi sono svegliata in un luogo a me tanto familiare quanto sconosciuto.
In un primo momento ho avuto l’istinto di mettermi ad urlare perché, quando ti addormenti nel tuo letto e ti risvegli in aperta campagna, non è molto divertente.
Ho pensato subito allo scherzo idiota di qualche amico burlone ma, a ben guardare, l’ambiente che mi sta intorno non ha nulla delle caratteristiche dei paesaggi cui sono abituata. E non solo perché abito in una grande città, ma soprattutto perché nemmeno nella campagna dove stanno i miei zii ci sono case come quelle che vedo.
Gli abitanti di questo luogo vivono praticamente sotto terra, in curiose dimore dalle porte e finestre a forma circolare, e tutto intorno è così grazioso che non mi sorprenderei se da un momento all’altro spuntassero fuori i sette nani.
Mi do un’occhiata per vedere se sono tutta intera. E mi accorgo di non indossare il pigiamone di flanella che portavo quando sono andata a letto. Inoltre, proprio accanto a me, c'è una borsa tutta nera che assomiglia a quella della simpatica signora di quel film che guardavo sempre da bambina. Impazzivo all’idea che da un oggetto così piccolo si potessero tirar fuori un sacco di cose diverse.
Ma le stranezze non finiscono qui.
Fa caldo per essere così presto, ma soprattutto per esser il mese di Novembre… e poi questa borsa nera da dove è sbucata fuori?
E' tutto troppo strano.
Mi convinco quindi che è inutile soffermarmi su quest’erba morbida a rimuginare, ed è meglio alzarsi per esplorare questo luogo bizzarro.
Afferro la borsa e mi incammino.
Istintivamente mi dirigo verso una di quelle casette e quando la raggiungo, realizzo quanto sia piccola e totalmente sproporzionata rispetto alla mia altezza.
Forse sono capitata in uno di quei Parchi a tema tipo “l’Italia in miniatura”.
Ormai ne sono convinta, è uno scherzo. Vorrà dire che starò al gioco.
Percorro un sentiero che si immerge in un delizioso manto verde, colorato qua e là da cespugli di fiori colorati e variopinti.
Chi ha progettato questo posto è davvero in gamba! Mi complimenterò con la Direzione.
Dopo pochi metri raggiungo un punto più alto. Senza rendermene conto mi sono ritrovata in cima ad una collina che da su una vallata.
Solo ora mi accorgo di quanto sia grande questo luogo. E il primo dubbio sorge spontaneo: sarà veramente un Parco a tema? Non penso proprio.
Con lo sguardo scorgo il paesaggio da una parte all’altra e vedo un nutrito gruppo di altre buffe case che si staglia all’orizzonte.
Questo posto io l'ho già visto.
Laggiù la vita è in fermento e distinguo chiaramente i suoi abitanti che affollano le strade ed i campi.
Ce ne sono a centinaia. La maggior parte di loro stanno lavorando la terra dalla quale si innalzano strane piante di un colore verde brillante, che tanto mi ricorda quelle pittoresche piantagioni che ho visitato durante la mia vacanza in Giamaica.
Allora do retta ai miei dubbi; campi, contadini che lavorano la terra, case pittoresche e accoglienti, chiaramente mi trovo in un agriturismo.
Decido di andare da quelle persone a chiedere informazioni.
Appena mi avvicino ad una di loro però, noto qualcosa di strano.
Non è esattamente il prototipo del contadino (se mai ce ne fosse uno), e non assomiglia neppure lontanamente a quella razza alla quale io stessa appartengo, quella umana.
Forse è un bambino che sembra vecchio, oppure si tratta di una comunità di gente affetta da nanismo, perché se quel assurdo essere che ho di fronte sfiora il metro d’altezza è già un miracolo.
Con la speranza che sia l’unico, rivolgo nuovamente lo sguardo intorno a me, e purtroppo devo constatare di essere circondata da strani individui.
Tutti qui sono oltremodo bassi, hanno orecchie a punta e, incredibile ma vero, raccapriccianti, grossi, piedi pelosi.
Ancora dubbi e nessuna certezza. Ma poi lo vedo.
E’ lui, un grosso striscione che troneggia in mezzo ad un prato e che recita: “Buon compleanno Bilbo Baggins”.
E nasce un sospetto. I miei amici questa volta l’hanno organizzata in grande stile, ma il loro scherzo si tramuterà in un fiasco pazzesco perché adesso mi sto arrabbiando sul serio.
Avanzo a passo deciso verso il malcapitato di turno e con poca grazia gli chiedo il come, il quando e il perché di tutta questa messa in scena.
Con mia grande sorpresa però, il piccolo esserino buffo si agita quasi si fosse svegliato di soprassalto, o come se avessi turbato il suo sogno ad occhi aperti.
Mi guarda come fossi il demonio e non riesce ad emettere un solo suono tanto è terrorizzato dalla mia presenza.
E questo non è normale.
Lo vedo che serra la presa sul manico della falce, e con fare minaccioso si gonfia come un tacchino mettendosi in posizione d’attacco. Mi vuole falciare!
Cerco di rassicurarlo dicendogli che non sono né una ladra né una matta (in fondo è lui che maneggia una falce), ma sembra non voler sentir ragioni.
Gli altri contadini intorno mi notano e corrono in soccorso dell’amico. Tutti dotati di attrezzi poco rassicuranti.
E questo non mi piace.
Comincio a pensare di essere capitata in un altro mondo, e ho ragione.
Non si tratta di uno scherzo, sono veramente finita nella Contea.
E questo è meraviglioso.
Tuttavia, mi basta poco per cambiare idea. Quello che ho letto o creduto di sapere sulla simpatia e l’ospitalità degli Hobbit era una pia illusione.
Sotto la minaccia di armi contundenti, infatti, i piccoletti mi intimano di seguirli e mi fanno camminare su per uno stretto sentiero che avvolge le case.
Pensandoci bene, considerando che sono il doppio di loro quanto a stazza, potrei darmela a gambe levate, oppure giocare d’astuzia fingendomi una Principessa di un potente Regno lontano, che si è smarrita nelle Terre selvagge ed ha cercato rifugio nella Contea.
In effetti mi trovo in una posizione vantaggiosa. Questa gente non sa chi sono io, ma io so chi sono loro. Io sono a conoscenza di fatti che gli Hobbit neppure si immaginano. In più non sono certo rinomati per la loro intelligenza, e io devo approfittarne!
Così, con fare solenne dico loro:
- Portatemi dal signor Frodo Baggins-
Si guardano gli uni con gli altri sconcertati, non si aspettavano una sparata simile, e io rincaro la dose.
- Vengo da una terra remota, e giungo a voi allo scopo di parlare con il Signor Frodo Baggins. Affari di grande importanza mi portano qui-
Abbassano le armi dandomi segno di accettare le mie richieste, e sollevandomi così da un grosso peso: è stato difficilissimo trattenere le risate fino ad ora. Vedere degli esseri così piccoli e palesemente pacifici, maneggiare pale e rastrelli come fossero spade e loro poderosi guerrieri, fa più ridere di tutti i programmi della De Filippi messi assieme.
La strada per casa Baggins è più lunga del previsto, infatti sono finita nei presi di Hobbiville e la dimora di Frodo è piuttosto lontana.
Giungiamo a destinazione che è quasi buio. Fosse stato per me ci avrei messo la metà del tempo, ma i miei compagni di viaggio sono dotati di gambe troppo corte per stare al mio passo. Questo però mi ha dato tempo durante il cammino, di inventarmi un mare di fandonie sul mio conto in modo da convincere le piccole creature della mia affidabilità. Non posso permettere che tutta questa gente stia ad ascoltare il discorso che devo fare a Frodo, soprattutto perché quello dell’Anello è un segreto che va custodito gelosamente. Ed io ho già deciso che farò di tutto per far parte della Compagnia.
Parlando con gli Hobbit ho scoperto che la tanto attesa festa per il Signor Bilbo è già stata fatta, l’unica cosa che ancora non è stata smantellata di quella baraonda è appunto lo striscione che ho visto questa mattina. E questo non me lo so spiegare: la festa per i centoundici anni dello Zio non era stata fatta vicino a casa Baggins?
Quel che importa ora tuttavia, e che sia finita.
Se non ricordo male Frodo dovrebbe già essere entrato in possesso dell’Anello, ed il fatto che mi stiano portando da lui è indicativo che non ha ancora lasciato la Contea. E questo è positivo.
Resto sola proprio dove la strada principale si apre in tante diramazioni e imbocco via Saccoforino.
Non mi è difficile distinguere Casa Baggins, non solo perché e senza dubbio la più bella qui nei dintorni, ma perché, nonostante il buio della notte ormai sia calato sulla città, riesco a scorgere un losco figuro tra i cespugli di fiori che stanno sotto la finestra, dalla quale provengono distintamente le voci di Frodo e Gandalf.
Capito in quale momento della storia mi trovo, ma non riuscendomi a spiegare come abbia potuto riconoscere le voci di quei due, decido di cogliere la palla al balzo. Tra non molto, se la memoria non fa cilecca, lo stregone grigio dovrebbe scoprire Sam (il curioso tra i cespugli) che sta origliando.
Devo trovare il modo di fare un’entrata spettacolare per far colpo su di loro, in fin dei conti sono l’unica persona in tutta la Terra di mezzo a sapere come si concluderà l’avventura dei due piccoli Hobbit e che ne sarà del destino di tutti coloro che prenderanno parte in questa avventura.
Per prima cosa dunque devo inventarmi un personaggio.
Chi potrei essere? La storia della Principessa non va molto bene ora, ci vorrebbe qualcosa di più grandioso, devo convincere i presenti a portarmi con loro, e l’immagine della dolce fanciulla non si addice affatto all’impresa.
Potrei fingermi una maga, ma temo che Gandalf mi smascheri immediatamente.
Che fare allora?
Mentre dall’interno della casa provengono strani rumori, come cassetti che si aprono, cianfrusaglie che cadono qua e là, bagagli che volano e gente che impreca, vengo folgorata da un’idea geniale.
Tempo fa lessi un libro meraviglioso che parlava delle peripezie di un uomo un pò fanatico ma dal grande cuore che, perduto il senno per aver letto troppi libri di Cavalleria, si era armato e si era messo a viaggiare per mondo allo scopo di difendere i più deboli. Posso sfruttare questa cosa a mio favore.
Credo infatti che a me sia successo qualcosa di simile con i manga e i cartoni animati.
Così dopo molto pensare, sono giunta ad una soluzione: il mio nome sarà Cassiopea, la mistica fanciulla appartenente ad una razza superiore, proveniente da una Terra lontanissima, e di professione veggente ed indovina.
Adesso si che posso presentarmi alla porta di Frodo.
Quando lo Hobbit mi apre, trattengo a stento una risata. È proprio uguale all’attore! Ed anche Gandalf e Sam sono identici ai rispettivi interpreti.
C’è qualcosa di inspiegabile in tutto ciò.
Il trio mi scruta dalla testa ai piedi con un aria tra il perplesso e l’esterrefatto.
Decido di prendere l’iniziativa, e con fare deciso e la voce ferma dico:
-Il mio nome è Cassiopea. Vengo da una terra così remota che nessun essere, neppure il più saggio nella Terra di Mezzo ne conosce l’esistenza.
Giungo a voi per portarvi un messaggio di sventura.
L’Unico Anello dell’Oscuro Signore di Mordor, Sauron, si è risvegliato, ed ora tenterà di tornare dal suo padrone. Siete tutti in pericolo. I nove hanno già lasciato Minas Morgul.
Dobbiamo fuggire, non c’è più tempo per gli indugi.
Mi offro di accompagnarvi. I miei poteri di chiaroveggenza vi saranno utili, ed io che ho un gran cuore, ho deciso di metterli al servizio dei deboli e degli indifesi. Avete bisogno di me-
Frodo e Sam mi fissano sbigottiti, mentre Gandalf mi guarda con sospetto.
Credo che non sia tanto per le mie parole, quanto per il mio abbigliamento.
Quella gonna succinta e quello straccetto che chiamo maglietta, non si addicono davvero ad una indovina, almeno, non nella loro concezione del personaggio evidentemente.
Devo inventarmi qualcosa.
La borsa che mi sono trovata tra capo e collo questa mattina potrebbe rivelarsi un prezioso aiuto. Così lascio per qualche istante i miei nuovi amici sulla porta di casa e mi nascondo dietro agli alberi. Se tutto funziona come deve, dovrei riuscire a tirar fuori qualunque cosa da quell’ affare nero che mi sono scarrozzata dietro tutto il giorno.
Pochi attimi, e mi ripresento davanti ai tre agghindata con una lunga tunica verde bordata d'oro ed un lunghissimo mantello nero, con un cappuccio così esagerato che quasi sfiora terra. In testa porto un curioso turbante, e indosso una tale quantità di gioielli così pacchiani e vistosi, che nel mio Mondo rischierei di essere arrestata dalla buon costume.
Forse ho esagerato.
-Sono stata mandata qui dal grande Mago Forrest, il più potente dei maghi dell’universo intero dove già accadono cose che voi non potete immaginare. Laddove la magia e la scienza si sono evolute tanto rapidamente che siamo a conoscenza di misteri imperscrutabili...-.
Questo discorso non sembra convincere il Mago, che mi si avvicina minaccioso.
-L 'Universo? Da dove venite?-
-Da Marte....- Scherzo io, ma lui ovviamente ci crede.
-Non ho mai udito di questo luogo-
-Perché la nostra razza suprema, la leggendaria stirpe dei... Saiyan, forte dei suoi immensi poteri, non si è mai voluta spingere oltre i confini del suo mondo. Ma ora che su questa Terra incombe la minaccia di Mordor, il mio popolo ha deciso di correre in vostro soccorso inviando me, che tra tutti sono la più potente e temuta indovina.
Secoli or sono, durante la guerra dell’Anello, restammo a guardare ed il risultato fu che Isildur tradì il suo popolo, tradì tutta la Terra di Mezzo lasciando che l’Unico sopravvivesse alla distruzione entrando nel Mito. Ora è tempo di porre fine alle forze del male, siete con me?-
I due piccoli Hobbit mi sorridono ma Frodo, che forse non è così ingenuo come vuole dare a credere, continua a guardare Gandalf come se stesse aspettando la sua approvazione per fidarsi di me.
Io stregone dal canto suo, sembra convincersi che li possa davvero aiutare, ma prima di acconsentire che io accompagni gli Hobbit nel loro viaggio, mi fa mille domande per accertarsi della mia identità.
E lo convinco di essere quella che non sono. Non è stato difficile considerando che, solo per il fatto di essere a conoscenza di una simile "catastrofe", nel suo immaginario devo possedere dei poteri particolari. Il mio aspetto poi lo ha tratto in inganno. Dalle cose più scontate come l'abbigliamento, i capelli e il modo di parlare, credo sia rimasto sorpreso dalla rapidità con la quale mi sono trasformata in questo surrogato del Mago Telma. O magari è solo troppo buono e io che sono infida ho un indubbio vantaggio su di lui. Ciò non toglie che per tutto il resto della notte non mi stacchi gli occhi di dosso. Pare volermi controllare. Io credo sia solo invidioso dei miei poteri.
Insieme a Frodo e Sam lascio Casa Baggins quando è ancora l’alba.
Gandalf ci mette in guardia dai pericoli che incontreremo, e come da copione ci da appuntamento a Brea. Poi monta in sella al suo magnifico cavallo bianco e si allontana al galoppo.
Prima che la sua figura scompaia all'orizzonte mi volto per fargli un gestaccio. Non mi è affatto simpatico, ma in fin dei conti lo dovrò sopportare fino a Moria, per quel che verrà dopo ci penserò a tempo debito.
I due Piccoli Hobbit intanto mi osservano incuriositi.
-Cassiopea, cosa significava quel gesto?-
- Ecco, Sam, quello era il saluto porta fortuna dei Saiyan...ma voi non potete farlo..capito?-


LennyD
00venerdì 8 ottobre 2004 18:37

Capitolo due

Nascondino con il Nazgul





Che io sia maledetta per aver pensato che questo abbigliamento potesse essere consono al viaggio.
La tunica continua a finirmi sotto i piedi, e sono così tante le volte che ho rischiato di pestare il muso che ormai ho perso il conto.
Sono tre giorni che camminiamo. Fortunatamente gli Hobbit si fermato molto frequentemente per mangiare e riposare (credo non abbiano capito le parole di Gandalf circa l’importanza della nostra missione).
Il problema maggiore però, non è la paura che il nemico ci prenda o il fatto di voler adempiere al meglio al compito che mi è stato affidato, temo piuttosto di ingrassare come un porcello.
Come se non bastasse non riesco a dormire. Anche Sam riposa a fatica, e si lamenta spesso che il terreno è duro e le radici gli si conficcano nella schiena.
Ieri sera mentre eravamo accampati ai piedi di un enorme albero, ha protestato per l’ennesima volta e Frodo, per metterlo a tacere, gli ha risposto di immaginare di essere in un letto morbido.
Ma questi due, di cosa siano i veri comfort non ne hanno la più pallida idea!
Meno male che ho con me la borsa magica che ci ha già salvati in molte occasioni.
Oggi a pranzo ad esempio, Sam non riusciva ad accendere il fuoco, e io gli ho fornito un accendino.
Inutile dire quanto lui e il suo padrone siano rimasti stupiti da quell’oggetto tanto banale per me. Per questo non spenderò molte parole per descrivere quello che è accaduto quanto ho tirato fuori una pentola a pressione per fare prima a cuocere le patate…
Altro problema è l’igiene. Come ci si fa a lavare nei ruscelli? L’acqua è terribilmente fredda! Loro ci saranno anche abituati, ma per me è un vero incubo. Di solito quando uno si sveglia la mattina è incavolato perché deve andare a lavorare. Io invece quando mi alzo sono già nera perchè so che mi aspetta un bagno gelato. Quando tornerò a casa, lo giuro, non mi lamenterò più.
La cosa che più mi manca comunque è la televisione. Continuo a domandarmi: Brooke avrà lasciato Ridge? Costantino ed Alessandra avranno litigato un’altra volta? Gli alieni avranno rapito Maurizio Costanzo, ma soprattutto, chi sarà uscito questa settimana dalla casa del Grande fratello?
Mentre sono persa nei miei ricordi e nelle mie disgrazie non mi accorgo che un brutto ceffo mi sta minacciando con una falce.
Che storia è mai questa? Ce l’hanno come vizio gli Hobbit, o sono solo io che ho una sfiga pazzesca?
A pochi metri di distanza vedo Sam e Frodo che mi fanno cenno di seguirli, sembrano molto preoccupati. Li raggiungo, e in un batter d’occhio mi ritrovo gambe all’aria.
Siamo ruzzolati su una strada.
Mi alzo senza risparmiare ogni sorta di imprecazione e mi volto verso i miei compagni di viaggio.
Sgrano gli occhi quando mi accorgo che si sono moltiplicati, da due a quattro. La botta che ho preso deve essere stata proprio forte.
Prima che mi butti sulla borsa in cerca di uno psicofarmaco che mi faccia tornare normale, mi ricordo che nel film i due hobbit incrociavano Merry e Pipino lungo il percorso ( e così mi spiego la faccenda del brutto ceffo).
Rincuorata, faccio per avvicinarmi a loro quando mi viene in mente che tra non molto dovrebbe arrivare un Nazgul.
Così per restare fedele al mio ruolo di indovina grido:
_Via dalla strada!_
Vedo i piccoletti che si nascondono, e io, che non sono mica fessa, mi accoccolo dietro un albero a circa dieci metri da dove si trovano loro.
Quando il Cavaliere nero si è allontanato saltiamo fuori dai nostri nascondigli e ci avviamo a passo spedito verso il fiume.
Ma prima, mi giro nella direzione del Nazgul e gli faccio un gestaccio.
-Cassiopea, cosa significava quel gesto, questa volta?
-Caro Sam, quella era la maledizione dei Saiyan, e serve per tenere lontani gli spiriti malvagi-
-Quello dunque era uno spirito?-
-Spirito? O no mio caro, quello era… un giocatore di nascondino!-
-Wow!-

Giungiamo a Brea dopo aver passato ore a sfuggire ai Nazgul.
Per non far spaventare gli Hobbit, ho raccontato loro che quei cavalieri sono in realtà dei burloni che vanno in giro per la Terra di mezzo a fare un gioco che si chiama nascondino.
-Quando ne vedete uno miei piccoli amici vi dovete nascondere perché chi viene scoperto, secondo le regole, deve prendere il loro posto e stare in giro a cercare gli altri. Inoltre, sempre secondo regolamento, gli inseguitori non potranno fermarsi mai e mangeranno solo pane ammuffito-
Terrorizzati all’idea di dover passare giorni interi a digiuno e senza soste, gli Hobbit si sono messi a camminare di gran lena. Tutto questo con mia grande felicità: non vedevo l’ora di arrivare alla Locanda e, soprattutto di farmi un bel bagno caldo!
Al Puledro impennato tuttavia mi rendo conto di aver fatto male i calcoli. E’ pieno di gente strana che pare non lavarsi da mesi. E io che volevo starmene tranquilla. In più, dopo che sono venuti a sapere che Gandalf non si è presentato all’appuntamento, i quattro hobbit si sono dati all’alcool.
In mezzo a tanta gente mi sento soffocare, così mi rifugio in un angolo piuttosto nascosto del locale.
Mentre impreco arrabbiata come non mai, il mio sguardo si posa su una figura che siede accanto a me.
Nella penombra non riesco a vederlo in volto, ma so benissimo di chi si tratta.
Mi avvicino e mi siedo proprio di fronte a lui.
-La smetti di guardare gli Hobbit, Aragorn figlio di Arathorn?-




Non perdetevi il prossimo capitolo in cui Cassiopea, Aragorn e gli Hobbit raggiungeranno Gran Burrone.
LennyD




LennyD
00giovedì 14 ottobre 2004 23:49
Candele e acqua calda
Il bizzarro viaggio di Cassiopea
nella Terra di Mezzo


Capitolo tre

Candele e acqua calda


Aragorn o Granpasso che dir si voglia non fa nulla per nascondere il fatto che la mia presenza lo stia infastidendo a morte.
Mentre io gli parlo raccontandogli la stessa storia che avevo riservato a Gandalf, lui non mi sta nemmeno a sentire. Con lo sguardo continua a cercare gli Hobbit, scavalcando continuamente la mia figura. E' anche vero che mi sono seduta proprio di fronte a lui, oscurandogli la vista.
Credo tuttavia che questo Ramingo debba imparare un pò di buone maniere.
Allora per attirare la sua attenzione dico:
-Tra poco accadrà qualcosa di molto pericoloso per "chi-sappiamo-noi"-
-"Chi-sappiamo-noi”?-
-Vedrai che fra poco "chi-sappiamo-noi" scomparirà-
Neanche il tempo di pronunciare questa frase che Aragorn si alza di scatto, e con mala grazia mi travolge buttandomi a terra.
Con le gambe per aria e la testa all'insù, vedo il Ramingo che si avventa su di un Frodo spaventato e lo trascina fuori dal locale.
Tento disperatamente di rimettermi in piedi, ma quella maledetta tunica si è impigliata al tavolo ed ora, più che un'indovina, sembro una tovaglia.
Dopo circa dieci minuti passati a chiedere aiuto, l'oste mi nota.
Gli domando dove sia andato l'uomo che era seduto con me, e lui mi risponde di cercarlo al piano di sopra.
Quando sto per imboccare le scale mi accorgo che l'oste mi sta ancora seguendo.
-Tenga la mancia!... roba da matti!-

Nel buio totale di questo corridoio tento di capire dove sto andando. Nella foga mi sono scordata di prendere con me una candela.
Questi dannati trogloditi non sanno cosa sia la corrente elettrica, ma quel che è peggio è che il proprietario della locanda è talmente tirchio da voler risparmiare su tutto, così non ha messo le candele lungo il corridoio. Dice che se devono restare accese tutta la notte per illuminarlo, quando in tutto le persone ci camminano dieci minuti, finirebbe sul lastrico (pare che le candele a Brea siano molto care).
Meno male che, dopo essere andata a sbattere contro una finestra aperta, una vaso e qualcos'altro di poco definito, mi ricordo della borsa e tiro fuori un bella torcia.
Le voci degli Hobbit mi guidano nel posto giusto.
Quando entro nella stanza, i miei amici ed il Ramingo stanno conversando pacificamente.
Non mi notano nemmeno, e questo non mi piace.
Mi metto in un angolo e mi ascolto tutta la storia di Aragorn, che poi già conosco. E' talmente noiosa che decido di svagarmi un po, e tiro fuori dalla mia fedele borsa un bel videogioco.
I presenti mi fissano straniti ed esterrefatti.
Finalmente sono riuscita ad attirare la loro attenzione.
Quando Aragorn si decide a chiedermi chi sono ( e questo mi fa molto arrabbiare perchè dimostra che prima non mi stava ascoltando), sentiamo bussare.
E' l'oste che, con una nota dolente nella voce, si scusa con Frodo ed Aragorn circa una famigerata lettera che Gandalf gli aveva chiesto di spedire al giovane Hobbit mesi or sono.
Dice di essersene dimenticato, secondo il mio modesto parere, è solo perchè Gandalf non gli ha lasciato la mancia.
Dopo che l'oste è uscito, il ramingo riattacca con i suoi racconti. Non ce la faccio proprio a starlo a sentire, così prendo la parola.
-i Nazgul saranno qui a momenti-
-Cassiopea, chi sono i Nazgul?-
-Vedi caro Sam, Nazgul è il nome che viene dato a quei signori a cavallo che abbiamo incontrato oggi. Vi ricordate tutti di quello che vi ho raccontato a riguardo, vero?-
I piccoletti annuiscono, e Aragorn sembra molto incuriosito, le mie parole devono averlo sorpreso.
-Voi cosa sapete dei Nazgul?-
-Esattamente quello che sapete voi-
-E come fate a sapere quello che so io?-
-So quello che sapete voi, perchè è lo stesso che so io-
-E se quello che so io, non fosse quello che credete di sapere voi?-
-Io credo di sapere quello che sapete voi-
-Quindi voi sapete che i Nazgul sono esseri ne vivi ne morti, schiavi del potere dell'Oscuro Signore di Mordor e dell'Unico Anello?-
-Si, e non c'era bisogno di gridarlo ai quattro venti! -
Appena detto ciò, mi volto verso gli Hobbit che mi stanno guardando malissimo.
-Cassiopea, tu ci avevi detto che erano semplici giocatori di nascondino- dice Sam
-E ora veniamo a sapere che sono pericolosi esseri semi morti- ribatte Merry
-Ma che bisogno c'era di raccontare simili fandonie?- aggiunge Aragorn
-Se ho raccontato quello che ho raccontato era perchè se gli avessi raccontato quello che tu gli hai raccontato…insomma! si sarebbero spaventati inutilmente ecco tutto, brutto Ramingo rovina racconti!-
-Scusatemi-
Scusa? mi chiede scusa? adesso lo sistemo!
-Scusatemi? vi rendete conto che avete rischiato di minare la mia credibilità? Nella mia terra d'origine, Marte, sono temuta e rispettata da tutti per i miei straordinari poteri! Avrei potuto restarmene dov'ero a godermi la tranquillità di casa mia, e invece ho deciso di partire per venire qui nella Terra di Mezzo con il solo scopo di aiutarvi a sconfiggere Sauron, e voi mi ripagate così?-
Mi porto le mani al volto e fingo di piangere sconsolata. Una tecnica che uso sempre quando voglio ottenere qualcosa.
-Sono mortificato, non era mia intenzione ferirvi, vogliate accettare le mie scuse-
Alzo lentamente lo sguardo fingendo di asciugarmi le lacrime.
-Accetto le vostre scuse, e ora presto nascondiamoci, i Cavalieri neri stanno per varcare i confini di Brea-

Poco distante da noi, i Nazgul sono entrati in quella che pensavano fosse la camera degli Hobbit.
Poco prima che arrivassero avevo preparato loro una sorpresina. Non mi sorprendo quindi se ora arrivano urla agghiaccianti alle nostre orecchie...forse l'acqua bollente che ho messo sulla porta non è stata gradita...! Infatti i nove impugnano le spade e fanno a pezzi i materassi dei letti. Ardito da parte loro! si vede che ignorano quanto sia tirchio l'oste.
Nonostante tutto, però, mi fanno una certa paura.
Fino a questo momento avevo sempre scherzato e preso con leggerezza la storia dei Nove che ci seguivano, ora mi rendo conto del rischio che stiamo correndo: se l'oste venisse a sapere che i Nazgul hanno distrutto i materassi perchè noi gli abbiamo teso un tranello facendoli passare per gli Hobbit, sarebbero guai seri per noi!
Passo la notte insonne discutendo con il Ramingo sul da farsi, ed alle prime luci dell’alba ci incamminiamo verso Gran Burrone.

Il percorso verso la nostra meta è faticoso ed in alcuni punti pressoché inagibile.
Per fortuna che prima di partire mi sono levata quell’odiosa tunica. Ora sono vestita con una specie di camicione blu che mi arriva alle ginocchia, e ai piedi porto degli stivali da pescatore.
Mi sono ricordata infatti che il gruppo sarebbe passato per un acquitrino, e così mi sono anche munita di repellente per gli insetti. Sarò ridicola, ma non sprovveduta.
Durante il cammino Aragorn mi fa un sacco di domande. Come ci ha già ampiamente illustrato, lui e Gandalf si conoscono da molto tempo, perciò non si sa spiegare come sia possibile che non gli abbia detto nulla di me.
Allora lo sbalordisco con le mie parole. Approfittando della distrazione dei quattro Hobbit, mi avvicino a lui e gli sussurro.
-Gandalf non ti ha detto niente perché nemmeno lui aveva previsto la mia venuta. Ora lo stregone grigio sta lottando per la sua vita sulla cima di una torre, con la mia vista mentale lo vedo, è ad Isengard. Saruman il bianco ci ha traditi!-
-Ma è terribile, dobbiamo fare qualcosa!-
-No! non essere impulsivo. Gandalf sa benissimo quello che sta facendo, e non ti preoccupare, i miei poteri che mi permettono di vedere nel futuro mi dicono che lo stregone sopravvivrà e ci raggiungerà a Gran Burrone-
-Hai già dimostrato il valore delle tue premonizioni, quindi mi fiderò di te-
-Allora se ti fidi di me, questa notte non abbassare la guardia, un’oscura ombra ci segue, e temo ci raggiungerà a Colle Vento-
Mi sento un vero fenomeno. E’ stato facile conquistare la fiducia del Ramingo che, tra parentesi, come gli altri è proprio uguale all’attore del film.
A pensarci bene, da quando è iniziata la mia avventura nella Terra di Mezzo, sono accaduti eventi e circostanze che non mi so spiegare, è come se ciò che ho letto nel libro e quello che ho visto nel film si siano mescolati tra loro, creando situazioni al limite dell’assurdo e totalmente inspiegabili.
In ogni caso, sono più sicura ora che Granpasso si è unito al gruppo.
Mentre sono assorta nei miei pensieri, la voce di Aragorn mi riporta alla realtà.
-Ecco Colle Vento, ci accamperemo qui stanotte!-



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