Il Sessantotto al Futuro

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verdoux47
00domenica 6 aprile 2008 22:29
di Mario Capanna
Chi si rivede! Il caro vecchio Mario Capanna, più confuso farraginoso che mai! Lo conosco da 40 anni, dal 68, quando lui parlava nelle assemblee degli studenti ed io non capivo un tubo di quello che diceva. Poi nel corso degli anni ha perso i capelli ma non il vizio.
Ho letto avidamente il suo libretto del titolo; non è che come scrittore sia migliore di quanto lo sia come oratore, ma almeno la parola scritta si lascia leggere e con un po’ di pazienza se ne viene a capo; a parte il vezzo di spiegare l’etimologia dei termini topici, contestazione ad esempio, per scavarne i più reconditi significati, come se chi, ignorante come me, non usasse quei termini per il loro significato corrente e niente di più. Ma il bamboccione è colto, nessuno lo nega e tutti lo devono sapere.

Parte prima, analisi amarcord del 68.
Sono d’accordo quasi su tutto quello che scrive; cioè che il 68 è stata una cesura del tempo, una rivoluzione non consumata, un movimento spontaneo e planetario, una contestazione del principio di autorità, che ha messo a nudo il re, cioè il potere, che in Italia ha innescato violente reazioni e spinte centrifughe, terrorismo a destra e brigate rosse a sinistra, che ha lasciato un segno duraturo nel campo del diritto allo studio, della tutela del diritto al lavoro ed della sua dignità nella accezione più ampia del termine, nella maturazione del popolo alla propensione al confronto democratico ed alla espressione delle proprie opinioni nei luoghi delle assemblee, in breve ad andare più in là della delega democratica, verso forme di democrazia più diretta.
Non sono assolutamente d’accordo quando lui sostiene che la rivoluzione 68ina sia stata innescata dalla mancanza di democrazia o da una falsa ed apparente democrazia; il 68 è stato forte proprio negli stati democratici, America, Francia, Germania, Italia; piaccia o no è stato proprio figlio di tali democrazie, sia pure nelle loro limitazioni e contraddizioni; altrove, negli stati fascisti, comunisti, dittature militari o a sovranità limitata, Africa, Asia, Centro sud America non c’è stato alcun 68, a parte il Messico con la sua strage olimpica. Seconda parte, proiezione al futuro.
Qui il discorso di fa difficile, i tempi sono cambiati e le cose si sono complicate; rispetto al 68 sono sorte nuove problematiche quali il degrado ambientale della terra, la sopravvenuta scarsità delle risorse della terra, la globalizzazione dei mercati, la caduta del muro e l’affermarsi del pensiero unico, la nascita di nuovi capitalismi selvaggi.
Gli obiettivi da perseguire sono naturalmente quelli di uno sviluppo sostenibile, del risparmio energetico e dello sfruttamento delle energie rinnovabili, di una più equa distribuzione della ricchezza, del lavoro e delle risorse della terra; fin qui nulla di nuovo e nulla di non già detto e per forza condivisibile.
Più audaci gli obiettivi di economia politica che sarebbero la sostituzione del profitto col "giusto" interesse o guadagno e della crescita zero.
Riguardo la crescita zero, ne parlò già Keynes nella sua teoria generale, un obiettivo da perseguire ma non subito, alla sua epoca, ma più in là nel tempo, dilazionato a quando la cosa sarebbe stata possibile; mi chiedo se lo sarà mai? Non credo, ma come ingegnere non posso non essere d’accordo, perché un sistema che deve crescere sempre, altrimenti entra in crisi, non è proponibile; gli alberi non crescono fino in cielo; i sistemi economici capitalisti sono intrinsecamente instabili.
Ma chi sarebbe l’autorità politica che governa questi indirizzi a livello mondiale non ci è dato di saperlo, non è neppure ipotizzato per gioco ed infatti non sarebbe serio farlo; ci vorrebbe una rivoluzione planetaria ed infatti il nostro ipotizza un 68 permanente proiettato nel futuro di cui ne intravede, beato lui, i germi nel movimento no global, sul quale invece io sono scettico, perché mi sembra più un movimento ribellistico che rivoluzionario e comunque ci vuol altro!
Oltre a tutto il 68 non ha avuto, purtroppo o per fortuna, un Robespierre o un Lenin che lo finalizzasse.

In definitiva, consiglio il libro a voi giovani che non c'eravate e che non sapete, affinché ne sappiate qualcosa di più sul 68, da un attore e testimone oculare; un 68ino autentico doc con tutti i suoi difetti, bravo, verboso e prolisso nelle sue analisi, fumoso e poco pragmatico nelle sue soluzioni.
Forse un giorno tirerò fuori i miei scheletri dall’armadio e scriverò anche io qualcosa sul 68.

Una affermazione mi ha lasciato basito: “nel Partito Democratico c’è un po’ di Sessantotto: riuscire a stare insieme con sensibilità, esperienze, valori diversi.”

Compagno Mario ... finalmente, sapevo che un giorno avresti giocato a carte con me!

Hermann Simon
00domenica 6 aprile 2008 22:48
Re: di Mario Capanna
verdoux47, 06/04/2008 22.29:


Compagno Mario ... finalmente, sapevo che un giorno avresti giocato a carte con me!



Viridiana [SM=g7075]

E' stato ospite un paio di mesi fa da Fazio, o forse meno, non ricordo, ma c'era cmq e ricordo che mi incuriosì la presentazione del libro [SM=g7076]

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