Il Sahara c'illuminerà?

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-Giona-
00giovedì 24 luglio 2008 09:13
www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/08_luglio_23/pannelli_solari_805e92ca-58c8-11dd-9878-00144f02aa...

Euroscience Open Forum a Barcellona
Il Sahara ci illuminerà
Progetto per un'immensa distesa di pannelli solari nel deserto per fornire energia a tutta l'Europa


DAL NOSTRO INVIATO
LONDRA – Il costo è alto (50 miliardi di euro) e il progetto ambizioso ma, con il petrolio alle stelle, sembra l’unica prospettiva di una via d’uscita. Un’immensa distesa di pannelli solari nel deserto del Sahara produrrà un giorno abbastanza energia da illuminare tutta l’Europa. Ne è convinto Arnulf Jaeger-Walden dell’Istituto per l’Energia della Commissione Europea: «Basterà catturare lo 0,3% dell’energia solare che scalda il deserto del Sahara per sopperire ai nostri bisogni energetici». Il progetto è stato presentato in questi giorni all’Euroscience Open Forum a Barcellona. Una nuova rete di trasmissione a corrente continua permetterà di portare l’elettricità in posti lontani senza correre il rischio di perdite d’energia. La nuova centrale dovrebbe sorgere in un’area poco più piccola del Galles e mettere a tacere quelli che sostengono che l’energia solare non sarà mai affidabile perché il tempo è imprevedibile.

SÌ DI SARKOZY E BROWN - Il piano ha già ottenuto l’approvazione convinta del presidente francese Nicolas Sarkozy e del premier britannico Gordon Brown. I ricercatori sostengono che i pannelli solari nel Sahara saranno più efficaci perché in quella zona la luce solare è più intensa e, quindi, sarà possibile produrre tre volte più energia che in una centrale simile costruita nel nord Europa. Jaeger-Walden è anche convinto che, oltre al vantaggio ecologico, ci sarà un risparmio per i cittadini. «I consumatori pagheranno meno di quanto facciano ora» ha detto al quotidiano britannico Guardian. L’impegno più oneroso sarà costruire una nuova rete di trasmissione con i Paesi del Mediterraneo perché quella attuale non sarebbe in grado di sostenere la quantità di energia in arrivo dell’Africa del nord. I primi risultati si dovrebbero vedere nel 2050 quando la megacentrale dovrebbe già essere in grado di rendere autonomo un Paese come la Gran Bretagna.

Monica Ricci Sargentini
23 luglio 2008

Mah... in passato avevo sentito che questo progetto era poco praticabile per via delle tempeste di sabbia che danneggerebbero i pannelli. Speriamo in been.
Malduin
00giovedì 24 luglio 2008 19:36
Prima bisogna mandare il Planetologo Imperiale a fare le necessarie rilevazioni. E' una roba possibile solo sulla carta per ora.... costruire nel nulla non è la cosa più agevole da farsi....
Lpoz
00venerdì 25 luglio 2008 16:03
In più, saremmo comunque sempre dipendenti da terzi per ciò che riguarda l'energia...
Granduca di Milano
00sabato 26 luglio 2008 08:15
Ma come vogliamo tapezzare il deserto per intero?
Ma non facciamo ridere, che il solare possa sostituire il petrolio è solo un utopia, al massimo si può integrare. [SM=x751538]
Staib
00lunedì 28 luglio 2008 10:55
Re:
Malduin, 24/07/2008 19.36:

Prima bisogna mandare il Planetologo Imperiale a fare le necessarie rilevazioni. E' una roba possibile solo sulla carta per ora.... costruire nel nulla non è la cosa più agevole da farsi....








Qui c'è il concept del progetto DESERTEC, leggibile anche in italiano:

http://www.desertec.org/concept.html
Ace Ventura
00sabato 23 agosto 2008 21:04
ma chi ca***o è il planetologo imperiale? :D
Armilio1
00sabato 23 agosto 2008 22:15
Domanda da ignorante in materia:e come si fa a trasportare tutta quella mole di energia creata,tendendo conto che siamo nel deserto?
Ace Ventura
00sabato 23 agosto 2008 22:22
semplice, nello stesso modo in cui si trasporta ora, con delle linee elettriche, solo molto più lunghe e sofisticate per evitare dispersione...
Armilio1
00sabato 23 agosto 2008 23:09
Re:
Ace Ventura, 23/08/2008 22.22:

semplice, nello stesso modo in cui si trasporta ora, con delle linee elettriche, solo molto più lunghe e sofisticate per evitare dispersione...




Sì ma a che costo? quanto queste linee elettriche saranno sensibili a tempeste ecc ecc?
Ace Ventura
00venerdì 29 agosto 2008 21:26
Re: Re:
Armilio1, 23/08/2008 23.09:




Sì ma a che costo? quanto queste linee elettriche saranno sensibili a tempeste ecc ecc?




allo stesso stratosferico costo che paghiamo per le linee attuali, e soffriran per le tempeste esattamente come soffrono le linee attuali,e pagherem la manutenzione idem. poi se tu alludi invece al problema del fatto che un simile quantitativo di energia non viene attualmente trasportato, mica è necessario portarla in un solo cavo...
-Giona-
00mercoledì 3 settembre 2008 15:47
...e se il Sahara illuminasse se stesso?
www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/08_settembre_03/sahara_foresta_sole_bbb3bbfc-79b6-11dd-9aa0-00144f02aa...

Il progetto Sahara Forest
Una foresta nel Sahara è possibile
Portare l'acqua nel deserto utilizzando il mare e un sistema di pannelli solari che distillino l'acqua dolce dal sale


Ortaggi, fiori e persino piante ornamentali: possono crescere anche nel deserto, utilizzando l'acqua del mare, grazie a un'ingegneria ecologicamente sostenibile che sta studiando soluzioni veramente sorprendenti per combattere la siccità e l'emergenza idrica. Il deserto del Sahara è il più vasto di tutto il pianeta. Non esistono corsi d'acqua e l'idrografia è rappresentata semplicemente da una rete di valli disseccate e di fiumi, dove l'acqua scorre solo nel caso di piogge abbondanti. Eppure in questa parte del pianeta dove vivono gli uomini blu (i tuareg) si possono creare le condizioni per una sorta di foresta, dove esista il microclima adatto all'irrigazione e dove ci sia aria fresca e luce fotosinteticamente attiva per la crescita delle piante.

SERRE AD ACQUE MARINA - Progetti simili non sono nuovi (in passato sono stati giudicati irrealizzabili per vari motivi) e il concetto di base è stato ripreso dal Sahara Forest Project che abbina due tecnologie: i sistemi a concentrazione solare (Csp) e le serre ad acqua marina. I primi consentono di produrre grandi quantità di elettricità a basso costo, utilizzando solo la parte di energia proveniente direttamente dal sole. Le cosiddette seawater greenhouse (serra ad acqua marina), sviluppate dall'ingegnere Charlie Paton, usano invece il raffreddamento da evaporazione e in buona sostanza sfruttano l'acqua di mare per creare un sistema di raffreddamento basato su un processo di evaporazione e condensazione, indotto appunto da speciali collettori solari. Il prototipo di serra ad acqua marina può produrre fino a 100 litri di acqua fresca per ogni metro quadro di serra, sufficiente per irrigare la serra e una zona circostante più ampia.

EDEN PROJECT - L'iniziativa, spiega il quotidiano britannnico Guardian, porta la firma di una squadra di architetti e ingegneri ambientali, tra cui appunto Charlie Paton, che hanno già costruito alcuni prototipi in Spagna, Oman e Emirati Arabi. Lo scopo è convertire vaste aree desertiche in terreni fertili e trovare una soluzione a quello che ormai chiamano l'oro blu, ovvero l'acqua. Inoltre molti degli esperti che hanno sviluppato il progetto del Sahara si erano già cimentati nel noto Eden Project a St.Austell, in Cornovaglia: una grande cava d'argilla dove, grazie a particolari tecniche, sono state trasportate tonnellate di terra e sono state piantate, a oggi, circa un milione di piante, ricostruendo in una specie di serre-bolle (chiamate Biomi) due differenti ambienti climatici. Secondo Neil Crumpton, studioso di energie, i governi dovrebbero investire molti soldi nell'energia solare e nelle tecnologie emergenti che si occupano di scarsità idrica, «evitando di farsi distrarre dalle lobby che promuovo il nucleare per la desalinizzazione dell'acqua (esistono speciali piattaforme che trattano l'acqua salata con reattori nucleari)». Il progetto verrà anche presentato nel corso dell'evento veneziano di settembre The Future of Science, in un intervento dello stesso Charlie Paton dal titolo: «Il Sahara Forest: una nuova fonte di acqua fresca, di cibo e di energia».

Emanuela Di Pasqua
03 settembre 2008
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