Della battaglia di Mosul
Ben presto due flotte provenienti dalla lontana Europa giunsero in oriente sbarcando due dei più gloriosi condottieri di tutta la cristianità:Riccardo,che per le imprese che compì in questo angolo remoto del mondo venne detto il Cuor di Leone,e Filippo II di francia il Campione,che,appena giunto,si unì col suo seguito di fedeli ad Antiochia prendendo il comando delle truppe stanziate ad occidente.Intenzionato a conquistarsi fama imperitura,oltre che l'accesso al Paradiso tra le schiere dei soldati di Nostro Signore,mosse rapido su Adana e,dopo lungo ed estenuante assedio,riuscì a strapparlo dalle immonde mani dei briganti che la tenevano nel terrore da anni.
Altri furono i valorosi che intrapresero il devoto viaggio al fine di espiare le proprie colpe,ma solo pochi di essi vi giunsero e meno ancora riuscirono a tornare in patria.Tra essi il terribile imperatore Federico I il Barbarossa che,dopo esser stato il terrore dei comuni italiani minacciando di schiacciarli sotto il peso delle sue armate possenti come la marea,finì i suoi giorni annegato nel tentativo di attraversare un miserevole torrente,come,prima di lui,il capitano Goffredo di Buglione.Proprio vero è che la fortuna fugge via come una volubile amante e che la morte coglie allo stesso modo il potente ed il misero,rendendoli uguali!
Negli stessi giorni in cui avevan corso tali vicende,Bohemond,su consiglio dei suoi più fidati comiti,si accingeva a compiere un'impresa che lo avrebbe reso grande ai posteri di ogni tempo.Fiaccato l'impeto distruttore degli infedeli,si rese conto che di breve durata sarebbe stata la vittoria riportata se non avesse inflitto loro un colpo ancor più duro e venne nella determinazione di prender con la forza Mosul,possente cittadella turca costruita dai Sultani nel cuore del regno con blocchi di granito per rigettare indietro qualunque assalto,traboccante eserciti dai suoi cancelli pronti a falciare come fuscelli al vento le armate nemiche.
Il tempo a disposizione del mio duca era però poco:gli effettivi stanziati nella regione,come rivelato da abili informatori,erano invero molto inferiori di un tempo,ma ancora numerosi e il Sultano si sarebbe presto riorganizzato per spazzare con la sua ira i cristiani via dalle terre dell'Outremer.
Ecco che allora diede ordine all'esercito suo e a quello del fido generale Michault le Brun di procedere per tappe forzate attraverso le distese infuocate del deserto che lo dividevano dalla preda.Il viaggio fu lungo e terribli furono le sofferenze che dovemmo affrontare,ma,dopo due mesi di ininterrotta marcia,giungemmo in vista della enorme vallata che si stende tra i due grandi fiumi del Tigri e dell'Eufrate,un fertile e lussureggiante paradiso culla di antiche e dimenticate civiltà:eravamo alfine giunti in Persia.
Gli uomini,rincuorati da quella vista,percorsero quasi con gaiezza le ultime miglia che li dividevano dalla battaglia e,un mattino,attraversato un ponte,fummo alla vista di Mosul:un unico blocco di roccia impenetrabile si stagliava sfidando le nubi e molti dei più valenti soldati,veterani di sanguinose battaglie,vacillarono.Non così Bohemond in cui,anzi,si risvegliò ancor più l'ardore per il combattimento.E l'occasione si presentò inattesa:proprio in quei giorni il nobile Norandino,sovrano dei Turchi Seljuk,stava radunando sotto lo stendardo delle mezza luna un esercito di valorosi per muovere di persona contro Antiochia,ma,avvertito dalle sue spie dell'arrivo dei crociati,non volle attendere oltre e,accecato dalla furia e dalla sete di vendetta,si slanciò verso di essi.
Ebbe in tal modo inizio la battaglia di Mosul,di cui ancora conservo un ricordo misto di orrore e fierezza.
Gli eserciti si schierarono con lentezza su due colline poste l'una di fronte all'altra e sembrava che la schermaglia sarebbe dovuta durare a lungo,ma Michault commise l'imprudenza di partire alla carica dei suoi cavalieri contro gli innumerevoli infedeli e,per non veder l'intera armata darsi alla fuga,anche noi ci lanciammo all'assalto.Bohemond e i suoi cavalieri caricarono un'unità di iqta'dar incautamente avvicinatisi facendone scempio.Lo scontro fra le due fanterie fu terribile e un'ala della nostra cavalleria rimase intrappolata in una strettoia di lance nemiche e solo pochi riuscirono a districarsi da quella trappola mortale.Gli arceri,rimasti nelle retrovie,falciarono gran parte degli arcieri a cavallo turchi,ma l'aggiramento non riuscì e ci trovammo all'improvviso con l'esercito tagliato in due e la cavalleria alleata ormai in fuga.Vidi prodi cavalieri cadere accanto a me e la paura si impossessò della mia persona quando mi accorsi che Norandino e la sua invincibile guardia del corpo,cogliendo l'occasione,si lanciarono alla carica contro il nostro reparto.Anche Bohemond si accorse della manovra nemica e lanciò tutti i suoi cavalieri nello scontro mortale.La mossa del Sultano,dettata da avventatezza,risultò rovinosa e Bohemond riuscì a spiccare con un sol colpo la testa del nemico.a tale vista,le schiere turche si dettero alla fuga e,con rapida cavalcata,vennerono catturati a centinaia.
Terminata la battaglia però,il grido di gioia ci si smorzò in gola:Michault le Brun,compagno di innumerevoli scontri condotti fianco a fianco,giaceva morto sul campo assieme a tutte le sue unità di cavalleria e alla maggior parte delle truppe al suo comando:avevamo vinto a prezzo della vita di centinaia di nobili soldati il cui sangue,mescolato a quello dei musulmani,rendeva rossa la terra.Il capitano,colpito come da un pugnale da quel doloroso evento,face sterminare i prigionieri e ne lasciò i corpi in pasto agli animali a monito per i loro correligionari.
La morte di tanti valenti guerrieri non fu vana:Mosul era praticamente svuotata e,con soli due arieti,i suoi cancelli vennero divelti e i difensori dispersi.
Il cuore del sultanato era caduto e quella sera,per la prima volta,il suono delle campane ne riempì l'aria.