da LA STAMPA del 31/1/2008
Incandela agli arresti in casa
Oggi l’interrogatorio dell’ex comandante delle guardie carcerarie
Lo andranno a prelevare in casa, come un qualsiasi detenuto. L’ex comandante delle guardie carcerarie di Cuneo, alle 15 è atteso in Tribunale a Cuneo dal giudice per le indagini preliminari. Assistito dall’avvocato Pasi, dovrà scegliere se accettare le domande del magistrato o avvalersi della facoltà di non rispondere. Angelo Incandela, 73 anni (grazie all’età gli è stata risparmiata l’umiliazione di essere chiuso nello stesso carcere di cui era comandante), ha due imputazioni pesanti. La prima è il «favoreggiamento personale» (secondo l’accusa avrebbe aiutato Giovanni Morzenti a eludere indagini che lo riguardano facendogli sapere che il suo telefonino era sotto controllo). Così come il finanziere Elvio Salvatore Ciarlitto (anche lui arrestato), deve rispondere di «corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio». In altre parole avrebbe garantito al finanziere l'onorificenza di Cavaliere della Repubblica ottenendo in cambio un accertamento fiscale nei confronti di un assicuratore di Bra, ex marito della donna che gli inquirenti indicano come l’amante di Incandela: Maria Grazia Avena, che lavora in ospedale.
Non è stato per ora fissato l’incontro sollecitato agli inquirenti da Giovanni Morzenti, imprenditore e presidente nazionale Fisi, al quale è stato notificato - secondo il documento della Guardia di Finanza diramato martedì - un avviso di garanzia per «estorsione e corruzione». In realtà si tratterebbe di un’estorsione «tentata» e di «corruzione consumata».
Morzenti si è dichiarato «estraneo alla vicenda» e pronto a fornire tutti i chiarimenti utili agli inquirenti.
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Chiedo ai cittadini di voltar pagina, se vogliamo smascherare concussori, corrotti e corruttori nella pubblica amministrazione». Il 22 novembre 2006, il procuratore capo Alberto Bernardi lanciava un appello, pochi giorni dopo l’arresto del colonnello della Finanza, Maurizio Caboni. Ora gli esiti clamorosi di un’altra inchiesta.
Casi eclatanti.
«Ho istituito un gruppo di lavoro specializzato nella lotta ai reati contro la pubblica amministrazione, spesso difficili da far emergere. Le vittime non parlano, temono vendette sul lavoro o contro le famiglie. Ho lanciato quell’appello ai cittadini perché cessasse la pratica delle denunce anonime: basta paura del potente. Il primo risultato vistoso è stato l’arresto di Caboni, che ha dato inizio a varie indagini».
Per esempio?
«C’è stata una serie di sviluppi, come l’arresto del funzionario della commissione tributaria, Giuseppe Dottore. I numerosi episodi di concussione scoperti hanno fatto sì che in pochi mesi la vicenda giudiziaria si concludesse con patteggiamento, condanna a 5 anni e interdizione perpetua dai pubblici uffici».
L’ultima inchiesta?
«E’ un ramo delle indagini avviate allora. Ha rivelato un quadro sconfortante di realtà cuneese, in parte descritto nei capi d’imputazione dell’arresto di Incandela e Ciarlitto e della denuncia della Avena. Ma si tratta solo di uno degli episodi. Indagheremo su altre persone, con la collaborazione delle vittime».
L’avviso di garanzia a Morzenti?
«Rientra in questo quadro, conseguenza del primo episodio, dell’appello e della maggior fiducia dei cittadini. Ma anche di altre attività».
Avete sentito vari imprenditori.
«Abbiamo sentito svariate persone. Chi sono le vittime? Negli episodi più gravi imprenditori, ma la tipologia è varia. Anche insospettabili».
Quali episodi contestate?
«E’ stato notificato un avviso di garanzia. E ci sono altre indagini. Rispondo a queste domande perché ritengo giusto informare i cittadini su ciò che si sta facendo per garantire la correttezza nella pubblica amministrazione. Per far sapere che si lavora nell’interesse della collettività e della legalità. E’ lo stesso spirito dell’appello, per combattere le infedeltà e i reati contro la pubblica amministrazione. E’ un diritto dei cittadini che il pubblico funzionario si comporti bene».
La perquisizione all’ospedale?
«E’ riferita alla vicenda contestata alla signora Avena». Telefonate private con il telefono dell’ospedale.