Il Piano Paesaggistico Regionale della Sardegna è stato approvato !

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centrosardegna
00giovedì 7 settembre 2006 15:44
La Giunta regionale, con la deliberazione n. 36/7 del 5 settembre 2006, ha approvato il piano paesaggistico regionale – P.P.R. E’ giunto al termine il lungo procedimento che ha visto il parere della Commissione competente del Consiglio regionale, in seguito all’adozione del P.P.R. (deliberazione G. R. n. 22/3 del 24 maggio 2006) e, in precedenza, all’adozione della proposta di piano (deliberazione G.R. n. 59/36 del 13 dicembre 2005), le successive conferenze di co-pianificazione, la presentazione di atti di "osservazioni" da parte di soggetti imprenditoriali, enti locali, associazioni ecologiste, ecc. In contemporanea i numerosi documenti del piano sono stati pubblicati sul sito web della Regione (http://www.regione.sardegna.it/pianopaesaggistico/) con un bell’esempio di trasparenza istituzionale purtroppo non comune. Chi volesse, può esaminarli senza particolari difficoltà, così come abbiamo fatto…


Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico danno sul P.P.R. approvato complessivamente una prima valutazione positiva, tuttavia, riservandosi una compiuta valutazione una volta ultimato l’esame dell’intero complesso di disposizioni del P.P.R.


I principali punti di forza, positivi, riguardano i seguenti aspetti:


* si deve, in primo luogo, evidenziare che il P.P.R., il primo piano approvato da una regione italiana in applicazione delle previsioni del Codice dei beni culturali e del paesaggio (decreto legislativo n. 42/2004 e successive modifiche ed integrazioni), appare supportato da un’ampia e, sostanzialmente, esaustiva analisi tecnico-scientifica territoriale, ambientale, insediativa (relazioni illustrative, tecniche, del comitato scientifico, 27 schede illustrative degli ambiti costieri) che costituisce la "motivazione" dell’atto pianificatòrio;


* analogamente appare decisamente congrua la rappresentazione cartografica delle analisi di piano (5 tavole illustrative in scala 1 : 200.000 contenenti rispettivamente la perimetrazione degli ambiti di paesaggio costieri e la struttura fisica, l’assetto ambientale, l’assetto storico-culturale e l’assetto insediativo + 141 carte in scala 1 : 25.000 illustrative dei territori ricompresi negli ambiti di paesaggio costieri + 38 carte in scala 1 : 50.000 relative alla descrizione del territorio regionale non ricompreso negli ambiti costieri, anche in compact disk), supporto connesso ed inscindibile per le norme tecniche di attuazione;


* si conviene con l’individuazione degli ambiti di paesaggio e dei beni paesaggistici (art. 6 delle norme tecniche di attuazione), in particolare con la tipologia delle previsioni di piano, suddivise in prescrizioni dirette e indirette, indirizzi, misure di conoscenza, misure di conservazione, criteri di gestione e trasformazione, azioni di recupero e riqualificazione (art. 10 delle norme tecniche di attuazione);


* particolare importanza positiva assume la disciplina generale degli ambiti di paesaggio, individuati nelle 141 carte in scala 1 : 25.000, dove, nelle aree costiere (artt. 19-20 delle norme tecniche di attuazione), salve specifiche diverse disposizioni di piano, sono consentiti unicamente interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria di consolidamento statico, di restauro, modesti volumi tecnici che non alterino lo stato dei luoghi, interventi consentiti dall’art. 12 (lettere b, e, f, g, h, l, m, p) della legge regionale n. 23/1985, interventi direttamente funzionali ad attività agro-silvo-pastorali che non comportino alterazioni permanenti dello stato dei luoghi o sul piano idrogeologico, interventi di riforestazione, taglio e riconversione colturale, antincendio e conservazione in base al piano regionale antincendi, interventi di risanamento e consolidamento degli abitati e delle aree interessate da movimenti franosi, di sistemazione idrogeologica e di bonifica dei siti inquinati: in sostanza, negli ambiti di paesaggio non è consentito alcun nuovo intervento di trasformazione comportante nuove volumetrie, con esclusione dei citati eventuali modesti volumi tecnici strettamente funzionali alle opere esistenti e senza alterazione dello stato dei luoghi (artt. 12, 15, 19, 20 delle norme tecniche di attuazione);


* vengono in parte eliminati alcuni effetti fortemente negativi determinati dall’applicazione della normativa transitoria: in particolare la possibilità, per i Comuni dotati di piano urbanistico comunale – P.U.C. di mandare avanti interventi di trasformazione del territorio in base a semplice stipula di convenzione di lottizzazione entro il 24 maggio 2006, anche in assenza di alcun intervento. In questi mesi, infatti, numerosi Comuni dotati di P.U.C. hanno approvato convenzioni di lottizzazione in fretta e furia proprio per anticipare l’entrata in vigore delle norme provvisorie del P.P.R. Fra i tanti casi, a Teulada è stato approvato il piano di lottizzazione presentato dalla soc. Holdima a Porto Tramatzu, pur esistendo un contenzioso societario su chi abbia realmente titolo su quelle aree. A Carloforte hanno rapidamente presentato all’approvazione un piano di lottizzazione sulla collina della Croce. A Castiadas il Consiglio comunale ha lavorato a ciclo continuo per adottare una trentina di piani di lottizzazione in zona costiera ed in area agricola. Ora, però, i comparti privi di titoli abilitativi (permessi di costruire, nullaosta paesaggistici, ecc.) alla data di entrata in vigore del P.P.R. dovranno esser rivisti (art. 15, comma 4°, delle norme tecniche di attuazione) e potranno esser realizzati soltanto previa intesa (art. 11 delle norme tecniche di attuazione) fra Regione, Provincia e Comune interessato;


* analogamente particolare importanza positiva assumono le disposizioni a tutela delle aree agricole: in particolare gli indirizzi vincolanti per la pianificazione urbanistica comunale relativi al mantenimento dell’equilibrio fra gli insediamenti con case sparse ed il contesto ambientale, la facoltà di nuovi edifici a carattere residenziale per i soli conduttori dell’attività agricola, generalmente fuori dalla fascia costiera, in relazione alle caratteristiche geo-pedologiche dei terreni interessati rispetto alle coltivazioni previste e l’estensione minima del fondo di 3 ettari per colture intensive e di 5 ettari per colture estensive (art. 83 delle norme tecniche di attuazione). Si deve rammentare, infatti, che la superficie agricola regionale è drasticamente diminuita soprattutto a causa dei fenomeni di urbanizzazione: in dieci anni, dal 1990 al 2000, si è registrato un calo del 24,7 % (dati ISTAT, 2005). Emblematico il caso delle aree agricole olivetate del Sassarese: fra il 1977 ed il 1998 Alghero ha perso 474 ettari di oliveti su 2.456 (- 19,3 %), Sassari ne ha perso 361 ettari su 4.981 (- 7,2 %), Sorso ne ha perso 342 ettari su 1.611 (- 21,2 %). Soltanto Sennori e Tissi hanno registrato minimi incrementi, rispettivamente di 16 (+ 3,5 %) e di 13 (+ 7,3 %) ettari (dati Università degli Studi di Sassari, cattedra di olivicoltura, 2006). In relazione alla sola Sassari, al 2002 dei 4.620 ettari presenti nel 1977, ne sono risultati "degradati" ("oliveti radi, con 50-100 alberi per ettaro) ben 562, 27 ettari sono risultati formati da alberi sparsi (meno di 50 olivi per ettaro): grazie a tale indagine condotta con l’ausilio di immagini satellitari si è appurato, quindi, che la perdita complessiva dell’area olivetta fruibile anche a fini economici è stata di ben 926 ettari (- 19 %). E tale perdita è dovuta quasi esclusivamente alla crescita edilizia incontrollata nell’agro;


* la previsione quali "beni paesaggistici" (artt. 6 e 8 delle norme tecniche di attuazione e parte II del P.P.R.) aventi specifica necessità di conservazione del loro insieme, come ad es. l’area archeologica di Tuvixeddu, e di "beni identitari" (artt. 6 e 9 delle norme tecniche di attuazione e II parte del P.P.R.) di aree e singoli beni che indichino il senso di appartenenza alla collettività sarda, es. l’archeologia mineraria ed industriale.


I principali punti di debolezza, negativi, appaiono questi:


* permane una normativa transitoria (art. 15 delle norme tecniche di attuazione) che può provocare potenzialmente notevole degrado in fascia costiera, a causa dei numerosi piani di lottizzazione approvati sulla base dei P.U.C. vigenti;


* non appaiono presenti meccanismi procedurali sostitutivi nel caso di mancato adeguamento della disciplina urbanistica provinciale e comunale alle previsioni del P.P.R. (artt. 106-107 delle norme tecniche di attuazione);


* la definizione delle aree semi-naturali (art. 25 delle norme tecniche di attuazione) ricomprende i "boschi naturali" (leccete, quercete, sugherete e boschi misti, dune e litorali soggetti a fruizione turistica, ecc.), volendo individuare diversa disciplina per le aree ad utilizzazione agro-forestale comprendenti i "rimboschimenti artificiali": tale differente classificazione è in palese contrasto con quanto previsto dall’art. 2, commi 1° e 6°, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227, norma quadro in materia, che esplicitamente qualifica come "bosco i terreni coperti da vegetazione arborea associata o meno a quella arbustiva di origine naturale o artificiale, in qualsiasi stadio di sviluppo, i castagneti, le sugherete e la macchia mediterranea….devono avere estensione non inferiore a 2.000 metri quadrati e larghezza media non inferiore a 20 metri e copertura non inferiore al 20 per cento…";


* gli indirizzi del P.P.R. per gli insediamenti turistici prevedono (art. 90, comma 1°, punto 3) un eccessivo premio volumetrico massimo in favore dei titolari di insediamenti turistici nei territori costieri di maggior impatto paesaggistico che acconsentano al trasferimento delle loro strutture verso insediamenti residenziali preesistenti. Un premio volumetrico massimo del 100 % rispetto alla volumetria esistente, da conseguirsi mediante procedure negoziali, appare decisamente eccessivo, in quanto rischia di innescare fenomeni speculativi negli esistenti centri abitati a breve distanza dalla costa (es. Bosa, Posada, Villasimius, Pula, ecc.) con conseguenze non prevedibili sul tessuto storico urbano.


La fascia di salvaguardia costiera, norma di tutela provvisoria di cui alla legge regionale n. 8/2004 (la c. d. legge salva-coste), ora varia nel P.P.R. in funzione della conformazione del paesaggio costiero, in alcuni casi è più profonda, in qualche caso meno profonda dei 2 chilometri. Lungo la fascia costiera sono vietate anche costruzioni in area agricola, a meno che non siano legate all'attività agro-zootecnica, nel caso di ricovero per attrezzi, o nel caso che la residenza in campagna sia strettamente necessaria alla conduzione dell'attività.


Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico avevano presentato le proprie "osservazioni" al P.P.R. con atto del 21 marzo 2006. Osservazioni, parzialmente accolte, che hanno puntato a rendere ancora migliore un P.P.R. decisamente improntato ad un’approfondita conoscenza del territorio costiero sardo ed ad una corretta gestione della parte più pregiata dell’Isola. Le "osservazioni" erano incentrate principalmente su una più puntuale tutela dei demani civici (i terreni ad uso civico, il 15 % della Sardegna), oggi purtroppo oggetto di pericolose disposizioni che ne prevedono di fatto la "svendita", sulla salvaguardia di zone umide e dei boschi, sul contenimento delle possibilità edificatorie lungo le coste, sui meccanismi procedurali in caso di inerzia degli Enti locali nelle loro attività di pianificazione urbanistica in attuazione del P.P.R. una volta approvato definitivamente e sulla correzione di alcune discrasie cartografiche (Chia, Portu Malu di Teulada, Porto Conte, Bados e Pittulongu di Olbia, Baccu Mandara di Maracalagonis). Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico, dopo aver presentato diverse proposte in tema di pianificazione territoriale paesistica, hanno preso parte alla fase delle conferenze istruttorie di co-pianificazione (gennaio-febbraio 2006).


In questi mesi ed anche recentemente sono apparse decisamente ingenerose e confuse tante critiche mosse al P.P.R. da amministratori locali ed associazioni imprenditoriali, mentre demagogiche, elettoralistiche e prive di reale riscontro concreto le proposte referendarie (miseramente naufragate alla prima verifica di legittimità) avanzate da Forza Italia contro un P.P.R. addirittura non definitivamente approvato. Non certo meglio le contro-proposte avanzate dall’on. Paolo Manichedda, le quali sembrano quasi frutto del desiderio di quegli amministratori locali e progettisti alle disposizioni lassiste degli illegittimi piani territoriali paesistici del 1993, annullati su ricorsi ecologisti dai Giudici amministrativi perché l’esatto contrario di una corretta pianificazione paesistica.


Si ricorda, inoltre, che nell’estate 2005 era stata consegnata al Presidente della Regione autonoma della Sardegna on. Renato Soru ed al Presidente del Consiglio regionale on. Giacomo Spissu la petizione popolare per la salvaguardia delle coste sarde promossa dagli Amici della Terra e dal Gruppo d’Intervento Giuridico. Gli aderenti sono stati ben 3.515 e vedono tra di loro parlamentari europei (on. Monica Frassoni), l’intera direzione nazionale degli Amici della Terra (Rosa Filippini, Walter Baldassarri e Maria Laura Radiconcini), personalità della cultura (lo scrittore Giorgio Todde), personalità del volontariato attivo (don Ettore Cannavera), rappresentanti di associazioni ecologiste di tutto il Mediterraneo (Coordinamenti Friends of the Earth dell’Europa e del Mediterraneo, associazioni nazionali aderenti a Friends of the Earth di Francia, Spagna, Cipro, Israele, Palestina, Croazia, Tema Foundation della Turchia, Istria Verde della Croazia, N.T.M. di Malta, C 21 dell’Algeria, Green Action della Croazia, European Geography Association della Grecia, E.N.D.A. della Francia, Green Home del Montenegro, S.P.N.L. del Libano, Link di Israele, E.N.D.A. Maghreb del Marocco, Tunisian Front Organization della Tunisia, Ecomediterrania della Spagna, O.D.R.A.Z. della Croazia, A.P.E.N.A. della Tunisia, A.F.D.C. del Libano, R.A.E.D. dell’Egitto, Ceratonia Foundation di Malta, C.O.A.G. della Spagna, WWF – programma Mediterraneo dell’Italia, I.P.A.D.E. della Spagna, Forum della Laguna di Venezia dell’Italia, W.A.D.A. del Libano, Associazione per la Wilderness dell’Italia), componenti di formazioni politico-sociali (vari aderenti a circoli di Progetto Sardegna) e, soprattutto, tanti comuni cittadini sardi, di tante altre parti d’Italia e numerosi stranieri. La petizione ha chiesto che il nuovo piano paesistico contenesse efficaci misure di tutela, una fascia di rispetto costiero di almeno 500 metri dal mare e la conservazione integrale dei tratti costieri ancora integri o non compromessi. Si è chiesta, poi, anche l’istituzione dell’Agenzia per la Salvaguardia delle Coste cui affidare l’acquisizione al patrimonio pubblico e la corretta gestione dei tratti di litorale più pregevoli dal punto di vista ambientale e paesaggistico, della quale, recentemente, la Giunta regionale ha avviato la realizzazione con l’istituzione del Servizio della Conservatoria delle coste sarde. Richieste provenienti dal mondo ecologista internazionale e dalla "società civile" alla quale la Regione autonoma della Sardegna ha iniziato a dare risposte positive: ora cerchiamo di renderle migliori e più efficaci.



centrosardegna
00giovedì 7 settembre 2006 15:47
Approvato il Piano Paesaggistico Regionale





Lungo la fascia costiera della Sardegna, per una profondità media di almeno 2 chilometri, non si potrà più costruire. E' una delle prescrizioni contenute nel Piano Paesaggistico Regionale approvato a tarda sera dalla Giunta, dopo un iter travagliato fatto di duri confronti all'interno della maggioranza di centrosinistra e di polemiche e critiche dell'opposizione. Intanto, mentre il centrodestra occupa l'Aula del Consiglio Regionale per protesta, il presidente Soru è pronto a presentarsi davanti all'Assemblea sarda.

Con l'adozione definitiva da parte della Giunta regionale del Piano Paesaggistico, le coste della Sardegna dovrebbero essere al riparo dall'edificazione selvaggia. In una fascia, mediamente profonda più di due chilometri e soggetta da oggi a una tutela rigorosa, non si potrà più costruire. In particolare il divieto assoluto riguarda quei luoghi in cui il territorio dell'Isola è rimasto intatto, mentre l'attività edilizia è ancora possibile nelle aree urbane lungo la costa e nelle borgate della stessa fascia. Si potrà costruire anche in zone di espansione delle città e delle aree urbane, ma a condizione che i comuni si dotino di un Piano urbanistico comunale (Puc) che però dovrà essere coerente con il Piano. Le verifiche verranno effettuate dall'amministrazione regionale che monitorerà il lavoro degli Enti Locali.

Nei villaggi turistici verrà adottato lo strumento della premialità. Gli incrementi di volumetrie verranno concessi a condizione che siano riconvertite e riqualificate le seconde case, chiuse per la gran parte dell'anno, in attività ricettive. Novità anche nelle campagne dove sarà possibile realizzare solo la casa di abitazione per imprenditori agricoli che abbiamo almeno tre ettari di terreno. Inoltre è indispensabile la residenza rurale in funzione dell'attività agricola, mentre viene bloccata la proliferazione delle altre costruzioni. Ora il piano paesaggistico dovrà essere sottoposto al Ministero per i Beni e le Attività culturali.

All'indomani dell'approvazione del Piano, che ha avuto un iter travagliato con la Giunta e la maggioranza che si sono confrontati duramente in Commissione Urbanistica in Consiglio Regionale, le opposizioni annunciano la mobilitazione di tutti i sindaci della Sardegna. Intanto il centrodestra innalza barricate in Aula e occupa la sede dell'Assemblea sarda. Bandiere dei Quattro Mori e al grido di ''Vergogna'', gli esponenti della CdL hanno improvvisato un sit-in e ostacolato la seduta del Consiglio che è stata immediatamente sospesa da Giacomo Spissu. La polemica era scoppiata già ad inizio seduta con il capogruppo di Forza Italia, Giorgio La Spisa, che aveva chiesto al presidente della Regione, Renato Soru, di riferire all'Assemblea sulle modalità di approvazione del documento programmatico per la tutela del territorio isolano. “Un piano – ha sostenuto l'esponente azzurro – approvato in tutta fretta, appena qualche minuto dopo la formalizzazione del parere da parte della commissione Urbanistica”. Il Governatore, oggi impegnato a Roma per una serie di incontri istituzionali con esponenti del Governo nazionale, dovrebbe presentarsi in Aula già domani mattina anche se le polemiche sembrano destinate a non placarsi.
centrosardegna
00giovedì 7 settembre 2006 21:32
Non più cemento sulle coste, Renato Soru è stato di parola: da ieri la Sardegna ha una legge che proibisce di costruire sui litorali e il limite è persino più dei due chilometri che due anni fa, fra polemiche e minacce di rivolte nei comuni a più alto sviluppo turistico, il governatore aveva imposto provvisoriamente. Ora quel limite è flessibile: va da un minimo di 300 metri, ma in pochissimi siti, a un massimo che in località di particolare pregio ambientale supera i 5 chilometri. Soru riassume: «Tutto ciò che è scampato all'assalto in corso da decenni rimarrà intatto. Le bellezze naturali sono un patrimonio che può essere messo a frutto solo se non viene stravolto. Ci eravamo impegnati a voltare pagina, lo abbiamo fatto».

A un prezzo carissimo, protestano l'opposizione di centrodestra che ha occupato l'aula del consiglio regionale con bavagli, transenne e cartelli di divieto di transito («Sarà la paralisi dell'edilizia, migliaia di disoccupati») e gli imprenditori più danneggiati. Fra i quali la famiglia Berlusconi, che dovrà rinunciare definitivamente a realizzare Costa Turchese, mega villaggio a sud di Olbia, ville e alberghi su 500 ettari e porto turistico per 2 mila imbarcazioni. A Costa Turchese e nella fascia intorno a Capo Ceraso, di fronte all'isola di Tavolara, non si potrà erigere un solo metro cubo: la salvaguardia è totale, anche per la vicinanza di una riserva marina protetta che va dal golfo di Olbia fino a San Teodoro.

La legge è tassativa: si potrà costruire esclusivamente nelle città, ma solo se dotate di un piano urbanistico, e compiere interventi di riqualificazione in insediamenti turistici esistenti, ma con l'assenso di Regione, Provincia e Comune. Un esempio: a Porto Cervo il finanziere californiano Tom Barrack potrà compiere ristrutturazioni (è previsto l'abbattimento del cantiere nautico: al suo posto hotel a 5 stelle e centri commerciali) ma la Costa Smeralda nel complesso rimarrà com'è; nei 2500 ettari fra Cala di Volpe e Portisco non si potrà tirar su neanche un muro. Stop a Sergio Zuncheddu, importante imprenditore immobiliare ed editore del quotidiano Unione Sarda, e agli insediamenti a Cala Giunco (costa sud). Niente cemento nell'incantevole golfo di Orosei (Cala Luna, Sisine, Mariolu, Goloritzè), nella baia di Porto Conte vicino ad Alghero. Nel Sulcis Iglesiente invece le miniere dimesse saranno trasformate in siti di interesse turistico con il recupero degli edifici esistenti, ma nelle decine di migliaia di ettari fronte mare non si potrà erigere nulla. Così pure all'Asinara: nell'ex isola- prigione, ora parco nazionale, via libera ad imprenditori internazionali che però dovranno trasformare gli edifici carcerari in residenze per turisti.

Alt anche alle ville «camuffate» da fattorie: nei terreni agricoli si potranno costruire solo alloggi per chi conduce l'azienda ed è prevista un'estensione minima di 3 ettari. «E' la fine del Far West», tira dritto Soru. «Ora ci sono regole certe, forse addirittura abbiamo fatto meno di ciò che la gente chiedeva. Abbiamo visto paesini sulle coste diventare città, senza lo straccio di un progetto né un piano regolatore. Si procedeva colpi di piano di risanamento urbano, ben 18 in un solo comune. Adesso non accadrà più».


centrosardegna
00giovedì 14 settembre 2006 22:18
Approvazione del P.P.R. e Consiglio regionale, qualche resoconto.





L'approvazione del piano paesaggistico regionale - P.P.R. ed il relativo dibattito nel Consiglio regionale sardo hanno avuto momenti piuttosto accesi e polemici. Facciamo un po' di sana informazione e riportiamo qualche resoconto. Naturalmente, come abbiamo chiesto a gran voce più volte, sosteniamo il futuro ruolo del Conservatore delle coste, ora più che mai deve poter operare efficacemente.

Gruppo d'Intervento Giuridico e Amici della Terra


da La Nuova Sardegna, 13 settembre 2006

Soru: «I miei interessi alla luce del sole»
Proposta-choc: alla Conservatoria i terreni inedificabili. La destra: «Ppr di lucida follia» . In maggioranza voce critica di Balia «Gli incontri bilaterali? Un errore» Marrocu: Ds uniti nell’obiettivo finale. AUGUSTO DITEL

CAGLIARI. Un’autodifesa sul conflitto d’interessi che non c’è più. Un boomerang che atterra sui banchi della destra, dove qualche consigliere contesta in maniera pelosa il Piano paesaggistico. Eppoi, la proposta-choc: che tutti i terreni resi inedificabili dal Ppr varato dalla giunta vengano ceduti alla Conservatoria regionale in modo che la corsa al loro acquisto (ventilata da Mario Diana di An e dal capogruppo di FI Gorgio La Spisa) «da parte di chi ha molti soldi», in previsione di cubature prossime venture, sia vanificata per sempre. Questa la sintesi del Soru-pensiero.
Il governatore l’ha chiuso così, poco prima delle nove di sera, il dibattito-fiume sul Ppr. Con la voce un po’ arrochita, e un malcelato fastidio nei confronti di chi l’ha interrotto (l’ha fatto un paio di volte il forzista Fedele Sanciu), stufo delle «tante maldicenze» sul piano personale, Renato Soru ha parlato abbastanza si se stesso, facendo riaffiorare in aula il tema del conflitto di interessi, proprio nel giorno in cui i sardisti Beniamino Scarpa e Francesco Atzeri hanno presentato una proposta di legge «in materia di etica pubblica». Soru ha parlato dei suoi tre terreni «acquistati prima della candidatura» a Scivu e Funtanazza, ha sottolineato la sua volontà di venderli (ha già incaricato il comune di Arbus), rinunciando così alla costruzione di un albergo e ad altra volumetria. «Perderò tra i 150mila e i 180mila metri cubi - ha rivelato -, per averne 30mila, a Funtanazza. Ecco, le mie proprietà sono alla luce del sole. Non so se altri possono affermare la stessa cosa». Soru stava per affondare il coltello su Fedele Sanciu, che gli ha urlato qualcosa dal suo scranno. Poi, ci ha ripensato auspicando che «si possa legiferare in tempi brevi sulla cessione alla Conservatoria regionale di tutte quelle aree che il Ppr ha reso inedificabili e che diventerebbero di tutti i sardi. In questo modo - ha spiegato ancora Soru - non esisterebbe più il pericolo che gli speculatori di lungo periodo, tutti impegnati, a sentire qualcuno della destra, a comprare a poco prezzo aree intonse, possano costruire qualcosa in futuro, se le attuali norme fossero modificate».
I calcoli. Quella di Soru non è stata una boutade. Pare che quest’idea gli sia balenata di recente, dopo l’intervento di Mario Diana di An. Fedele alla sua vocazione per i numeri, il presidente avrebbe fatto due conti: basterebbero gli introiti dei prossimi tre anni sulla tassa sulle seconde case per acquistare i terreni vincolati. «L’abbiamo fatta grossa». E’ una delle frasi usate da Renato Soru per rimarcare l’importanza dell’approvazione definitiva del Ppr «da parte di una maggioranza di centrosinistra che aveva preso un impegno in campagna elettorale e e l’ha rispettato. Il Piano è l’atto più importante di questi due anni di governo». Quanto ai dissidi nella coalizione, il presidente non ne ha negato l’esistenza. «Il centrosinistra non aveva un pensiero unico, ma la discussione è avvenuta alla luce del sole. Qualcuno ha fatto dei distinguo, ma alla fine è stata tutta la maggioranza ad aver approvato questa legge».
Il cammino futuro. Il capo dell’esecutivo ha poi annunciato che «ci sarà ancora da discutere. Dovremo varare la nuova legge urbanistica, i Piani delle zone interne, i problemi legati all’agro, esaminare i Puc: in quella sede potremo esaminare le osservazioni e i suggerimenti di chi non ha condiviso completamente i contenuti del Ppr».
L’attacco alla minoranza. «La destra - ha sostenuto Soru - non ha saputo gestire il tema. Nella discussione sulla legge, ha bloccato l’aula, poi ha sperato nel governo che ha impugnato il provvedimento, sperando invano nella bocciatura della Corte Costituzionale. Quindi, ha organizzato un referendum, triplicando i voti reali. In aula si è speculato, banalizzando il concetto, sulla “salvezza” della Sardegna. Certo, la Sardegna è salva, l’abbiamo salvata dal saccheggio delle coste».
L’assessore. Era stato Gian Valerio Sanna ad aprire la seduta. Dopo aver definito «artificiose» le polemiche sulle aree agricole l’assessore ha detto: «Abbiamo agito nel massimo rigore normativo superando anche alcune contraddizioni legislative e stabilendo la procedura del confronto sulle linee-guida della pianificazione, ad esempio, con i 73 comuni costieri». Sul rischio di ricorsi Sanna ha precisato: «Sono due, entrambi sulle misure di salvaguardia e non sulle norme. Quindi la contestazione è superata».
La voce critica. E’ quella del capogruppo della Fas Peppino Balia, secondo il quale la maggioranza ha commesso «l’errore di aver sostituito il metodo dialettico e collegiale con quello degli incontri bilaterali. Lo dico senza acredine, ma per avvertire che è un modo di indebolire il Consiglio nel suo rapporto corretto con la Giunta». Quanto al parere della Commissione, obbligatorio ma non vincolante, Balia ha posto un problema politico: «La Giunta si può discostare, ma deve fornire le motivazioni. Sarebbe stato più logico e opportuno che la nuova legge urbanistica - ancora da discutere e approvare, e che dovrebbe assecondare il Ppr - avesse preceduto il Piano Paesaggistico regionale».
I sì dei capigruppo. Seppur con toni differenti, i capigruppo di maggioranza hanno sostenuto «l’estrema rilevanza di questo provvedimento che pone fine a un’anarchia durata molti anni e pone al centro della pianificazione la tutela delle nostre coste». Hanno parlato Antonello Licheri di Rifondazione, Antonio Biancu della Margherita, e Chicco Porcu di Progetto Sardegna. A Siro Marrocu è toccato il compito di sdrammatizzare «il confronto dialettico nei Ds. A parte i dissensi, nessuno di noi ha mai messo in discussione l’obiettivo finale di arrivare a una svolta, con l’approvazione di un Ppr condiviso. Nessuno di noi - ha aggiunto Marrocu - si è mai sentito subalterno a chicchessia».
L’opposizione. Ha cominciato Pierpaolo Vargiu dei Riformatori, ha proseguito Ignazio Artizzu di An. A suo giudizio «Il Ppr favorisce alcuni sardi e i loro progetti illuminati, gli speculatori continentali e Renato Soru che, da privato, possiede case e aziende sull’acqua, mentre da presidente ha vietato tutto». L’Udc Roberto Capelli ha parlato di «dibattito-farsa su un Ppr frutto di lucida follia» e di «maggioranza al guinzaglio di Soru», segnalando «la paura che mi provoca il silenzio di Giuseppe Pirisi». Ecco Giorgio La Spisa. «La nostra occupazione dell’aula - ha esordito il capogruppo di Fi - è stata un fatto irrituale, ma necessario. Ci dà fastidio il servilismo, mortificante per chi lo esercita: sia chiaro però che il governo regionale e la maggioranza hanno le stesse responsabilità. E non è vero che è scomparsa la discrezionalità: attraverso il meccanismo dell’Intesa, la Regione condizionerà sempre la politica urbanistica».



da L’Unione Sarda, 13 settembre 2006

La Regione comprerà tutte le coste. Soru: le faremo acquisire dalla Conservatoria per gli usi civici. GIUSEPPE MELONI.

Ultima frase dell’ultimo intervento in aula sul piano paesaggistico: calcisticamente sarebbe il 90° minuto, anzi il recupero. Sta parlando Renato Soru, ha appena finito di replicare a tre giorni di duri attacchi del centrodestra: e più o meno tutti, nel Consiglio regionale reduce da un dibattito lungo e velenoso, aspettano solo il fischio finale. Anche perché nei televisori del transatlantico va già in onda la Champions’ league. Ma prima di spegnere il microfono il governatore tira fuori una proposta a sorpresa: tutti i costieri, dice, dovrebbero essere acquistati dalla Conservatoria regionale (creata un anno fa proprio per tutelare i litorali), per farne un’unica, enorme area destinata a usi civici. "Così apparterrebbero ai sardi: non saremmo allora tutti più ricchi ?", aggiunge Soru, mentre i consiglieri ancora si chiedono se stia scherzando.
La proposta. Non stava scherzando. I commentatori diranno se si tratta di una rete a suo favore o di un autogol e, soprattutto, il tempo dirà se l’idea ha la possibilità di trasformarsi in legga. Ma che non sia qualcosa buttata lì si capisce già da come Soru conclude l’intervento: "E’ una proposta su cui il Consiglio può legiferare e, anzi, spero presto possa essere approvata in Giunta". Infatti subito dopo, mentre maggioranza e opposizione si interrogano sulla novità, trapela la conferma: la proposta presidenziale è ‘in cottura’ da qualche tempo e mira a rendere ancora più forti i vincoli di inedificabilità. Del resto anche provvedimenti come il decreto sui due chilometri, per restare alla materia vincolistica, o le tasse regionali sono nati così: da un’esternazione soriana archiviata inizialmente come ‘boutade’. Adesso, siccome tutti hanno imparato a conoscerlo, il centro sinistra sa già che dovrà discutere di questa nuova proposta. Come negli altri casi, ancora gli alleati non ne sanno alcunché.
Le finalità. Pare che Soru intenda così rimediare ai rischi di speculazioni immobiliari sottolineati, tra gli altri, dall’intervento di Mario Diana (di An) nella prima giornata di dibattito sul piano paesaggistico. Rischi legati al prevedibile calo di valore dei terreni su cui si abbattono i rigidissimi divieti del Ppr. "Proprio perché perderanno di valore – è il ragionamento fatto in aula dal presidente – potrebbe acquistarli la Conservatoria". Istituita proprio dalla Giunta Soru con lo scopo di acquistare e tutelare i terreni costieri, ma ancora non operativa. Non si parla di litorali veri e propri, che sono già demaniali, ma di aree per lo più classificate come zone agricole. Di certo non si potrebbe prescindere da trattative con i proprietari: l’esproprio proletario non sarebbe in programma. Sarebbe una procedura lunga e servirebbero risorse abbondanti. Pare che il presidente abbia già fatto condurre alcuni studi sull’impatto economico della proposta e che mediti di finanziarla con le tasse su seconde case, yacht, aerei e plusvalenze immobiliari. Sulle quali però pende il ricorso del Governo alla Corte costituzionale.
L’opposizione. Reagisce subito l’Udc Roberto Capelli: per lui è un proposito "semplicemente inconcepibile. Soru – aggiunge – ha imparato bene il mestiere, è sfuggito a tutte le domande serie e ha tirato fuori l’ennesima sparata populistica". Il consigliere dello scudocrociato pensa ad una provocazione "ma se non è così, è la conferma di una lucida follia che sta alla base delle scelte sull’urbanistica. Quanto costerebbe l’operazione ? E alla Bocconi Soru non ha appreso che con le cubature premiali le aree libere acquisteranno valore anziché perderlo ? Questo progetto – conclude Capelli – aprirebbe la strada a speculazioni ben peggiori". Sarcastico il forzista Giorgio La Spisa: "Bum ! Stiamo rasentando il ridicolo, è una gara a chi la spara più grossa".



CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA
XIII LEGISLATURA

Nota stampa
della seduta n. 229 del 12 settembre 2006

Il dibattito sulle dichiarazioni del presidente Soru sul Piano paesaggistico regionale. Gli interventi dell’assessore agli enti locali Gian Valerio Sanna e dei capigruppo.

Cagliari 12 settembre 2006 - Con l’intervento dell’assessore regionale agli enti locali Gian Valerio Sanna si sono aperti, questo pomeriggio, i lavori del Consiglio regionale. Il presidente Spissu prima di dare la parola all’esponente dell’esecutivo, ha reso noto di aver nominato l’on. Eliseo Secci, presidente della Giunta delle elezioni e che il consigliere Gerolamo Licandro era entrato a far parte dello stesso organismo in sostituzione dell’on. Andrea Biancareddu.
L’assessore agli enti locali Gian Valerio Sanna ha voluto puntualizzare alcune questioni emerse nel dibattito. L’assessore ha detto che il rispetto delle prerogative istituzionali è sempre stato un punto fermo della giunta. Non è stato, infatti, questo esecutivo a espropriare le prerogative del Consiglio in tema di approvazione del Piano. Ma tale esproprio è contenuto nella legge n. 23 del 1993 quando era presidente l’on. Mario Floris. Pronta la replica anche per quanto riguardo l’esproprio delle prerogative dei comuni. Nella redazione del precedente PTP – ha detto l’assessore - i comuni non vennero mai ascoltati, infatti, nel 1993 ai comuni vennero inviati gli atti solo per la loro pubblicazione. Prima di approvare il PPR – ha detto G.V. Sanna – noi abbiamo notificato gli atti ai 73 comuni costieri, abbiamo organizzato 24 conferenze di co-pianificazione (vi hanno partecipato 100 comuni e 8 province), 174 incontri tecnici con i comuni e 8 con le province. Tutto questo lavoro di concertazione ha portato al risultato di far diminuire in maniera notevole le osservazioni che sono passate dalle 10.000 del 1993 alle 2.800 attuali. Altro argomento affrontato dall’assessore Sanna nel suo intervento, il tema dei ricorsi. In passato ce ne furono 50, oggi appena 2. Sull’agro, altro tema su cui si sono moltiplicate le critiche, l’esponente della giunta ha avvertito che non è corretto mandare messaggi sbagliati: l’attività agricola è salva e l’obiettivo della giunta è quello di voler frenare l’uso indiscriminato della residenza (soprattutto per chi non è imprenditore agricolo). Fortemente critico, sia sul metodo che nella sostanza, il giudizio sul PPR del capogruppo dei Riformatori Pierpaolo Vargiu. La riflessione che stiamo facendo in aula – ha detto – non riguarda solo il PPR ma la prima metà di questa legislatura. Il PPR e la legge n. 8 sono gli atti più importanti di questi due anni di governo. Sul metodo, l’on. Vargiu ha ricordato che la discussione sul PPR ha interessato il Consiglio solo durante la fase dei lavori in commissione. Vargiu ha specificato che i riformatori non hanno mai detto che tale procedura era illegittima. Noi Riformatori siamo per il presidenzialismo e per il maggioritario, noi siamo consapevoli che un presidente eletto dal popolo ha una delega, ma questi sistemi si difendono dando strumenti anche alla minoranza.. Sarebbe stato opportuno, prima di approvare il PPR, aprire una discussione in Consiglio. Ma quando la minoranza ha chiesto di convocare l’Assemblea per discutere l’argomento la maggioranza ha risposto che sarebbe stato meglio discutere dopo l’approvazione da parte della giunta così potevamo ragionare anche sui vincoli. Così non è stato, però, perché la tabella dei vincoli non è stata allegata al PPR. Per Vargiu questo PPR è un mix mediatico di integralismo e di discrezionalità. Abbiamo la sensazione – ha proseguito il capogruppo dei riformatori – che l’integralismo si sposi con la discrezionalità quindi che ci sia un atteggiamento “arcigno” con i piccoli e “largheggiante” con chi piccolo non è. L’occupazione dell’aula attuata dall’opposizione per Vargiu è la dimostrazione che in Consiglio ormai c’è la morte della politica. “Noi abbiamo occupato – ha ribadito - perché non abbiamo più i mezzi per poterci confrontare. La maggioranza si deve ormai porre il problema di come garantire i diritti della minoranza. E’ poi intervenuto l’on. Balia (Fas) che è stato critico nei confronti del PPR e sul metodo seguito dalla maggioranza. “Il centrosinistra ha commesso un errore – ha detto Balia – nel momento in cui ha voluto sostituire la forma dialettica con la forma degli incontri bilaterali ( a cui sono stato invitato ma non ho partecipato) perché questo è un modo di indebolire il Consiglio. L’intervento dell’assessore Sanna è stato definito “una lezioncina” in stile difensivo con molte giustificazioni ma con una visione eccessivamente “deterministica” delle cose fatte dal Consiglio regionale e priva di dubbi. La sensazione – ha proseguito l’on. Balia – rivolgendosi all’assessore Sanna - è che lei abbia commentato un testo diverso da quello che ho letto io. Dopo aver riconosciuto al presidente Soru una coerenza di fondo, l’on. Balia ha proseguito dicendo che nessuno ha mai detto che la Giunta, approvando il Piano, abbia commesso un atto illegittimo. La legge n. 8 prevede che il ppr debba essere approvato dalla giunta regionale ma prevede anche che la commissione debba dare un parere che è obbligatorio ma che non è vincolante per la giunta la quale se vuole discostarsene deve, però, motivare tale scelta. “Le motivazioni – ha detto Balia – non ci sono”. Il capogruppo del FAS ha affermato, inoltre, che questo PPR può decuplicare capitali e impoverire altri, ha posto dei dubbi se è giusto l’aumento di volumetrie concesso ad alberghi sul mare che in passato avevano già ottenuto incentivi volumetrici e ha ribadito che nel profilo dei rapporti tra giunta e Consiglio si è persa un’occasione perché il Consiglio doveva discutere il PPR prima dell’approvazione da parte della giunta. Infatti, ha chiesto, l’aver approvato il Piano anticipatamente costringerà il Consiglio regionale ad approvare una legge urbanistica che si adegui al piano? Sarebbe stato meglio il percorso inverso. Inoltre, Balia è stato molto critico anche sul metodo: “Il Piano l’ho letto dopo averlo estrapolato da internet, gli atti che la giunta ha messo a disposizione del Consiglio erano limitati e incompleti”. Inoltre, molte disposizioni del PPR sono ambigue (articoli 4, 11, 15) e spesso, si sottraggono poteri agli enti locali con atto amministrativo e non con un atto legislativo. Sull’agro, poi, ha detto l’on. Balia rivolgendosi all’assessore “abbiamo letto cose diverse”. In conclusione l’on. Balia ha sottolineato la necessità che la legge urbanistica arrivi subito in aula e che non si pieghi al piano. Per il capogruppo di AN Ignazio Artizzu la Sardegna è molto simile alla “fattoria degli animali di Gorge Orwell dove gli animali sfruttati organizzano la rivoluzione con a capo due maiali che poi si approfittano del potere. Il motto di questa storia – ha detto Artizzu – “in questa fattoria tutti gli animali sono uguali ma alcuni sono più uguali degli altri” calza perfettamente alla vicenda del PPR. In Sardegna – ha detto Artizzu – ci sono tre categorie di “più uguali”: alcuni sardi (che vedranno i loro progetti approvati discrezionalmente dalla giunta); alcuni speculatori (saranno avvantaggiati i grandi imprenditori che possono acquistare adesso a prezzi convenienti e aspettare nel lungo periodo che le cose cambino); il presidente Soru (che nel pieno rispetto delle leggi ha realizzato case e aziende sull’acqua). Il responsabile del Piano “che è un danno gravissimo per la Sardegna” non è solo il presidente Soru ma anche l’intera maggioranza che ha consentito al presidente della Regione di approvare il piano che voleva. Il presidente Soru vuol far credere ai sardi che la nostra isola sarà una nuova Atlandide, ma non sarà così, sarà un Far West dove tutti staranno peggio: le amministrazioni comunali che dovranno rivedere il proprio bilancio e azzerare gli introiti dell’Ici sulle aree edificabili; i clienti delle aziende bancarie che dovranno restituire prestiti concessi in base ai terreni che prima avevano un valore e adesso ne hanno un altro; i turisti , gli automobilisti e persino i pedoni che dovranno vedersela con regole tragicomiche. Per non parlare dei pastori, degli agricoltori e dei cacciatori. Il PPR, insomma, è un danno grave e un vero pericolo per la Sardegna . (r.r.)

Gli interventi dei capigruppo Licheri (Prc), Capelli (Udc), Porcu (Ps), Atzeri (psd’az), Biancu (La Margherita), Marrocu (Ds).
Con l’intervento dell’on. Licheri (Rc), è proseguito il dibattito sulle dichiarazioni del presidente della Regione sul Piano Paesaggistico. Un intervento di soddisfazione per il lavoro fatto. “Si tratta di uno strumento importante che pone la Sardegna all’avanguardia nella politica di protezione ambientale”. Licheri ha espresso rammarico per i numerosi banchi vuoti nel settore delle forze di opposizione, “manca il contributo della minoranza –ha detto- ma per fortuna si registra il consenso dei sardi”. Dopo aver approfondito vari aspetti del Piano paesaggistico approvato dalla Giunta, che rappresenta un punto importante, ha precisato, del programma di governo presentato a inizio legislatura, Licheri ha ricordato come sia importante che lo sviluppo della Sardegna si imperni su una crescita qualitativa e non su una crescita quantitativa. “La tutela e la salvaguardia ambientale pone la Sardegna all’avanguardia rispetto alle altre regioni ed in Europa”. Critico verso l’opposizione, “posizioni di retroguardia quelle del centrodestra, proprio quando la Sardegna fa da apripista”.
Fortemente critico invece l’on. Roberto Capelli (Udc): “Non è questo il dibattito che avremmo voluto fare, avremmo preferito fare questa discussione prima che il Ppr fosse approvato”. L’occupazione dell’aula ha quindi aggiunto è stato un atto estremo (“lontano dalla nostra cultura politica che non è nel nostro DNA”) ma necessario per richiamare l’attenzione su un problema importante. Il dibattito, secondo il rappresentante dell’opposizione, “manifesta le incapacità legislative della maggioranza e della Giunta. Molte leggi fatte ma nessuna applicata, da quella sulle comunità montane alle aziende ospedaliere miste. Molte leggi impugnate dal Governo”. Richiamando l’intervento critico di Balia ha parlato di “disastro legislativo di cui sono responsabili tutti i componenti della maggioranza”. “Il PPr una scelta coraggiosa? Piuttosto una lucida follia”, ha sottolineato. Ha quindi concluso sottolineando l’asserita incoerenza del Presidente della Giunta (“L’edificazione a Santa Gilla”), la disastrosa politica dei trasporti e della politica dello sport, l’emergenza industria,
Rigetto convinto delle critiche dell’opposizione da parte dell’on. Chicco Porcu (Ps): “Accuse gratuite quelle di minaccia alla democrazia parlamentare in pericolo”. Si è fatto un gran clamore, ha proseguito Porcu, su un presunto allarme per la stagione turistica, “ma il disastro annunciato non vi è stato, nessun calo delle presenze nessun calo dell’occupazione”. “Forse si può fare meglio, ma se ne discuta”. Quanto poi alle accuse di prevaricazione sull’opposizione, niente di più inesatto “perchè da 10 giorni stiamo discutendo proprio su un argomento richiesto dall’opposizione”. “Nessuna emergenza democratica, e nessuna questione morale”, ha detto ancora Porcu. Sul merito ha ricordato l’eccessiva nostalgia manifestata per i vecchi PTP troppo permissivi, per le “zonizzazioni” fin troppo elastiche”. Certamente, ha aggiunto “dubbi ce ne sono certamente su singoli aspetti che saranno ridiscussi e rivisti. E’ necessario definire un piano di sviluppo sostenibile, ma su questo si deve ancora discutere e confrontarsi”.
Richiamo ad un maggiore reciproco rispetto quello dell’on. Giuseppe Atzeri (Psd’az) che ha annunciato la presentazione da parte della propria forza politica della proposta di legge sul conflitto di interessi: “perchè occorre finirla con le maldicenze e piuttosto porre regole precise”. E’ vero, ha detto Atzeri che il Piano Paesaggistico attua una parte del programma della Giunta Soru, “certamente questo provvedimento condiziona e orienta lo sviluppo della Sardegna per i prossimi dieci anni”. Ma proprio per questo, ha aggiunto “proprio per l’importanza dei problemi posti si doveva discutere e varare un Piano interistituzionale Giunta-Consiglio regionale”. Dopo aver messo in guardia dal pericolo di una deriva presidenzialista, ha criticato l’eccessivo ricorso alla corsia preferenziale per i provvedimenti del governo: “la concertazione è un valore fondamentale”.
La soddisfazione della Margherita è stata espressa da Antonio Biancu: “si colma un vuoto normativo pericoloso”. Dopo aver definito improprie le accuse della opposizione di “svuotamento delle prerogative del Consiglio”, Biancu ha affermato che si stanno mantenendo le promesse del programma di governo. “Nessun eccesso decisionista da parte del presidente –ha detto- nessun eccesso di discrezionalità nè di arbitrio”. Quanto al lavoro della Commissione, “si può dissentire sul risultato- ha quindi affermato- ma non certo sull’impegno del lavoro svolto, dove però è mancato il contributo del Centrodestra”. Il Piano Paesaggistico “è un importante tassello del complessivo mosaico che si completerà col Piano per un turismo sostenibile e con la legge urbanistica”, ha detto ancora, respingendo con forza le accuse “di centralismo regionale”; il centrosinistra ha concluso “ha dato vita a un dibattito approfondito: il varo del provvedimento rappresenterà uno dei frutti più significativi della legislatura”.
Anche il capogruppo Ds Siro Marrocu ha respinto le critiche di “subalternità” da parte della opposizione. “Non sento nessuna minaccia alla democrazia consiliare; ciò che in passato ha offeso l’aula e ha tolto dignità erano piuttosto gli agguati del voto segreto alle Giunte di turno”. Nessun imbarazzo e nessun disagio, dunque: “c’è stato confronto vero”. Per Marrocu è estremamente positivo che il Piano Paesaggisto ponga una rigorosa disciplina normativa. “Volevamo dare regole –ha detto- con un Piano inattaccabile. Esso segna una svolta in questa legislatura, apre alla certezza del diritto”. Non tutto può essere perfetto, ha quindi proseguito, “non nascondiamo alcune perplessità su alcune soluzioni indicate, ad esempio per quanto concerne l’agro. Ma ci saranno altri confronti ed il modo di trovare altre soluzioni”. Sottolineando l’importanza dei prossimi appuntamenti: la legge urbanistica ad esempio, ha espresso soddisfazione auspicando che anche gli enti locali si possano dare regole certe attraverso i Puc.

Il dibattito prosegue con gli interventi del capogruppo di Forza Italia e successivamente del Presidente della Regione Soru. (L.P.)

Gli interventi del capogruppo di Forza Italia La Spisa e del presidente della Regione Renato Soru.
Gli interventi dei capigruppo si sono conclusi con l’on. La Spisa (Forza Italia) che ha attaccato duramente il PPR e il servilismo della maggioranza poco edificante che tenta di coprire un’ipocrisia che ormai è chiara a tutti i sardi. Il capogruppo di Forza Italia ha chiarito che la decisione della minoranza di occupare l’aula è stata maturata dopo aver riflettuto sulla delicata fase che sta attraverso la politica isolana sempre più a rischio involuzione. Per La Spisa si sta svilendo il rapporto tra Regione e Comuni e si sta rafforzando sempre più il ruolo del presidente della Regione che, sarà sempre più ambito dai poteri forti che potranno così gestire la Sardegna e portare a termine i loro interessi. Questo PPR – ha detto ancora La Spisa – stravolge tutto un sistema normativo di divisione dei poteri. Tramite le “intese” che compaiono in molti articoli del piano si stravolge tutto. Insomma, la discrezionalità sfiora, spesso l’arbitrio. E così si prevede sempre tramite “intesa” la possibilità di attuare interventi di riqualificazione, di incrementare volumetrie, di vincolare alcuni territori e altri no. Quindi, un potere enorme in capo alla giunta e al presidente della Regione. La Spisa ha auspicato che i sardi capiscano quale è la verità. Dopo i capigruppo è intervenuto il presidente della Regione Renato Soru che ha detto che con l’approvazione del PPR da parte della giunta si è ultimato un percorso che ha preso il via nel novembre del 2004. E’ un provvedimento atteso dai sardi, promesso in campagna elettorale, che colma un vuoto legislativo. Il presidente della Regione si è soffermato sulle diverse vedute che c’erano sull’argomento all’interno del centrosinistra. “Dopo un acceso dibattito – ha aggiunto - abbiamo superato le contrapposizioni e questo PPR è frutto della sintesi dei diversi pensieri. Il centrosinistra ha così mantenuto la sua promessa nei confronti dell’elettorato: abbiamo approvato un piano i cui effetti dureranno decenni e che inciderà sul futuro della nostra Regione”. Renato Soru è stato molto critico nei confronti dell’opposizione che, tradendo largamente il mandato degli elettori, ha cercato in ogni modo di bloccare il provvedimento. Il presidente della Regione ha poi detto basta alle maldicenze: “E’ dal mio primo passo in quest’aula che le maldicenze nei miei confronti bloccano il sereno confronto. I miei interessi sono tutti chiari e alla luce del sole. Prima di diventare presidente della Regione avevo acquistato un terreno a Scivu dove volevo costruire un albergo. Non ne farò più nulla. Sono stato anch’io regolato dal piano”. Il presidente ha aggiunto che sta cercando di vendere il terreno nella maniera più trasparente possibile, magari affidando la vendita al comune. Contro chi ha detto che intravede la possibilità di una grande speculazione edilizia a medio e a lungo termine il presidente Soru è stato chiaro: “La mia proposta è quella di far acquistare alla Conservatoria regionale tutte le coste della Sardegna per uso civico. Così nessuno potrebbe mai più approfittarne”. I lavori del Consiglio regionale riprenderanno domani mattina alle ore 10 con la prosecuzione dell’ordine del giorno.





centrosardegna
00giovedì 14 settembre 2006 22:20
Il nuovo "demanio costiero" della Sardegna.

Anche il principale ed autorevole quotidiano economico italiano si interessa

Soru inventa il demanio sardo delle coste. Nuovo piano paesaggistico. La Sardegna compra le coste.






La ricetta di Renato Soru per tutelare i litorali sardi ? Farli acquistare dalla Regione e affidarli alle cure di un’Agenzia regionale per la salvaguardia delle coste, sul modello del Conservatoire du littoral francese o del Nazional Trust inglese. Poco importa se i terreni alle spalle della spiaggia (che rientra nel demanio) possano essere di proprietà dei privati. La Regione può acquistarli, se si trova l’accordo, o espropriarli, nell’ipotesi peggiore (per il proprietario). Con questa proposta il presidente della Sardegna ha concluso una maratona di tre giorni di dibattito, in Consiglio regionale, sul piano paesaggistico appena adottato, che vieta nuove costruzioni sulla costa per una profondità di almeno due chilometri. Ad acquistare le zone non più edificabili dovrebbe essere la Conservatoria delle coste, istituita un anno fa a Cagliari per gestire le aree ambientali più importanti dell’isola. A finanziare il tutto, dovrebbero essere invece i proventi delle imposte regionali sulle seconde case e sugli scali di yacht e aerei, introdotte dall’amministrazione sarda prima dell’estate. E per sfuggire alle critiche, Soru ha fatto sapere che sarà il primo a mettere a disposizione della Conservatoria le sue proprietà a Scivu, una delle zone più belle della marina di Arbus. Approfittare del piano paesaggistico regionale appena approvato, che stabilisce il divieto di costruzione lungo il litorale per una profondità di almeno due chilometri, per far acquistare alla Conservatoria delle coste i terreni non più edificabili: un’unica, grande area alle spalle del demanio marittimo costiero (limitato alla spiaggia), da destinare . E’ la proposta con cui il presidente della Sardegna, Renato Soru, ha concluso in Consiglio regionale l’acceso dibattito (durato tre giorni) sul piano paesaggistico adottato dalla Giunta il 5 settembre (delibera 36/7). Che non si tratti di un’idea improvvisa, ma di un’intenzione da formalizzare presto in un disegno di legge, sembra confermarlo lo stesso presidente, che ha concluso: . Ad acquisire i terreni, comprandoli o, nei casi in cui non si raggiungesse l’accordo con i privati, espropriandoli, dovrebbe essere la Conservatoria delle coste della Sardegna, istituita un anno fa nella presidenza della Regione per coordinare la gestione delle aree ambientali più importanti dell’isola. Nel nuovo ufficio lavorano sei persone, compreso il direttore Giovanni Antonio Carta: . Nei disegni della Giunta Soru, la Conservatoria dovrebbe presto trasformarsi in un’Agenzia per la salvaguardia delle coste, sul modello del “Conservatoire du littoral” francese, ente pubblico creato nel 1975, o del “National Trust” inglese, ente privato senza scopo di lucro fondato a Londra nel 1895. . Per finanziare il piano di acquisto dei terreni da assegnare all’Agenzia per la salvaguardia delle coste, l’amministrazione farebbe affidamento sui proventi delle imposte sulle seconde case e sugli scali degli yacht e aerei privati, istituite con la legge regionale 4/2006. Già su questo provvedimento, però, pende il ricorso del Governo alla Corte costituzionale. Per respingere eventuali accuse sul conflitto di interessi, poi, Renato Soru ha fatto sapere che metterà a disposizione della Conservatoria delle coste il terreno che possiede a Scivu e che rinuncerà, in base al nuovo piano paesaggistico regionale, alla costruzione di un albergo in un altro terreno di sua proprietà nel comune di Arbus. La nuova idea di far acquistare alla Regione ampie porzioni di costa da tutelare nasce infatti come completamento del piano paesaggistico fortemente voluto da Soru: in base alle nuove disposizioni, non è possibile costruire edifici in una fascia costiera mediamente profonda due chilometri (che arrivano a quattro, in alcune zone). L’attività edilizia sarà possibile nei centri abitati lungo il litorale, a condizione che le amministrazioni si dotino di un piano urbanistico comunale. Nelle campagne sarà possibile costruire solo case di abitazione per gli imprenditori agricoli, per cui sarà indispensabile la residenza rurale, mentre viene bloccata la proliferazione di nuove costruzioni.



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