Il Pd spera ancora nel metodo Letta

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silvercloud87
00venerdì 3 ottobre 2008 14:13
Il Pd spera ancora nel metodo Letta
«Noi siamo pronti»


Persino nelle strategie di comunicazione hanno preso ormai strade contrapposte. E se ieri Berlusconi ha invitato i rappresentanti del governo all'astinenza televisiva, in vista del 25 ottobre Veltroni ha chiesto a centodieci dirigenti del Pd — uno per ogni provincia — di trasformarsi in altrettanti cameraman, per filmare la manifestazione e riversare il materiale all'emittente del partito: Youdem tv.

Berlusconi e Veltroni sono divisi su tutto. Ma l'invito rivolto dal capo del governo ai presidenti delle Camere per riformare i regolamenti parlamentari, evoca la stagione del dialogo, il vecchio patto tra il Cavaliere e il leader del Pd. «Il tema è lo stesso», spiega il senatore democratico Tonini: «Dare al Paese nuove regole. Ma l'approccio è diverso: allora Berlusconi aveva la mano tesa, oggi mostra il pugno e lo brandisce come una minaccia ». In questa fase è scontato che si scarichino sull'avversario le colpe della rottura, «è chi sta al governo che determina il clima politico». Tuttavia, nonostante la durezza dello scontro e l'approssimarsi della manifestazione di partito, Tonini — uno dei più fidati consiglieri di Veltroni — evita di aggiungere un altro mattone al muro che divide i due schieramenti. Anzi, «mi auguro si possa riaprire un confronto sulle riforme. Ma perché ciò possa avvenire — precisa — bisogna capire se il premier ne è intenzionato». Sarà anche un modo di addebitare a Berlusconi le responsabilità del fallimento, però s'intravvede un segnale quando dice che «noi sulla necessità di cambiare le regole e di cambiarle insieme al centrodestra ci stavamo e ci stiamo ancora. Perché quel confronto più che utile è necessario. Potrà ripartire se il premier cambierà toni e atteggiamento. Se non c'è rispetto per l'interlocutore, se il governo procede a forza di strappi, non può esserci dialogo. Il galateo istituzionale non è questione di forma ma di metodo».

L'incrocio tra il concetto di «galateo istituzionale» e la parola «metodo» porta Tonini a ricordare quanto è accaduto durante la trattativa su Alitalia, «nella quale il Pd ha avuto un ruolo importante perché il negoziato finisse positivamente». E subito il discorso vira sul sottosegretario alla presidenza del Consiglio, sul «metodo Letta»: «Quel metodo ha funzionato, ed è quel metodo che va adottato». Dunque Gianni Letta era e resta il punto di riferimento di quanti non si rassegnano al muro contro muro. «E noi — prosegue Tonini — non siamo quelli del tanto peggio tanto meglio, siamo dell'idea che si debba lavorare nell'interesse del Paese, restiamo convinti che le riforme servano e che serva farle insieme, nella chiarezza dei ruoli, separando il terreno del confronto sulle regole, dallo scontro duro e senza sconti sulle politiche del governo».

È vero che il 25 ottobre sarà una data importante per il Pd, ma il 26 lo sarà ancor di più. E il dirigente veltroniano fa capire quale può essere un tratto del sentiero. Sta però al Cavaliere la prima mossa, «sulle riforme eravamo pronti e lo siamo ancora. Ma deve ritornare lo spirito che aleggiava in Parlamento nei giorni del dibattito sulla fiducia al governo. Berlusconi ha sconfessato se stesso, ha precipitato il Paese e la politica in un clima di contrapposizione. Torni indietro, la smetta con i colpi di mano». Lo «spirito di maggio» è lontano, lo scontro tra chi viene accusato di puntare a «un sistema putiniano» e chi viene definito «un leader inesistente» non sembra destinato a cessare. Però è bastato che Berlusconi chiedesse la riforma dei regolamenti parlamentari — in una giornata segnata dal diverbio con il presidente di Montecitorio sull'uso dei decreti — per capire che solo con un'intesa sulle regole si può arrivare al cambio di sistema auspicato dal Cavaliere. Serve un'intesa con l'opposizione per modificare i metodi di lavoro delle Camere, «e il Pd — sottolinea Tonini — lavora perché il Paese abbia una democrazia decidente. Perché proprio una democrazia che non decide apre la strada a decisioni senza democrazia. In Parlamento è giusto dare al governo una corsia preferenziale per i suoi provvedimenti, in modo da decidere rapidamente. E al tempo stesso serve uno statuto che garantisca l'opposizione. Sono proposte che insieme ad altre abbiamo presentato alle Camere ». Secondo il senatore del Pd tocca al Cavaliere dare una svolta. Il «metodo Letta» è la strada per ristabilire un contatto: «In quel caso — conclude Tonini — noi saremo pronti. Per noi la porta del confronto sarà aperta. A chiuderla è stato Berlusconi».

Francesco Verderami
03 ottobre 2008
corriere.it
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