Il Paulus di Mendelssohn-Bartholdy

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Cattolico_Romano
00sabato 23 maggio 2009 16:41

Il Paulus di Mendelssohn-Bartholdy

Riascoltando il grande oratorio paolino nel centenario della nascita di Mendelssohn

ROMA, venerdì, 22 maggio 2009 (ZENIT.org).- Riportiamo di seguito un articolo apparso sull'undicesimo numero della rivista "Paulus" (maggio 2009), dedicato al tema “Paolo il giustificato”.


* * *

di Vincenzo Vitale

È passato quasi inosservato il secondo centenario della nascita di Felix Mendelssohn-Bartholdy. Il compositore tedesco, nato ad Amburgo il 3 febbraio 1809 e morto a Lipsia il 4 novembre 1847, non appartiene ai compositori e musicisti di primissimo piano del romanticismo tedesco, ma rivestì un ruolo notevole nella vita musicale tedesca del suo tempo. Basti pensare che nel 1829 risuscitò da un oblio di quasi un secolo la Passione secondo Matteo di Bach, con un’esecuzione pubblica che fu un evento epocale. Proprio attraverso questa riscoperta della musica sacra di Bach si spiega come Mendelssohn giunse all’idea di comporre un oratorio su san Paolo.


Il doppio nome dei convertiti

Un altro motivo più personale lo attirava però verso la figura dell’Apostolo: egli proveniva da un’agiata famiglia ebrea, in cui l’interesse religioso era sempre stato vivo, e il padre, Abraham, fece battezzare i figli nel 1816 presso la chiesa luterana. Fu in quest’occasione che Mendelssohn ricevette gli altri due nomi – Jakob Ludwig – e il cognome “cristiano” di Bartholdy. I genitori di Felix si convertirono pubblicamente al cristianesimo nel 1822, senza mai rinnegare le proprie radici giudaiche. Questo contesto rende plausibile che Mendelssohn vedesse in Saulo/Paolo un alter ego delle vicende religiose della sua famiglia: insomma, una figura d’identificazione. L’occasione di lavorare a un’opera sacra su Paolo gli venne concretamente grazie ai suoi contatti con Johann Nikolaus Schelble, direttore del Cäcilienverein di Francoforte, che commissionò al compositore un grande oratorio nel 1831. Già nel 1832 il compositore si accinse al lavoro, favorito dalla sua buona conoscenza della Bibbia; per il testo fece ricorso alla collaborazione del teologo Julius Schubring, alla consulenza dello studioso di cultura ebraica Julius Fürst e di Adolf Bernhard Marx. La prima esecuzione del Paulus completo ebbe luogo il 22 maggio 1836, in occasione del Festival musicale della Bassa Renania, a Düsseldorf: uno dei numerosi festival dedicati all’esecuzione di opere sacre promossi dalla Chiesa luterana, all’epoca in una fase di ripresa e alla ricerca di simboli efficaci per comunicare la fede. Mendelssohn aveva solo 27 anni: il successo del Paulus fu strepitoso e cominciò un trionfale tour europeo. Nell’arco di 18 mesi fu eseguito oltre 50 volte in più di 40 località. La sua popolarità sarà superata solo dal suo oratorio successivo, Elias (1846).

L’umanesimo e la grazia

Da un punto di vista strettamente musicale, sono percepibili nel Paulus gli influssi dei due numi tutelari della musica sacra: Johann Sebastian Bach e Georg Friedrich Haendel. Eppure Mendelssohn parla già anche il linguaggio del romanticismo, come i contrasti tra parti drammatiche e parti liriche. Ma è soprattutto la mano di Mendelssohn a rivelarsi nella bellezza delle melodie e dei suoni, come ad esempio nel duetto di Paolo e Barnaba “Noi fungiamo quindi da ambasciatori di Cristo” (n. 25). Ci si è perfino chiesto se la grazia delle melodie così attraenti sia adeguata alla materia del Paulus. Emerge qui l’umanesimo che caratterizza il modo d’intendere la fede nella famiglia Mendelssohn, contraria a ogni fanatismo religioso e aperta all’umanità. È questo un tratto musicale del Paulus che aveva già suscitato le lodi entusiastiche di Robert Schumann, il quale sottolineava l’«unione della parola con il suono». In effetti, l’autore non esitò ad adattare la musica al testo in occasione della traduzione dell’oratorio per un’esecuzione in Inghilterra, poiché, come scrisse in una lettera all’amico londinese Klingemann, «la fedeltà alle parole e alla loro espressione è molto più essenziale di quella alle note».

Simbologie di luce e di conflitto

Il Paulus è suddiviso in due grandi sezioni, comprendenti in totale 45 numeri, ossia brani musicali. I testi sono tratti quasi per intero dalla Scrittura: seguono a grandi linee la storia di Saulo/Paolo secondo il racconto degli Atti (6-9; 13-14; 20), citando anche passi dei Salmi, di Isaia, di Geremia, delle Lettere e dei Vangeli. L’ouverture orchestrale che inaugura la prima parte si apre citando una famosa cantata di Bach, Wachet auf ruft uns die Stimme (“Svegliatevi, ci chiama la voce”), con cui viene introdotta la simbologia della luce, che percorre il Paulus in momenti cruciali: l’incontro col Risorto sulla via di Damasco (n. 14 = At 9,3); i due successivi cori, “Àlzati, rivestiti di luce” (n. 15 = Is 60,1-2) e “Svegliatevi, ci grida la voce” (n. 16), con allusione alla parabola delle lampade (Mt 25); il duetto di Paolo e Barnaba (n. 31), che applica la metafora isaiana della «luce per le nazioni» ai due apostoli (At 13,47 = Is 49,6). Segue “Signore, tu che hai creato il cielo, la terra, il mare” (n. 2), un coro di lode che introduce l’importante tematica del conflitto, con la citazione del Salmo 2,2 («I pagani insorgono, Signore, contro di te e il tuo Cristo»). Questo secondo tema attraversa tutto l’oratorio: prima nella storia di Stefano contro di cui si levano gli ascoltatori ebrei, poi in quella di Paolo e Barnaba, che incontrano anche l’opposizione del mondo ellenistico. Il resto della prima parte consiste di due scene: la prima (nn. 4-11) dedicata alla storia di Stefano e ai primi cristiani; la seconda (nn. 12-22) racconta di Saulo, della sua “trasformazione” e del suo battesimo. Nella parte dedicata a Stefano si può sottolineare un dettaglio: solo durante il suo martirio e nella scena in cui Paolo saluta gli efesini vengono citati dei passi del vangelo (Mt 23,37 al n. 7; Mt 16,22 al n. 42), attraverso cui il destino dei due martiri è chiarito dalle parole del comune Maestro, istituendo così un parallelo fra Gesù, Stefano e Paolo. La parte dedicata a Saulo persecutore e alla sua conversione presenta Saulo furente contro i cristiani (aria “Distruggili, Signore degli eserciti”, n. 12); l’apparizione di Gesù è significativamente affidata al coro, suggerendo così l’identificazione di Gesù con i suoi (“Perché mi perseguiti?”, n. 14). Seguono poi l’episodio di Anania che introduce Saulo nella comunità cristiana (nn. 17-21), inframmezzato da due arie cantate da Saulo, la prima delle quali (n. 18) sulle parole del Salmo 50: un brano di grande finezza musicale, che esprime la successione psicologica di pentimento, promessa di farsi “apostolo” della misericordia ricevuta (Sal 50,15s), per ritornare all’atmosfera iniziale con una richiesta di perdono. Chiude la scena il coro, con le parole di meraviglia di fronte alla sapienza e all’imprevedibilità delle vie di Dio (Rm 11,33.36). La seconda parte del Paulus si svolge in altre cinque scene: la missione di Paolo e Barnaba; la persecuzione da parte degli ebrei (At 13); la guarigione dello zoppo a Listra (At 14); l’opposizione di ebrei e pagani; il commovente addio di Paolo alla comunità di Efeso. Chiudono l’oratorio i nn. 43-45, che alludono al martirio di Paolo con le parole di Filippesi 2,17 e 2Timoteo 4,7-8, per concludere con la lode del Salmo 103. In questa seconda parte, il coro iniziale – che combina Sal 24,1; 86,9 e Is 40,5 – mette sotto un cappello programmatico la missione di Paolo e Barnaba, rivolta ormai a ogni nazione. Da segnalare in questa parte i due armoniosi duetti di Paolo e Barnaba (nn. 25 e 31, sulle parole di 2Corinzi 5,20 e Atti 13,47; 2,21). Contro la loro missione si profila l’opposizione, il cui tema era già stato introdotto dal coro iniziale della prima parte, ma riappare anche la simbologia della luce con un testo poetico, “O Gesù Cristo vera luce” (n. 29). Di particolare bellezza musicale sono la cavatina del tenore “Sii fedele fino alla morte” (che associa Ap 2,10 ad At 18,9) e l’addio di Paolo ai cristiani di Efeso. La parte conclusiva trasforma il tema della buona battaglia per la fede (n. 44, sulle parole di Fil 2,17 e 2Tm 4,7-8) in modello di fede per i cristiani, diventando così appello e impegno.

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 06:09.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com