Per essere strega bastava essere donna ...... e una donna, era quasi sempre una strega
Questa convinzione non nasceva dalla mentalità degli inquisitori che scatenarono le grandi cacce contro le streghe, ma risaliva a molto prima. Si perdeva nella notte dei tempi, spingendosi fino al Paradiso terrestre, quando, da una costola di Adamo venne creata la prima donna.La costola è ricurva verso l’interno del corpo, notano i teologi medievali, rivolta contro il suo petto, contraria all’uomo: come stupirsi se la donna, per sua stessa natura, agisce contro l’uomo, per ferirlo, per trafiggerlo, per dannarlo?Ella ha tentato l’uomo, l'ha travolto nella concupiscenza seducendolo sessualmente, l'ha fatto cacciare dall’Eden, l'ha trascinato in un mondo di sofferenza, dolore, colpa.Adamo, come sostengono gli stessi teologi, non ha peccato perché tentato dal Diavolo, bensì perché corrotto da Eva, tramite i poteri di Satana.Su Adamo, Satana non avrebbe avuto la meglio. Eva, invece, si è messa nelle sue mani.Eva non può che essere una creatura perversa, debole, ottusa, inferiore all’uomo, subdola.É divorata da una inesausta fame erotica e conosce perfettamente i mezzi per dominare l’uomo con la lussuria, facendolo deviare dalla retta via.Troia cadde per colpa di Elena. Cleopatra rovinò Antonio. La mentalità pagana era misogina.Chi non sa che Socrate veniva perseguitato dalla moglie e che Seneca avrebbe preferito morire pur di non perdere la castità a causa di una donna?San Gerolamo, nell’opera Adversus Jovinarum, si dilungava in una violenta critica contro le donne, di cui elencava tutti i mali: l’unico modo per salvarsi da una donna, affermava il Santo, è starle il più lontano possibile.La donna é malvagia e attratta, per sua indole difettosa, da Satana.Sulla sua testardaggine e disobbedienza, gli autori del Malleus si soffermavano su un aneddoto: un uomo, risalendo la corrente, cercava il cadavere della moglie, morta affogata nel fiume; si giustificava dall’assurda ricerca dichiarando:"Mia moglie ha fatto sempre il contrario di quello che le chiedevo, quindi è probabile che anche dopo morta se ne vada all’opposto del consueto."Il male è insito nello stesso nome: femmina, che ha origine, secondo i teologi medievali, da: a fe et minus, vale a dire: "sprovvista di fede".Possedendo meno fede dell’uomo, la donna, è quindi più facilmente esposta alle tentazioni, e se a questo, sostengono gli autori del Malleus: "... aggiungiamo che é stupida, come non credere che sia facilmente preda di Satana, lasciva e falsa?".La donna é più credula e più inesperta dell’uomo, si fa trascinare dalle emozioni, dall’ira, dai sentimenti, é più curiosa e più impressionabile.Più cattiva e vogliosa di vendicarsi per la minima offesa; fa in fretta a disperarsi per qualsiasi sciocchezza, é pettegola: se una amica é strega, non vedrà l’ora di correre a spiattellarlo in giro.L’antifemminismo dei due autori del Malleus non era un’esclusiva della misoginia dei due domenicani, ma nasceva dalla mentalità dell’epoca, a sua volta radicata, come si è detto, nella misoginia che da tempi remotissimi ha accompagnato la storia dell’uomo. Per i grandi teologi e santi, Sant’Agostino, San Tommaso, Pietro Lombardo ed altri, la donna era situata nel livello inferiore dell’umanità; in quello superiore regnava l’uomo con la sua lungimiranza, la sua intelligenza, la sua virtù, la sua ragione.Lo storico Jean Boussuet sottolineò che, già nella Bibbia, le donne, prima ancora di quelle dell’epoca classica, furono la rovina di uomini come Davide, Salomone ed Erode."Le donne" scrisse Boussuet, "non hanno che da ricordarsi la loro origine: alla fin fine provengono da un osso." E ancora: "Satana, attraverso Eva, si preparava uno degli strumenti più validi per perdere il genere umano".Il passo che corre fra l’essere antifemministi e bruciare centinaia di migliaia di streghe, non è certo lunghissimo.In tutto il Medioevo e successivamente nel Rinascimento, più che mai nei grandi periodi delle cacce alle streghe, l’opinione che si aveva delle donne era pessima.Solo una ristretta cerchia di donne, nelle corti, era oggetto di venerazione di cavalieri e poeti, e poche erano le donne che, come Beatrice, indicavano all’uomo il cielo, con il grazioso ditino puntato verso l’alto.Nelle satire del basso Medioevo, nelle novelle, nei romanzi, fra cui il Roman de la rose, la donna veniva descritta rispecchiando l’immagine che si aveva comunemente di lei, essere disprezzato, bersaglio di volgarità: causa di perdizione, fonte di inganni e perversioni.A dispetto di certe immagini iconografiche, che ci mostrano donne incantevoli, dal volto di bimbe innocenti e purissime, fra la gente comune, la donna era vittima di insulti, sbeffeggiata e svillaneggiata dai teologi giù, giù fino al teatro di piazza o agli stornelli popolari.Il poeta medievale Cecco Angiolieri affermava che: "La donna è radice, ramo e frutto di ogni male".La donna era reietta. La donna faceva parte dei diversi.La donna era ai margini di una società maschile che deteneva un potere assoluto.La donna non valeva nulla. La sua vita era irrilevante.La morte per parto di una contadina non suscitava gran rimpianto nel marito, che prontamente poteva sostituirla con un’altra; l’uomo batteva la testa nel muro se gli moriva una mucca redditizia e costosa.Nel Medioevo si composero epigrammi, carmi e poemi misogini, in cui gli autori si sbizzarrivano volgarmente ad elencare difetti delle donne, nel corpo e nella mente.Le pesanti ingiurie alle "disgustose" parti intime delle donne andavano di pari passo con quelle che la disprezzavano come essere umano: la donna è rapace, malefica, superba, vanagloriosa, bugiarda, dedita al vino e così via.Noto per i suoi epigrammi misogini fu il poeta Jacopone da Todi, famoso fra l’altro per darsi ai bagordi; sua moglie Vanna morì durante una festa perché, nel punto della casa in cui si trovava, sprofondò il pavimento; sul suo cadavere fu trovato un cilicio, con cui la donna, pur partecipando a orge e banchetti, si cingeva la vita all’uso dei Santi.Gli uomini venivano messi in guardia dagli orrori del matrimonio: "Se la donna è bella tutti gli uomini le corrono dietro, se è brutta è lei a correr dietro agli uomini; se è bella si ha l’ingrato compito di custodire qualcosa che altri desiderano; se è brutta si sopporta il peso di aver vicino qualcosa che nessuno brama".Ai tempi di Casanova, quindi in epoca assai più tarda, il famoso Don Giovanni riporta nelle sue memorie il dialogo fra due sacerdoti, suoi compagni di viaggio. I due prelati si domandavano se l’utero fosse un animale diabolico nascosto nel ventre femminile, o se fosse parte intrinseca della natura della donna e quindi delle sue stesse viscere."Dolor senza consiglio, sacco senza fondo, febbre continua che mai non fina, bestia insaziabile, foglia menata al vento, canna vuota, pazza scatenata, male senza niun bene, in casa un demonio, nel letto un cesso, nell’orto una capra, immagine del diavolo….".Sono parole di un canto popolare dell’epoca, riferito alla donna.Peggiore nella sua virulenza, fu l’antifemminismo religioso che predicava: "Fuggi la donna, arma del demonio, causa prima della nostra perdizione".Una sola donna, a quanto pareva, faceva eccezione: la madre di Cristo. Unica fra tute, la Madonna, in quanto generatrice di Nostro Signore, schiacciava con il piede il serpente, e veniva venerata ed invocata.Certo, era tollerata la moglie che assicurava la progenie, la madre che generava ed allevava i figli, la tessitrice operosa, la contadina instancabile, la vecchia fidata e silenziosa, la suora murata nella sua clausura, ma tutte le altre donne erano sospette: la giovane e bella suscitava odio e desideri, sentimenti pericolosamente ambivalenti; l’anziana diventava spesso spregevole, e la si "consigliava" a vestire di nero, a diventare invisibile, a non esserci.Se entrambe, la giovane e la vecchia, uscivano dal buio in cui dovevano rimaner confinate - l’una perché non maritata e non rinchiusa in convento, l’altra perché non più capace di generare, nubile o vedova - e si facevano erboriste, guaritrici, levatrici, o se in altro modo connotavano se stesse in un mondo maschile che le voleva prive di identità, ecco, Satana era in agguato.L’odio per la donna e la paura del diabolico si unirono in un connubio perverso e generarono la strega.Invertendo i termini, il risultato del connubio non cambia: la paura che da sempre incuteva la donna, unita all’odio per il diabolico che l’uomo medievale e rinascimentale scorgeva intorno a sé, generarono la strega.Se l’odio per Satana e l’ossessione della sua presenza nel mondo era una caratteristica dei tempi, lo era anche il disprezzo e l’ostilità verso le donne.Donna e strega diventarono inscindibili, dove c’era l’una poteva esserci l’altra.Accusate di stregoneria, fin dall’antichità, erano le donne che non rientravano nei ruoli consueti, o che pur rappresentandoli avevano in sé qualcosa di diverso dalle altre, un’ombra di ribellione, un barlume di consapevolezza di se stesse, un desiderio di conoscenza.L’accusa di stregoneria implicava automaticamente quella di rapporti carnali con il Demonio, unico in grado di soddisfare le voglie insaziabili attribuite, da sempre, alle femmine.Sul sesso femminile si accaniscono gli inquisitori, inventando il rito della rasatura dei peli del pube prima di sottoporre la strega alla tortura.Scrive la studiosa Elena Gianini Bellotti:"Non solo si vuole in questo modo infliggere un primo duro colpo a quel potere che nell’organo sessuale ha sede, non solo si vuole punire là dove si presume che esse, le streghe, abbiano peccato accoppiandosi con il Diavolo, ma violando la loro più segreta intimità di donne, si vuole infliggere un’umiliazione cocente che provochi una perdita di identità e di conseguenza la sottomissione incondizionata".Le streghe erano donne perché le donne erano considerate perverse. Si sarebbe dovuto dire: "La donna è strega, perché nella donna vediamo il Male".La strega, fra fanatismo religioso del Medioevo ed attivismo progressista del Rinascimento, attirava come un magnete gran parte delle paure secolari e religiose, le polarizzava e le irraggiava. Incenerire la strega significava esorcizzare la paura.La strega era il tramite fra il Male assoluto, Satana, ed i mali che affliggono e tormentano un’umanità incapace ormai di affidarsi totalmente alla fede in un Dio lontano, che troppo spesso pare cieco e sordo ai suoi lamenti. Un’umanità non ancora in grado di abbracciare il credo più laico di uno sviluppo materiale, improntato al progresso, affidato all’intelligenza umana.Lo spirito della città assediata compendiava questa mentalità scissa fra passato e futuro.Il trapasso epocale - che con la scoperta del Nuovo Mondo sarà ufficializzato come Età Moderna - era iniziato molto prima e rampollava da innumerevoli sedimenti del Medioevo, dalla sua mentalità, dai suoi costumi, dai residui di certe religioni arcaiche e dalla superstizione.