Il Milan abbandonato

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stilevario85
00venerdì 2 ottobre 2009 13:50
Il Milan abbandonato

13:37 del 02 ottobre


La Fininvest continua a sfornare comunicati di smentita, ma le indiscrezioni sull’assetto societario del Milan di Silvio Berlusconi sono ormai inarrestabili. Nella sede di via Turati fino a pochi giorni fa regnava sovrana la convinzione che si trattasse solo ed esclusivamente di una guerra politica. I tifosi rossoneri, invece, preoccupati per la situazione della squadra, hanno cominciato ad augurarsi che qualcosa cambi e anche alla svelta. Il rapporto tra il Milan e il suo azionista di maggioranza da tempo viene considerato in crisi. Berlusconi ha imboccato una strada che non può portare consensi perché presuppone un ridimensionamento.

Qualche anno fa il suo Milan era un giocattolo bello e vantaggioso per l’immagine di tutta la famiglia. La cessione per ragioni di bilancio di Kakà ha sancito la fine di un’epoca. È cambiato il modo di gestire la società e sono cambiate le abitudini di chi ha sempre servito questa causa. Da quando Marina Berlusconi ha deciso di mettere fine agli sprechi, viene soppesata qualsiasi spesa. La presenza nel cda rossonero dell’ex direttore finanziario di Mondadori, Francesco Barbaro, è soltanto uno dei tanti tasselli che hanno portato a questa trasformazione repentina. Berlusconi era convinto di tramandare al figlio Luigi la sua passione per il calcio, ma l’impresa non è riuscita. Gli serviva qualcuno che in famiglia lo spalleggiasse e lo aiutasse a portare avanti il progetto. Invece, si è trovato solo. Anche Fedele Confalonieri, il miglior alleato di Galliani quando si trattava di chiedere al Cavaliere denaro per un colpo, ha capito che non esistono i presupposti per tornare indietro.

Il nuovo totem è l’autofinanziamento. Ieri l’ad rossonero Adriano Galliani è salito a Milanello per parlare con tecnico e squadra. Tra i punti toccati c’è stato quello che riguarda la perdita economica che comporterebbe la mancata qualificazione in Champions League. Lo zero a uno con lo Zurigo è costato alla società 800 mila euro, alla squadra quindi è stato chiesto un maggior impegno. La situazione è molto delicata. Berlusconi continua a incidere nelle scelte, ma non ha più l’entusiasmo di un tempo. Non sono gli ultrà della Curva Sud a tenerlo lontano da San Siro, perché con loro in qualche modo è stato trovato un modus vivendi, è il tifoso comune il principale detrattore. Berlusconi incrocia persone che si lamentano in continuazione per i risultati del Milan.

Il ritornello del «siamo la squadra più titolata al mondo» non regge più. Il Milan come strumento elettorale ha esaurito le sue potenzialità. L’acquisto sbandierato di Ronaldinho che era servito per prendere voti, è l’esempio più calzante di una politica costruita intorno a nomi roboanti ma di poca utilità, come era successo con Rivaldo, Vieri e Ronaldo. Allora però esistevano le risorse per ripartire, adesso invece le casse sono esangui. Da qui l’idea di valorizzare il settore giovanile e la scelta di costruirsi in casa un allenatore. Leonardo poteva diventare provvidenziale sia per la fama del Berlusconi “inventore di tecnici" e pure per il bilancio. Ancelotti, infatti, incassava ogni anno 4,5 milioni di euro, il brasiliano ne prende 1,5.

Il Milan rischia di diventare una società sana, ma dal valore tecnico al ribasso. Ecco perché potrebbe essere utile far entrare in società un’azionista di minoranza disposto a finanziare le prossime campagne di rafforzamento. L’idea esiste ed è già in fase avanzata. Galliani manterrebbe le sue funzioni e il premier avrebbe la tranquillità per pensare che fine far fare al club, possibilmente senza perdere voti.


(La Stampa)
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