Re:
strepitesti.blogspot.com/2011/11/il...e-notturno.html
La recensione di Miriam Mastrovito:
"A chi di noi non è mai capitato, almeno una volta nella vita, di leggere o ascoltare la storia del Pifferaio magico?
Un favola nera in grado di turbare più che conciliare il sonno dei più piccini.
Scorrendo le prime pagine de “Il Grande Notturno” si ha la sensazione di ripiombare proprio in quell’incubo. Sin da subito, tuttavia, si percepiscono delle dissonanze che fanno drizzare le antenne e acuiscono il senso di turbamento.
Siamo a Milano e l’orda di topi che invade la città emerge da una modernissima quanto familiare metropolitana. Lo straniero presentatosi al cospetto della giunta municipale somiglia incredibilmente al pifferaio di Hamelin e, al par suo, assicura di poter debellare la piaga in cambio però di una ricompensa specifica: dieci donne.
Un pazzo? Un impostore?
Di certo sindaco e assessori non lo prendono sul serio pur dichiarando di accettare la sua proposta e quando i roditori scompaiono dalle vie cittadine, non esitano a rimangiarsi la parola data.
Sarà questa la scintilla che innescherà il vero orrore. Trascorsi anni di silenzio durante i quali i traditori penseranno di averla fatta franca, una nuova piaga, più terribile della precedente si abbatterà su Milano.
È a questo punto che le similitudini con la fiaba di cui sopra si interrompono e il romanzo decolla verso mete insospettabili.
Un gruppo di persone inizialmente guidate dal professore di scrittura creativa Giordano si avventurerà nel sottosuolo per fronteggiare la nuova minaccia. Un disperato tentativo di sopravvivere che non potrà eludere l’incontro con l'artefice di tutto.
Chi è il Grande Notturno?
La verità affiorerà dalla sua stessa bocca, sotto forma di una storia che percorre secoli e continenti, ci racconta di una dimensione crepuscolare in cui danzano le ombre, di un amore struggente e di una perversa fame di Bellezza.
Da buon “burattinaio nero” Ian Delacroix mette in scena il dramma della Vita ammaliando i suoi spettatori. Il percorso tracciato dalla sua immaginazione ci appare assolutamente inedito eppure disseminato di rimandi che ci spingono a ricercare una molteplicità di ulteriori significati nel non detto. I vari capitoli recano titoli di romanzi, più o meno noti, che di per sé suggeriscono un iter concettuale non del tutto casuale. Da T.S. Eliot (Terra desolata) a Pavese (Verrà la morte e avrà i tuoi occhi) passando per Matheson (Io sono leggenda) e Mishima (Confessioni di una maschera) gli indizi per un excursus meta-letterario non mancano così come non mancano gli spunti per una riflessione di natura estetico- filosofica sul concetto di Bellezza intesa come possibile dispiegamento dell’esistenza stessa. E di Bellezza si nutre anche il personalissimo stile di questo autore caratterizzato da una scelta certosina delle singole parole, qui allineate quasi fossero le note di una rapsodia dark.
Il livello di comprensione a cui gradualmente ci conduce il Grande Notturno per mano del suo creatore sortisce un effetto rivelatore ma conserva un effetto destabilizzante, elemento che sicuramente non deluderà gli appassionati del genere. Tra gli obiettivi centrati da questo piccolo gioiello narrativo vi è infatti quello di suscitare un profondo terrore perché ci trascina in un incubo dal quale non è previsto il risveglio."