Il Comunismo è una Dittatura?

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Pertinax
00lunedì 11 aprile 2005 11:14
Una delle accuse più infamanti da sempre mosse al comunismo è di essere una dittatura, avversa ad ogni forma di democrazia e di libertà: Marx stesso parla di “dittatura del proletariato” con l’idea che il movimento operaio debba imbracciare le armi e scendere sulle piazze per abbattere il sistema capitalistico e instaurare un governo dittatoriale capeggiato dal movimento operaio stesso. Tuttavia, la “dittatura del proletariato” delineata da Marx non è il fine ultimo a cui aspira il comunismo, ma è, piuttosto, una fase transitoria che, nel tempo, verrà superata. Marx è infatti convinto che le idee, da sole, non siano in grado di mutare la realtà: viceversa, si tratta di cambiare la realtà per far mutare le idee, giacchè esse sono un prodotto della realtà stessa ( “ non è la coscienza che determina la vita, ma la vita che determina la coscienza ”); e una volta cambiato l’assetto della realtà attraverso la rivoluzione, e dunque instaurato dittatorialmente il regime comunista, muteranno necessariamente anche le idee dominanti, proprio perché esse “ non sono altro che l'espressione ideale dei rapporti materiali dominanti, sono i rapporti materiali dominanti presi come idee ”. Le nuove idee dominanti verranno così ad adattarsi alla nuova realtà storica: nel momento in cui nelle coscienze regnerà l’ideologia comunista e sarà stata abbattuta la divisione in classi degli uomini (e lo sfruttamento che la caratterizza), allora anche lo Stato perderà di significato e dovrà inevitabilmente estinguersi; esso, infatti, altro non è se non lo strumento con cui, nella storia, una classe ha di volta in volta dominato le altre ed è naturale che con l’abolizione delle classi scompaia anche lo strumento mediante il quale esse si dominano a vicenda. Venute meno le classi e, con esse, lo Stato, cesserà di esistere anche la dittatura del proletariato sulle altre classi, proprio in virtù del fatto che non ci saranno altre classi: si esce così dalla fase di dittatura del proletariato per passare a quella ultimale di anarchia, vero obiettivo del comunismo; con l’anarchia torneranno a pulsare con vigore la libertà e la democrazia diretta e l’intera macchina statale finirà “ nel posto che da quel momento le spetta, cioè nel museo delle antichità accanto alla rocca per filare e all'ascia di bronzo ” (Engels, “L’origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato”). Si possono anche fare altre considerazioni in merito: in primo luogo, è storicamente accertato che nessun Paese comunista sia mai riuscito a passare dalla fase a quella anarchica; proprio in questo (oltre al fatto che non si è riusciti a far dilagare la rivoluzione nel resto dell'Europa) risiede il grande limite della Rivoluzione Russa, che, dopo aver eliminato la divisione in classi e lo sfruttamento di matrice capitalistica, si è sempre più cristallizzata in un rigido e statico apparato dittatoriale che, con Stalin, è giunto al culmine. Altra considerazione, rivolta in particolar modo a tutti quelli che inorridiscono di fronte al comunismo per il suo carattere dittatoriale: ogni forma di governo, anche se può sembrar strano, è una dittatura di una classe sulle altre, giacchè lo Stato è sempre, come abbiamo detto, lo strumento di cui una determinata classe si serve per reprimere gli appetiti delle altre e per esprimere la propria egemonia. Per ciò dittature sono il fascismo, il nazismo, il comunismo (nella sua fase di “dittatura del proletariato”) ma anche la repubblica democratica, intesa come forma di tirannide ordita dalla borghesia a discapito di tutti gli altri ceti; a questo punto si obietterà che, nell’ambito della repubblica democratica, ciascuno è libero ed uguale di fronte alla legge. A queste obiezioni si può, molto semplicemente, rispondere che non ci sarà mai una reale uguaglianza giuridica e politica finchè non vi sarà anche l’uguaglianza sociale. Nella repubblica democratica, infatti, la disuguaglianza tra il lavoratore e il datore di lavoro non sussiste solo malgrado l’esistenza della libertà giuridica, ma, anzi, sussiste in virtù di essa, che consente al datore di lavoro di sfruttare i suoi operai. E’ vero che l’operaio è libero (e non costretto da sanzioni giuridiche) a vendere la propria forza-lavoro, ma se non la vendesse che cosa farebbe? Morirebbe di fame. L’operaio è dunque libero di scegliere il padrone che lo sfrutterà, è libero di non lavorare, cioè di morir di fame, è libero di lavorare 12 ore al giorno, cioè libero di morir di fatica. Allo stesso modo, di fronte alla legge, l’operaio e il capitalista sono uguali solo formalmente: il capitalista che vanta la possibilità di avvalersi dell’avvocato più costoso trionferà sempre e comunque sull’operaio che si vede costretto dalle ristrettezze economiche a schierare un avvocato d’ufficio. Se ne evince che la libertà della repubblica democratica e liberale, tanto acclamata, è solo fittizia: ma, nonostante ciò, non si tratta di aggiungere all’uguaglianza politica e giuridica quella sociale, come credono alcune frange socialiste. Al contrario, per via delle contraddizioni eclatanti affiorate dalle prime due forme di “libertà”, si tratta di abbattere con le armi la repubblica democratica e liberale, perché infetta da ferite insanabili, e sostituirla con la dittatura del proletariato, caratterizzata dalla spiccata uguaglianza sociale. Per ricorrere ad un’immagine alquanto efficace, occorre abbattere l’edificio della repubblica democratica, poggiante su fondamenta instabili, per costruirne uno nuovo: quello comunista. Si può poi far notare che il comunismo, nella sua fase transitoria di dittatura, è sì una dittatura, ma è una dittatura democratica, perché instaurata dalla stragrande maggioranza degli uomini a vantaggio della stragrande maggioranza degli uomini. E si differenzia dalle altre dittature (tipo quella nazista e fascista) non solo perché è temporanea, ma anche per gli obiettivi a cui aspira: si propone infatti di liberare l’uomo dalle catene della servitù e dello sfruttamento; e come di una cura medica si è soliti guardare non tanto alle modalità, quanto piuttosto ai risultati, allo stesso modo è bene non guardare alle modalità con cui il comunismo si realizza, ma ai risultati cui esso conduce. E nel nostro caso, la posta in palio, ovvero la libertà reale del genere umano e il debellamento di ogni forma di schiavitù, è così alta da meritare di essere ottenuta con qualsiasi terapia, anche con le armi. E che si arrivi alla rivoluzione non dipende tanto dalla volontà delle classi subalterne, sfruttate all’esasperazione, quanto piuttosto dalle stesse condizioni generate dal sistema capitalistico.
headcracker
00lunedì 11 aprile 2005 12:51
:Sm1: :Sm1: :Sm1: :Sm1: :Sm1: :Sm1: :Sm1: :Sm1: :Sm1: :Sm1:
Sei un grande Pertinax non potevi esprimerlo meglio!!!
Io naturalmente sono con te al 100%, ora aspettiamo il mangiacomunisti "di sinistra" cosa avrâ da dire...
la liberta é fittizia, come negli USA pensano di essere liberi mentre sono sotto regime capitalista che non ammette ssecondi poteri, vediamo il panorama politici USA:
Repubblicani di Bush: estrema destra
democratici di Kerry: destra
verdi di Nader: centro (1% a livello nazionale)

é una dittatura ne più ne meno!!!
chi ha l'avvocato migliore vince, chi ha più soldi o potere politico vince, il ricco vince sempre sul povero, il bianco sul nero!!!
Pertinax
00lunedì 11 aprile 2005 13:23
il problema sta nel accontentarsi del benessere personale ho invece pretendere il benessere collettivo senza disparita dettate dalla sorte...
dominus9
00lunedì 11 aprile 2005 14:08
Mi avete chiamato ed ecco il vostro caro mangiacomunisti.
Allora voi dite che nel socialismo, a livello ideale, la dittatura del popolo è solo una fase di transizione verso il raggiungimento del "paradiso socialista", ma allora perchè tutti gli stati socialisti sono rimasti i questo stato di transizione? Perchè negli stati socialisti non c'è stata mai libertà vera, libertà di espressione e di dissenso? Perchè quelli che guidano la grande macchina socialista sono sempre uomini e quando hanno il potere assoluto in mano cercano di preservarlo con tutti i mezzi. In ogni caso le repubbliche democratiche, da voi tanto odiate, hanno portato i loro cittadini ad uno stato di benessere superiore a quello di qualsiasi paese socialista. Inoltre negli stati democratici i diritti civili sono sempre garantiti e i cittadini possono scegliere la loro guida, cosa che nei paesi socialisti non succede. E' chiaro che anche le democrazie non sono perfette, ma sono in continua crescita e, quindi, tendono sempre a migliorarsi. Per questo l'alternanza dei poteri è fondamentale, infatti se un popolo vede che un determinato governo non funziona o non corrisponde alle esigenze attuali ha il diritto di cambiarlo. Voi dite, poi, che i lavoratori sono sfruttati nelle democrazie occidentali, ma vi ricordo che gli operai in Europa hanno avuto sempre maggiori diritti dei loro colleghi in URSS. Infatti in URSS la settimana di 40 ore è entrata in vigore solo sotto Gorbaciov e la sicurezza sul lavoro è sempre stata inferiore che in occidente. Però se certe cose succedono nel paradiso dei lavoratori........
Pertinax
00lunedì 11 aprile 2005 14:10
Re:

Scritto da: dominus9 11/04/2005 14.08
In ogni caso le repubbliche democratiche, da voi tanto odiate, hanno portato i loro cittadini ad uno stato di benessere superiore a quello di qualsiasi paese socialista.



sm1 sm1 sm1 come volevasi dimostrare... sma1

[Modificato da Pertinax 11/04/2005 15.10]

headcracker
00lunedì 11 aprile 2005 15:05
"Bisognava perfezionare il socialismo, non distruggerlo" Fidel Castro.

"Dio mi ha incaricato di combattere il terrorismo"
George W. Bush.

Come in america se uno si stanca del governo noproblem puoi cambiarlo con la democrazia!! da estrema destra a destra!!!
questa é libera scelta.
La gente poi si stanca della democrazia dato che ovunque ci sia da un po non si supera mai il 50% di partecipazione.
molto rappresentativo.:Sm20:
Soga
00lunedì 11 aprile 2005 17:13
Re:

Scritto da: dominus9 11/04/2005 14.08
Mi avete chiamato ed ecco il vostro caro mangiacomunisti.
Allora voi dite che nel socialismo, a livello ideale, la dittatura del popolo è solo una fase di transizione verso il raggiungimento del "paradiso socialista", ma allora perchè tutti gli stati socialisti sono rimasti i questo stato di transizione? Perchè negli stati socialisti non c'è stata mai libertà vera, libertà di espressione e di dissenso? Perchè quelli che guidano la grande macchina socialista sono sempre uomini e quando hanno il potere assoluto in mano cercano di preservarlo con tutti i mezzi. In ogni caso le repubbliche democratiche, da voi tanto odiate, hanno portato i loro cittadini ad uno stato di benessere superiore a quello di qualsiasi paese socialista. Inoltre negli stati democratici i diritti civili sono sempre garantiti e i cittadini possono scegliere la loro guida, cosa che nei paesi socialisti non succede. E' chiaro che anche le democrazie non sono perfette, ma sono in continua crescita e, quindi, tendono sempre a migliorarsi. Per questo l'alternanza dei poteri è fondamentale, infatti se un popolo vede che un determinato governo non funziona o non corrisponde alle esigenze attuali ha il diritto di cambiarlo. Voi dite, poi, che i lavoratori sono sfruttati nelle democrazie occidentali, ma vi ricordo che gli operai in Europa hanno avuto sempre maggiori diritti dei loro colleghi in URSS. Infatti in URSS la settimana di 40 ore è entrata in vigore solo sotto Gorbaciov e la sicurezza sul lavoro è sempre stata inferiore che in occidente. Però se certe cose succedono nel paradiso dei lavoratori........



Perché il comunismo è una irrealizzabile

U T O P I A.

:Sm1: :Sm1: :Sm1:
Pertinax
00lunedì 11 aprile 2005 17:17
Re: Re:

Scritto da: Soga 11/04/2005 17.13


Perché il comunismo è una irrealizzabile

U T O P I A.

:Sm1: :Sm1: :Sm1:



sma6 sma6 sma6 sma7 bravo, pultroppo l'uomo è un essere diseguale per natura...

[Modificato da Pertinax 11/04/2005 17.18]

headcracker
00lunedì 11 aprile 2005 18:00
Re: Re:

Scritto da: Soga 11/04/2005 17.13


Perché il comunismo è una irrealizzabile

U T O P I A.

:Sm1: :Sm1: :Sm1:



mad2 mad2 mad2 sm6 sm6 sm6 sm6 mad2 mad2 :Sm20: :Sm20:
.KOBA.
00lunedì 11 aprile 2005 21:49
Il COMUNISMO è LIBERTA'!
.Hio.
00martedì 12 aprile 2005 07:58
Condivido pienamente quanto affermato da Petrinax ma aggiungo che marx deifinisce la dittatura proletaria nel senso di Stato operaio che, al contrario di quanto logicamente fa la borghesia, reprime la resistenza padronale alla socializzazione. Per esempio lo Stato operaio russo espropriò i latifondisti e represse la resistenza della Guardie Bianche da loro dirette. In più vogli aggiungere che nessuno paese socialista arriverà mai da solo al comunismo perchè, come già Marx e poi Trotsky spiegarono, il "socialismo in un paese solo è impossibile" ed è in vece naturale che le aggressioni e le minacce imperialiste portino al rafforzamento della burocrazia e dell'apparato militare. A tal riguardo famosa è la polemica del 1919 di Lenin contro Bucharin, all'epoca ultrasinistro, che proponeva lo scioglimento immediato dell'esercito e dei tribunali.

A dominus 9 voglio suggerire la lettura di "La Rivoluzione Tradita" di Trotsky che risponderà a molte delle sue domande sulla dissoluzione dello stato.
In più:

Voi dite, poi, che i lavoratori sono sfruttati nelle democrazie occidentali, ma vi ricordo che gli operai in Europa hanno avuto sempre maggiori diritti dei loro colleghi in URSS. Infatti in URSS la settimana di 40 ore è entrata in vigore solo sotto Gorbaciov e la sicurezza sul lavoro è sempre stata inferiore che in occidente. Però se certe cose succedono nel paradiso dei lavoratori........


1- In Italia solo nel 1970 i lavoratori sono riuscita ad ottenere la grazia dello Statuto dei Lavoratori, che oggi poi vogliono anche restringere vabbè!
2- Nei paesi socialisti c'è sottoccupazione e sanità e istruzione sono gratuiti e di qualità.
3- In Urss la produttività era sovrapagata (stacanovismo, sebbene non lo condivida)
4- Nel modno capitalistico muiono 4 milioni di lavoratori l'anno. Non c'è nulla da ridere.
5- Esiste il pluralismo informatico in rete e poi scusami la domanda: ma veramente credi che lo STATO-GULAG che dipingi possa essere campato per più di 80 anni!?!?
.KOBA.
00mercoledì 13 aprile 2005 14:36
Re:

Scritto da: .Hio. 12/04/2005 7.58
Condivido pienamente quanto affermato da Petrinax ma aggiungo che marx deifinisce la dittatura proletaria nel senso di Stato operaio che, al contrario di quanto logicamente fa la borghesia, reprime la resistenza padronale alla socializzazione. Per esempio lo Stato operaio russo espropriò i latifondisti e represse la resistenza della Guardie Bianche da loro dirette. In più vogli aggiungere che nessuno paese socialista arriverà mai da solo al comunismo perchè, come già Marx e poi Trotsky spiegarono, il "socialismo in un paese solo è impossibile" ed è in vece naturale che le aggressioni e le minacce imperialiste portino al rafforzamento della burocrazia e dell'apparato militare. A tal riguardo famosa è la polemica del 1919 di Lenin contro Bucharin, all'epoca ultrasinistro, che proponeva lo scioglimento immediato dell'esercito e dei tribunali.

A dominus 9 voglio suggerire la lettura di "La Rivoluzione Tradita" di Trotsky che risponderà a molte delle sue domande sulla dissoluzione dello stato.
In più:

Voi dite, poi, che i lavoratori sono sfruttati nelle democrazie occidentali, ma vi ricordo che gli operai in Europa hanno avuto sempre maggiori diritti dei loro colleghi in URSS. Infatti in URSS la settimana di 40 ore è entrata in vigore solo sotto Gorbaciov e la sicurezza sul lavoro è sempre stata inferiore che in occidente. Però se certe cose succedono nel paradiso dei lavoratori........


1- In Italia solo nel 1970 i lavoratori sono riuscita ad ottenere la grazia dello Statuto dei Lavoratori, che oggi poi vogliono anche restringere vabbè!
2- Nei paesi socialisti c'è sottoccupazione e sanità e istruzione sono gratuiti e di qualità.
3- In Urss la produttività era sovrapagata (stacanovismo, sebbene non lo condivida)
4- Nel modno capitalistico muiono 4 milioni di lavoratori l'anno. Non c'è nulla da ridere.
5- Esiste il pluralismo informatico in rete e poi scusami la domanda: ma veramente credi che lo STATO-GULAG che dipingi possa essere campato per più di 80 anni!?!?



Quoto la parte finale!
headcracker
00mercoledì 13 aprile 2005 15:54
"Appartenere alla gioventù comunista deve essere considerato un'onore da tutti i giovani"

Ernesto "che" Guevara: Alla costituzione della J.C.C.
Gioventù comunista cubana tuttora esistente!
.KOBA.
00mercoledì 13 aprile 2005 23:44
Re:

Scritto da: headcracker 13/04/2005 15.54
"Appartenere alla gioventù comunista deve essere considerato un'onore da tutti i giovani"

Ernesto "che" Guevara: Alla costituzione della J.C.C.
Gioventù comunista cubana tuttora esistente!



ANCHE SE NON C'E' UNA VERA ORGANIZZAZIONE DELLA GIOVENTU' COMUNISTA IN ITALIA MI SENTO UN GIOVANE COMUNISTA!(NON DEL PRC, CUI NON HO NIENTE CONTRO MA DEL QUALE SONO SIMPATIZZANTE-INDIPENDENTE!)
W I GIOVANI COMUNISTI!
.Hio.
00sabato 16 aprile 2005 15:17
che c'entra tutto questo?
cane...sciolto
00sabato 16 aprile 2005 23:07
Bravo....la "classe universale"....il comunismo o meglio il proletariato, è condannato ad abbattere se stesso!!! Almeno io me lo auguro...costi quel che costisma7

[Modificato da cane...sciolto 16/04/2005 23.07]

Vladimir Ilic Uianov
00domenica 17 aprile 2005 22:13
Re:

Scritto da: dominus9 11/04/2005 14.08
Mi avete chiamato ed ecco il vostro caro mangiacomunisti.
Allora voi dite che nel socialismo, a livello ideale, la dittatura del popolo è solo una fase di transizione verso il raggiungimento del "paradiso socialista", ma allora perchè tutti gli stati socialisti sono rimasti i questo stato di transizione? Perchè negli stati socialisti non c'è stata mai libertà vera, libertà di espressione e di dissenso? Perchè quelli che guidano la grande macchina socialista sono sempre uomini e quando hanno il potere assoluto in mano cercano di preservarlo con tutti i mezzi. In ogni caso le repubbliche democratiche, da voi tanto odiate, hanno portato i loro cittadini ad uno stato di benessere superiore a quello di qualsiasi paese socialista. Inoltre negli stati democratici i diritti civili sono sempre garantiti e i cittadini possono scegliere la loro guida, cosa che nei paesi socialisti non succede. E' chiaro che anche le democrazie non sono perfette, ma sono in continua crescita e, quindi, tendono sempre a migliorarsi. Per questo l'alternanza dei poteri è fondamentale, infatti se un popolo vede che un determinato governo non funziona o non corrisponde alle esigenze attuali ha il diritto di cambiarlo. Voi dite, poi, che i lavoratori sono sfruttati nelle democrazie occidentali, ma vi ricordo che gli operai in Europa hanno avuto sempre maggiori diritti dei loro colleghi in URSS. Infatti in URSS la settimana di 40 ore è entrata in vigore solo sotto Gorbaciov e la sicurezza sul lavoro è sempre stata inferiore che in occidente. Però se certe cose succedono nel paradiso dei lavoratori........



Il socialismo o comunismo è, prima di tutto, una conformazione economica della società. Quindi non è un metodo di rivoluzione, ma è il fine. Non scarichiamo sul comunismo errori fatti da uomini per applicarlo.
Se costruisco male un aereo e precipito non significa che volare sia sbagliato o impossibile, ma significa solo che non ho fatto i calcoli giusti. Gli errori dei mezzi sono errori dei mezzi, non del fine, e viceversa.
Detto questo rimango stupito e travolto dall'incoerenza con cui le critiche al comunismo avanzano. Da un lato si afferma come un dogma intoccabile che il comunismo è UTOPIA, dall'altro lato si elencano gli errori e i mali del comunismo, come se qualcosa di impossibile potesse uccidere. Se il comunismo non esiste e non è esistito allora non ha colpe, le vostre chiacchiere sono sterili e vuote.
Perchè l'operaio delle plutocrazie è più pagato ed ha più libertà dell'operaio sovietico? E' ovvio, è chiaro, perchè nella plutocrazia il capitalista non è al tempo stesso lo Stato. In URSS lo STATO è l'unico capitalista, e come ogni capitalista sfrutta il più possibile l'operaio. Ciò che garantisce all'operaio il salario, la pensione, i diritti, il voto, etc... non è il capitalismo, ma è la componente anti-capitalista che si svilupperebbe esplodende se non ci fossero i diritti, il voto, etc... Quindi per il capitalista occidentale CONVIENE che l'operaio abbia un salario decente, possa votare, etc... Il controllo si esercita in un modo diverso, facendo pressioni sui politici, facendo propaganda, e così via.
In URSS è lo stato ad essere l'unico capitalista, quindi non deve temere minimamente la componente rivoluzionaria perchè può soffocarla con la forza del "leviatano" (per citare Hobbes). Il capitalista in occidente non può usare direttamente l'esercito, direttamente la polizia, direttamente i giudici, per colpire le componenti rivoluzionarie e anti-capitaliste, in URSS si. Quindi lo Stato-Capitalista può permettersi margini di sfruttamento abnormi rispetto al capitalista italiano o statunitense.
-SPARTACO-pci.
00lunedì 18 aprile 2005 16:02
Re:

Scritto da: .Hio. 16/04/2005 15.17
che c'entra tutto questo?



ho risposto alla frase inserita sul Che...
Lpoz
00giovedì 28 aprile 2005 13:42

l’operaio è dunque libero di scegliere il padrone che lo sfrutterà, è libero di non lavorare, cioè di morir di fame, è libero di lavorare 12 ore al giorno, cioè libero di morir di fatica.



ma in italia, non sono stati proprio i comunisti a far togliere il lavoro a cottimo???
era una scelta liber del lavoratore quella di lavorare al meglio...

oppure mi sbaglio??
Pertinax
00giovedì 28 aprile 2005 13:53
Re:

Scritto da: Lpoz 28/04/2005 13.42

l’operaio è dunque libero di scegliere il padrone che lo sfrutterà, è libero di non lavorare, cioè di morir di fame, è libero di lavorare 12 ore al giorno, cioè libero di morir di fatica.



ma in italia, non sono stati proprio i comunisti a far togliere il lavoro a cottimo???
era una scelta liber del lavoratore quella di lavorare al meglio...

oppure mi sbaglio??



beh dipende dalle circostanze in cui viene applicato... è l'Italia non è il paese della correttezza :Sm18:
TURATI
00domenica 1 maggio 2005 15:44
il comunismo e' dittatura
La ideologia comunista professava l'odio di classe, l'odio contro i capitalisti, l'odio contro la Democrazia rappresentativa e lo stato di diritto costituzionale definito "borghese" con disprezzo.
La ricetta comunista prevedeva la lotta armata (rivoluzione) e la dittatura del proletariato cioe' poi in pratica vera la dittatura del partito comunista a nome e per conto del proletariato (si veda il discorso sui "rivoluzionari di professione" di Lenin).
La ricetta comunista prevedeva la Statizzazione di tutti i mezzi di produzione e scambio. L'economia comunista era basata infatti sullo Stato padrone e pianificatore.
Il sistema comunista realizzato in URSS come in altri paesi che ebbero regimi socialcomunisti non era affatto una "aberrazione" della ricetta di Marx e Lenin. Anzi ne costituiva la sua realizzazione pratica al 90%.
Quel poco che non fu realizzato dipendeva per esempio dal fatto che non e' vero che lo Stato si "estingue" con la ricetta comunista e che non si puo' abolire la moneta come vagheggiava la parte piu' utopisticia ed anarcoide della ideologia comunista.

Ovunque i comunisti sono stati al potere sul Pianeta hanno creato dittature dispotiche e totalitarie. Hanno creato cioe' il comunismo che e' un sistema totalitario. Il Partito comunista e' il partito unico. Tutto e' di Stato. Lo Stato e' del Partito. Il Partito e' del comitato centrale, i Rivoluzionari di Professione della ricetta Leninista.

Manca nei cromosomi comunisti la ripugnanza morale per la violenza. Anzi i comunisti affermavano con Lenin che "la violenza e' la locomotiva della Storia".

Per i comunisti tutti era da buttare via: l'economia di mercato, lo Stato democratico, l'elettoralismo, il parlamentarismo fino anche al riformismo socialdemocratico.
Per i comunisti l'unica soluzione era la Rivoluzione cioe' lotta armata per il potere cioe' colpo di Stato, la dittatura del partito comunista e la statizzazione dei mezzi di produzione e scambio per creare la tanto agognata societa' comunista o socialista reale che dir si voglia in pratica e' lo stesso.

Attenzione! Non si confonda il comunismo o socialismo reale con il socialismo inteso come idea umanitaria.
Con i Partiti socialisti democratici, con i socialisti riformisti come Turati per esempio.
Il socialismo come umanesimo e' giusto.
Il comunismo o socialismo reale e' sbagliato perche' esso e' davvero un progetto totalitario.

La profonda diversità nella sinistra apparve con maggiore chiarezza quando i comunisti russi si impossessarono del potere in Russia. Si contrapposero e si scontrarono concezioni opposte. Infatti c’era chi, come i Comunisti e Socialisti rivoluzionari aspirava a riunificare il corpo sociale attraverso l’azione dominante dello Stato e c’era chi, come i Socialisti riformisti, auspicava il potenziamento e lo sviluppo del pluralismo sociale e delle libertà individuali. Riemerse così il vecchio dissidio fra statalisti e antistatalisti, autoritari e libertari.

La divisione si riflesse a grandi linee nell’esistenza di due distinte organizzazioni internazionali della sinistra, quella socialdemocratica e quella comunista.

I Comunisti e Socialisti Marxisti, eredi della tradizione giacobina, si raggrupparono sotto la bandiera del marxismo-leninismo, mentre i Socialisti democratici riformisti volevano rimanere nell’alveo della tradizione pluralistica della civiltà occidentale.
Il comunista vuole la soppressione del mercato, la Statalizzazione integrale della società e la cancellazione di ogni traccia di individualismo.
Il socialista democratico progetta di instaurare il controllo democratico dell’economia e lavora per il potenziamento della società rispetto allo Stato e per il pieno sviluppo della personalità individuale.
Lo stesso Proudhon, da socialista umanitario, ci ha lasciato una descrizione profetica di che cosa avrebbe generato l’istituzionalizzazione del rigido modello comunista:
«la sfera Statale porterà alla fine di ogni proprietà; l’associazione provocherà la fine di tutte le associazioni separate e il loro riassorbimento in una sola; la concorrenza, rivolta contro se stessa, porterà alla soppressione della concorrenza; la libertà collettiva, infine, dovrà inglobare le libertà cooperative, locali e particolari».

Conseguentemente sarebbe nata «una societa' compatta fondata in apparenza sulla dittatura delle masse, ma in cui le masse avrebbero avuto solo il potere di garantire la servitù universale, secondo le formule e le parole d’ordine prese a prestito dal vecchio assolutismo riassumibili:


- accentramento del potere nelle mani dello Stato;

- distruzione sistematica di ogni pensiero individuale, cooperativo e locale, ritenuto scissionistico;

- polizia inquisìtoriale;

- abolizione o almeno restrizione della famiglia e, a maggior ragione, dell’eredità;

- suffragio universale organizzato in modo tale da sanzionare continuamente questa sorta di anonima tirannia, basata sul prevalere di soggetti mediocri o perfino incapaci e sul soffocamento degli spiriti indipendenti, denunciati come sospetti e, naturalmente, inferiori di numero».

Qui, come si vede, Proudhon indica che cosa non doveva essere il socialismo e contemporaneamente che cosa sarebbe diventata la società se fosse prevalso il modello comunista basato sulla Statizzazione integrale dei mezzi di produzione e sulla soppressione del mercato.
La storia purtroppo ha portato qualche elemento di fatto a sostegno della sua previsione. Il comunismo, messi in disparte tutti i valori, le istituzioni e i principi della civiltà moderna, li ha sostituiti con un modello di vita Statalista, burocratico e autoritario, cioè con un sistema pre-moderno.
Il carattere autoritario di ciò che viene chiamato il comunismo non è una deviazione rispetto alla dottrina, una degenerazione frutto di una data somma di errori, bensì la concretizzazione delle implicazioni logiche dell’impostazione rigidamente collettivistica originariamente adottata. L’esame dei fondamenti essenziali del leninismo non può che confermare tale tesi.

Fino alla pubblicazione di «Che fare?» Lenin fu sostanzialmente un comunista marxista ortodosso: credeva che il comunismo si sarebbe realizzato solo nei paesi capitalisti avanzati e solo a condizione che la classe operaia avesse raggiunto un elevato grado di coscienza politica e di maturità culturale. Ma in «Che fare?» queste tesi sono letteralmente rovesciate. Dalla teoria e dalla prassi del pensiero socialista democratico europeo si passa a uno schema comunista o socialista rivoluzionario giacobino.

Lenin stesso definisce il rivoluzionario marxista «un giacobino al servizio della classe operaia» e propone di creare un partito composto esclusivamente di «rivoluzionari di professione». Così la societa' comunista o socialista reale che dir si voglia diventa qualcosa che deve essere pensato, costruito e diretto da una élite selezionata di individui posti al di sopra della massa, i capi del partito comunista, "Rivoluzionari di Professione".
Lenin comincia col distinguere due forme o gradi di percezione della realtà: la «spontaneità» e la «coscienza»: solo la seconda permette di anti-vedere i fini ultimi della Storia. Successivamente Lenin afferma perentoriamente che gli operai non possono avere il tipo di visione del reale che è proprio della coscienza poiché privi del sapere filosofico e scientifico. Essi, abbandonati alle loro tendenze spontanee, sono condannati a muoversi entro l’ambito delle leggi del sistema. Tutt’ al più possono raggiungere una «coscienza sindacale» dei loro interessi immediati, non già una coscienza politica che può essere prodotta solo al di fuori della loro condizione di classe. E i «portatori esterni» della «giusta coscienza», sono sempre secondo Lenin,gli intellettuali.

Ad essi, quindi, spetta il ruolo storico organizzativo e dirigente del movimento dei lavoratori. Date queste premesse, ovviamente il soggetto rivoluzionano non può essere la classe operaia bensì il corpo scelto degli intellettuali che si sono consacrati alla rivoluzione comunista. Il pericolo che gli anarchici russi avevano sottolineato con estrema energia e cioè che la classe operaia fosse «colonizzata» dagli intellettuali declasses che entravano in un movimento socialista quali «tribuni della plebe» diviene con il «Che fare?» una realtà.

Il comunista russo Lenin teorizza infatti con grande franchezza il "diritto-dovere" degli intellettuali guidati dalla «scienza marxista» di sottoporre la classe operaia alla loro direzione. L’ammissione storica che Marx aveva assegnato al proletariato doveva raccogliersi nelle mani dell’intelligencija rivoluzionaria.


In effetti «Che fare?» apparve a molti come un’aggressiva ripresa del progetto di Robespierre, che già molte scuole socialiste europee avevano definito come una sorta di "dispotismo socialista".

Il modello di partito ideato da Lenin e una istituzione resa monolitica dal vincolo dell’ortodossia e dal principio della subordinazione assoluta e senza riserve delle volontà individuali alla volontà collettiva. Il partito comunista bolscevico fu sin dal suo atto di nascita, una organizzazione ferreamente disciplinata e impegnata nella diffusione su scala planetaria del comunismo , interpretato come una dottrina a carattere salvifico, cioè una setta di «veri credenti» che in nome del proletariato riteneva di avere il "diritto-dovere" di instaurare il suo dominio totale sulla società per rigenerarla.
Come ha scritto Isaak Deutscher «poiché la classe operaia non era là (dove sarebbe dovuta esserci per esercitare la direzione) i bolscevichi decisero di agire come suoi luogotenenti e fiduciari fino al momento in cui la vita fosse diventata più normale e una nuova classe lavoratrice si fosse affermata e sviluppata. Per questa strada naturalmente si giungeva alla dittatura della burocrazia, al potere incontrollato e alla corruzione attraverso il potere».

Ma, occorre ripeterlo, tale paradossale fenomeno - la dittatura del proletariato senza il proletariato, la «dittatura per procura» esercitata in nome e per conto della classe da parte del Partito Comunista - non può essere considerato in conseguenza non prevista e non prevedibile.


Con il successo storico-politico del leninismo la logica giacobina con tutte le sue componenti vecchie e nuove che sfociano nella dittatura rivoluzionaria prende il sopravvento sulla logica pluralistica e democratica dei socialisti e la Russia si incammina sulla strada del comunismo.


Ora, dato che la meta finale indicata da Lenin e da tutti i comunisti era la società senza classi e senza Stato, si potrebbe parlare di «aterogenesi dei fini» nel senso che i mezzi adoperati hanno fagocitato l’ideale.

Il Partito Comunista al potere sarebbe, da questo punto di vista, la dimostrazione che non è possibile scindere i mezzi dai fini e che la storia non è «razionale» bensì «ironica» e persino «crudele».
Pure la meta finale dei Comunisti resta la società senza Stato, cioè «il paradiso in terra» (Lenin) successivo alla «resurrezione dell’umanità» (Bucharin). Talché si può dire che la meta finale indicata dal progetto comunista è«un Regno di Dio senza Dio», cioè la costruzione reale del regno millenario di pace e di giustizia illusoriamente promesso del messianesimo giudaicocristiano. Non è certo un caso, dunque, che Gramsci sia arrivato a definire il marxismo «la religione che ammazzerà il cristianesimo» realizzando le sue esaltanti promesse e facendo passare dalla potenza all’atto l’ideale della società perfetta.

Se questa interpretazione del leninismo è corretta, allora la contrapposizione fra socialismo democratico e comunismo è certo molto profonda. Il comunismo leninista ha mire palingenetiche:è una religione travestita da scienza che pretende di aver trovato una risposta a tutti i problemi della vita umana. Per questo non ha voluto tollerare rivali ed è in una parola «totalitario».
Il leninismo nella misura in cui aspira a rigenerare la natura umana,a creare un mondo purificato da ogni negatività, a porre fine allo scandalo del male, è una dottrina millen aristica che, una volta al potere, non può produrre uno Stato ideologico retto una casta.

Anche il comunista Gramsci ha teorizzato senza perifrasi la natura «totalitaria» e persino «divina» del partito comunista, che non a caso ha definito “ il focolare della fede e il custode della dottrina comunista».Il Partito Comunista marxista-leninista in quanto incarna il progetto di disalienazione totale dell’umanità, è una istituzione carismatica che racchiude in sè tutte le verità e tutta la moralità della toria. Esso esprime l’etica la scienza del «proletariato ideale» che deve illuminare il «proletariato reale» e indicargli «la via della salvezza» (come si legge nella risoluzione del secondo Congresso della Internazionale Comunista).

Nelle, sue mani ci sono «le chiavi della storia» poiché esso orienta sua azione alla luce dell‘unica dottrina che sia scientifica e salvifica ad un tempo. Per questo il comunismo non può venire a patti con lo spirito critico, dubbio metodico, la pluralità delle filosofie, insomma con tutto ciò che rappresenta il patrimonio culturale della civiltà occidentale laica e liberale. Esso, come soleva ricordare Bertrand Russell a coloro che si facevano un’immagine mitologica del marxismo-leninismo, si fonda sull’idea che deve esistere un’autorità ideologica (il partito) che stabilisce autocraticamente i confini che separano il bene dal male, il vero dall’errore, l’utile dal dannoso. Di qui l’elevazione del marxismo a filosofia (obbligatoria) di Stato, l’istituzionalizzazione dell’inquisizione rivoluzionaria, la lotta accanita e spietata contro i devianti, i dissidenti e gli eretici.

Rispetto alla ortodossia del comunista, il socialista è democratico, laico e pluralista. Non intende elevare nessuna dottrina al rango di ortodossia, non pretende porre i limiti alla ricerca scientifica e al dibattito intellettuale, non ha ricette assolute da imporre. Riconosce che il diritto più prezioso dell’uomo è il diritto all’errore. E questo perché il socialista non intende porsi come surrogato, ideale e reale, delle religioni positive. Il socialista ha un progetto etico-politico che si inserisce nella tradizione dell’illuminismo riformatore e che può essere sintetizzato nei seguenti termini: socializzazione dei valori della civiltà liberale, diffusione del potere, distribuzione ugualitaria della ricchezza e delle opportunità di vita, potenziamento e sviluppi degli istituti di partecipazione delle classi lavoratrici ai processi decisionali. Carlo Rosselli definiva appunto il socialismo come un liberalismo organizzatore e socializzatore.

Dalla pretesa che il comunista ha di fare «l’uomo nuovo» deriva del tutto logicamente il disegno di ristrutturare tutto il campo sociale secondo un criterio unico e assolutamente vincolante. Il principio di fondo è stato formulato da Lenin in termini inequivocabili: «il partito tutto corregge designa e dirige in base a un criterio unico» al fine di sostituire «l’anarchia del mercato» con la “centralizzazione assoluta".

E in effetti, del tutto coerentemente con la dottrina, i comunisti russi non appena conquistarono lo Stato incominciarono a distruggere sistematicamente, metodicamente, ogni centro di vita autonoma e operarono in modo da concentrare tutto il potere politico, economico e spirituale in un’unica struttura di comando l’apparato del partito. E chi dice apparato dice, controllo integrale della società da parte degli amministratori universali. Fu così che prese corpo lo Stato padrone di ogni cosa, delle risorse economiche delle istituzioni degli uomini e persino delle idee. L’autonomia della società civile fu intenzionalmente soffocata, la spontaneità sociale limitata o soppressa, l’individualismo ridotto ai minimi termini.

Il grande paradosso della ricetta comunista

Ma, evidentemente tutto ciò implica la burocratizzazione integrale della società la quale come si legge in «Stato e rivoluzione», diventa per ciò stesso «un unico ufficio ed un unico stabilimento industriale» diretto dall’alto dell’apparato del partito che vigilerà sugli uomini affinché essi non deviino dalla retta via fissata dall’ortodossia. Di qui la descrizione del progetto comunista data da Gilas:

«Lo Stato comunista opera per raggiungere la completa spersonalizzazione dell’individuo, delle nazioni e anche dei propri appartenenti. Aspira a trasformare la società intera in una società di funzionari. Aspira a controllare, direttamente o indirettamente, salari e stipendi, alloggi e attività intellettuali». Analogamente Pierre Naville ha scritto che «la burocrazia nel socialismo di Stato gode di uno statuto fino ad oggi sconosciuto: di fatto essa controlla la totalità della vita economica, ed esercita questo controllo dall’alto... E’ nel comunismo reale che la burocrazia mostra finalmente la su reale natura: essa è l’organizzazione gerarchica applicata a tutto, l’armatura reale della vita sociale e privata, il comando su ogni cosa. Essa incarna lo Stato nella sua doppia dimensione nazionale e nel suo imperialismo internazionale».

A questo punto possiamo trarre alcune conclusioni di ordine generale. Leninismo e pluralismo sono termini antitetici se prevale il primo muore il secondo.

La democrazia presuppone l’esistenza di una pluralità di centri di poteri (economici, politici, religiosi, etc.) in concorrenza fra di loro, la cui dialettica impedisce il formarsi di un potere assorbente e totalitario.

Di qui la possibilità che la società civile abbia una certa autonomia rispetto allo Stato e che gli individui e i gruppi possano fruire di zone protette dall’ingerenza della burocrazia. La società pluralistica inoltre è una società laica nel senso che non c’è alcuna filosofia ufficiale di Stato, alcuna verità obbligatoria. Nella società democratica e pluralistica la legge della concorrenza non opera solo nella sfera dell’economia, ma anche in quella politica e in quella delle idee.

Il che presuppone che lo Stato è laico solo nella misura in cui non pretende di esercitare, oltre al monopolio della violenza, anche il monopolio della gestione dell’economia e della produzione scientifica. In breve:l’essenza del pluralismo è l’assenza del monopolio.Tutto il contrario delle tendenze che si sono affermate nel sistema comunista.

I veri comunisti marxisti-leninisti non possono tollerare contropoteri, ideali comunitari diversi da quello comunista. Per questo essi sentono di avere il diritto-dovere di imporre il comunismo ai recalcitranti. Per questo Gramsci aveva teorizzato la figura del moderno Principe come «il solo regolatore» della vita umana.

La meta finale utopica dei comunisti è la società senza Stato, ma per giungervi occorre Statalizzare ogni cosa. Questo in sintesi è il grande paradosso della ricetta comunista.

Ma come è mai possibile estrarre la libertà totale dal potere totale?

Invece di potenziare la società contro lo Stato, si è reso onnipotente lo Stato con le conseguenze previste da tutti gli intellettuali della sinistra socialdemocratica che hanno visto nel monopolio delle risorse materiali e intellettuali la matrice dell’autoritarismo comunista.








Pertinax
00domenica 1 maggio 2005 15:59
wl1 benvenuto compagno! :Sm18: :Sm18: :Sm18:
Pertinax
00domenica 1 maggio 2005 16:21
Re:

Scritto da: Pertinax 01/05/2005 15.59
wl1 benvenuto compagno! :Sm18: :Sm18: :Sm18:



:Sm10 :Sm10 :Sm10 ok lasciamo stare il compagno...
TURATI
00domenica 1 maggio 2005 17:00
compagni...
Nella sinistra storica i militanti dei partiti Comunisti e dei partiti Socialisti si sono sempre chiamati COMPAGNI.
Giusto segno di fratellanza ideale oltre che di appartenenza di partito.
venerdì 15 aprile 2005

Come già annunciato prima delle elezioni il deputato Nerio Nesi,già presidente della BNL negli anni '80 e ministro dei Lavori Pubblici nell'ultimo governo Amato in rappresentanza del partito dei Comunisti Italiani, ha aderito ai Socialisti Democratici Italiani.

Il compagno Nesi ha sempre militato nella sinistra interna del vecchio PSI nella componente "lombardiana". Nel 1995 era passato a Rifondazione Comunista, poi nel 1998 aveva aderito ai Comunisti Italiani. Oggi Nesi torna nella casa socialista dello SDI.

Il suo ritorno nella famiglia socialista, (è stato iscritto al PSI per trentadue anni) è stato salutato con soddisfazione da Enrico Boselli.
“È davvero con grande piacere – ha detto il presidente dello SDI - che accolgo l’adesione di Nerio Nesi allo SDI.

Si tratta di un ritorno nella vecchia casa socialista che corrisponde ad aspirazioni che Nerio ha sempre coltivato. Quando i socialisti si riuniscono è una bella notizia”.




Viva soddisfazione per la decisione di Nerio Nesi è stata espressa anche dal Senatore socialista Roberto Biscardini, amico di Nesi e "lombardiano" insieme al lui nel vecchio PSI.

“La decisione del compagno Nesi di aderire allo SDI è il segno concreto della possibilità di riorganizzare nel centrosinistra una forza socialista sempre più significativa. Questa scelta dà ragione a quanti hanno salvaguardato con lo SDI una posizione socialista autonoma nel centrosinistra. E’ un passo importante – ha aggiunto Biscardini – nella direzione di una prospettiva di unità socialista con tutti coloro che, pur avendo militato in questi ultimi dieci anni, in altre organizzazioni od essendo stati in disparte, si fanno carico oggi, con onestà intellettuale, di dare il proprio contributo per l’affermazione di una politica autenticamente socialista.
”Dello stesso avviso anche il segretario della Federazione dei giovani socialisti, Gianluca Quadrana“Salutiamo con gioia - dice il segretario - il ritorno nella sua casa natale di Nerio Nesi. Però - aggiunge il giovane dirigente dello SDI - oggi non possiamo non sottolineare il significato politico immediato e, speriamo di prospettiva, della decisione del "Nuovo Psi" di ritirare la propria delegazione dal governo. E’ ora - conclude Quadrana - che i socialisti si ritrovino per rendere più forte il loro ruolo nella costruzione del partito riformista italiano e per questo siamo sicuri che Nerio sia solo il primo ad aderire al progetto”.
TURATI
00domenica 1 maggio 2005 17:05
DEMOCRATICI DI SINISTRA
Milioni di uomini, nell'Europa dell'Est dominata dai Comunisti, hanno perduto la libertà individuale e collettiva che avevano riconquistato, tra immensi sacrifici, liberandosi dall'oppressione nazista. Milioni di uomini non hanno mai potuto organizzare un partito politico vero, un sindacato, dar vita a giornali liberi, indire uno sciopero o convocare una manifestazione politica, scrivere libri che non piacessero al regime comunista.

Chi ha tentato di farlo ha conosciuto le invasioni dei carri armati e repressioni sanguinose. Il sacrificio dei martiri dell'Ungheria, dei protagonisti della Primavera di Praga, di Ian Palach, dei morti dell'Ottantanove, sta lì a dimostrarcelo. Come stanno a dimostrarcelo gli orrori della Cambogia di Pol-Pot o la persecuzione da parte del regime comunista cinese del popolo tibetano.

Ecco perché non ci sono, non possono esservi, frasette ambigue, doroteismi verbali, ambiguità di comodo tra noi Democratici di sinistra. Per questo ribadiamo che nel Novecento, nella sua concreta realizzazione storica, il comunismo è stato incompatibile con la libertà.

E' d'altra parte questa la frase che è contenuta nel documento conclusivo del congresso di Parigi della Internazionale Socialista.

Non ci si può sentire parte integrante di quella famiglia della sinistra democratica se si hanno ancora inspiegabili timidezze su questo giudizio storico e politico.

Walter Veltroni, congresso dei Democratici di Sinistra

Torino 2000

Pertinax
00domenica 1 maggio 2005 17:12
e ke palle!!!:Sm16: :Sm16: :Sm16:

c'è una sezione di centro-sinistra apposta per te e invece mi riempi la mia sezione di spam! forse non ti riconosci neanke nel centro-sinistra?
TURATI
00domenica 1 maggio 2005 17:15
LA VERITA' FA MALE...AI NEO-COMUNISTI
Purtroppo caro compagno Pertinax, so che la verita' fa male.
Fa male a chi e' ancora Comunista nel 2005.
Dal momento che siamo in un paese Democratico e non in un paese Comunista tu sei libero, in Democrazia di essere comunista.
Io invece sotto il regime comunista non sarei libero di essere socialdemocratico. Gia' questa e' una differenza non da poco.
Per rispondere alla tua domanda caro compagno, io da socialista voto per lo SDI e mi riconosco nel Centro-Sinistra che e' cosa diversa dalla sinistra sovietica.

In ogni caso mi sembra giusto in questo forum di estrema sinistra vetero-comunista bolscevica inserire anche argomenti di discussione che non siano solo "w il partito comunista!" oppure "il comunismo andava migliorato ma non gettato via" da veri nostalgici orfani di Stalin, Trotzky e Breznev.

Ciao compagno
e viva il socialismo!

Pertinax
00domenica 1 maggio 2005 17:18
bravo compagno tu si ke sei democratico e illuminato!
sm1 sm1 sm1 ki sa quando ti vedono quelli di destra come si divertono ciap1 ciap1 ciap1
TURATI
00domenica 1 maggio 2005 17:26
il kompagno Pertinax ovvero Piccoli neuro-comunisti crescono.....purtroppo!
Da uomo di sinistra ho sempre odiato le ingiustizie sociali e per questo sono Socialista. Perche' penso e spero che con una politica democratica e riformista si possa creare una societa' migliore.
E da socialista democratico mi fanno paura (ed a chi no?) gli estremisti di sinistra: i comunisti.

Ecco un esempio (tra i tanti) della mentalita' dei neuro-comunisti odierni, degni nipotini di Lenin, il cui sogno e' fare una dittatura comunista di estrema sinistra in Italia.

PROGRAMMA GENERALE DEL FRONTE POPOLARE PER LA RICOSTRUZIONE DEL PARTITO COMUNISTA (FP-rpc)

1. Il "Fronte Popolare per il comunismo" ha lo scopo di "legare gli operai e gli altri elementi avanzati delle altre classi delle masse popolari al processo di ricostruzione di una sinistra comunista e rivoluzionaria" e quindi sviluppare il lavoro sulle condizioni per la ricostruzione del partito.

2. Il FP-rpc sviluppa le sue attività per:

• Far conoscere alla cerchia più ampia possibile delle masse popolari che ci sono comunisti e lavoratori avanzati che lavorano per ricostruire il partito comunista e diffondere l’appello a collaborare alla ricostruzione del partito comunista.

• Raccogliere e mobilitare ogni forma di collaborazione alla ricostruzione del partito comunista.

• Conoscere in modo più preciso le forze su cui nell’immediato si può contare per la ricostruzione del partito comunista.

• Diffondere su scala più vasta possibile un messaggio di fiducia nella capacità della classe operaia di guidare le masse popolare fuori dal marasma in cui la borghesia imperialista le affoga e un bilancio positivo dell’esperienza storica del movimento comunista internazionale e sul sistema comunista realizzato in passato in una parte importante del mondo. L'economia socialista realizzata dai governi comunisti negli Stati che furono del Blocco sovietico aveva si gravi problemi ma era fondata sul principio giusto della proprieta' di Stato dei principali mezzi di produzione e scambio, sulla pianificazione socialista base del comunismo.

3. La linea del FP-rpc è:

• raccogliere, educare e accumulare forze nella lotta per costituire il partito comunista;

• appoggiare ogni lotta rivendicativa e ogni lotta di difesa della classe operaia e delle masse popolari contro la borghesia imperialista facendo di ognuna di esse una scuola di comunismo.

4. Le parole d'ordine del FP-rpc sono:

• il sistema comunista è l’unica via di salvezza per le masse popolari;

• il comunismo è possibile;

• per instaurare il comunismo occorre anzitutto ricostruire il partito comunista che lavori per la rivoluzione e per la dittatura del proletariato, unico mezzo - come insegnano Marx e Lenin - per creare una societa' socialista reale;

• occorre un partito comunista che lotta per la conquista del potere e l'avvio della costruzione del comunismo attuando le Dieci misure del Programma (le Dieci Misure immediate – riportate in appendice).

5. Gli organismi aderenti al FP-rpc hanno quindi, ognuno secondo le sue caratteristiche e i suoi metodi di lavoro, i seguenti compiti:

• contribuire alla ricostruzione del partito comunista;

• propagandare le "Dieci misure" come misure immediate per l'instaurazione del comunismo nel suo stadio socialista, misure che il Governo comunista rivoluzionario realizzerà appena conquistato il potere;

• organizzare e sostenere il movimento di resistenza dei lavoratori e delle masse popolari al procedere della crisi generale del sistema capitalista, lavorando sul terreno politico, lavorativo, sociale e culturale.

6. Ciò che qualifica le organizzazioni e singoli compagni che fanno parte del "Fronte Popolare per la ricostruzione del Partito Comunista" è:

a) L’accettazione della presente piattaforma, che in sintesi si traduce in questi 4 punti:

• la costituzione del partito è oggi il punto centrale dello scontro tra classe operaia e borghesia imperialista;

• l’imperialismo porta alla rovina;

• il comunismo o socialismo reale è per le masse popolari la sola via d’uscita positiva dal marasma attuale, il solo sistema in grado di produrre giustizia sociale.

L’accettazione di alcune discriminanti che riguardano: la valutazione positiva dei 150 anni di storia del movimento comunista mondiale nel suo complesso; la valutazione positiva della costruzione del comunismo al suo primo stadio in URSS e nei paesi del vecchio blocco sovietico e dell'Internazionale Comunista di Lenin e Stalin.

10 punti fondamentali dei comunisti del FP-RPC:
il programma dei comunisti

(a cura del Fronte Popolare per la ricostruzione del Partito comunista)

(LE DIECI MISURE IMMEDIATE)

Lottiamo per la costruzione del partito comunista che conquisti il potere estromettendo la borghesia imperialista e che avvii la costruzione di una nuova società socialista. Quindi il nostro è un programma comunista.

Il nostro programma immediato sono l'insieme delle misure e delle trasformazioni concrete per l'instaurazione del sistema comunista:

1. Tutto il potere è assunto dal Partito Comunista e dal governo rivoluzionario i cui organi, ad ogni livello, sono Consigli di delegati dei lavoratori eletti e revocabili. Esso ha il compito di reprimere la borghesia imperialista, dirigere la riorganizzazione di tutte le attività collettive, in conformità agli interessi e alla volontà delle masse, mantenere l'ordine pubblico. Polizia, forze armate e magistratura popolari sono dipendenti ad ogni livello dai Consigli. Nazionalizzazione e conseguente proprieta' di Stato di tutte le grandi fabbriche, di tutte le aziende di produzione, distribuzione e credito. Liberazione di tutti i prigionieri politici comunisti. Effettivo reinserimento nella vita sociale degli altri detenuti appartenenti alle masse popolari.

2. Scioglimento di tutti gli ordinamenti e le istituzione del vecchio Stato democratico-borghese e confisca di tutte le loro dotazioni. Smantellamento di tutte le basi militari e di tutte le agenzie degli Stati imperialisti. Riconoscimento del diritto di autodeterminazione per le parti del paese dove si fossero sviluppati movimenti nazionali.



3. Libertà per i fedeli di ogni religione di organizzare le loro pratiche religiose. Abolizione del Vaticano e di tutti gli altri privilegi della Chiesa cristiana cattolica. Statizzazione di tutte le proprietà che il Trattato del Laterano del 1929 e le successive modifiche hanno dato al Vaticano e di tutte le proprietà degli ordini religiosi e affini.

4. Rottura di tutti i trattati internazionali che contrastano con l'instaurazione del sistema comunista, uscita immediata dalla NATO, dalla UE e dalle altre organizzazioni create per l'aggressione e il saccheggio imperialisti. Applicazione dei principi di coesistenza pacifica nelle relazioni con tutti i paesi. Collaborazione con gli Stati e i movimenti che lottano contro l'imperialismo, per la liberazione nazionale e per una societa' socialista reale cioe' comunista.

5. Abolizione per tutti i membri della borghesia di ogni diritto politico e delle libertà di riunione, di organizzazione e di propaganda; confisca di tutti i loro beni personali mobili (denaro, titoli, gioielli) e immobili; iscrizione obbligatoria al Servizio Nazionale del Lavoro. Cambio della moneta: sostituzione dell'euro con una nuova moneta nazionale.

6. Libertà politiche e civili per ogni membro delle masse popolari con uso gratuito dei mezzi pratici necessari per esercitarle (edifici, mezzi di comunicazione, di informazione e di trasporto, ecc.). Libertà di riunione, di organizzazione, di propaganda, di sciopero, di accesso all'informazione e all'istruzione. Divieto di tutte le forme di oppressione e discriminazione razziale, sessuale e culturale. Rispetto delle proprietà individuali e collettive dei membri delle classi delle masse popolari.

7. Inserimento delle donne delle masse popolari nella vita economica, politica e culturale senza alcuna discriminazione rispetto agli uomini. Diritto per tutti i ragazzi e i giovani a ricevere una formazione integrale e gratuita, a svolgere un lavoro sano, a disporre degli spazi e dei mezzi per il libero sviluppo delle loro attività. Assoluta parità di tutti i diritti politici e civili per tutti i lavoratori immigrati. Diritto per tutti i bambini ad un vitto e alloggio sani, all'assistenza familiare, all'educazione e ad essere amati. Rispetto per ogni anziano e diritto ad avere una vita sociale dignitosa. Sicurezza sociale, sanità e scuola gratuite per tutti.

8. Realizzazione del dovere e del diritto di ogni persona adulta a svolgere un lavoro socialmente riconosciuto: creazione del Servizio Nazionale del Lavoro a cui devono iscriversi tutti gli adulti abili al lavoro che non svolgono già un lavoro riconosciuto, a disposizione dei Consigli per lavori socialmente utili. Diritto di ogni persona a disporre di condizioni dignitose di vita sulla base della sua iscrizione al Servizio Nazionale del Lavoro o dello svolgimento di altro lavoro riconosciuto. Riduzione del tempo di lavoro obbligatorio, miglioramento delle condizioni di lavoro. Uso gratuito di tutti i servizi pubblici e delle reti: energia elettrica, telefono, acqua, gas, posta, trasporti urbani, ferroviari e su strada, ecc.

9. Nazionalizzazione di tutte le banche e società finanziarie di ogni genere e di tutte le imprese ed enti di proprietà della borghesia imperialista: industriali, agricole, commerciali, dei trasporti, dei servizi, delle comunicazioni e di ogni altro genere. Affidamento di essi in gestione ai Consigli. Rispetto della proprietà delle aziende familiari, individuali e cooperative. Creazione di un Consiglio nazionale dell'economia con l'incarico di coordinare tra loro l'attività di tutti gli organismi economici, bancari e finanziari gestiti dai Consigli e di coordinare con essi l'attività delle imprese familiari, individuali e cooperative, con l'obiettivo di rafforzare la produzione e indirizzarla a soddisfare i bisogni materiali e spirituali delle masse.

10. Affidamento in gestione ai Consigli di tutti i servizi pubblici (servizi sanitari, scolastici, assistenziali e culturali, lavori pubblici, trasporti, acque, strade, porti, ecc.). Impiego dei beni immobili confiscati alla borghesia imperialista per dare ad ogni famiglia un'abitazione sana e spaziosa e per soddisfare gli altri bisogni individuali e collettivi delle masse popolari.

(tratto dal programma del Fronte Popolare per il Comunismo, anno 2005)

INCREDIBILE VERO?
COSE DA MATTI CHE SEMBRANO USCITE DA UN LIBRO COMUNISTA SOVIETICO DEL 1921!
EPPURE C'E' ANCORA CHI NELLA NOSTRA AMATA SINISTRA, CREDE IN QUESTO TIPO DI PROGRETTO POLITICO.

SIC TRANSIT GLORIA MUNDI !

[Modificato da TURATI 01/05/2005 17.27]

[Modificato da TURATI 01/05/2005 17.28]

Pertinax
00domenica 1 maggio 2005 17:31
x caso ci conosciamo??????????? mi spieghi x ke cazzo non vai a scrivere nella sezione ke più ti è congeniale? qui si vorrebbe discutere di politica, non dire tu hai torto e io ho ragione, questo lo riesci a capire o lo trovi un argomento troppo difficile? TI RIPETO PER L'ULTIMA VOLTA KE SEI PREGATO DI ANDARE A ESPORRE LE TUE IDEOLOGIE POLITIKE NELLA SEZIONE A TE PIù CONGENIALE, CAPISCI???? smb1
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