Il Cervo D'argento

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Rurik Forgiaferro
00sabato 29 dicembre 2007 00:33
prima di tutto un saluto di cuore a tutti patrizi.

è da molto tempo che non faccio visita alla Lega e da ancor piu tempo ho lasciato questa sezione per altri fronti.
Voglio scusarmi ancora delle opere incompiute che ha causa di tempo e a volte anche di malavoglia non ho terminato, tuttavia voglio cogliere l'occasione per deliziarvi ancora (spero) con uno dei miei epici racconti.

Spero che esso possa alietarvi in qualche modo trattandosi appunto di un racconto GDR fantasy e possa esso in parte riparare alle mie mancanze mai colmate. [SM=g27829]


Come sempre dedico questa opera al sommo signore della Lega Papen che da molto non sento e al grande e rispettabile Strillone il quale ha creduto fino in fondo in noi Forgiaferro.

Grazie a voi signori

Rurik
Rurik Forgiaferro
00sabato 29 dicembre 2007 00:33
"Credete siano loro" chiese con eccitazione la giovane adepta,
"non c’è dubbio mia cara, percepisco il male che hanno perpetrato a questa foresta e sento i gemiti del cervo argentato imprigionato in quella tenda"
Un attimo di silenzio avvolse le due consorelle elfiche figlie della dea Sylune.
La danza notturna di ringraziamento alla dea era stata interrotta bruscamente la notte precedente quando il richiamo del cervo argentato era giunto loro sotto forma di lamento straziante, qualcuno aveva catturato lo splendido esemplare protettore della Foresta di Hellifane e questo aveva indotto le figlie della luna ad agire in fretta per correre in suo soccorso. I loro timori erano risultati ben fondati, un gruppo di affamati goblin capeggiati da un possente mezz’orco avevano appostato un piccolo campo vicino al ruscello ove il cervo argenteo dimorava andando a disturbare la quiete surreale del luogo.
"Devono avergli teso una trappola quei codardi" disse a voce accesa l’adepta esprimendo un senso di rabbia crescente "gliela faremo pagare maledetti".
La mano di Alatariel corse veloce ad afferrare il braccio della giovane consorella per fermarla.
"Calmati Zemfira!, non sei ancora pronta per affrontare questi nemici, dovrai restare qui e sorvegliare il sentiero affinché nessuno di loro scappi da questo luogo" la voce di Alatariel concluse la frase con tono freddo andando a sottolineare che nemmeno uno di quei mostri sarebbe sopravvissuto al suo attacco.
Zemfira desistette immediatamente dall’insistere nell’accompagnare la sua consorella maggiore avvertendo profonda determinazione nelle sue parole.
"Certo signora resterò qui come voi desiderate".
Alatariel parve come non udire le ultime parole della giovane adepta, la sua mente era gia protratta verso Sylune, sommesse parole di preghiera uscivano dalla sua bocca senza emettere suono, innalzandosi in richiesta di protezione verso la dea. La risposta divina non si fece attendere a lungo; mentre l’esperta cacciatrice scendeva con movimenti aggraziati dall’albero ove era appostata, una coltre di oscurità parve avvinghiarla schermandola alla normale vista ed una palpabile bruma cominciò ad innalzarsi dalla terra intorno e dentro al campo goblin.
In poco tempo Zemfira perse di vista la sua signora e maestra così cercò di concentrarsi sul campo nemico presso il quale i goblin si erano radunati. Un piccolo fuoco da campo scoppiettava al centro a poca distanza dalla tenda nella quale era tenuto prigioniero il cervo argenteo. La giovane figlia della luna continuò a scrutare la zona individuando almeno cinque goblin, cinque piccole e malefiche creature che bisticciavano come spesso succede alla loro razza emettendo strani versi gutturali e sforzati nella lingua goblinoide, solo quando il possente mezz’orco uscì sbraitando dalla tenda gli schiamazzi parvero cessare. Gli sguardi delle cinque creature si volsero tutti verso il capo adirato cosi come quello di Zemfira che si accinse a studiare il mostruoso pelleverde. Esso teneva stretta nella mano destra il collo del sofferente cervo ferito e straziato; la vista del sangue che ancora sgorgava da numerose ferite inflitte alla creatura fece scattare i goblin in piedi, esultanti e bramosi di poter affondare i loro aguzzi denti nella tenera carne dell’animale. Uno sguardo feroce del mezz’orco fece tuttavia scemare la loro eccitazione rendendo chiaro che il primo a cibarsi sarebbe stato il capo; nella confusione generale tuttavia un’ombra si stava gia muovendo…
Alatariel aveva raggiunto infatti il suolo nel più tetro silenzio compiendo sinuosi movimenti atti a mantenere la sua copertura fino all’ultimo. Appena giunse in vista della macabra scena tuttavia nemmeno il suo spirito calmo e determinato riuscì a controllarsi, la povera creatura straziata impunemente dai nemici di Sylune fece crescere in lei la sete di vendetta e nulla poté fermare il susseguirsi dei successivi eventi.
Veloce e muta la cacciatrice estrasse la lama lunare dal fodero ove era riposta; la tenue luce proveniente dalla luna stessa risplendette sulla fredda lama che in risposta produsse uno scintillio. Come un’ombra notturna e ancora avvolta dall’oscurità della dea, Alatariel si avvicinò a passo svelto verso il centro del campo dal quale provenivano ancora gli schiamazzi dei goblin, semplice e immediata fu la sua mossa giungendo alle spalle del primo ignaro pelleverde che ancora eccitato e sghignazzante non avverti nemmeno la sottile lama trapassargli la base del collo; solo un leggero pizzicore alla gola lo fece smettere di agitarsi mentre crollava a terra esanime.
I compagni non si accorsero di nulla concentrati come erano a guardare il mezz’orco affilare l’accetta.. e così la tremenda danza di morte della cacciatrice proseguì indisturbata.
Il canto di Sylune riecheggiava nella testa dell’elfa mentre esso guidava Alatariel nella danza di vendetta, un secondo affondo, preciso, veloce bucò il cranio del successivo mostro sghignazzante che non si accorse di nulla ed un terzo colpo portato di ridoppio dal basso verso l’alto sulla diagonale permise all’elfa di insinuare la lama sotto il collo del terzo goblin mozzandone la testa.
I sopravvissuti smisero di ghignare avvertendo il calmarsi della situazione e spinti da uno strano brivido sulla schiena si volsero notando la mancanza di tre dei loro compagni. La bruma comparsa poco prima dal suolo, celava infatti i tre cadaveri esanimi e fu solo quando uno dei sopravvissuti avanzò muovendo un passo, che inciampando si accorse della loro presenza.
Inorridito dalla macabra scoperta, venne immediatamente colto dal panico, tentò di rialzarsi in piedi, l’euforia della cena ormai svanita e sostituita dal terrore della morte.
Gattonando, incapacitato di compiere una sola azione coordinata avanzò andando a sbattere il muso deforme contro qualcosa di solido.
Un singolo sussurro avvertì in una lingua che non conosceva, "muori" ed una fredda lama affilata lo trafisse al centro della schiena trapassandogli il piccolo cuore mentre lo inchiodava al suolo.
Attirato dagli urli del quinto goblin anche il mezz’orco si allarmò realizzando che qualcuno stava attaccando il campo di sorpresa, lasciò immediatamente cadere a terra il corpo del cervo morente e corse nella tenda a recuperare la sua arma. Uscì brandendo una possente mazza ferrata che tuttavia non intimidì per nulla la cacciatrice abituata a scontrarsi con nemici armati in tale modo.
L’elfa avanzò così verso il capo mezz’orco, pregò Sylune affinché dissipasse l’oscurità e la bruma magica donatale e così in risposta esse svanirono.
Il mezz’orco rimase scioccato alla vista dello scempio fatto dall’elfa e grugnendo di rabbia caricò la cacciatrice portando la pesante mazza alta sopra la sua testa pronta per essere scaricata sull’esile femmina. Di rimando Alatariel non si mosse di un millimetro attendendo che la bestiale creatura arrivasse a poca distanza da lei. Fu solo all’ultimo istante quando il capo pelleverde stava per scaricare il poderoso colpo che ella mosse veloce il corpo scansando la carica del mezz’orco e spostandosi a destra in modo da porsi infine alla spalle del nemico. Sbilanciato dal potente colpo non andato a segno, il mezz’orco non ebbe il tempo di voltarsi a fronteggiare di nuova l’elfa la quale con sapiente maestria flette le gambe appena e sferrò un preciso tondo diritto mirato sui tendini delle ginocchia nemiche recidendoli entrambi.
Dolorante e sanguinante il mezz’orco avanzò nella sua carica di pochi passi prima di crollare al suolo azzoppato, l’elfa si avvicinò con glaciale calma certa ormai della fine dello scontro. Un ultimo disperato tentativo del pelleverde di difendersi non produsse nulla di significativo così mollando la pesante mazza esso si volse cercando infine di scappare strisciando goffamente sul suolo.
Un icore nero verdastro imbrattava ormai completamente le sue possenti gambe quando ad un tratto un’altra micidiale fitta al polpaccio destro lo trafisse impedendogli di continuare la fuga, un esile piede posto sulla sua schiena lo tenne bloccato a suolo mentre soffriva dal dolore delle ferite riportate.
Parlando nella lingua tipica della sua razza il mezz’orco sputò le sue ultime parole, "ci vendicheremo maledetta elfa dei boschi non sfuggirai alla nostra iraaaa!!!"
"non contarci lurido essere" rispose Alatariel comprendendo bene i suoi versi.
Stupito che le sue parole fossero state comprese, il pelleverde si bloccò come impietrito e impotente intuendo che la sua fine era ormai giunta. Avvertì appena la lama lunare che veniva estratta dal suo polpaccio e che andava a trafiggergli infine la base della spina dorsale ponendo fine ai suoi lamenti.
Chiusi gli occhi. Trattenuto il respiro. Estratta la lama. Il canto di Sylune parve diminuire nella mente della signora elfica, tuttavia ancora qualcosa disturbava l’atmosfera surreale della foresta. Schiudendo le esili palpebre, Alatariel si ritrovò davanti un tremante goblin sull’orlo della pazzia. Bastò solo un cenno della cacciatrice per far cadere in rotta il pelleverde rimasto che si volse avviando una folle corsa per raggiungere il folto del bosco e trovare la salvezza.
L’elfa non si distrasse nemmeno un attimo lanciando un grido di richiamo alla sua adepta ancora nascosta sulle fronde dell’albero.
"Zemfiraaa! non lasciarlo fuggire!!"
L’accolita udì la voce della sua signora chiara e distinta e capì immediatamente che era giunto il momento di agire avendo seguito la scena passo dopo passo.. pensando velocemente a cosa avrebbe potuto fare per fermare la fuga del goblin vagliò diverse opzioni. Gli era stato donato un arco pochi giorni prima come accadeva a tutte le figlie di Sylune che entravano a far parte della congrega delle danzatrici tuttavia la sua capacità di tiro non era per nulla addestrata per questo scartò immediatamente quella possibilità. Concentrandosi invece sulla sua abilità magica, seppur da novizia, scelse di abbattere il mostriciattolo con un semplice incantesimo.
"Perirai sciocco goblinoide" sussurrò sicura la giovane elfa.
Le sue mani affusolate cominciarono a intrecciarsi mentre l’elfa disegnava una sequenza di simboli arcani nel vuoto davanti a lei, brevi parole dettate da sistematica abitudine composero infine l’ultimo ingrediente per la creazione di una singola freccia magica che apparve dal nulla fra le sue mani. Fluttuando in una luce verdastra essa venne scagliata contro l’obiettivo prescelto.
Veloce, implacabile e precisa la freccia di Melf colpì in pieno il petto del goblin fuggitivo infilzandosi a fondo nel suo torace. Il contraccolpo ebbe la conseguenza di scaraventare il corpo dell’essere a terra abbattendolo mentre l’acido della freccia magica si insinuava velocemente nel sue parti interiori corrodendole. Un singolo e sordo verso da parte della creatura dichiarò la morte del goblin che rimase a terra immobile ed esanime.
Il sorriso si allargò sulla faccia di Zemfira mentre tacita ed esultante del suo operato, tornò a concentrarsi sulla sua signora, notando che ella aveva invece raggiunto il corpo straziato del cervo; scese dall’albero e raggiunse a grandi passi la consorella chinata ormai sul corpo argenteo dell’animale.
Alatariel era muta apparentemente immobile, teneva poggiata sulle sue gambe la testa del cervo accarezzandogli fronte e orecchie… copiose lacrime solcavano il volto della coraggiosa elfa mentre solo un leggero e affannato respiro poteva udirsi provenire dalla creatura morente che sbirciando dall’unico occhio tumefatto ancora rimasto aperto guardò le due consorelle inviando loro un pensiero di gratitudine e di pace. Quasi volendo esprimere un sentimento di soddisfazione, esso infine spirò fra le braccia della figlia della luna e con lui morì quella notte una parte di Hellifane segnata dallo sconforto e dal sangue.

Fine.
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