Il Cammino di un Uomo

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Angle 4ever
00lunedì 24 aprile 2006 01:53
Una luna splendente, il cui riflesso batteva sulle limpide acque di un laghetto in un parco di San Pietroburgo. Due anime erano intrecciate, si scambiavano effusioni, e i loro sorrisi erano quanto mai raggianti. Ma in uno di loro non vi era spazio per l’Amore in questo momento. Preoccupazione e angoscia assillavano i suoi pensieri. Un uomo che avrebbe dovuto fare i conti con il Destino. Un uomo che mai avrebbe potuto aver paura, ma che in quel momento soffriva. Era insicuro, e neanche la ragazza che lo abbracciava affabilmente lo rincuorava. Banshee si alzò dalla propria postazione, sorridendo, un sorriso falso, di modo da celare la propria insicurezza, e si diresse, mano nella mano con Christina, la propria amata, verso il centro della città, la cui temperatura si faceva ogni giorno che trascorreva sempre più piacevole. Giunsero in un maestoso hotel, e impossessatisi di una chiave corrispondente ad una camera, si diressero verso la scalinata, e la percorsero, in tutta la sua lunghezza. Giunsero quindi innanzi ad una porta di legno di noce, e, inserita la chiave, fecero scattare la serratura, e si accasciarono quindi stremati sul letto, richiudendo con un calcio l’uscio. I due si osservarono negli occhi, e si scambiarono dolci effusioni, fino a passare un notte d’amore. Ma ben presto il sonno li colse alla sprovvista. Un sonno ristoratore per Christina, un sonno colmo di insicurezza per Alex.

“Un enorme castello gli si parava dinanzi agli occhi increduli. La pietra scura, che non permetteva alcun sentimento benevolo, e che incuteva soggezione negli animi di coloro che lo osservavano. Banshee osservò alle proprie spalle, ed un mare sconfinato si stendeva immenso alle proprie pupille. Rimembrava dunque, il naufragio, e la sua imprevista e quanto mai insperata salvezza. Ora non gli restava altra via di salvezza, che tentare di raggiungere il castello. Si incamminò nella selva che circondava l’imponente costruzione, e i fitti arbusti lo intralciavano non poco. Ma Banshee li strappava, con tutta la propria forza. Tutto era lecito, pur di raggiungere la propria meta. Ma improvvisamente la strada si divaricò in due piccoli sentieri. Quale dei due imboccare? Banshee era confuso, il castello era ormai nascosto dalla fitta boscaglia, e un piccolo volatile, le cui piume variopinte scalfivano le pupille di Banshee, si appostò su un piccolo ramo, e, come se fosse azione quanto mai naturale, si rivolse all’atleta, con un ghigno malefico sul volto.

“Stupido straniero, quale strada imboccherai? La strada della disgrazia, o la strada della salvezza? Sarai scaltro, o il tuo cervello rimarrà quanto mai stupito, e non ti permetterà di calibrare tale scelta con giusta lucidità? Spero per te che il pensiero di ciò che ti potrebbe aspettare, nel caso tu scegliessi l’opzione a te avversa, sia avvilente e disperato, poiché la realtà sarà molto peggio! Ah ah ah. Ti sottoporrò ad un semplice quesito, vedremo cosa riuscirai a rispondere. Nel caso tu riesca a risolvere tale indovinello, ti renderò partecipe della retta via.”

Banshee sembrava molto teso, attendeva con ansia il quesito, e lo strano volatile si pronunciò.

“Sono un uccello mentitore. Io sto mentendo. Dico il vero, oppure dico il falso?”

Banshee osservò dapprima il pennuto, domandandosi quale assurda risposta potesse avere tale affermazione. Volse il proprio sguardo ad un piccolo tronco d’albero, e, dopo aver meditato per alcuni secondi, esclamò.

“La risposta è…che tu sei solamente morto!”

Banshee aveva infatti afferrato una pietra, e la scagliò con tutta la propria forza contro il pennuto che, colpito, cadde esanime a terra. Banshee, furioso, si diresse verso di lui, afferrandogli l’esile collo, e lo sollevò, osservandolo con disdegno.

“Ora dimmi quale strada devo prendere, altrimenti la tua Morte sarà atroce!”

Il piumato raccolse il poco ossigeno a sua disposizione, e con le proprie ultime forze, esalò.

“Destra…”

“Grazie pennuto, la sinistra è la retta via. Sei un mentitore, non mi fiderò certo della tua parola.”

Banshee scagliò con violenza a terra il volatile, e quindi, si diresse verso la ramificazione mancina. Ma non sapeva cosa lo avrebbe atteso. Si incamminò, sicuro di sé stesso, mentre sottili raggi di sole puntellavano il suo corpo. Temeva, Banshee, temeva l’Ignoto. Non sapeva quale sarebbe stata la sua meta, era consapevole solamente di dover raggiungere il castello, e da lì, il Destino avrebbe fatto il suo corso. Banshee continuò imperterrito il proprio cammino, fino a quando giunse a destinazione. Gli si mostrava una vista sensazionale, alcunché di più incredibile. Un maestoso complesso di torri, edificato con pietra finemente levigata, ed un enorme portone ligneo. Banshee si avvicinò ad esso, e poggiò le mani sull’uscio, spingendo con tutte le proprie forze. Un cigolio sinistro risuonò in tutti gli anfratti della maestosa costruzione, e Banshee vi entrò, osservando i lampadari sfavillanti e la lunga scalinata che vi era all’interno. Mosse alcuni passi, incantato da tale visione, ed improvvisamente le porte si chiusero, con secco tonfo, ma Banshee era totalmente coinvolto in quella celestiale visione. Percorse la sala, e arrivò in prossimità della scalinata marmorea. Lentamente poggiò un piede sul primo scalino, e continuò, senza porsi alcuna preoccupazione. Ma un passo falso, e due lame spuntarono fuori dal nulla. Alex si abbassò prontamente, ma una di queste scalfì le sue membra, dalle quali sgorgò vivido un nettare scarlatto e denso. Sangue. Alex cercò immediatamente di superare tale ostacolo, mentre le gocce di sangue intaccavano il candido marmo. Si riportò quindi in posizione eretta, e continuò il proprio cammino, prestando però maggiore attenzione a dove posar piede. In cima alla scalinata si districava una quanto mai mortificante serie di cunicoli. Un labirinto, ma un labirinto che, conosciuto ciò che il castello riservava, sarebbe stato mortale, in caso di disattenzione e superficialità. Alex imboccò una via, totalmente composta da pietra grigia, e con passi cadenzati, si incamminò. Osservava con attenzione tutto ciò che lo circondava, quando comparve dal nulla un’immagine sconcertante. La sua amata Christina, priva di sensi, legata. Nella mente di Alex immediatamente convergerono pensieri funesti, disgraziati, e subito si gettò verso la propria amata. Ma una lastra di vetro immaginaria si frappose fra lui e quel sentimento tanto primitivo quanto nobile. Alcuni dardi, scagliati da improbabili feritoie, colpirono Alex, che si accasciò a terra. Il sangue scorreva, macchiando la fredda pietra. Un ghigno malvagio e compiaciuto vibrò nel castello, inquietando l’animo di Alex, che si chiedeva se era proprio quella la sua fine. Una fine atroce, una fine che non meritava. Socchiuse le palpebre, il Destino oramai aveva scelto la sorte tragica. La Morte. Ma vi era un sentimento capace di rendere nullo il Destino. L’Amore. E l’Amore aiutò Alex. Una flebile mano si posò sulla sua guancia, assorbendo il liquido scarlatto. La mano di una Dea. Alex dischiuse gli occhi, volgendoli al cielo, ed innanzi a lui si parò la figura di Christina, sul cui volto troneggiava un sorriso liberatorio e benevolo. Alex cercò di toccare il volto fatato e puro, ma questo si disgregò in una polvere dorata, che scintillante raggiunse il cielo, oltrepassando il soffitto immenso del castello. Alex, dopo alcuni istanti di sconforto, si riportò in piedi, e proseguì nel proprio cammino senza meta. Ma la sua Volontà lo spinse a far ciò che non desiderava. Il cammino si faceva faticoso e portava enorme sofferenza nell’animo di Alex, che sentiva soffocare la propria mente sotto tale sforzo. Raggiunse finalmente una porta, piccola e all’apparenza semplice da sfondare. Alex prese una piccola rincorsa, ma quando si trovò a pochi centimetri dal legno, una mazza di ferro sfondò il suo cranio, e l’atleta cadde esanime al suolo. Il sangue sgorgava, senza alcuna remora, e sul corpo di Alex un cavaliere si stagliava, arcigno e crudele. Lo osservava, impugnando la mazza sporca del sangue del Russo. Una voce roca proveniente dall’armatura riecheggiò nei timpani di Alex, ormai in fin di vita.

“Oltraggio più spudorato mai fu inoltrato alla presenza del Cavaliere Nero. La tua testa è ora stata distrutta, e Vendetta finalmente fornita a me. Ti condanno a morte, ed ora, prostrati a miei piedi, supplica pietà, e muori come un codardo!!”

Il cavaliere vibrò un colpo rivolto alla zona cervicale di Alex, il quale però riuscì a riprendersi tempestivamente, bloccando la mazza con le braccia. Il sangue schizzò, macchiando il volto di Alex e l’armatura del Cavaliere Nero. Il Russo si rialzò, lo sguardo rivolto verso il basso, gli occhi celati dall’oscurità, e le labbra contorte a causa dello sforzo sovrumano. Ma Il Cavaliere Nero sembrava non essere sorpreso da tale reazione, e implacabile sentenziò.

“Dunque la tua ribellione è condotta impavidamente. È quindi giusto che tu muoia con onore, ma il tuo corpo sarà lacerato nelle profondità dello spirito, e la tua Morte sarà più atroce di qualsiasi altra essenza universale! Ed ora, recita le tue ultime preghiere, ed abbandona codesto mondo!”

Alex osservò la mazza innalzarsi al cielo, ma con le proprie forze residue sferrò un pugno all’altezza della cassa toracica del Cavaliere, colpita da tale impeto da esser costretta a spezzarsi. Il Cavaliere Nero cadde privo di sensi a terra. Alex, tracotante ed ormai allo spasimo, dischiuse le labbra, rivolgendosi al Cavaliere.

“Sei dunque tu ad esser passato a miglior vita, o Cavaliere Nero. Sappi che la Morte tormenterà il tuo animo, fino a renderlo vulnerabile a qualunque essenza benevola. Ti redimerai, ed io raggiungerò la meta ancora a me ignota. Ora muori, e che tu soffra le pene dell’Inferno!”

Il ragazzo sferrò un ultimo pugno violentissimo, ponendo fine alla vita di un uomo, e finalmente riuscì ad aprire la porta, ed innanzi a lui si pararono mille luci, che lo abbagliarono. Alex coprì le proprie pupille con le mani, ma la luce raggiunse ugualmente i suoi occhi, irradiandoli fino a colmarli di brillantezza. La sua vista era oramai stata oltraggiata, e passò alcuni secondi a terra, con gli occhi in prossimità all’uscita dal bulbo oculare. Ma la luce ben presto si dileguò, e Alex poté alzare gli occhi verso l’alto, e dinanzi a lui una scritta scintillante compariva, ponendogli un nuovo quesito.

“Un viandante si trova davanti ad un bivio: da una parte si va alla meta tanto agognata (dove tutte le indicazioni sono espresse con sincerità) e dall'altra si va verso un fosco bosco da cui non vi è via d’uscita (dove tutte le indicazioni sono espresse con falsità). Il viandante vuole raggiungere la propria meta e non sapendo che strada prendere, decide di chiedere aiuto ad un passante. Il passante vive in una delle due località, ma non sapendo in quale, e quindi se risponderà la verità o se dirà una bugia, quale domanda può fare il viandante per ottenere dal passante l'informazione che gli permetta di raggiungere con sicurezza la città della verità ?”

Questa scritta capeggiava su un muro, e sotto di essa due porte lignee si stagliavano innanzi il suo sguardo, una di un denso castano, mentre l’altra di un luminoso bianco. Alex rimuginò sul da farsi, ma nonostante la propria totale concentrazione, non convenne a nulla. Le meningi erano messe a dura provo, ma tale sforzo sembrò non fruttare, ed Alex cadde a terra disperato. Pochi sforzi lo separavano dalla meta che lo attraeva come un magnete, e da cui non era capace di liberarsi. Ma improvvisamente nella sua mente balenò un’idea inaspettata, e ad alta voce esclamò, con un sorriso raggiante sul volto ed il viso rivolto verso la scritta.

"Quale delle due strade prenderesti per andare a casa ?"

Ed immediatamente la porta di legno chiaro si aprì, alla sinistra di Alex, ed il ragazzo vi entrò. Era realmente la scelta giusta, poiché in ogni caso sarebbe stata indicata tale porta. Alex perseguì nella propria avventura. Un lungo corridoio proseguiva oltre tal uscio, ed in fondo ad esso un bagliore si espandeva, ed Alex si lanciò verso di esso, senza alcuna titubanza, e raggiunse una stanza illuminata da decine di torce. Una stanza circolare, nella quale le illuminazioni erano distribuite ordinatamente, e gli aloni di luminosità ricoprivano l’intero perimetro della sala. Nel centro di essa vi erano due quanto mai desiderati obiettivi di Alex, adiacenti. Un uomo anziano, seduto su un piccolo treno di pietra, rivolgendosi al proprio unico interlocutore nella piccola stanza, con voce affabile intrattenne un discorso.

“Una sola scelta, tra queste due, una sola e basta, che segnerà il Destino della tua vita. Avanti, o straniero, dilettati in tale dilemma, e pronunciati al mio cospetto.”

Alex osservava dinanzi a sé. Christina, priva di sensi a terra, in tutto il suo splendore, e al suo fianco una bacheca, nella quale era esposta un oggetto ambito da chiunque: il World Bloody HeavyWeight Title. Cosa scegliere? Alex era quanto mai combattuto su quale decisione prendere. Il suo animo sarebbe stato attanagliato dal rimorso per aver scelto una opzione anziché l’altra, ed era quanto mai confuso. Se avesse preso la cintura, avrebbe rinunciato per sempre al proprio Amore, Christina. Se avesse preso Christina, avrebbe rinunciato per sempre alla cintura tanto ambita, il World HeavyWeight Title. Un dilemma irrisolvibile, ma improvvisamente le immagini si fecero più confuse, e tutto svanì”.


Alex si rizzò nel bel mezzo della notte, madido di sudore, rendendosi conto della situazione paradossale venutasi a creare durante il sogno. Non sapeva ancora quale opzione sarebbe stata da lui preferita. Improvvisamente poggiò gli occhi sul corpo sinuosa di Christina, steso adiacente a lui. Non sarebbe mai stato capace di privarsene. Quindi osservò la propria Cintura di Desperation Iron Man Champion, ed immaginava la sua vita con un alloro ancora più importante alla vita. Doveva compiere una scelta…ma non sapeva la risposta da darsi. Rimuginò sul proprio sogno, e finalmente un sorriso risoluto comparve sul suo volto, che sembrava disteso e rilassato rispetto a pochi attimi prima. Dischiuse quindi le labbra, e con sicurezza, realizzò le proprie volontà.

“Otterrò ciò che voglio, entrambi i miei sogni saranno realizzati, e si fonderanno per formare la mia Pace Interiore. La mia vita sarà costellata sia dall’Amore, sentimento tanto primordiale quanto puro, per la mia Christina; sia dalla Gloria, poiché conquisterò questo alloro tango agognato.

Per me la Gloria e l’Amore, grazie!”

[Modificato da Angle 4ever 24/04/2006 1.55]

Angle 4ever
00lunedì 24 aprile 2006 01:54
Spot per SOD, vi prego di commentare. Nel caso vi siano errori, contattatemi possibilmente via PM, grazie :Sm1:
TheLT
00lunedì 24 aprile 2006 02:08
Re:

Scritto da: Angle 4ever 24/04/2006 1.54
Spot per SOD, vi prego di commentare. Nel caso vi siano errori, contattatemi possibilmente via PM, grazie :Sm1:

Commenterò non appena lo avrò letto per votarlo :Sm1:
Angle 4ever
00lunedì 24 aprile 2006 02:14
Re: Re:

Scritto da: TheLT 24/04/2006 2.08
Commenterò non appena lo avrò letto per votarlo :Sm1:



Ok grazie mille, attendo impaziente :Sm1:

[Modificato da Angle 4ever 24/04/2006 2.14]

vd2
00lunedì 24 aprile 2006 15:22
veramente bello,scritto come sempre divinamente,gran bello spot,niente da aggiungere
cell in the hell
00giovedì 27 aprile 2006 22:30
grande, grande ed ancora grande!!!!!! Uno spot immenso, anche se devo ammettere che io odio i sogni, parlo degli spot con sogni perché sono troppo guidati.

Detto questo, hai scritto il migliore sogno che poteva uscire fuori. [SM=x837075]: Stupendo il finale.
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