Ianva: l'archeofuturismo nazionalista

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
Nihil.
00domenica 23 maggio 2010 12:12
Ianva

Ho ascoltato i due album dei genovesi Ianva, e devo dire che ne sono rimasto affascinato: la rievocazione dell'impresa fiumana e della guerra civile tra partigiani e repubblichini è fatta con un'attenta ricostruzione storica sia nei testi (veramente ottimi) sia nelle musiche, evocate o riadattate a seconda delle necessità del concept... siamo al cospetto di un eccellenza tutta italica, che rifiuta di essere un riadattamento in salsa italiana dell'alternative anglo-americano per cercare nella canzone d'autore italiana e francese, nel marziale neo-folk dei Death in June, e nelle tradizione classica la propria via per contrastare il mainstream sempre più autoreferenziale della scena italiana. Che ne pensate?


ecco qualche testo


MURI D’ASSENZIO

Muri d’assenzio dentro di noi,
Sorgeva un alba livida.
Dal fronte del porto il fuoco iniziò,
Sgomenti e scaltri sguardi che
Ci si scambiò.
Ma non si tremò, benché sbronzi.

Una compagine strana, la Legione Fiumana,
Con l’ardore incosciente che trascende il presente,
Gioia, bestemmia e abbandono in un unico dono,
Che degnifica al pari Patria e donne volgari.

Però di quante tormente sono stato sorgente,
Sul bordo di quanti vulcani mi sono bruciato le mani,
Quali alcove agognate nottetempo ho violate,
Vita come incursione e sedurre è un’opzione.

Muri d’assenzio e tabacco per noi.
Quel forte e buon macedone,
Un sogno che sfuma nel piombo, si sa,
Val bene un’avanguardia estetica,
Ma ora è la Realtà … All’armi!

Ma già l’artiglieria il sogno spazzava via.
Tra la folla impazzita io la scorsi, smarrita.
La bruna avventuriera con la bocca da fiera,
Disse: “Maggiore, io resto. Dove è Lei lì è il mio posto”.
Ed io: “Si metta in salvo, tra un po’ qui farà caldo”.
Ci fu un unico bacio, ne ebbi il sangue incendiato,
“Ora vada, perdio! Che qui è affare mio,
E, se il Cielo ci assiste, ci vedremo a Trieste”.

Col suo profumo ancora nelle nari
Incontrai il mio destino con tanti miei pari,
E un’ infilata di “fuoco fratello”
Mi colse di schiena e mi snudò il cervello…



FUOCO A FIUME

Non è come sprofondare
Nella gora che accudisce,
E chi frequenta l’oppio
Fino in fondo ben conosce.
Non è scossa di morfina
Nelle vene in un crescendo,
Come mandria di cavalli
Resa folle da un incendio.
Vorrei che tu mi avvolgessi
Con premure, con amore
Dentro ad ingiallite bende
E mi donassi quel dolore
Che sa di vecchi orfanotrofi,
Di altalene rugginose,
Come foglie in braccio al vento
Nei tramonti, quando è ottobre.

Vorrei un rosario da sgranare
Mentre sul mio volto l’ombra
Di un reticolo di sbarre
Fa suggello a questa tomba.
Il mio sguardo ancora mendica,
Mentre si protende in alto,
D’esser perdonata e tratta
Fuori dal tuo braccio al fianco.

Non volermene mio Amico,
Pensa che la mia condanna
Io la sconterò vivendo,
Scivolando senza dramma
Dentro un tetro camposanto
Di siringhe e contenzioni,
Dov’è il mio stesso rimpianto
Che processa le intenzioni.

Dove il fuoco che ci arde
Non si estingue con l’Idea,
E lo scrigno dei ricordi
Tutto informa e nulla crea.
Dove l’urlo di battaglia
Che s’infuria contro il sole
Pare un’eco fredda e morta


TANGO DELLA MENADE

Per te
Dovrei essere Kali
La Dea
Madre di mille pugnali
Dovrei
Trovare un macabro gusto
A recar la tua testa
Spiccata dal busto...
Ero il plenario sanguinare
Che macella la Ragione
E di Dioniso la torcia.
Ora, invece, son qua
Come Lupa domata
A morire per te.


Di Menade è il tango che ascolti
Trascinato dai venti...

Per te
Iniziatrice sarò
Sovrana altera e schiava,
Sia d’Arcadia o di Giava
Quel dio rinnegherò.
Sono rubino e veneficio
E ancora spira di serpente,
E sono chioma di Medusa.
Poi d’un tratto mi scopro
Trepidante in attesa
Tu sai bene di che…

Tu che sei salso come il mare
Al mio palato, o militare
Fonte pulita da cui bere
Per riconsacrare
L’Inconnue redenta
Che s’affaccia in me

Di Menade è il tango che ascolti
Trascinato dai venti...

Perché
Luna nuova sarò
Meretrice e poi Santa
E la mia malapianta
In giglio io muterò
Trascino innanzi la mia piaga
Tra l’inanità e i silenzi,
Ma stupisci e ascolta, Renzi:
Finché ho un filo di fiato
Il mio canto infuocato
Per te leverò…



Maredinotte
00venerdì 28 maggio 2010 15:43
ho letto i testi, davvero pregevoli, degli Ianva, e ne ho ascoltato alcuni brani. anche la musica, un po' retrò, è molto bella.

mi piacciono i cantautori che cercano nuove strade, anche questo progetto non è da disdegnare ma non è che mi attiri più di tanto. lo vedrei più come un progetto fine a se stesso, che si fermi a questi album per poi dare spazio ad altro perchè non amo i nazionalisti sfegatati. [SM=g8229]
Nihil.
00domenica 30 maggio 2010 15:59
Io spero continuino, anche se i presupposti di partenza (rivalutazione del nazionalismo pre-fascista e del ventennio) sono già stati adeguatamente sviluppati, e se continuassero seguendo la stessa rotta rischierebbero di ripetersi o cesellare quanto già fatto.

Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 06:09.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com