Una volta tanto il titolo italiano non è demenziale...
Tratto da un romanzo di Perez-Reverte (autore tra l'altro di "Il Maestro di scherma" e "La Tavola Fiamminga" - che io ho letto come per altro anche il "Capitano Alatriste" e che ho trovato veramente ben fatti tutti e tre). Dicevo "Il destino di un guerriero" è (o dovrebbe essere) un film di cappa e spada ambientato nella Spagna della prima metà del 1600.
A cavallo della Guerra dei Trentanni il Capitano Diego Alatriste combatterà, ucciderà, amerà e si curerà dell'"educazione" di un giovane ragazzo figlio di un suo compagno d'armi morto in Fiandra. I presupposti per un bel film ci sarebbero tutti ma...
più andavo avanti nella visione e più mi sembrava di vedere uno di quei polpettoni di canale 5 fatti apposta per la pubblicità e per la lacrima facile. Il romanzo è pieno di azione, di intrighi, di colpi di scena. Il film è un gran polpettone che strizza l'occhio ai Tre Moschettieri e a Cyrano ma non riesce a coinvolgerti nemmeno un po'.
Le scene di guerra sono curate e girate con uno stile meno "gladiatore" nel senso che si riesce a percepire la durezza dello scontro e l'uso che si fa delle armi bianche. Per il resto mhhhh. Per me non ci siamo.
Ultima considerazione: nel film Madrid sembra un paesello di provincia dove tutti si conoscono invece di essere una delle capitali europee più grandi dell'epoca frequentata tra gli altri dal Velasquez, da Pedro Calderon de la Barca e in più è peggio che vivere a Londra; giornate di sole una su 50, freddo e neve, tanta neve... Mah!