I templi di Abu Simbel

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-Kiya-
00giovedì 30 aprile 2009 22:06
Siamo in Nubia. Precisamente in Bassa Nubia, la regione che gli antichi Egizi chiamavano Meha.

Fu questo il luogo scelto da Ramesse II per far erigere il suo Per-Ramesses-Miamon, ovvero il suo Tempio Maggiore. Quello Minore, Abeshek, vu scavato in una collina posta poco più a nord.


I Templi di Abu Simbel visti dalla sponda del Lago Nasser



L'immensa facciata del primo, con i quattro colossi assisi, alti circa 20 mt che riproducono Ramesse, si affacciò dalla sabbia per mostrarsi all'Occidente nel 1813. Fu Burckhardt ad individuarlo. Soltanto nel 1917, però, Belzoni ne liberò l'ingresso.
Al suo interno, si apre su una grande sala fiancheggiata da pilastri Osiriaci. E' su queste pareti che è possibile ammirare i rilievi che narrano le gesta della battaglia di Qadesh, raccontate nel Poema di Pentaur. Subito a seguire ve ne è una seconda, precisamente una sala ipostila, quindi il Pronaos e il Naos. Qui risiedono 4 statue scolpite nella roccia rappresentanti Ra-Harakhty di Eliopoli, Ramesse II divinizzato, Amon-Ra di Tebe e Ptah di Menfi. Dietro l'apparente intenzione di onorare i Demiurghi, tuttavia, si nasconde il vero scopo del Tempio: la venerazione di Ramesse II.



Il Per-Ramesses-Miamon



Come già Amenhotep III e Akhenaton, prima di lui, Ramesse II intraprese un processo di deificazione di sé stesso in vita, immortalato proprio in questo Tempio. L'asse del Tempio, infatti, fu calcolato in modo che il sole vi penetrasse ad illuminare il volto del Re all'alba del 21 ottobre (data che si ritiene possa corrispondere al suo Giubileo) e del 19 febbraio di ogni anno.


Il tempio Minore invece era dedicato alla Grande Sposa Reale Nefertari e ad Hathor di Abeshek (da cui il nome), a cui la Regina venne assimilata. La sua facciata mostra sei colossi in piedi. Due di questi appartengono a Nefertari, nelle sembianze di Hathor, affiancata da quattro statue del Re. L'ingresso si apre sulla sala ipostila, contenente sei pilastri Hathorici. Successivamente vi è il Pronaos che conduce al Naos, in cui si trova la statua di Hathor con sembianze di vacca. L'impressione è quella di vederla uscire dalla parete, nell'atto di proteggere il Re.



L'Abeshek


Nel 1968 i due Templi di Abu Simbel sono stati protagonisti di un'avventura eccezionale, che porta anche la firma italiana.
Entrambe sono stati sottratti alle acque del Lago Nasser, che diversamente li avrebbe sommersi a seguito della costruzione della grande diga di Assuan. Affinchè non andassero perduti, quindi, sono stati interamente smontati in blocchi, opportunamente numerati. Successivamente sono stati riassemblati in due grandi cupole di cemento armato ricoperte da colline artificiali, poste 65 metri più su.

L'impegno italiano portato a termine grazie a finanziamenti dell'UNESCO e degli Stati Uniti è stato ripagato con la cessione del Tempio Rupestre di Ellesija, che oggi si trova esposto lungo la parete di in una delle Sale del Museo Egizio di Torino.
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