«Ma finitela. La mia condanna dei fatti di Tienanmen è sempre stata ferma. Speculano su quello che dico, decontestualizzando una frase. Domani dichiaro che le mele sono buone e le pere sono cattive, vediamo se i giornali riescono a far polemica anche su questo».
La butta in ridere, il Professore. Ma la sua provocazione, andata in onda su La7, per ventiquattr´ore ha raddoppiato il caso "odio di classe": il mondo politico ha sparato alzo zero su Edoardo Sanguineti, candidato sindaco di Rifondazione, Comunisti italiani e "Uniti a sinistra", reo di aver dichiarato in televisione:
«Quelli di Tienanmen erano veramente dei ragazzi - poveretti - sedotti da mitologie occidentali: insomma erano dei ragazzi che volevano la Coca-Cola».
Una gaffe politica? Ancora una provocazione intellettuale? Il Cattivo Maestro che getta finalmente la maschera? Un autogol in zona Cesarini?
A stretto giro di agenzia, a Sanguineti rispondono durissimi prima il capogruppo Udc Volontè («Sanguineti è semplicemente vomitevole»), poi il leghista Stiffoni («il Professore si cerchi qualche buon psichiatra»). Passano alcune ore e il fuoco di fila aumenta: «Comprendo che per dimostrare la propria esistenza in vita, dal punto di vista politico, Sanguineti debba ricorrere ad affermazioni sempre clamorose - commenta Sergio De Gregorio, presidente della Commissione Difesa del Senato, l´uomo che venne eletto col centrosinistra, ma diventò presidente con i voti del centrodestra - Per me Sanguineti è alla frutta». «Nessuno discute le sue qualità di poeta - rincara Mauro Fabris dell´Udeur - ma Rifondazione ritiri la sua candidatura del politico».
Sul fronte locale, in mattinata, l´incavolatura cresce. Il segretario regionale dei Ds Mario Tullo proprio non ci sta: «Io spero che Sanguineti e i suoi rivedano questa posizione stupida. Ero iscritto al partito comunista, tenevo orgogliosamente in tasca quella tessera, e proprio su Tienanmen crebbe la nostra diversità. Che oggi si riduca tutto ad una voglia di Coca-Cola, beh, è semplicemente inammissibile».
Passano le ore e le forze che sostengono Sanguineti provano a gettare acqua sul fuoco. Primo arriva il segretario di Rifondazione, Bruno Pastorino, con una lettera aperta al Professore: «Per quelli che hanno la mia età Tienanmen è una ferita profonda e non cicatrizzabile, un ricordo orribile e indelebile. E quel ragazzo che fermava la colonna di carri armati lo avremmo sentito come nostro compagno. Chi ti mette, oggi, sotto accusa fa la spola tra Roma e Pechino per fare affari». Aggiunge Mino Ronzitti, leader di "Uniti a sinistra", l´associazione di cui Sanguineti è oresidente onorario: «Qualunque fosse la motivazione che aveva spinto i ragazzi in piazza, ritengo ancora oggi inaccettabile la brutale repressione che ne seguì». Chiude Giorgio Devoto dei Comunisti italiani: «Posso essere politicamente scorretto? E´ così impossibile pensare che i ragazzi che combattevano per la libertà si sarebbero volentieri dissetati con la Coca Cola?».
Insomma, tanto rumore per nulla? «Francamente, cosa avrei detto di così grave? - chiede, nel tardo pomeriggio, Sanguineti a "Repubblica" - La mia condanna dei fatti di Tienanmen è sempre stata ferma, nel tragico 1989 di ritorno da un lungo viaggio in Cina ebbi anche modo di proporne un´interpretazione che univa, all´espressione del mio sdegno morale, anche una meditata esplicazione della mia ripugnanza politica. Non ho mutato opinione da allora».
Cioè, i ragazzi protestavano perché sognavano la Coca-Cola?
«Non scherziamo, il mio era il gusto per il paradosso. Ogni speculazione che nasce dalla decontestualizzazione di una frase, ricade su chi usa lavorare di ritaglio per denigrare calunniosamente gli avversari». Archiviato anche il caso Tienanmen, aspettiamo il prossimo: alle Primarie mancano ancora due settimane, al Professore piace stupire e provocare, in giro è pieno di gente che non attende altro.