I protestanti e la traduzione

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barnabino
00giovedì 13 settembre 2007 14:14
Secondo Jason BeDuhn le traduzioni cattoliche, almeno nella sua analisi, sono di gran lunga quelle meno affette da interferenza teologica rispetto a quelle protestanti che a suo giudizio sarebbero le più inaffidabili, da questo punto di vista.

La tesi di BeDuhn è che quella protestante è stata un riforma solo a metà, ovvero non è partita da una cesura totale con la tradizione ma parziale. Se infatti da una parte la nega dall'altra continua a restare fedele ad essa, accettandone la maggior parte di conclusioni dogmatiche, per esempio quelle trinitarie e dei concili relativi. La lettura delle scritture non era iniziata ex nova ma era comunque figlia della tradizione precedente.

D'altra parte i protestanti accettano la "Sola Scriptura" e dunque, a differenza dei cattolici, non gli basta la testimonianza della tradizione ma hanno bisogno anche di quella delle scritture. Per questo sono per così dire "costretti" a trovare l'origine delle affermazioni dogmatiche nella scrittura.

Tutto questo porta i traduttori, e BeDuhn lo ha dimostrato dal confronto con la NAB cattolica con le numerose versioni protestanti in lingua inglese, a "stirare" le traduzioni dove tali risultanze scritturali non sono così evidenti nel testo o il testo è addirittura di segno opposto. In quei passi, mentre i cattolici non hanno problemi a tradurre seguendo il testo secondo la lettura grammaticalmente più ovvia, i protestanti tendono a forzarlo in senso dogmatico, per "dimostrare" la biblicità della dottrina professata.

Shalom

Polymetis
00giovedì 13 settembre 2007 14:37
"La tesi di BeDuhn è che quella protestante è stata un riforma solo a metà, ovvero non è partita da una cesura totale con la tradizione ma parziale."

Cusura totale dalla Tradizione cattolico-ortodossa avrebbe voluto dire buttare via il canone, visto che è una creazione sviluppatasi in seno alla Grande Chiesa.

" In quei passi, mentre i cattolici non hanno problemi a tradurre seguendo il testo secondo la lettura grammaticalmente più ovvia, i protestanti tendono a forzarlo in senso dogmatico, per "dimostrare" la biblicità della dottrina professata."

Questo partendo dal presupposto che le traduzioni protestanti siano "tirate" rispetto ad un testo originale che l'Apologeta dell'Arizona conoscerebbe meglio dei migliori biblisti di questa terra, che sono protestanti ovviamente.
In nome della comune appartenza al mondo scientifico di cattolici e protestanti non posso che dichiararmi offeso anche per loro.

Ad maiora
barnabino
00giovedì 13 settembre 2007 15:08
Caro Polyemetis,


Cusura totale dalla Tradizione cattolico-ortodossa avrebbe voluto dire buttare via il canone



Siamo OT, visto che il problema del canone non costituisce un problema nella traduzione. Se vogliamo affrontarlo possiamo farlo in un 3d dedicato.


Questo partendo dal presupposto che le traduzioni protestanti siano "tirate" rispetto ad un testo originale



Naturalmente è quello che dobbiamo prendere come modello, ma sono evidenti le differenze tra versioni cattoliche e protestanti, le prime si dimostrano molto più libere dal dogma rispetto alle seconde, anche ad un livello di coerenza interna.


testo originale che l'Apologeta dell'Arizona conoscerebbe meglio dei migliori biblisti di questa terra, che sono protestanti ovviamente



Il prof. BeDuhn non è un "apologeta" visto che non deve sostenere alcuna impostazione teologica, il suo libro non risparmia critiche, a volte acute a volte meno, verso nessuna delle traduzioni esaminate. Semplicemente si ferma a cercare di capire quanto l'ideologia del traduttore (al di là della sua preparazione che non è mai messa in dubbio da BeDuhn) possa influire sulla traduzione del testo.

Naturalmente tu, non avendo letto il suo libro, non sei in grado di dare nessun giudizio serio e circostanziato su di esso. Come scrisse Musil: "Volete sapere come posso conoscere ognuno di questi libri? E' perché non ne leggo nessuno!".


In nome della comune appartenza al mondo scientifico di cattolici e protestanti non posso che dichiararmi offeso anche per loro



BeDuhn appartiene al mondo scientifico non meno di alcuni biblisti cattolici e protestanti, anzi, DeDuhn lamenta che spesso i comitati di traduzione sono per lo più formati da teologici che da filologi puri, come vedi condivide la tua opinione di una maggiore inclusione del mondo scientifico nel processo di traduzione delle scritture.

Shalom


Polymetis
00giovedì 13 settembre 2007 17:16
“Siamo OT, visto che il problema del canone non costituisce un problema nella traduzione. Se vogliamo affrontarlo possiamo farlo in un 3d dedicato.”

Ho solo notato l’incoerenza del ragionamento dell’apologeta dell’Arizona, non s’è reso conto delle conseguenze.

“prof. BeDuhn non è un "apologeta" visto che non deve sostenere alcuna impostazione teologica”

Sì invece. Il giudizio senza presupposti non esiste, e non occorre aver dato psicologia dell’emergenza cognitiva per saperlo. Il suo pregiudizio, anche se non è TdG, è che la divinizzazione di Cristo sia una sovrastruttura.

“Semplicemente si ferma a cercare di capire quanto l'ideologia del traduttore (al di là della sua preparazione che non è mai messa in dubbio da BeDuhn) possa influire sulla traduzione del testo.”

Come già detto per sapere se un traduttore s’è fatto influenzare dalla sua teologia per tradurre il testo bisognerebbe postulare un mitico “testo originale” con un senso in sé e per sé, e in base a quello fare un confronto. Ma quello che vede BeDuhn non è il testo in sé, è la sua interpretazione del testo, ed in base a quello fa un confronto con l’altra traduzione. Non sa cosa passa per la testa dei filologi protestanti, è un presuntuoso, non si rende conto che se altri non traducono quello che lui pensa il testo significhi non è perché leggono quello che legge lui ma scelgono di tradurre altro, bensì perché leggono altro. Forse quella gente che critica sa il greco un tantino meglio di lui e dunque saprebbe giustificare le letture che lui invece non vede.

“BeDuhn appartiene al mondo scientifico non meno di alcuni biblisti cattolici e protestanti,”

Non dire sciocchezze. Non scambiare uno storico delle religioni, che non studia greco ma si serve del greco, con chi invece fa il linguista e il grammatico e ha come campo d’indagine la lingua greca nella sua evoluzione diacronica e magari nello specifico di quale autore. Esattamente come il sottoscritto che non studia la lingua greca ma se ne serve per fare storia della filosofia, all’università il professore di letteratura greca non è quello che ti fa grammatologia, il glottologo non ti fa letteratura, lo storico delle religioni del mondo classico non ti fa filosofia antica, ecc. Tutti sono grecisti, non tutti sono grammatici. Costui non è riconosciuto da nessun biblista di questa terra come esperto di greco neotestamentario.
E’ molto offensivo ritenere che un teologo sia meno bravo a tradurre di un “filologo puro”, qualunque cosa tu voglia dire con questa frase, perché spesso i migliori grammatici e lessicologi sono teologi. Coloro a cui danno come compito di tradurre i libri della Bibbia non sono teologi nel senso di Ratzinger che usa tranquillamente le lingue Bibbie ma non ha passato la vita a studiarle, chi fa le traduzioni (e soprattutto le traduzioni dei singoli libri), è perché ha passato gli anni a studiare un singolo testo e la comunità scientifica lo riconosce come esperto di quel settore. Ad esempio se nella Nuovissima il card. Martini (anche lui teologo, che orrore!) traduce gli Atti è perché ha passato tutta la vita a studiarli, oltre ad essere l’ex-rettore del PIB e uno dei migliori filologi cattolici di questo pianeta (il NA 27 è opera sua e di Metzger), ma dimenticavo che è un teologo e quindi deve essere uno che non riesce a leggere con la stessa chiarezza dell’apologeta dell’Arizona… ma non fateci ridere: voi, i vostri ridicoli libri e i vostri ridicoli autori che non sono degni di slegare i legacci dei calzari di neppure uno degli autori che stanno dietro alla Nuovissima e alla Nuova Riveduta. Fatti un salto sul catalogo unico delle biblioteche universitarie e guarisci dalla tua pacchiana illusione che possa esistere qualche confronto, disintossicati dall'idea che il tuo eroe significhi qualcosa nel mondo accademico, idea possibile solo a chi non vede mai le bibliografie degli studi di neotestamentaria dove ovviamente di costui non si sa nulla. Scambiare un comparativista delle religioni, per giunta neppure di fama, con uno che sia in grado di criticare l'opera di neotestamentaristi del settore, sarebbe come dire che il prof. Berti dell'università di Padova anziché tradurre Aristotele che studia da una vita vagliando la traduzione di ogni riga in base ai commentatori antichi, si permetta invece di mettere il naso in un campo non suo e che ha una monumentale bibliografia dietro come la traduzione del NT.

barnabino
00giovedì 13 settembre 2007 18:30
Caro Polymetis,

Mi domando come puoi parlare dei presupposti o delle presunte idee preconcette di BeDuhn o metterne in dubbio la preparazione o la correttezza metodologica se non hai neppure letto il suo libro e non hai idea del tipo di lavoro che ha fatto.


ma non fateci ridere: voi, i vostri ridicoli libri e i vostri ridicoli autori che non sono degni di slegare i legacci dei calzari di neppure uno degli autori che stanno dietro alla Nuovissima e alla Nuova Riveduta



Mi pare che una posizione vagamente delirante. BeDuhn non si è mai sognato di mettere in dubbio la competenza dei traduttori, si limita solo a mettere in evidenza come possono essere vittime del pregiudizio teologico e come le versioni protestanti lo siano più delle cattoliche. Questo in base alla coerenza con il testo greco, alla coerenza nel rendere certe costruzioni e alla coerenza con quanto prescrivono i testi tecnici. Non si basa mai sulla sua interpretazione del testo, come tu insinui, ma solo su dati puramente lessicali e grammaticali.

Ma ripeto, visto che non hai mai letto il suo libro non vedo come ti possa permettere di scrivere giudizi di questo tipo, del tutto fuori luogo. Per conto mio non è da persona equilibrata.

Shalom


Polymetis
00giovedì 13 settembre 2007 18:54
“se non hai neppure letto il suo libro”

I presupposti di partenza dichiarati sono deliranti per chiunque sia del campo, chiunque sa che metà dei compilatori del Kittel sono teologi e che l’avere una formazione teologica precedente non c’entra nulla col fatto di diventare un bravo o addirittura eccelso filologo. Non ho il tempo di leggere qualunque cosa venga pubblicata dall’Azzurra 7 e dalla Vegraph per mia grande sfortuna, ma ho letto gli scritti di costui in rete, e decide di pagine di dibattiti sulle traduzioni con altri grecisti. La mia impressione è che l’unico ad avere un pregiudizio sia lui, ed è quello sui “teologi filologi” che si discosterebbero da un testo che ovviamente solo lui vede con chiarezza.

“Mi pare che una posizione vagamente delirante.”

Chi ha Bibbie fatte da gente con minimo tre lauree a testa può permetterselo.

BeDuhn non si è mai sognato di mettere in dubbio la competenza dei traduttori”

Si limita a dire che lui, in base a non si sa bene cosa, avrebbe una visione più chiara, in quanto non viziata da pregiudizi teologici. Il problema è che anche lui ne ha, e non per fede religiosa, perché un pre-concetto è una posizione di partenza qualsiasi in base al quale analizzi il resto, e il suo presupposto è che la divinizzazione di Cristo non possa esserci nel NT, come invece è letta dalla stragrande maggioranza dei biblisti, in quanto lui parte dalla convinzione che sia una sovrastruttura.

“Questo in base alla coerenza con il testo greco, alla coerenza nel rendere certe costruzioni e alla coerenza con quanto prescrivono i testi tecnici. Non si basa mai sulla sua interpretazione del testo, come tu insinui, ma solo su dati puramente lessicali e grammaticali.”

Queste parole sono un distillato di pura illusione che chiunque abbia fatto un ginnasio sa essere impossibile. Non esiste una lettura del testo oggettiva che prescinda dall’intepretazione, la stessa divisione in casi per schematizzare una lingua è una sovrastruttura mentale che ci siamo fatti per imbrigliare una lingua in uno schema. Non esiste alcuna lettura che non sia un’interpretazione, non esiste alcun dato lessicale puro, ogni campo semantico è insaturabile. Come avevo già scritto: “Per sapere se un traduttore s’è fatto influenzare dalla sua teologia per tradurre il testo bisognerebbe postulare un mitico “testo originale” con un senso in sé e per sé, e in base a quello fare un confronto. Ma quello che vede BeDuhn non è il testo in sé, è la sua interpretazione del testo, ed in base a quello fa un confronto con l’altra traduzione. Non sa cosa passa per la testa dei filologi protestanti, è un presuntuoso, non si rende conto che se altri traducono diversamente da quello che lui pensa sia il significato del testo non è perché leggono quello che legge lui ma scelgono di tradurre altro, bensì perché leggono altro. Forse quella gente che critica sa il greco un tantino meglio di lui e dunque saprebbe giustificare le letture che lui invece non vede.”
Si vede che non sei abituato a questo tipo di dibattito. Non è che io leggo un passo, so che il mio collega che lo legge in modo diverso ha ragione, ma lo traduco in modo diverso, io in quel passo ci leggo qualcosa di diverso da quello che vi legge il mio collega, e questo immediatamente. E’ “colpa” di quelli che Bacone chiamava “idoli”, cioè pre-conoscenze. Solo che Bacone le pensava eliminabili, l’ermeneutica del XX secolo ha mostrato che non esiste alcuna lettura che non sia influenzata da quello che sa il soggetto, e che persone differenti leggono il medesimo testo capendo cose diverse, tanto in italiano quanto in greco. Non esiste una conoscenza che prescinda dalle pre-comprensioni, perché dovrebbe essere una mente vuota ad interpretare.

Ad maiora
barnabino
00giovedì 13 settembre 2007 19:14
Caro Polymetis,


I presupposti di partenza dichiarati sono deliranti per chiunque sia del campo



Mi chiedo di quali "presupposti" parli visto che non ti sei degnato di leggere il suo libro.


La mia impressione è che l’unico ad avere un pregiudizio sia lui



Siamo alle impressioni? A quando l'uso del tuo proverbiale fiuto canino o delle tavolette Oui-Ja? Ti ho spiegato che BeDuhn si limita a considerazioni tecniche e di coerenza (lessicale e grammaticale) interna. Non ci sono "giudizi" di tipo ideologico o teologico.


Il problema è che anche lui ne ha



Ti ripeto, dove nella sua analisi rifletterebbe il progiudizio di cui lo accusi? Cioè dove il suo giudizio sarebbe non tecnico ma rifletterebbe una sua idea ideologica di come andrebbe letto il testo?


Non esiste una lettura del testo oggettiva che prescinda dall’intepretazione



Questo è ovvio, ma è anche ovvio che una resa può essere più o meno probabile e più o meno coerente con quanto altrove rende il traduttore in altri passi simili o identici.


quello che vede BeDuhn non è il testo in sé, è la sua interpretazione del testo



Ti ripeto. Dove BeDuhn abbandona le considerazioni puramente tecniche per passare all'intepretazione, cioè dicendo che il testo è più probabile in base al fatto che segue o meno una certa idea di Cristo? Semmai BeDuhn cerca di fare proprio il contrario. Dimmi tu dove ti sembra che non ci sia riuscito e perchè, queste accuse aspecifiche e basate su "intuizioni" sono del tutto fuori luogo dato che non hai idea della metodologia che ha usato.


Non esiste una conoscenza che prescinda dalle pre-comprensioni, perché dovrebbe essere una mente vuota ad interpretare



Ma dove la precomprensione porta ad andare oltre la grammatica o ricorrere a costruzioni improbabili ed incoerenti con gli stessi presupposti che il traduttore usa in passi simili o uguali si evidenzia una probabile interferenza teologica. Non è in base a queste considerazioni che tu accusi la TNM?

Ti ripeto... la tua recensione di un libro mai letto rasenta il ridicolo!

Shalom




jwfelix
00venerdì 14 settembre 2007 00:31
Re:
Polymetis, 13/09/2007 18.54:

“se non hai neppure letto il suo libro”
Non ho il tempo di leggere qualunque cosa venga pubblicata dall’Azzurra 7 e dalla Vegraph per mia grande sfortuna



SBAGLIATO!!! Hai letto il mio :-))
Non si dicono bugie Poly eh eh eh
barnabino
00sabato 22 settembre 2007 14:08
E' comunque un fatto che Polymetis non è in grado di dimostrare dove e come il metodo usato da BeDuhn sia influenzato da un pregiudizio anti-ortodosso.

Shalom

jwfelix
00venerdì 28 settembre 2007 16:30
(SimonLeBon)
00domenica 18 novembre 2007 15:42
Re:

“Questo in base alla coerenza con il testo greco, alla coerenza nel rendere certe costruzioni e alla coerenza con quanto prescrivono i testi tecnici. Non si basa mai sulla sua interpretazione del testo, come tu insinui, ma solo su dati puramente lessicali e grammaticali.”

Queste parole sono un distillato di pura illusione che chiunque abbia fatto un ginnasio sa essere impossibile. Non esiste una lettura del testo oggettiva che prescinda dall’intepretazione, la stessa divisione in casi per schematizzare una lingua è una sovrastruttura mentale che ci siamo fatti per imbrigliare una lingua in uno schema. Non esiste alcuna lettura che non sia un’interpretazione, non esiste alcun dato lessicale puro, ogni campo semantico è insaturabile. Come avevo già scritto: “Per sapere se un traduttore s’è fatto influenzare dalla sua teologia per tradurre il testo bisognerebbe postulare un mitico “testo originale” con un senso in sé e per sé, e in base a quello fare un confronto. Ma quello che vede BeDuhn non è il testo in sé, è la sua interpretazione del testo, ed in base a quello fa un confronto con l’altra traduzione. Non sa cosa passa per la testa dei filologi protestanti, è un presuntuoso, non si rende conto che se altri traducono diversamente da quello che lui pensa sia il significato del testo non è perché leggono quello che legge lui ma scelgono di tradurre altro, bensì perché leggono altro. Forse quella gente che critica sa il greco un tantino meglio di lui e dunque saprebbe giustificare le letture che lui invece non vede.”
Si vede che non sei abituato a questo tipo di dibattito. Non è che io leggo un passo, so che il mio collega che lo legge in modo diverso ha ragione, ma lo traduco in modo diverso, io in quel passo ci leggo qualcosa di diverso da quello che vi legge il mio collega, e questo immediatamente. E’ “colpa” di quelli che Bacone chiamava “idoli”, cioè pre-conoscenze. Solo che Bacone le pensava eliminabili, l’ermeneutica del XX secolo ha mostrato che non esiste alcuna lettura che non sia influenzata da quello che sa il soggetto, e che persone differenti leggono il medesimo testo capendo cose diverse, tanto in italiano quanto in greco. Non esiste una conoscenza che prescinda dalle pre-comprensioni, perché dovrebbe essere una mente vuota ad interpretare.

Ad maiora



Signor Polymetis,
Noto che lei è già molto occupato a discutere con parecchia gente, anche per questa ragione sarò breve e mi limiterò ad alcune osservazioni sul suo post di cui sopra. Non so se e quando lei abbia frequentato un ginnasio (la mia professoressa, o ‘prof.’, di italiano avrebbe certamente trovato da ridire sull’idea di ‘fare un ginnasio’) e cosa lei abbia appreso da quegli studi. A suo tempo abbiamo letto in classe qualche passo molto interessante del ginevrino De Saussure, nello specifico sulla sua famosa distinzione tra ‘langue’ e ‘parole’. In altro ambito, in storia della letteratura italiana, abbiamo trattato la visione di Pirandello, secondo il quale non solo il significato delle parole che usiamo ma anche la nostra stessa persona cambierebbe in relazione al punto di vista sotto il quale la si osserva, tipicamente diverso per ogni persona. Contemporaneamente a queste interessanti e degnissime letture ci veniva chiesto, non so se a lei è successo diversamente, di scrivere e tradurre testi in lingue straniere secondo schemi preconcetti e sotto la rigida osservanza di regole oltremodo ferree. Ricordo ad esempio di aver tradotto il latino ‘provincia’ con l’italiano ‘provincia’ e di aver suscitato le critiche della mia prof., nonostante il Castiglioni-Mariotti (spero mi consentirà la citazione pur omettendo editore, edizione e numero di pagina) presenti la mia scelta come lectio facilior e la traduzione “Provenza” solo come seconda scelta (e comunque usando la maiuscola). Sono convinto che il mio appellarmi al De Saussure o a Francis Bacon non avrebbe contribuito a sollevare il mio voto neanche di un decimo, non so se le la pensa come me.
Se capisco completamente il suo ragionamento, mi corregga se sbaglio, lei giustificherebbe traduzioni contrastanti dello stesso testo greco con gli idoli di Bacon unitamente all’ermeneutica del secolo scorso. Se così fosse allora i tdG sarebbero implicitamente autorizzati a decantare la loro traduzione per motivi del tutto analoghi. Concorda?

Distinti saluti
Simone

Polymetis
00domenica 18 novembre 2007 15:56
"Non so se e quando lei abbia frequentato un ginnasio"

Liceo Ginnasio Statale Arnaldo di Brescia, diplomato col massimo dei voti.

“Ricordo ad esempio di aver tradotto il latino ‘provincia’ con l’italiano ‘provincia’ e di aver suscitato le critiche della mia prof., nonostante il Castiglioni-Mariotti (spero mi consentirà la citazione pur omettendo editore, edizione e numero di pagina) presenti la mia scelta come lectio facilior e la traduzione “Provenza” solo come seconda scelta (e comunque usando la maiuscola).”

Non so che testo fosse dunque è impossibile giudicare, ma suppongo che fosse qualcosa di Cesare, tipo il famoso passo dove per definire il sud della Francia lo chiama “provincia nostra”. Se è così la traduzione era corretta.

“Sono convinto che il mio appellarmi al De Saussure o a Francis Bacon non avrebbe contribuito a sollevare il mio voto neanche di un decimo, non so se le la pensa come me.”

Infatti un mio professore di arte scherzando una volta mi disse che per usare il Rocci (un famoso dizionario della lingua ellenica) bisogna essere laureati in greco, e aveva ragione, noi eravamo dei profanatori con in mano uno strumento più grande di noi. I tdG si illudono spesso che qualunque significato trovato sul dizionario vada bene in tutti i contesti, il realtà il dizionario è solo uno strumento, che bisogna saper usare. Credo che qualche sana versione corretta in rosso, con studenti che urlano “ma sul dizionario c’era anche questo significato”, manchi all’esperienza di molti TdG che scrivono in questo forum.

“Se capisco completamente il suo ragionamento, mi corregga se sbaglio, lei giustificherebbe traduzioni contrastanti dello stesso testo greco con gli idoli di Bacon unitamente all’ermeneutica del secolo scorso. Se così fosse allora i tdG sarebbero implicitamente autorizzati a decantare la loro traduzione per motivi del tutto analoghi. Concorda?”

La mancanza di oggettività non coincide col l’arbitrio. Il fatto che i capi semantici siano in saturabili e dunque non esistano confini precisi ma soltanto “fasce”, “zone grigie”, non implica che il bianco sia nero. L’ermentutica non è la notte indistinta in cui tutte le vacche sono nere di hegeliana memoria.

Ad maiora
(SimonLeBon)
00domenica 18 novembre 2007 18:02
Re:


"Non so se e quando lei abbia frequentato un ginnasio"

Liceo Ginnasio Statale Arnaldo di Brescia, diplomato col massimo dei voti.



Onore al merito, la invito a non rovinarsi qui la reputazione.


Non so che testo fosse dunque è impossibile giudicare, ma suppongo che fosse qualcosa di Cesare, tipo il famoso passo dove per definire il sud della Francia lo chiama “provincia nostra”. Se è così la traduzione era corretta.



Sono convinto anch’io che la mia traduzione era corretta, visto che secondo il Castiglioni-Mariotti “Provenza” è un nome proprio e andava indicato in maiuscolo, anche nel testo latino. Per tornare al tema, il mio voto è stato ridotto perché la mia prof. non accettava vedute diverse dalla propria (a torto o a ragione). Ergo, non vedo come un liceale potrebbe condividere le sue affermazioni sull’ermeneutica, soprattutto se applicate in maniera del tutto aprioristica e generica come, se mi consente l’appunto, sta facendo lei…


I tdG si illudono spesso che qualunque significato trovato sul dizionario vada bene in tutti i contesti, il realtà il dizionario è solo uno strumento, che bisogna saper usare. Credo che qualche sana versione corretta in rosso, con studenti che urlano “ma sul dizionario c’era anche questo significato”, manchi all’esperienza di molti TdG che scrivono in questo forum.



Non posso parlare per i tdG di questo forum. Per quel che mi riguarda, in cinque anni di traduzioni non ho mai visto urlare nessuno studente né vedersi riconoscere alcuna traduzione alternativa a quella proposta dalla prof., eppure la mia era una buona classe. Pazienza.


La mancanza di oggettività non coincide col l’arbitrio. Il fatto che i capi semantici siano in saturabili e dunque non esistano confini precisi ma soltanto “fasce”, “zone grigie”, non implica che il bianco sia nero. L’ermentutica non è la notte indistinta in cui tutte le vacche sono nere di hegeliana memoria.

Ad maiora



Per richiamarla ancora alle sue stesse affermazioni, l’ermeneutica avrebbe stabilito che anche i tdG hanno delle pre-comprensioni quando leggono un testo (biblico o meno) e ne fanno una traduzione. Oppure adesso mi vorrebbe dire che i tdG sono l’eccezione alla regola?
Forse si sta rendendo conto che la sua osservazione era un poco affrettata e che il suo ragionamento in favore della molteplicità delle traduzioni era molto debole?

Mi pare di aver capito, leggendo i post di questo thread, che lei stia criticando il libro del prof. BeDuhn senza averlo letto. Il libro è edito da UPA (University Press of America), ISBN 0-7618-2556-8 e il suo modo di fare mi sembra poco corretto.

Ad ogni modo, visto che lei è una persona informata su molti argomenti, volevo sapere se le risulta quello che il prof. BeDuhn scrive a pagina ix della sua introduzione: “I was moved to write because of my shock at the lack of the most basic facts about the Bible in the modern popular debate over its accurate translation and meaning. I was greatly disappointed to find that the few well-trained scholars who have partecipated in the debate, for reasons know only to themselves, have chosen to reinforce rather than alleviate the burden of misinformation and wanton bias on the debate … I personally know dozens of other biblical scholars with the training and self-discipline to do what I am doing, but they are detached from the public debate, engaged in their own very specialized and arcane researches, and perhaps unaware of the debate raging around us.”

Se così non dovesse essere, mi potrebbe indicare altri libri paragonabili a quello di BeDuhn?

Buona domenica

Simone
barnabino
00domenica 18 novembre 2007 20:13
Caro Polymetis,


I tdG si illudono spesso che qualunque significato trovato sul dizionario vada bene in tutti i contesti



Mi chiedo come tu possa dire stupidaggini di questo tipo, infatti in nessun caso i TdG traducono scegliendo un significato "qualunque" trovato nel dizionario. Sono anni che ti conosco, ma non hai ancora dimostrato che esista un solo passo in cui il significato scelto vadano oltre le fasce semantiche indicate, per esempio, da Louw & Nida nel suo dizionario.

Shalom




jwfelix
00lunedì 19 novembre 2007 00:36
BEnvenuto Simon Le Bon
Felix Bon Esprit [SM=x1408406]
(SimonLeBon)
00lunedì 19 novembre 2007 15:54
Re:
jwfelix, 19.11.2007 00:36:

BEnvenuto Simon Le Bon
Felix Bon Esprit [SM=x1408406]




[SM=g8948] Caro Felix Bon Esprit mi sto' facendo il solletico ma alla fine rido [SM=x1408414]

Simone

p.s. Non sapevo che eri cosi' vecchio, alla tua onorevole età potevi cominciare ad aspirare al rabbinato!
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