I presepi in Vaticano fra tradizione e originalità

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Cattolico_Romano
00sabato 26 dicembre 2009 09:24



Rocce, anfore, tronchi e casse per rappresentare il mistero della Natività

I presepi in Vaticano fra tradizione e originalità


di Nicola Gori

Una grotta, un tronco di olivo, un'anfora spezzata, una riproduzione dell'ambiente della Vergine delle rocce di Leonardo, perfino una cassa di munizioni vuota:  sono solo alcuni degli elementi utilizzati per rappresentare il presepe in Vaticano. Oggetti particolari, a volte desueti, oppure della quotidianità:  tradizione e originalità si intrecciano anche oltretevere per rendere visibile il mistero del Natale.

Si passa dal presepe classico in piazza San Pietro - con i personaggi provenienti da quello allestito nel 1846 da san Vincenzo Pallotti nella basilica romana di Sant'Andrea della Valle - a quello nella cappella di san Pio x, nella Basilica vaticana, composto da statue in legno opera dello scultore Heinrich Zunterer di Oberammergau, in Baviera, fino ad arrivare alle rappresentazioni della Natività che ornano diversi edifici e ambienti vaticani. Per esempio, quelle allestite nell'appartamento del segretario di Stato. Ce n'è una realizzata dal servizio giardini utilizzando, per l'ambientazione, la radice di un olivo di duecento anni, della varietà rosciola, proveniente dalla collina nella contrada le Coste di Olevano Romano.

I personaggi, invece, sono intagliati nel legno di olivo di Terra Santa. Per un'altra è stata adoperata un'anfora in terracotta:  al suo interno una delle religiose dell'appartamento, suor Carmen, ha sistemato le statuette modellate da un artista peruviano. Un'altra ancora, sullo stile della tradizione napoletana, è stata creata dall'architetto Aniello D'Antonio e donata da Domenico Bonifacio. Tra i personaggi mancano i pastori, perché - nelle intenzioni degli ideatori - i pastori sono tutti quelli che oggi si avvicinano alla mangiatoia di Gesù per rivivere il mistero di quella notte. Particolarità di questa creazione artistica è che sullo sfondo si vedono la basilica di San Pietro e la torre campanaria di Romano Canavese, il paese natale del cardinale Bertone. Infine, sempre nell'appartamento del segretario di Stato, è esposta una copia in calco - eseguita nei laboratori dei Musei Vaticani - del più antico presepe scolpito da Arnolfo di Cambio (dopo quello di san Francesco a Greccio) per la cappella Sistina nella basilica romana di Santa Maria Maggiore, dove si conservano le reliquie della culla di Gesù.


 
Proprio da quel lontano 1223, quando il poverello di Assisi riprodusse nella cittadina umbra lo scenario della nascita di Gesù, con la popolazione locale nei panni dei personaggi, e fino ai nostri giorni, la creatività e l'arte hanno cercato, secondo il gusto dei tempi, di riattualizzare l'evento che ha cambiato il corso della storia. Come avviene con la scenografia del ventottesimo presepe di piazza San Pietro, arricchita da richiami a brani e a episodi della vita di Gesù, tratti dai Vangeli di Matteo e di Luca. Agli occhi dello spettatore si presenta, da un lato, la visione di una rimessa per pescatori, che ricorda la chiamata degli apostoli sulle sponde del lago di Tiberiade. Dal lato opposto, uno scorcio di vita contadina e agreste riattualizza l'annuncio della nascita ai pastori. Due elementi fondamentali della natura:  acqua e fuoco - che scaturiscono rispettivamente da una sorgente e da un focolare - simboleggiano la purezza, la rinascita spirituale, il battesimo e il rimando alle parole di Gesù venuto a portare il fuoco sulla terra.
 
Le storiche statue (alte oltre tre metri) del Bambino Gesù, della Vergine Maria, di san Giuseppe e dei re Magi con i relativi paggetti - scolpite da Pietro Cantagalli su commissione del principe Alessandro Torlonia per farne dono a san Vincenzo Pallotti allo scopo di rendere ancora più solenne l'ottavario dell'Epifania - ricreano il mistero del Natale in un contesto di gloria e di solennità.

Si arriva così alla rappresentazione del Natale - ispirata allo scenario della Vergine delle rocce di Leonardo - allestita nella parrocchia pontificia di Sant'Anna. Come sfondo sono stati utilizzati alcuni suggestivi scorci della zona di Camerino e del monastero benedettino di Subiaco. Un grande angelo annuncia agli uomini la gioia per la nascita di Gesù in Betlemme. Un dedalo di strade offre l'idea della quotidianità e del dinamismo della storia. I personaggi che circondano la grotta di Betlemme sono poveri, gente che fatica per portare il pane a casa:  chi trasporta legna, chi vasi con olio e vino. Le statue, in ceramica dipinte a mano, modellate artigianalmente da Giordano Rosalia di Monreale, esprimono il travaglio di ogni giorno. A rendere più coinvolgente l'atmosfera, il lago di Tiberiade che, imponente, si estende sullo sfondo e cambia colore a seconda dell'alternarsi del giorno e della notte. In lontananza, la riproduzione dell'appennino marchigiano con le sue gole, le sue colline, i suoi ponti in pietra dell'epoca romana, per manifestare - spiega il parroco agostiniano Bruno Silvestrini - che la nascita di Gesù si inserisce in un contesto storico determinato, ma il suo mistero si perpetua in ogni epoca. È il messaggio sotteso a questo allestimento curato da Mariano Piampiani e Antonio Angeletti di Tolentino.

Singolare poi il presepe preparato, nella più completa semplicità ed essenzialità, da Silvano Quloz e Guillaume Favre nella cappella di San Martino, nel quartiere degli svizzeri in Vaticano. Come base sono state utilizzate otto casse di birra tedesca. La grotta è stata ricavata da una vecchia cassa di munizioni. Le artistiche statue, realizzate in pietra ma che sembrano di legno, sono state prodotte e fatte in Francia, nel monastero delle soeurs de Bethléem. Hanno tutte un valore simbolico particolare. Maria e Giuseppe sono ritratti nell'atteggiamento di chi si apre completamente alla volontà di Dio; il bue, l'asinello, l'abete dietro alla mangiatoia, esprimono il coinvolgimento di tutto il creato, e non solo dell'umanità, per la venuta di Cristo. Anche la cassa di munizioni che sostituisce la classica grotta esprime il senso del Natale:  l'unica arma per il cristiano è Gesù, come sottolinea il cappellano della Guardia Svizzera Pontificia, monsignor Alain de Raemy. Egli si inserisce nella storia concreta, dove anche i barili di birra vuoti assumono un valore:  quello del vissuto quotidiano e della familiarità dell'uomo con Dio. Il dono del Papa alle guardie svizzere pontificie diventa così "base" per accogliere il dono di Dio agli uomini.

Il presepe in piazza San Pietro è stato inaugurato dal cardinale Angelo Comastri, nel pomeriggio di giovedì 24 dicembre. Per sottolineare l'importanza dell'evento, Benedetto XVI, poco dopo l'inaugurazione, si è affacciato dalla finestra del suo studio privato e ha lasciato un lume acceso sul davanzale.


(©L'Osservatore Romano - 25 dicembre 2009)
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