I nuovi Adams

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paperignas
00martedì 16 marzo 2004 22:45
Italia 1 lancia i "nuovi Addams"

Al via il telefilm "Six Feet Under"



In America, giunto alla sua terza serie, è già diventato un cult e adesso sta per arrivare anche in Italia. Si tratta di Six Feet Under, telefilm comico-noir al via da mercoledì 24 marzo in seconda serata su Italia 1. La storia tratta le vicende di una famiglia, i Fisher, originaria di Pasadena, proprietaria di un'agenzia di pompe funebri. Tutto inizia quando, dopo la morte del padre i figli e la moglie subentrano nella direzione dell'impresa.


In America Six Feet Under è trasmesso dalla rete televisiva via cavo HBO, la stessa di Sex and The City e I Soprano. La prima edizione ha avuto una media di circa tre milioni di telespettatori, la seconda si è posizionata intorno ai 3.700.000, mentre la terza si è attestata sui quattro milioni. Presentato in anteprima in Italia al Telefilm Festival, acclamato da pubblico e critica in America così come in Gran Bretagna, il serial è ideato, prodotto e diretto da Alan Ball, lo sceneggiatore premio Oscar per American Beauty.

Dopo la morte del capofamiglia, i Fisher, soprannominati in patria “gli Addams del 2000”, sono costretti a darsi da fare. C'è il figlio gay David, l’attore Michael C. Hall, da sempre al fianco del padre nell’attività funeraria e segretamente innamorato di un poliziotto di colore, Ruth, Frances Conroy, la moglie di Nathaniel, oppressa dal senso di colpa per aver tradito il marito e non averglielo detto, la figlia ribelle Claire, Lauren Ambrose, che cerca di tornare in sé dopo aver fatto uso indiscriminato di spinelli e il terzo figlio Nate, Peter Krause, apparentemente quello più freddo ed equilibrato.

Aperto in ogni puntata da un decesso quasi sempre singolare, il serial ha conosciuto critiche entusiastiche: “la migliore ragione per accendere la televisione” (“Tv Guide”); “meravigliosamente imprevedibile, con quell’umorismo nero che osa l’inosabile” (“Newsweek”); “ti fa scoppiare il cervello con la sua qualità da primato” (“Entertainment Weekly”); “irriverente, ben scritto, recitato alla perfezione, stimolante ed acuto” (“Hollywood Reporter”); “la serie più intelligente ed emozionante che la televisione abbia mai trasmesso” (“Financial Times”). Non da meno i premi prestigiosi: 7 Emmy Awards, 2 Golden Globes, 3 Artios, un Art Directors Guild, un DGA Award, un Peabody Award, un TCA (Television Critics Award), un GLAAD (Gay&Lesbian Alliance Against Defamation) Award e, in Inghilterra, un British Comedy Award.

La serie è nata da una tragedia personale accaduta all’ideatore Alan Ball quando aveva 13 anni. “Stavo andando alla lezione di piano con mia sorella”, ha confessato al giornale inglese The Observer, “quando una macchina che non aveva rispettato uno stop ad un incrocio ha colpito violentemente la parte dove stava seduta Mary Ann, uccidendola sul colpo. Da quel giorno la mia vita è divisa in due: quella prima dell’incidente e quella dopo. Ogni volta che qualcosa finisce, sia essa una vita, una partenza o una relazione, mi sento come in lutto. Ho un grande rispetto per la morte, tuttavia penso che non dobbiamo vivere con il terrore di essa, fa parte della vita. La serie è un modo per esorcizzare questa paura. Quello che volevo mostrare era come reagisce un gruppo di protagonisti che ha a che fare con la morte tutti i giorni”.
Dopo la sigla, che sventaglia immagini di lapidi, corvi neri, fiori che appassiscono, barelle che conducono i cadaveri verso la luce eterna, cartellini di riconoscimento appesi alle dita dei piedi e tamponi che coprono i segni mortali, risultano imperdibili gli spot che nella puntata-pilota promuovono le ultime novità del mercato funebre: dalla vettura extralusso che promette “classe e comfort” per l’ultimo viaggio, alla presentazione dell’ultimo modello dell’urna porta-ceneri, usata come saliera da un gruppo di sexy-ballerine scatenate.

Il serial non è tuttavia il primo a portare sul piccolo schermo le vicende di un’impresa di pompe funebri: in Billy il bugiardo del 1979, il protagonista, interpretato da Steve Guttenberg, lavorava da becchino tra un esame universitario e l’altro, in Good Grief, datato 1990, due cognati gestiscono la Sincerity Moriarty, una ditta simile a quella dei Fisher. Ma il telefilm che assomiglia di più a Six Feet Under è l’inglese Il perduto amore del 1979, che inizia esattamente come la serie firmata da Alan Ball: il capo-famiglia di un’impresa di pompe funebri rimane ucciso e l’attività cinquantennale passa nelle mani dei suoi cari.
Oltre ad esserne l’ideatore, Alan Ball firma da regista saltuario e da produttore esecutivo, in quest’ultima veste insieme ad Alan Poul, Robert Greenblatt, David Janollari, Bruce Eric Kaplan. Lo stesso Alan Ball compare in un cameo nei panni dello psichiatra di Billy. Tra le altre guest-stars: Grant Show, già visto in Melrose Place, Molly Parker e Kathy Bates, quest’ultima anche regista di più di un episodio. Da collezione la colonna sonora che svaria da Mozart a Puccini, da Gloria Gaynor a Cher, da Bing Crosby a Dean Martin, dai Dandy Warhols ai Black Rebel Motorcycle Club, da Vivaldi a Schubert passando da Shake your booty dei KC and the Sunshine Band. Il tema musicale è composto da Thomas Newman ed orchestrato da Steven Cahill. Pur essendo ambientata a Los Angeles, la serie è stata girata anche a Seattle e a Long Beach in California.

[www.tgcom.it]
memoletta
00mercoledì 17 marzo 2004 01:00
saranno all'altezza dei "vecchi"???:Sm8:
paperignas
00mercoledì 17 marzo 2004 10:47
Be' sono stati soprannominati cosi' ma non penso si rifacciano ai veri ADAMS
Sigmun
00mercoledì 17 marzo 2004 13:27
Re:

Scritto da: paperignas 17/03/2004 10.47
Be' sono stati soprannominati cosi' ma non penso si rifacciano ai veri ADAMS


Ank'io kredo sia kualkosa d differente:Sm8:

Cmq i vekki erano grandi:Sm17

Il film invece era una delusione:Sm2:
memoletta
00mercoledì 17 marzo 2004 14:27
si , il film una delusione....:um:
FOIX
00giovedì 18 marzo 2004 00:21
Di solito il tentativo di emulare vecchi successi ,riesce sempre male! :maioo:
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