I giovani nauseati dalla politica decisivi al prossimo voto

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centrosardegna
00giovedì 13 settembre 2007 16:05
Quale partito saprà riconquistarli?





L'ultima ricerca di mercato di qualche giorno fa (Ipr Marketing per conto di Repubblica.it) ci dice quello che in fondo molti di noi già sapevano: una diminuzione di consensi del centrosinistra (che nel complesso raccoglie il 45,5 per cento delle intenzioni di voto, ben 4,3 punti in meno di quanto ottenuto alle politiche 2006), con una difficoltà particolare di quelle componenti denominate, forse inopportunamente, “sinistra estrema” (perché se il Partito democratico si autodefinisce “centrista”, qualcosa a sinistra dovrebbe pur esserci, secondo logica).

Il centrodestra balza in avanti di circa di 3,3 punti, dato leggibile in molti modi e parzialmente spiegabile con la maggiore compattezza anche di immagine della coalizione e con il malumore generato da alcune scelte del centrosinistra, che pare incapace di soddisfare i suoi elettori moderati e allo stesso tempo subisce critiche pesanti dalle “frange estreme”.

Ma la cosa più significativa ed evidente a livello quotidiano, confermata dalla ricerca, è che gli indecisi aumentano. Cresce sia la quota di elettori che oggi non si schiererebbero nè con l'Unione nè con la Cdl (2%) e di quelli che, pur essendo certi di votare uno schieramento, oggi non sanno quale partito votare: il 2% del centrosinistra e l'1,5% del centrodestra.

In questo scenario si inserisce un fenomeno come Beppe Grillo, un comico-fustigatore dei costumi della “casta”, acclamato da molti di coloro che non ne possono più della “destra” né della “sinistra”, parole-feticcio svuotate di significato per una generazione che in larga parte non ha conosciuto e non conosce la militanza di base, o se l'ha sperimentata comincia ad averne abbastanza di “chiacchiere e distintivo”, per citare Gli Intoccabili (ma almeno quello era un ottimo film).

Il V-Day è certo un segnale e come tale andrebbe analizzato, tenendo presente che Grillo è comunque troppo esperto di certi meccanismi comunicativi per essere davvero l'outsider che manca, troppo ingombrante per non diventare - come probabilmente accadrà - egli stesso un leader partitico o para-partitico. Intanto, i potenziali astenuti crescono, e le nostre vicende regionali non aiutano a frenarne la crescita, semmai aumentano l'imbarazzo.

Sarà la tipica diffidenza sarda, sarà che a pensare male si fa peccato ma ci si azzecca sempre: più probabilmente, per la mancata formazione politica “dal basso” da cui deriva un basso grado di indottrinamento, o per un estremo rifugio nell'indifferenza come salvavita dalla quotidiana commedia politica, faccio parte a pieno titolo degli imbarazzati. Siamo in tanti: mi accorgo infatti che molti degli indecisi sono giovani fra i 25-30 e 40 anni. Nel Paese della gerontocrazia al potere, forse a qualcuno potrebbe interessare il “giovane elettore disgustato”-tipo?

Sarebbe una bella sfida, che il centrosinistra potrebbe voler cogliere per evitare uno smacco nazionale e regionale. Certo numericamente non siamo e non saremo in futuro forse un granchè, per colpa di quel piccolo dettaglio del tasso di fecondità un po' bassino (1,35 figli per donna nel 2006), che fa di noi il secondo Paese più vecchio al mondo (superato solo dal Giappone con un tasso di 1,25). Tasso che in Sardegna, in particolare, ha cominciato a diminuire più rapidamente rispetto al resto d'Italia a partire già dalla fine degli anni 50.

Le stime dell'ISTAT per le nate nel 1963 e nel 1966 registrano per la Sardegna percentuali di donne senza figli rispettivamente del 25,5% e del 31,3%, circa l'8% in più dei dati complessivi italiani registrati nel 1963. Gli ultimi dati a livello regionale del 2004 assegnano alla Sardegna l'ultimo posto in graduatoria per numero di figli per donna: 1,02. Ciò significa che già negli anni 70 non siamo stati tantissimi a nascere nella patria dei santi, poeti, navigatori e competizioni elettorali senza vere soglie di sbarramento, e la situazione è peggiorata nei decenni successivi, fino a raggiungere un picco negativo negli ultimi anni.

Quindi, va detto che forse di noi venti-trentenni alla politica non importa molto, e lo si nota chiaramente dal persistere di certo notabilato, dalle resistenze opposte al “nuovo”, dai continui richiami al valore dell'esperienza (quella che si acquisisce con l'età, appunto). Eppure forse avremo un po' di peso, forse ci prenderemo una piccola rivincita, certo un po' meschina, perché in fondo ci crediamo ancora, al nostro diritto-dovere di voto, e ci fa un po' stare male pensare di scrivere sulla prossima scheda elettorale un seppur unificante “Forza Cagliari”.

Convinceteci prima, toglieteci dall'imbarazzo di non sapere chi votare perché “tanto sono tutti uguali”, ridimensionate la malcelata simpatia di tanti di noi per il guappo urlatore che vi manda a quel paese, dite e soprattutto fate “qualcosa di sinistra” o “qualcosa di destra”. Il mio, e quello di molti altri come me, sarà anche qualunquismo, più probabilmente è una delusione d'amore. E anche se come un innamorato tradito, vorremmo negare l'evidenza, ci è impossibile. Quindi, in qualche modo (magari con l'aiuto dell'esperienza?), riconquistateci.

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