I LAVORATORI DELLE DIVERSE ORE

Stella..
00martedì 16 agosto 2011 15:24

I LAVORATORI DELLE DIVERSE ORE

Altra parabola, altre critiche. La parabola dei lavoratori delle diverse ore si legge in Matteo 20:1-16.

Vi si parla, è ben noto, di un proprietario terriero, il quale, per dei lavori nei suoi vigneti, arruola dei lavoratori nel corso della giornata. Alcuni di loro lavorano fin dalla mattina, altri durante la giornata, ed altri perfino durante l'ultima ora soltanto! Ora, giunto il momento di valutare la loro fatica, il padrone che li ha assunti li paga tutti allo stesso modo e con la stessa somma — un denaro per uno — senza tenere alcun conto della diversa durata dei lavori. Gli operai assunti per i primi non nascondono il loro disappunto e si lamentano ad alta voce : «Questi ultimi non han fatto che un'ora e tu li hai fatti pari a noi che abbiamo portato il peso della giornata e il caldo» (versetto 12). Il loro rilievo è quanto mai giusto (ai giorni nostri, si rifiuterebbe mai un sindacato di intervenire a loro favore?); il padrone ha agito ingiustamente, ledendo i legittimi interessi degli uni e favorendo gli immeritevoli. Non doveva ciascuno essere retribuito in proporzione del tempo impiegato nel suo lavoro?

Dal punto di vista della giustizia umana, sì certo! Ma non lo dimentichiamo: esiste un'altra giustizia — la giustizia di Dio — e nel proprietario terriero della parabola è precisamente adombrato Dio.

La chiave della parabola é al versetto 7. Il padrone della vigna interroga i lavoratori disoccupati sulla piazza: «Perché ve ne state qui tutto il giorno inoperosi?» Essi gli rispondono : «Perché nessuno ci ha presi a giornata». Risposta conforme al vero. Se il padrone della vigna ne avesse dubitato, anche per un solo istante, non lo avrebbe detto? Non aveva davanti a sé quelli che oggi si chiamano i «disoccupati professionali», ma degli uomini che veramente cercavano del lavoro per guadagnarsi, di che vivere. Sfortunatamente, nessuno, li aveva assunti. Ma non appena il proprietario della vigna li assume, essi si alzano, si recano a lavorare di buona lena. Non hanno obiettato: «Adesso? Adesso é troppo tardi per cominciare a lavorare. Verremo domani mattina». No, si sono posti all'opera, con lo stesso zelo degli altri, e per tutto il breve lasso di tempo che era loro ancora concesso.

Tutto ciò non é sfuggito all'occhio del padrone; e perché questi è «buono» (verssetto 15), egli non vuole che quei suoi lavoratori debbano soffrire. All'affermazione consuetudinaria «a ciascuno sia dato secondo il suo lavoro», egli aveva sostituito nel suo cuore quell'altra, profondamente diversa e socialmente innovatrice: «a ciascuno sia dato secondo i suoi bisogni». E non era forse, questa seconda affermazione, infinitamente superiore alla prima?

Trasferita dal piano materiale al piano spirituale, la parabola dei lavoratori delle diverse ore vuole infatti proclamare una verità fondamentale: Dio è Amore. Dio chiama tutti gli uomini a lavorare nel suo campo; li vuole tutti quanti con Sé, senza eccezioni! Purtroppo molti di loro, per svariati motivi, odono l'appello del padrone della vigna soltanto quando è imminente la sera. Ma se, in quel preciso momento, la loro risposta sarà data affermativamente e con tutto il loro cuore, non ci sarà alcuna differenza tra questi ultimi e quelli che si saranno presentati per primi. Dio opera nei riguardi di coloro che ascoltano la sua chiamata, non in base ad una gretta esigenza di giustizia distributiva, ma secondo le vie della sua paterna misericordia. Del resto, se noi dovessimo ricevere da Lui soltanto quello che realmente ci é dovuto, che cosa mai potremmo avere in cambio delle nostre «prestazioni», sempre così esigue, così meschine, sempre sotto il segno della convenienza personale, dell'egoismo più sfacciato? Ma la Grazia di Dio é pure sempre infinitamente al di sopra della nostra migliore buona volontà. E perciò le parole del padrone della vigna ai lavoratori scontenti : «Non m'è lecito far del mio ciò che voglio?» (versetto 15 ) sono degne di essere a lungo meditate, in modo particolare da tutti coloro che, anche oggi, hanno l'animo gonfio dello stesso malumore. Costoro, in verità, non sono lieti di vedere all'opera la grazia di Dio; vorrebbero che gli altri fossero trattati con un senso estremamente rigoroso di giustizia, perché reputano, in base, a ciò che chiamano il loro proprio merito, di avere un diritto speciale ai favori divini, fino al punto da giudicare le benedizioni accordate al prossimo come una vera e propria ingiustizia che Dio ha commesso nei loro riguardi.

Dio voglia preservarci da un simile spirito di egoismo e di contesa! Rallegriamoci piuttosto di sapere che la misericordia del Padre di tutti si applica con tanta generosità anche ai nostri fratelli. Oppure, come rimprovera il padrone della vigna, «vedi tu di mal occhio che io sia buono?» (versetto 16).

Thomas Bres

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