Million Dollar Baby
La nuova scommessa di Clintancora una volta vincente
Osannato dalla stampa, sette candidature agli Oscar "Capisco le major ma io del rischio non posso fare a meno"
Come i personaggi degli spaghetti western che lo resero una star, Clint Eastwood è davvero, nel panorama hollywoodiano, un eroe solitario: un regista che non ha paura di rischiare, un divo pronto ad affrontare argomenti scomodi. Lo fece, due anni fa, col duro, difficile e per nulla consolatorio Mystic river, storia a base di pedofilia e scelte sbagliate. Lo ha fatto di nuovo, adesso, con Million dollar baby: un film che parla di boxe, di povertà, di eutanasia. E soprattutto d'amore, di un grande sentimento di tipo paterno che nasce tra un anziano allenatore di pugilato e la sua pupilla. Risultato: un'opera osannata dalla critica, tra le favorite nella corsa agli Oscar grazie alle sue sette candidature.
E adesso la pellicola arriva nelle nostre sale (da venerdì 18), con distribuzione 01. Preceduta da una rassegna stampa entusiastica, che ha pochi precedenti: ad esempio, il New York Times ha definito Million dollar baby il miglior film americano dell'anno; mentre per Usa Today è il più bello della carriera di Eastwood. Il che non è poco, vista che il curriculum del regista comprende, tanto per citarne uno, Gli spietati, il western crepuscolare che poco più di dieci anni fa vinse diverse statuette dorate, compresa quella per il miglior film.
Nell'attesa di vedere se quest'anno ci sarà il bis (gli avversari più agguerriti sono The Aviator di Martin Scorsese e Sideways di Alexander Payne), gli spettatori italiani possono finalmente vedere in sala uno dei film più attesi della stagione. Tratto dalla raccolta di racconti "Lo sfidante", scritti da F. X. Toole e pubblicati nel nostro Paese da Garzanti, Million dollar baby ha come protagonista Frankie Dunn (interpretato dallo stesso Eastwood), allenatore di pugili e titolare di una palestra piuttosto scalcinata a Los Angeles. In rotta da anni con la figlia, che rispedisce al mittente tutte le sue lettere, l'uomo ha come unico amico il custode della palestra, Scrap (Morgan Freeman), ex pugile a cui lo lega un indissolubile senso di colpa.
Tutto cambia quando nella sua vita arriva Maggie (Hilary Swank), trentunenne cameriera proveniente dal Midwest e decisa a darsi alla boxe. Frankie all'inizio è contrario, poi accetta e la fa diventare una campionessa. Fino a che una tragica fatalità non cambierà le loro vite.
Questa la trama. Che però non deve ingannare: come Eastwood ha sottolineato più volte, Million dollar baby non è un film sulla boxe. "Certo, è ambientato in quel mondo" ha spiegato proprio pochi giorni fa "ma in realtà è una storia d'amore tra Frankie e Maggie: l'amore che ci può essere tra un padre e una figlia. Ed è un film che affronta temi complessi come quello dell'eutanasia, in cui non ci sono effetti speciali, che parla di uno sport che non è più di moda".
Proprio per questo, quando Clint andò a bussare alla porta della major con cui collabora da anni e anni, la Warner Bros, i dirigenti gli dissero no, rifiutando di finanziare il progetto. Chiudendo la porta in faccia a un autore, nonché divo, che ha firmato alcuni dei loro più grandi successi.
Ma l'eroe solitario, proprio come in un western del suo maestro Sergio Leone, non si è arreso, ha scommesso su quella sceneggiatura e ha prodotto la pellicola. E ha vinto, contro tutto e contro tutti. Tanto da presentarsi come grande protagonista nella prossima "notte degli Oscar", forte di candidature come quella per il miglior film, miglior regia, migliori attori protagonisti (lui stesso e la Swank), miglior attore non protagonista (Morgan Freeman).
Eppure il divo quasi ha giustificato il comportamento della Warner: "Era un progetto rischioso", ha ammesso, "e il rischio è bandito dagli studios. Io, invece, non posso farne a meno".
Fonte Repubblica.it