Howard Carter

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sergio.T
00lunedì 17 novembre 2008 16:04
« Diedi l'ordine. Fra il profondo silenzio, la pesante lastra si sollevò. La luce brillò nel sarcofago. Ci sfuggì dalle labbra un grido di meraviglia, tanto splendida era la vista che si presentò ai nostri occhi: l'effige d'oro del giovane re fanciullo. »

Howard Carter (Swaffham, 9 maggio 1874 – Londra, 2 marzo 1939) è stato un archeologo ed egittologo britannico, scopritore della tomba di Tutankhamon.

I primi anni di vita
Carter nasce in una famiglia dalle poche risorse economiche. Suo padre, Samuel John Carter, lavorava dipingendo ritratti di famiglia per l'Illustrated London News in qualità di pittore ed illustratore dal grande talento. In questo ambiente, Howard, imparò a sua volta a disegnare facilmente ad acquerello senza però mostrare un particolare talento.

Grazie al padre ebbe la possibilità di conoscere uno dei più grandi collezionisti di antichità egizie dell'Inghilterra, il barone William Amhurst Tyssen-Amherst, che abitava in un paese vicino a quello del futuro archeologo; fu qui che iniziò ad amare la civiltà egizia. Da questo avvenimento si schiusero le porte al futuro di Carter, il barone presentò il giovane all'egittologo Percy E. Newberry che lo prese in simpatia. Newberry consigliò Howard come disegnatore per una spedizione in egitto finanziata dal British Museum allo scopo di riprodurre ad acquerello le pitture tombali ed altri reperti archeologici.


La carriera in Egitto
Giunto al Cairo, Carter, conobbe Sir William Matthew Flinders Petrie che lo prese nella sua spedizione. Quest'ultima durò sei lunghi anni nei quali Howard apprese le tecniche e metodologie di uno scavo archeologico accurato. Poi alcuni altri scavi in importanti siti quali Beni Hassan (sito del Medio Regno), ad Hatnub con Newberry, a Tell el-Amarna nuovamente con Petrie ed infine al Tempio di Hatshepsut a Tebe (Egitto).

A soli 25 anni, nel 1899, fu nominato ispettore capo del sud dell'Egitto e divenne quindi responsabile di siti come Karnak, Luxor, Tebe e la Valle dei Re. Fu questo il suo periodo di massima attività scavando le tombe di Seti I e Nefertari, di scavi importanti come Abu Simbel, Aswan e tanti altri.


Gli anni difficili
Questo stato di grazia finì quando l'incontro fra una comitiva di francesi, in visita, e delle guardie egiziane degenerò in rissa. La Francia pretese scuse formali e Carter, in qualità di responsabile, rifiutò vedendosi così licenziato dal suo incarico e stroncata la sua promettente carriera. Era l'anno 1905 e l'archeologo decise di continuare a vivere in Egitto mantenendosi grazie alla vendita dei suoi acquerelli.


La rinascita
Il caso o la fortuna vollero che lord George Herbert, quinto conte di Carnarvon, si appassionò di antichità egizie proprio in quegli anni. Giunto a Luxor nel 1907 ed ottenuta una concessione di scavo capì immediatamente la necessità di avere sul campo una persona esperta ed a conoscenza delle difficoltà della ricerca. Chiese allora un parere a Gaston Maspero, direttore generale delle antichità egizie (colui che nominò Howard ispettore capo del sud dell'Egitto), che in tutta risposta gli consigliò di ingaggiare Carter non avendo perso la stima nello studioso nonostante l'episodio del 1905. L'intesa fra i due fu immediata e per sette anni scavarono in numerosi siti egiziani arricchendo sempre più la collezione privata di Lord Carnarvon. Ma Carter aveva un sogno...


Il sogno dell'archeologo era l'ambizioso progetto di scavare nella Valle dei Re alla ricerca delle tombe dei due faraoni della XVIII Dinastia non ancora scoperte: Amenothep IV/Akhenaton, il faraone eretico, ed il suo successore Tutankhamon. La concessione di scavo nella Valle era ancora in mano a Theodore Davis ma, grazie alle proprie abilità, Lord Carnarvon riuscì ad ottenerne un'altra permettendo così al progetto di muovere i primi passi sicuri.

Il progetto di Carter prevedeva uno scavo sistematico dell'intera Valle accuratamente divisa in settori da esplorare in successione ed iniziò nell'autunno del 1917. Gli insuccessi e le gravose spese sostenute in cinque lunghi anni fecero scemare l'entusiasmo di Lord Carnarvon che giunse all'idea, nell'estate del 1922, di concludere l'operazione. Ma Carter ancora credeva alla sua scommessa e riuscì a convincere il proprio finanziatore a concedergli ancora una stagione, il tempo necessario per scavare l'ultimo settore da esplorare.

Il 3 novembre ripresero gli scavi, in quest'ultimo settore, di fronte alla tomba di Ramesse VI. Grande fu la gioia quando dalla sabbia, già il secondo giorno di scavo, riaffiorò un gradino che presto si trasformò in una scala che giungeva ad una porta con ancora intatti i sigilli della necropoli, segno che non era mai stata violata nelle migliaia di anni dalla sua chiusura.

Lord Carnarvon venne immediatamente richiamato in Egitto per presenziare all'apertura della porta e giunse ad Alessandria d'Egitto il 20 novembre. Il 26 novembre Howard Carter e Lord Carnarvon erano di fronte alla porta rimasta inviolata dal XIV secolo a.C., venne fatto un foro per ispezionare l'interno e si poté appurare che il corredo funerario era intatto. Il giorno seguente venne finalmente aperta la porta rivelando così tutta la grandiosità del corredo ancora intatto compresi il sarcofago ed i vasi canopi.

Così come da accordi per la concessione di scavo, si iniziò la catalogazione di tutti i reperti del corredo prima di inviarli al museo del Cairo dove sarebbero stati esposti al pubblico. L'operazione richiese molti anni nei quali giornalisti di tutto il mondo giunsero a testimoniare quella che è considerata a tutti gli effetti la più grande scoperta archeologica del XX secolo. Non per la ricchezza del suo corredo, accumulato utilizzando anche corredi di altre tombe per effettuare una rapida sepoltura del defunto, ma bensì per la scoperta di una tomba faraonica ancora inviolata.

Il 16 febbraio del 1924, alla presenza di Carter ma non di Lord Carnarvon (morto l'anno precedente), venne aperto il sarcofago che rivelò all'interno la mummia intatta del faraone bambino contenuta in un sarcofago d'oro massiccio del peso di circa 110 Kg., con il volto coperto da una maschera pure d'oro massiccio riproducente le sembianze del defunto.

Molti degli anni seguenti furono impiegati da Carter nella catalogazione degli oltre 2000 reperti rinvenuti e tutt'ora in mostra al Museo Egizio del Cairo con la stessa inventariazione assegnata loro dall'archeologo.

In seguito Howard Carter si ritirò dall'archeologia e divenne un collezionista. Morì a Londra nel 1939, all'età di 65 anni, senza aver mai avuto la possibilità di esporre alla famiglia reale la sensazionale scoperta.

sergio.T
00lunedì 17 novembre 2008 16:04
Altro libro dell'edizione National Geographic da leggere assolutamente.
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