Heatle

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Heatle
00venerdì 8 dicembre 2006 21:14
Allora, premetto che dovrete prendervi un secolo di tempo per leggervi questo bg. Purtroppo mi è venuto un po' lunghetto... [SM=g27819] Ho anche cercato di accorciarlo e tagliarlo in varie parti, ma di più proprio non potevo fare, avrebbe perso un po' il senso altrimenti... Mi dispiace terribilmente darvi l'onere di leggere una così lunga storia, spero solo che almeno scorra e non sia illeggibile. Vi ringrazio per la pazienza che sicuramente vi toccherà metterci... Saluti. [SM=g27823]




La tempesta imperversava furibonda e violenta, abbattendosi sulle torri dell’alto castello in pietra granitica. Lampi violenti squarciavano a intervalli il plumbeo e cupo cielo, riempiendo insieme al terribile fragore delle onde l’altrimenti silenzioso e pacifico luogo. Dietro ai possenti muri in pietra, al sicuro dalla pioggia sferzante, un uomo, sulla trentina, camminava nervosamente per il salotto, illuminato dal grande caminetto acceso. Misurava la stanza a grandi passi, fermandosi di tanto in tanto nei pressi delle scale a dare un’occhiata a quei gradini che ora parevano eternamente vuoti. Uno sguardo preoccupato si apriva sul bel viso, molto giovanile nonostante l’età, e due bellissimi occhi del color degli zaffiri osservavano all’intorno, sperando di vedere arrivare una fantesca dal piano superiore. Lamenti arrivavano di tanto in tanto alle orecchie dell’uomo, che puntualmente si voltava e correva verso le scale, facendo solo i primi gradini, per poi fermarsi e rimanere immobile ad osservar quella porta in legno alla quale pareva occorresse un’eternità per aprirsi con buone notizie. Quindi di nuovo si voltava, tornando nella sala grande e continuando nella cosa che nelle ultime 10 ore sapeva fare meglio, misurare la stanza tramite i propri impazienti passi.
Solo qualche ora dopo la porta si aprì, tramite lo scattare della serratura, e una fantesca ne uscì con un sorriso felice. Poco dopo dall’ uscio rimasto aperto un pianto lieve giunse fino alle orecchie del Ser, che tanto aveva aspettato questo momento. A quel suono, che tanto era lieve quanto possente, una squadra composta da quattro bambini trotterellò fin sotto le gambe del padre da vari punti della sala grande, nella quale evidentemente, fino a poco prima erano nascosti.
Una valanga di domande si abbatté sull’uomo che si guardava ai piedi sorridendo.
«Padre! È nato?...»
« …è maschio o femmina?»
«.... è bello?» tanti occhioni sgranati e pieni di meraviglia fissavano quelli blu intenso dell’uomo. Un allegro sorriso, accompagnato da un piacevole risolino divertito sgorgò dalle labbra dell’uomo. Inginocchiatosi a terra, osservò a turno tutti quegli occhietti curiosi. Un sorriso dolce precedette le sue parole:« Non lo so miei tesori, ora vostro padre va a vedere…»
affermò deciso alzandosi in piedi e scompigliando la bruna testolina del più piccolo dei quattro. Dirigendosi su per le scale percorse tutta la rampa facendo tre gradini per volta.
La porta di legno della camera venne spalancata. Una semi oscurità colpì gli occhi dell’uomo, che per un breve tempo rimase sulla porta, immobile, a fissar quello strano buio senza poter distinguere nulla. A poco a poco gli occhi dell’uomo si abituarono alla poca luce presente, cominciando a distinguere dalla soglia sulla quale si trovava la grande sagoma del letto a baldacchino, poi il familiare arazzo appeso alla parete… Il caminetto con le braci quasi del tutto spente… Dal letto un lieve movimento e un breve vagito. Spostando di nuovo in quella direzione l’attenzione, ecco apparir la sagoma di sua moglie. Stesa sulle bianche lenzuola, coperta da una camicia da notte in raso di seta, teneva in braccio un piccolo fagotto. Un nuovo sorriso, ancor più dolce del primo, si aprì sulle labbra di lui. La porta venne richiusa e lui a passo lento si diresse verso il grande letto. La donna, che sorridente osservava ciò che in braccio recava, non pareva averlo sentito fintanto che la porta non era stata richiusa. Indi alzando il capo, e incontrando con il proprio sguardo quello del marito, sorrise ancor più apertamente.
Avvicinatosi che fu al grande letto l’ uomo si sedette sul bordo di esso, allungando una mano a carezzare il viso madido di sudore della moglie, bellissima nonostante i chiari segni di stanchezza che aleggiavano violetti sotto i di lei occhi del color dell’ametista.
«Come stai amor mio?» chiese l’ uomo alla donna con una lieve carezza affettuosa sulla guancia.
«Oh… beh… Come se avessi partorito…» rispose la dama, con il più radioso sorriso che ora riuscisse a fare. La lieve risata dell’uomo, di un suono profondo e calmante, riempì il silenzio della stanza, mentre al di fuori il brontolio lamentoso del vento sferzante non accennava a diminuire. L’uomo si piegò lievemente in avanti, e con un lieve bacio a fior di labbra disse sottovoce.
«Sei sempre bellissima…» La donna con espressione quasi indignata affermò con tono di voce lievemente derisorio: « Non c’è bisogno di fare tutte queste moine se vuoi vedere tuo figlio! Tanto lo so che ho un aspetto orribile!» Sorridendo divertita e indignata per la consapevolezza delle proprie terribili condizioni, la lady alzò le braccia verso il marito, braccia che stringevano il prezioso fagottino appena nato. L’uomo allungò le proprie verso quelle della moglie e con delicatezza e fermezza tolse il peso di quel minuscolo corpicino dalle braccia di lei, che seppur lieve, era oneroso da portare per una donna si tanto affaticata. Avvicinò le braccia al petto, osservando quella testolina già piena di folti capelli neri, e quegli occhietti, seppur da pochissimo tempo aperti sul mondo, già vispi e curiosi. Occhi color dell’ametista. Sorrise di nuovo l’uomo, si sentiva a un metro da terra. Di nuovo. La donna dal letto sorrideva nel vedere la dolce e familiare scena:«L’ho sempre detto che saresti stato un padre favoloso…» sussurrò quasi fra se, estasiata nel vedere suo marito con in braccio il loro bambino. L’uomo si volse verso la donna, con un sorriso tra il malizioso e il birichino:«Direi che lo abbiamo appurato abbastanza, non credi?» Chiese alludendo agli altri quattro bambini che aspettavano impazienti al piano inferiore. Anche la donna sorrise, sorriso malizioso velato da stanchezza. Nell’accorgersene l’uomo si chinò sulla moglie, non lasciando comunque il bambino, e le diede un bacio sulla fronte, sussurrandole di riposare. Si alzò dal letto, dirigendosi lesto verso la porta. La donna lo richiamò indietro per un momento, lui nei pressi della soglia si volse di nuovo, aspettando quanto la propria dama aveva da riferirgli: «…Vorrei chiamarlo Heatle, come mio padre…» L’uomo sorrise di nuovo, facendo balenare i bianche denti nella semioscurità: «Ora riposa, ne abbiamo di tempo per decidere… Tutta una vita…» Soggiunse tornando indietro a baciarla lievemente sulle labbra. Lei con un lieve gesto affermativo della testa e un mugolio di stanchezza si lasciò andare tra i cuscini, cadendo in un sonno ristoratore. Di nuovo l’uomo si diresse verso la porta, richiudendola alle proprie spalle, e facendo cadere la camera nella più totale delle oscurità.

I FATTI:

Il bambino crebbe, crebbe in fretta, giocando con i propri fratelli, di poco più grandi di lui. L’infanzia fu allegra e felice, accompagnata da scherzi e gite, da bellissime giornata che sempre resteranno indimenticabili. Gli anni passarono, e con il passare di essi arrivò il tempo delle responsabilità. Il bambino divenne ragazzo, un bel ragazzo dai capelli biondo scuro e dagli occhi ametista. Ragazzo vivace rimaneva, passionale e allegro. Ogni cosa che faceva era per lui piacevole, tanto lo studio quanto l’allenamento con le armi insieme ai propri fratelli. Tutto ciò che di nuovo imparava Heatle lo considerava come un’esperienza importante, una tappa fondamentale della propria vita… Ragazzo maturo per la giovane età. Precocemente istruito dal padre e dai migliori tutori rispetto ai fratelli più grandi, sul ragazzo si scoprì che aveva una mente molto sveglia, che lavorava velocemente e alla quale nulla sfuggiva. Presto venne il momento dell’affidamento ad un altro signore, il quale avrebbe avuto il compito di insegnare lui i valori della cavalleria, le priorità e le strategie in battaglia. Un apprendistato che si rivelò terribilmente lungo. Il giorno della partenza un’opprimente senso di vuoto gravava sul petto del giovane, in sella al proprio cavallo, pronto a partire. Tutto l’affetto che verso i genitori e verso i propri fratelli provava si cristallizzò in quell’attimo, attimo della separazione, per lui tanto doloroso quanto necessario. Venne spedito a Nord, in un feudo molto lontano da casa, ove un lontano parente avrebbe badato a lui e lo avrebbe condotto verso il cavalierato. Gli anni passarono, tra battaglie, momenti di stallo e di pace. Il ragazzo continuò a crescere, sia in cuore che fisicamente, trasformandosi in un uomo, uomo che da tempo non vedeva la propria famiglia, uomo più razionale, più sensato e meno impulsivo. Un po’ della passione che da ragazzo aveva si era spenta, affievolendosi lentamente, scandendo le battaglie e i caduti sotto la propria lama. Ogni uomo che aveva ucciso si portava via un pezzettino di sé.. Strappandolo dolorosamente. Quasi più non ricordava la propria madre, il proprio padre e i fratelli. I loro visi erano sfocati nei suoi sogni e nei suoi pensieri. Era tanto che non li vedeva, tanto tempo… Troppo…
Col tempo dimostrò al proprio signore capacità d’iniziativa e fiducia. Scalò in fretta la scala del potere, diventando nel grande feudo il comandate della guarnigione. Grazie alle proprie capacità strategiche, più che di combattimento, riuscì a sventare guerre aperte, sostituendole con attacchi veloci e a sorpresa, assaltando il nemico e sconfiggendolo in breve. Tutto questo era certo un buon traguardo, ma non quello che ei s’ era prefissato. Non era ancora divenuto cavaliere. Con rammarico del proprio Signore, che tanto su di lui aveva contato in quegli anni, e che ei stesso aveva imparato ad amare a modo proprio, Heatle si decise. Si allontanò dal loco che in quegli anni della sua vita lo aveva tanto generosamente ospitato, diretto a corte, al servizio del Re. Il giorno della partenza però, non provò nessun lancinante dolore in petto, nessun sentimento di tristezza e rammarico. Nulla. Il ragazzo era cresciuto, lasciando dietro di se gli infantili sentimenti che tanto lo avevano fatto soffrire dopo il giorno della separazione dalla propria famiglia. Alla corse del Re indi si diresse, accompagnato dai meriti durante quegli anni accumulati, e dalla fama di grande condottiero per la guarnigione fino a qualche tempo prima comandata. Il tempo che passò dal suo arrivo a corte al cavalierato fu poco, breve il passo che tanto in alto lo condusse. Ricevette l’investitura. Fidato uomo del Re ei divenne, insieme ad altri cavalieri che ei stesso molto ammirava. In lungo e in largo veniva spedito, messaggero delle lettere più importanti e segrete. Combatté sempre con valore e onore, conquistando con la propria lama e la propria mente terre, fama e cuori… Ma solo da uno di essi il proprio cuore venne catturato, da un cuor che aveva come volto quello d’un angelo, dai biondi capelli color del grano maturo e dagli azzurri occhi limpidi come il cielo a primavera. Pelle d’avorio e labbra di rosa, dolcezza e grazia divine in un corpo di donna… Dea tra i mortali, angelo tra gli uomini… Aislinn. Figlia del Re e sorella del principe William… Uomo segretamente innamorato della sorella, fratelli ma figli di madri differenti. Subdolo essere arrogante che tanto si credeva superiore, perfino rispetto al padre, sovrano capace e audace, degno del più totale rispetto e fiducia. Poche volte s’era lasciato prendere dall’ira e dall’impeto, e quelle poche altre che era successo erano scoppiate delle guerre, guerre memorabili per la furia con cui vennero combattute, e alle quali lui sempre era stato, suo malgrado, presente e partecipante attivo.
I giorni passavano a corte, tra doveri e sollazzi. I momenti migliori annoverati esclusivamente come incontri con la donna che tanto amava, e che ricambiava con passione, passione pura e fanciullesca di chi mai prima d’ora avesse provato il vero amore. Ma ella era figlia di Re, e lui anche se cavaliere e nobile, mai avrebbe potuto ambire a tanto, comprendendo il fatto che poi il padre, suo signore, suo Re, aveva altri progetti per il futuro della sua unica figlia femmina, importante merce di scambio per potere e terre da conquistare in futuro. Il destino avverso volle che un giorno in primavera, mentre scortava la donna nei giardini del palazzo, un bacio galeotto tra loro venne scambiato; bacio dettato da impeto e passione di entrambi, ma bacio non segreto quanto da principio furono portati a pensare. La Sorte volle che due occhi maligni e gelosi li spiassero da una finestra poco distante, occhi regali e per uno dei due fraterni, per l’altro assassini.
La notizia si sparse tra i servi, e voci indiscrete cominciarono a circolare anche tra i nobili frequentatori della corte; giunse così anche alle orecchie del sovrano, che lo convocò privatamente per gestire tale questione. Heatle non se la sentì di mentire al proprio Signore, unico a cui doveva spiegazioni. Ammise il proprio amore per la fanciulla, assicurando che veniva ricambiato, ma che mai l’aveva toccata se non quel giorno in cui il bacio ci fu tra loro… Si propose come sposo anche, ma ben si sa l’epilogo su tale proposta e su tali e tante spiegazioni. Heatle venne allontanato da corte, un’altra e lunga missione gli venne affidata: venne spedito in Scozia. Con la tristezza nel cuore, di nuovo, si preparò per il lungo viaggio. Non la salutò, non vi riuscì, gli fu impedito, venne controllato a vista. La partenza venne prevista prestissimo, in due settimane già erano pronti per il viaggio. Molta gente si presentò a quella partenza, ma molti non lo salutarono… Viaggiò a lungo con la tristezza e il dolore nel cuore, finché non arrivò a corte.
Ivi, durante la propria permanenza, conobbe una gentile dama, fanciulla che aveva il ruolo di dama di compagnia della Regina, e che molto lo aiutò nei momenti bui vissuti durante la permanenza in quel loco, tanto lontano da casa. Dama che sempre gli rimase nel cuore, donna , molto giovane quella volta, dai neri capelli e i verdi occhi. Occhi smeraldo. Mai seppe il di lei nome, ma ancor oggi è convinto che la riconoscerebbe tra mille. Mai ebbe la possibilità di ringraziarla a dovere, dovette partire prima del previsto, mai vi fu saluto tra loro, ne sguardo d’addio, ma una promessa si scambiarono... Promessa ancora valida. Diafana presenza nei propri ricordi, luce inconsapevole in un buio momento… Sempre durante gli anni se la portò nell’ anima, come a ricordo del fatto che in fondo gli uomini non erano tutti malvagi o privi di cuore…
Molto il tempo che passò lontano da casa, sempre mandato da una parte all’altra, spesso giungevano nuovo ordini dal proprio Re, ordini che mai lo facevano tornare verso casa.
Passò parecchio tempo prima che i suddetti ordini cambiassero, permettendo al giovane di tornare alla propria corte, nella propria terra… Da Lei…
Col sorriso nel cuore e in viso, ebbro di felicità, ritornò alla propria corte. Cavalcò quasi instancabilmente per prima giungere, senza troppo curarsi della fatica che gli uomini al suo seguito accusavano. Shadow stesso, nonostante le tante battaglie combattute, e il fisico indubbiamente allenato, accasava segni di stanchezza dopo i tanti giorni di marcia forzata. Ma lui no… Sarebbe potuto resistere giorni senza mangiare e dormire, soprattutto se a guidarlo era l’amore per Aislinn… L’idea di rivederla lo riempiva di forze innate, quasi sovrumane. Tre settimane passarono prima di raggiungere il palazzo reale, e la corte. Settimane lunghissime, passate per egli in un’attesa tanto dolce quanto dolorosa… Attesa che presto si sarebbe rivelata insanabile. In lontananza già si scorgevano le grandi torri e i grandi bastioni che svettavano contro il cupo cielo invernale, bastioni maestosi… Che sapevano in un certo qual modo di casa. Sorriso felice si aprì sulle di lui belle labbra, sorriso che subito si spense non appena notò qualcosa stonare al di sopra delle torri. Alti e ampi vessilli, neri… Neri come la pece…
Preoccupazione ora animava il di lui viso, preoccupazione che presto si sarebbe trasformata in disperazione profonda e insana, tanto da fargli compiere il gesto del quale in futuro più si sarebbe pentito e allo stesso tempo compiaciuto….
Spronò il cavallo, pronto a varcar quei cancelli insolitamente aperti e poco custoditi. La grande cattedrale che entro le mura sorgeva, svettava grigia e tetra contro il tempestoso cielo invernale, il grande portone aperto, a inghiottir in un buio spettrale chiunque all’interno dell’edificio si fosse addentrato… Insolitamente spalancato… Rimane ad osservar quella scena, atterrito… Verso il palazzo continuò, rimanendo silenzioso e ora cupo. In fretta raggiunge i gradini che conducevano all’accesso per la sala principale, che tramite un altro grande portone all’estremità opposta all’ingresso, si collegava con la sala del trono. Smontò agilmente da cavallo, affidandolo senza troppi riguardi o cordiali parole al proprio scudiero, e con ampie falcate, lesto all’interno del Palazzo si diresse. Silenzioso percorse la sala insolitamente deserta, accompagnato solo ed esclusivamente dall’echeggiar dei propri passi sul pavimento marmoreo. Imprecò tra se l’uomo, ora più che mai certo che qualcosa di grave fosse accaduto. Raggiunse indi il portone all’estremità della sala, bussando con decisione, e nonostante ciò non ottenne risposta. Con rabbia afferrò dunque le maniglie in ottone, spalancando quella porta, unico ostacolo che dalla sala del trono lo separava. La scena che ai propri occhi si presentò lo lasciò attonito: anche quella sala, di solito gremita di persone venute a chiedere udienza, era completamente deserta. Altra colorita imprecazione sfuggì dalle sue labbra, portandolo a ruggire al vuoto che gli si parava di fronte. Ricevette in risposta solo la propria eco. Furia lo animava, furia a mala pena tenuta a bada, e tranquillamente visibile ai propri uomini, che nel frattempo nel salone l’ avevano raggiunto.
Una voce esterna a quelle da lui conosciute sentì che lo appellava. Fulmineo verso la sconosciuta voce si voltò, posando gli occhi ametista, carichi di ira su un intendente; un uomo sulla cinquantina che gli veniva incontro trafelato, rubicondo nel proprio farsetto rosso imbellettato, con espressione che sarebbe stata da considerarsi truce, se non fosse stato per il fatto che le guance erano talmente piene da far scomparire quasi completamente gli occhi. Scena alquanto divertente se si fosse presentata in diversa occasione. Con modi bruschi, Heatle parlò chiedendo spiegazione, allargando le braccia e facendo un lento giro su se stesso ad enfatizzare quanto detto, porgendo all’attenzione dell’intendete la sala completamente vuota. Nel mentre l’uomo, che con il fiatone oramai lo aveva raggiunto, dicendo che era atteso dal sovrano nei propri alloggi privati.
Non aveva ricevuto alcuna risposta alla propria domanda, ma probabilmente presto questo problema sarebbe stato ovviato, se il Re voleva vederlo nei propri alloggi, la motivazione era quanto mai importante… Occhiata truce scoccò al sovrintendente, occhiata che probabilmente sarebbe stata presto da ei stesso dimenticata. Passo veloce e militaresco mosse quindi verso il scalone che portava al piano superiore, uscendo dalla sala del trono senza voltarsi indietro. Fece i gradini a tre a tre, percorrendo il corridoi così velocemente quanto mai aveva fatto. Arrivò dunque alla porta in legno intarsiato in fondo al corridoio: gli appartamenti privati del sovrano, affiancati e comunicanti con quelli della regina subito dopo. Alzò il pugno e, dopo una breve esitazione, bussò con decisione. Una voce molto conosciuta gli diede il permesso di entrare. Fatto ancor più strano questo, da aggiungere agli altri: nessuna guardia nell’anticamera. Posò la man destra sulla maniglia dal pomello in ottone e, dopo una lieve rotazione, l’apri, entrando nella semioscurità che all’interno regnava. Il baglior del fuoco che bruciava timido nel camino era l’unica fonte di luce nel loco presente, abbastanza, comunque, da far si che fosse visibile la figura di un uomo, regalmente vestito, accostato alla finestra, intento con sguardo perso ad osservar un punto indefinito della cattedrale che all’esterno si scorgeva. All’udir l’uscio richiudersi, l’uomo si volse verso ei, palesando uno sguardo stanco e afflitto, occhi rossi e capelli scarmigliati. All’apparenza un uomo afflitto dal dolore. Fu fatto accomodare, e venne messo a parte, dolorosamente, di una notizia che mai avrebbe voluto sapere.
Lo sguardo del sovrano era basso, quando cominciò la propria spiegazione. Mai era successo che lo avesse visto non scrutar negli occhi chi con lui conversava, mai! Fu messo a parte degli accadimenti durante la sua assenza, accadimenti quanto mai funesti e dolorosi. Aislinn morta …Quelle parole lo trapassarono come una lama di freddo ghiaccio. Bruciante e dolorosa all’ inverosimile. Sentì qualcosa rompersi dentro di se, o erano forse solo i singhiozzi che di già cominciavano a scuoterlo? … Lui… Lui stava realmente piangendo?…
Con fare imperscrutabile venne messo al corrente anche del fatto che non era stata una morte naturale, dovuta a malattia… Era stata uccisa…
Osservò quel viso, di uomo regale, serio e severo nel proprio ruolo, dedito più che mai al proprio paese, che aveva sempre considerato leale nonostante l’orgoglio e l’alterigia… Mai avrebbe pensato prima d’ora che sarebbe potuto, nonostante tutto, risultare un bugiardo. Tenne per se le proprie argomentazione, le proprie accuse, già consapevole di chi fosse il colpevole. Solamente per una persona un sovrano quale egli era, si sarebbe abbassato a mentire. Solo per una persona: il proprio unico figlio maschio. Si alzo di scatto in piedi, con sguardo freddo e occhi glaciali osservando il Re, che poco ci mise a congedarlo, non consapevole del fatto che Heatle sarebbe potuto risultare pericoloso. Il Sir uscì dal loco, con passo calcolato, rimarcato di rabbia repressa, rabbia che quasi sfiorava la pazzia folle di dolore che lo animava. Percorse il corridoio, scendendo poi con calma pericolosa i gradini. Nessuno dei suoi uomini, probabilmente già al corrente dell’accaduto grazie alla lingua lunga dell’ intendente, gli rivolse parola. Passo misurato lo portò verso il portone, uscendo nel cortile interno all’aria invernale. Quasi inconsapevolmente si ritrovò a varcar la soglia della cattedrale, sprofondando nell’oscurità del loco scarsamente dissipata dalle poche candele presenti. Sotto l’ altare, in immota posa, giaceva un corpo di bianche vesti adorno, corpo di donna, tanto familiare quanto sconosciuto. L’espressione dura impiegò poco tempo a tramutarsi in maschera di dolore, mentre passi insicuri movea verso quell’altare, lapide temporanea di si tanta bellezza. Anche nella morte era bellissima, i biondi capelli che in morbide onde le adornavano il pallido viso, imbellettato dal pallor della morte. I bei occhi giacevan custoditi, come gemme preziose, dalle immote palpebre, di chiare ciglia adorne. La man destra venne allungata verso quel caro viso, ad accarezzar quelle labbra di rosa, ora pallide e prive di verbo. Una lacrima solcò rapida quel mascolin viso, dal dolore ammantato. Cadde in ginocchio il ser, accanto a quel corpo esanime che anche nella morte avrebbe amato. Soffrì il dolore della perdita, piangendo come mai aveva fatto prima, solo con la propria donna, almeno in quel momento. Bagnò con le proprie lacrime il giuramento su quella salma esposto, suggello più potente del sangue stesso… Mai si sarebbe dato pace, finché non avrebbe rivendicato la morte di colei che tanto amore aveva saputo donargli, e che tanto ei stesso aveva amato.
Cominciò indi per lui una nuova vita, divenne ramingo, ricercato come disertore dall’esercito del sovrano, dedito solo al futuro compimento della propria vendetta. Come s’era aspettato, William, unico figlio del Re, non si trovava a corte, era misteriosamente partito per un viaggio in Linguadoca, con ritorno non ancora previsto. Seguì il corteo a tre giorni di distanza, guadagnando terreno quel tanto che bastava a non essere visto e ad agganciar il corteo prima della partenza per oltre il Canale.
Lo raggiunse la notte prima della conclusione del viaggio. Accampatosi in una radura, il corteo seguitava a riposar dopo la lunga giornata di marcia che avevano effettuato.
Heatle lasciò il cavallo a distanza, proseguendo per l’ultimo tratto a piedi. Nascostosi valutò con freddezza quanto fosse sorvegliato l’accampamento. Una scorta ben fornita. Guardie lungo tutto il perimetro e quattro poste a sorvegliar la tenda del Principe. Sorriso malevolo si dipinse sul volto del giovane, constatando che se si fosse trovato in uno scontro aperto, non sarebbe mai riuscito ad entrar in un accampamento tanto sorvegliato. Ma aveva dalla propria la sua strategia. Rimase acquattato tra il fogliame quel tanto da constatar quanto tempo impiegassero per i cambi di guardia. Due ore ciascuno. Del resto perchè no? Erano in numero considerevole, e così facendo tutti avrebbero avuto parecchie ore di sonno da trascorrere tranquillamente. Al prossimo cambio, avrebbe agito! Così avvenne, fulmineo. Attirò una delle guardie tra i cespugli, la tramortì e la legò. Indi si svestì per indossare la divisa di colui che aveva stordito. Con fare tranquillo, uscì dai cespugli spiegando a chi glielo chiedeva cosa lo aveva spinto fin lì. Raggiunse così la postazione vicino alla tenda. Attese un altro cambio per sgusciare all’interno, in modo che nessuna guardia sarebbe effettivamente mancata all’appello. All’interno il Principe pareva dormire tranquillo. Sorriso diabolico si dipinse sulle belle labbra, stonando su quel viso tanto angelico. La spada venne sguainata, e poggiata sotto al mento del Principino, che si svegliò di soprassalto, sentendo quel sinistro freddo sotto al mento. Occhi terrorizzati fissavano il cavaliere ricercato, occhi che gli davano una strana sensazione di potere… Fu subito chiaro chi fosse il colpevole in quella tenda… Entrambi. Non vi fu nessun duello, solo una vendetta, consumata a sangue freddo, con un uomo disarmato steso su un letto che aveva dichiarato compiaciuto la propria colpevolezza… La spada scivolò facilmente nelle carni del principe William.… Fu ferito gravemente, eppure al momento non ucciso.
Scappò a cavallo per i prossimi sette giorni il cavaliere, facendo perdere le proprie tracce, e maledicendosi per non essere riuscito a finirlo… Il suo maledetto senso di colpa altrimenti non gli avrebbe dato pace. Tornò a casa, un giorno… Lo vide da lontano quel castello… Bello, maestoso, accogliente… Mai avrebbe immaginato di tornarvi come ricercato dalla corona, traditore, e assassino, seppur non di fatto, nel cuore. Venne riaccolto dai propri cari con timore, non di lui, ma della sorte che sicuramente lo attendeva se fosse rimasto… Sorte ingrata, seppur agli occhi della legge meritata. Venne aiutato a fuggire. Salutò di nuovo i propri genitori e i propri fratelli, conscio che nonostante il tanto tempo passato, aveva ancora qualcuno che pensava a lui ogni istante, qualcuno che ancora lo amava… Partì quindi, fuggì, con la dolce e triste consapevolezza che non era solo al mondo, seppur oramai lo era diventato per propria scelta… Cavalcò in lungo e in largo, cercando di evitare ogni posto in cui era stato avvistato… Continuò per parecchio tempo la fuga, finchè non giunse in una terra sconosciuta ai più, ma leggendaria per la propria magnificenza… Approdò ad Avalon, con la speranza che in quel luogo, finalmente, avrebbe trovato un po’ di pace dai propri ricordi e pensieri, dalle proprie tribolazioni… Dalla propria vita…


Visti i trascorsi da cavaliere del mio pg, richiedo come prima skill:
Esperienza Armi da Guerra Leggere - Livello 1

Heatle
00martedì 12 dicembre 2006 19:06
Piccola dimenticanza... Aspetto fisico.
Uffy... Mi ero dimenticata di postare l'aspetto fisico che, onestamente, credo debba subire come il Bg la vostra approvazione (vista la presenza di occhi ametista). Ve lo metto qui di seguito, spero di non aver fatto troppo casino... [SM=g27819]
Grazie ancora! [SM=g27823]

ASPETTO FISICO: Heatle ha 25 anni. Alto all'incirca 1,83 cm, ha i capelli biondo dorati che ricadono lievemente ondulati fin all'incavo del collo in ciocche ribelli e gli occhi di un colore indefinito, tra il blu zaffiro e l'ametista. Di corporatura snella e agile, possiede una buona prestanza fisica e una muscolatura ben definita grazie agli allenamenti effettuati da ragazzo e durante il cavalierato.
sydia
00mercoledì 24 gennaio 2007 05:49
Mi scuso per l'abnorme ritardo accorso nel visionare la tua richiesta : le feste e la fila di bg e skill da visionare ha fatto si la richiesta slittasse inesorabilmente (non sei l'unico ad essere in attesa se puo' consolarti la cosa).

Bg decisamente lungo effettivamente e molto dettagliato nelle piu' minuziose parti, ma ben scritto e ben narrato.
Non mi pare che tu abbia in alcun punto esagerato nel attribuire troppe abilita' al tuo personaggio , e non riscontro irregolarita' di alcun tipo o sorta.

Ti segnalo alcuni errori di distrazione che ti ho sottolineato e potrai sicuramente correggere:


Alla corse del Re indi si diresse, accompagnato dai meriti durante quegli anni accumulati, e dalla fama di grande condottiero per la guarnigione fino



immagino fosse un "corte"


Shadow stesso, nonostante le tante battaglie combattute, e il fisico indubbiamente allenato, accasava segni di stanchezza dopo i tanti giorni di marcia forzata.



Immagino fosse un "accusava"


Sarebbe potuto resistere giorni senza mangiare e dormire, soprattutto se a guidarlo era l’amore per Aislinn…



"avrebbe potuto resistere" e non "sarebbe potuto resistere" mi suonerebbe meglio [SM=g27817]



Tenne per se le proprie argomentazione, le proprie accuse, già consapevole di chi fosse il colpevole.



"argomentazioni" immagino intendessi


Si alzo di scatto in piedi, con sguardo freddo e occhi glaciali osservando il Re, che poco ci mise a congedarlo, non consapevole del fatto che Heatle sarebbe potuto risultare pericoloso.



Manca l'accento a "alzò"


il corteo seguitava a riposar dopo la lunga giornata di marcia che avevano effettuato.



corteo singolare = "aveva effettuato" al singolare seppure corteo sia collettivo


Scappò a cavallo per i prossimi sette giorni il cavaliere, facendo perdere le proprie tracce, e maledicendosi per non essere riuscito a finirlo…



meglio dire "per i seguenti" e non "per i prossimi" che da un idea di cosa che avviene in tempo reale

Al di la' di queste inezie correggibili subito il bg non avrebbe nulla per cui non essere approvato ma ti devo mettere a conoscenza del fatto che gli occhi viola non sono piu' assegnati, pertanto dovresti modificare anche inq uesta parte il bg.
Pertanto i senatori ti suggeriscono di variare il colore in occhi blu, a modifiche avvenute e postate qui il bg verra' approvato immediatamente.
Per ora quindi


BG E SKILL NON APPROVATI


Attendo tue notizie [SM=g27823]
Heatle
00giovedì 25 gennaio 2007 20:21
Correzioni
La tempesta imperversava furibonda e violenta, abbattendosi sulle torri dell’alto castello in pietra granitica. Lampi violenti squarciavano a intervalli il plumbeo e cupo cielo, riempiendo insieme al terribile fragore delle onde l’altrimenti silenzioso e pacifico luogo. Dietro ai possenti muri in pietra, al sicuro dalla pioggia sferzante, un uomo, sulla trentina, camminava nervosamente per il salotto, illuminato dal grande caminetto acceso. Misurava la stanza a grandi passi, fermandosi di tanto in tanto nei pressi delle scale a dare un’occhiata a quei gradini che ora parevano eternamente vuoti. Uno sguardo preoccupato si apriva sul bel viso, molto giovanile nonostante l’età, e due bellissimi occhi del color degli zaffiri osservavano all’intorno, sperando di vedere arrivare una fantesca dal piano superiore. Lamenti arrivavano di tanto in tanto alle orecchie dell’uomo, che puntualmente si voltava e correva verso le scale, facendo solo i primi gradini, per poi fermarsi e rimanere immobile ad osservar quella porta in legno alla quale pareva occorresse un’eternità per aprirsi con buone notizie. Quindi di nuovo si voltava, tornando nella sala grande e continuando nella cosa che nelle ultime 10 ore sapeva fare meglio, misurare la stanza tramite i propri impazienti passi.
Solo qualche ora dopo la porta si aprì, tramite lo scattare della serratura, e una fantesca ne uscì con un sorriso felice. Poco dopo dall’ uscio rimasto aperto un pianto lieve giunse fino alle orecchie del Ser, che tanto aveva aspettato questo momento. A quel suono, che tanto era lieve quanto possente, una squadra composta da quattro bambini trotterellò fin sotto le gambe del padre da vari punti della sala grande, nella quale evidentemente, fino a poco prima erano nascosti.
Una valanga di domande si abbatté sull’uomo che si guardava ai piedi sorridendo.
«Padre! È nato?...»
« …è maschio o femmina?»
«.... è bello?» tanti occhioni sgranati e pieni di meraviglia fissavano quelli blu intenso dell’uomo. Un allegro sorriso, accompagnato da un piacevole risolino divertito sgorgò dalle labbra dell’uomo. Inginocchiatosi a terra, osservò a turno tutti quegli occhietti curiosi. Un sorriso dolce precedette le sue parole:« Non lo so miei tesori, ora vostro padre va a vedere…»
affermò deciso alzandosi in piedi e scompigliando la bruna testolina del più piccolo dei quattro. Dirigendosi su per le scale percorse tutta la rampa facendo tre gradini per volta.
La porta di legno della camera venne spalancata. Una semi oscurità colpì gli occhi dell’uomo, che per un breve tempo rimase sulla porta, immobile, a fissar quello strano buio senza poter distinguere nulla. A poco a poco gli occhi dell’uomo si abituarono alla poca luce presente, cominciando a distinguere dalla soglia sulla quale si trovava la grande sagoma del letto a baldacchino, poi il familiare arazzo appeso alla parete… Il caminetto con le braci quasi del tutto spente… Dal letto un lieve movimento e un breve vagito. Spostando di nuovo in quella direzione l’attenzione, ecco apparir la sagoma di sua moglie. Stesa sulle bianche lenzuola, coperta da una camicia da notte in raso di seta, teneva in braccio un piccolo fagotto. Un nuovo sorriso, ancor più dolce del primo, si aprì sulle labbra di lui. La porta venne richiusa e lui a passo lento si diresse verso il grande letto. La donna, che sorridente osservava ciò che in braccio recava, non pareva averlo sentito fintanto che la porta non era stata richiusa. Indi alzando il capo, e incontrando con il proprio sguardo quello del marito, sorrise ancor più apertamente.
Avvicinatosi che fu al grande letto l’ uomo si sedette sul bordo di esso, allungando una mano a carezzare il viso madido di sudore della moglie, bellissima nonostante i chiari segni di stanchezza che aleggiavano violetti sotto i di lei occhi del color dell’ametista.
«Come stai amor mio?» chiese l’ uomo alla donna con una lieve carezza affettuosa sulla guancia.
«Oh… beh… Come se avessi partorito…» rispose la dama, con il più radioso sorriso che ora riuscisse a fare. La lieve risata dell’uomo, di un suono profondo e calmante, riempì il silenzio della stanza, mentre al di fuori il brontolio lamentoso del vento sferzante non accennava a diminuire. L’uomo si piegò lievemente in avanti, e con un lieve bacio a fior di labbra disse sottovoce.
«Sei sempre bellissima…» La donna con espressione quasi indignata affermò con tono di voce lievemente derisorio: « Non c’è bisogno di fare tutte queste moine se vuoi vedere tuo figlio! Tanto lo so che ho un aspetto orribile!» Sorridendo divertita e indignata per la consapevolezza delle proprie terribili condizioni, la lady alzò le braccia verso il marito, braccia che stringevano il prezioso fagottino appena nato. L’uomo allungò le proprie verso quelle della moglie e con delicatezza e fermezza tolse il peso di quel minuscolo corpicino dalle braccia di lei, che seppur lieve, era oneroso da portare per una donna si tanto affaticata. Avvicinò le braccia al petto, osservando quella testolina già piena di folti capelli neri, e quegli occhietti, seppur da pochissimo tempo aperti sul mondo, già vispi e curiosi. Occhi color zaffiro. Sorrise di nuovo l’uomo, si sentiva a un metro da terra. Di nuovo. La donna dal letto sorrideva nel vedere la dolce e familiare scena:«L’ho sempre detto che saresti stato un padre favoloso…» sussurrò quasi fra se, estasiata nel vedere suo marito con in braccio il loro bambino. L’uomo si volse verso la donna, con un sorriso tra il malizioso e il birichino:«Direi che lo abbiamo appurato abbastanza, non credi?» Chiese alludendo agli altri quattro bambini che aspettavano impazienti al piano inferiore. Anche la donna sorrise, sorriso malizioso velato da stanchezza. Nell’accorgersene l’uomo si chinò sulla moglie, non lasciando comunque il bambino, e le diede un bacio sulla fronte, sussurrandole di riposare. Si alzò dal letto, dirigendosi lesto verso la porta. La donna lo richiamò indietro per un momento, lui nei pressi della soglia si volse di nuovo, aspettando quanto la propria dama aveva da riferirgli: «…Vorrei chiamarlo Heatle, come mio padre…» L’uomo sorrise di nuovo, facendo balenare i bianche denti nella semioscurità: «Ora riposa, ne abbiamo di tempo per decidere… Tutta una vita…» Soggiunse tornando indietro a baciarla lievemente sulle labbra. Lei con un lieve gesto affermativo della testa e un mugolio di stanchezza si lasciò andare tra i cuscini, cadendo in un sonno ristoratore. Di nuovo l’uomo si diresse verso la porta, richiudendola alle proprie spalle, e facendo cadere la camera nella più totale delle oscurità.

I FATTI:

Il bambino crebbe, crebbe in fretta, giocando con i propri fratelli, di poco più grandi di lui. L’infanzia fu allegra e felice, accompagnata da scherzi e gite, da bellissime giornata che sempre resteranno indimenticabili. Gli anni passarono, e con il passare di essi arrivò il tempo delle responsabilità. Il bambino divenne ragazzo, un bel ragazzo dai capelli biondo scuro e dagli occhi ametista. Ragazzo vivace rimaneva, passionale e allegro. Ogni cosa che faceva era per lui piacevole, tanto lo studio quanto l’allenamento con le armi insieme ai propri fratelli. Tutto ciò che di nuovo imparava Heatle lo considerava come un’esperienza importante, una tappa fondamentale della propria vita… Ragazzo maturo per la giovane età. Precocemente istruito dal padre e dai migliori tutori rispetto ai fratelli più grandi, sul ragazzo si scoprì che aveva una mente molto sveglia, che lavorava velocemente e alla quale nulla sfuggiva. Presto venne il momento dell’affidamento ad un altro signore, il quale avrebbe avuto il compito di insegnare lui i valori della cavalleria, le priorità e le strategie in battaglia. Un apprendistato che si rivelò terribilmente lungo. Il giorno della partenza un’opprimente senso di vuoto gravava sul petto del giovane, in sella al proprio cavallo, pronto a partire. Tutto l’affetto che verso i genitori e verso i propri fratelli provava si cristallizzò in quell’attimo, attimo della separazione, per lui tanto doloroso quanto necessario. Venne spedito a Nord, in un feudo molto lontano da casa, ove un lontano parente avrebbe badato a lui e lo avrebbe condotto verso il cavalierato. Gli anni passarono, tra battaglie, momenti di stallo e di pace. Il ragazzo continuò a crescere, sia in cuore che fisicamente, trasformandosi in un uomo, uomo che da tempo non vedeva la propria famiglia, uomo più razionale, più sensato e meno impulsivo. Un po’ della passione che da ragazzo aveva si era spenta, affievolendosi lentamente, scandendo le battaglie e i caduti sotto la propria lama. Ogni uomo che aveva ucciso si portava via un pezzettino di sé.. Strappandolo dolorosamente. Quasi più non ricordava la propria madre, il proprio padre e i fratelli. I loro visi erano sfocati nei suoi sogni e nei suoi pensieri. Era tanto che non li vedeva, tanto tempo… Troppo…
Col tempo dimostrò al proprio signore capacità d’iniziativa e fiducia. Scalò in fretta la scala del potere, diventando nel grande feudo il comandate della guarnigione. Grazie alle proprie capacità strategiche, più che di combattimento, riuscì a sventare guerre aperte, sostituendole con attacchi veloci e a sorpresa, assaltando il nemico e sconfiggendolo in breve. Tutto questo era certo un buon traguardo, ma non quello che ei s’ era prefissato. Non era ancora divenuto cavaliere. Con rammarico del proprio Signore, che tanto su di lui aveva contato in quegli anni, e che ei stesso aveva imparato ad amare a modo proprio, Heatle si decise. Si allontanò dal loco che in quegli anni della sua vita lo aveva tanto generosamente ospitato, diretto a corte, al servizio del Re. Il giorno della partenza però, non provò nessun lancinante dolore in petto, nessun sentimento di tristezza e rammarico. Nulla. Il ragazzo era cresciuto, lasciando dietro di se gli infantili sentimenti che tanto lo avevano fatto soffrire dopo il giorno della separazione dalla propria famiglia. Alla corte del Re indi si diresse, accompagnato dai meriti durante quegli anni accumulati, e dalla fama di grande condottiero per la guarnigione fino a qualche tempo prima comandata. Il tempo che passò dal suo arrivo a corte al cavalierato fu poco, breve il passo che tanto in alto lo condusse. Ricevette l’investitura. Fidato uomo del Re ei divenne, insieme ad altri cavalieri che ei stesso molto ammirava. In lungo e in largo veniva spedito, messaggero delle lettere più importanti e segrete. Combatté sempre con valore e onore, conquistando con la propria lama e la propria mente terre, fama e cuori… Ma solo da uno di essi il proprio cuore venne catturato, da un cuor che aveva come volto quello d’un angelo, dai biondi capelli color del grano maturo e dagli azzurri occhi limpidi come il cielo a primavera. Pelle d’avorio e labbra di rosa, dolcezza e grazia divine in un corpo di donna… Dea tra i mortali, angelo tra gli uomini… Aislinn. Figlia del Re e sorella del principe William… Uomo segretamente innamorato della sorella, fratelli ma figli di madri differenti. Subdolo essere arrogante che tanto si credeva superiore, perfino rispetto al padre, sovrano capace e audace, degno del più totale rispetto e fiducia. Poche volte s’era lasciato prendere dall’ira e dall’impeto, e quelle poche altre che era successo erano scoppiate delle guerre, guerre memorabili per la furia con cui vennero combattute, e alle quali lui sempre era stato, suo malgrado, presente e partecipante attivo.
I giorni passavano a corte, tra doveri e sollazzi. I momenti migliori annoverati esclusivamente come incontri con la donna che tanto amava, e che ricambiava con passione, passione pura e fanciullesca di chi mai prima d’ora avesse provato il vero amore. Ma ella era figlia di Re, e lui anche se cavaliere e nobile, mai avrebbe potuto ambire a tanto, comprendendo il fatto che poi il padre, suo signore, suo Re, aveva altri progetti per il futuro della sua unica figlia femmina, importante merce di scambio per potere e terre da conquistare in futuro. Il destino avverso volle che un giorno in primavera, mentre scortava la donna nei giardini del palazzo, un bacio galeotto tra loro venne scambiato; bacio dettato da impeto e passione di entrambi, ma bacio non segreto quanto da principio furono portati a pensare. La Sorte volle che due occhi maligni e gelosi li spiassero da una finestra poco distante, occhi regali e per uno dei due fraterni, per l’altro assassini.
La notizia si sparse tra i servi, e voci indiscrete cominciarono a circolare anche tra i nobili frequentatori della corte; giunse così anche alle orecchie del sovrano, che lo convocò privatamente per gestire tale questione. Heatle non se la sentì di mentire al proprio Signore, unico a cui doveva spiegazioni. Ammise il proprio amore per la fanciulla, assicurando che veniva ricambiato, ma che mai l’aveva toccata se non quel giorno in cui il bacio ci fu tra loro… Si propose come sposo anche, ma ben si sa l’epilogo su tale proposta e su tali e tante spiegazioni. Heatle venne allontanato da corte, un’altra e lunga missione gli venne affidata: venne spedito in Scozia. Con la tristezza nel cuore, di nuovo, si preparò per il lungo viaggio. Non la salutò, non vi riuscì, gli fu impedito, venne controllato a vista. La partenza venne prevista prestissimo, in due settimane già erano pronti per il viaggio. Molta gente si presentò a quella partenza, ma molti non lo salutarono… Viaggiò a lungo con la tristezza e il dolore nel cuore, finché non arrivò a corte.
Ivi, durante la propria permanenza, conobbe una gentile dama, fanciulla che aveva il ruolo di dama di compagnia della Regina, e che molto lo aiutò nei momenti bui vissuti durante la permanenza in quel loco, tanto lontano da casa. Dama che sempre gli rimase nel cuore, donna , molto giovane quella volta, dai neri capelli e i verdi occhi. Occhi smeraldo. Mai seppe il di lei nome, ma ancor oggi è convinto che la riconoscerebbe tra mille. Mai ebbe la possibilità di ringraziarla a dovere, dovette partire prima del previsto, mai vi fu saluto tra loro, ne sguardo d’addio, ma una promessa si scambiarono... Promessa ancora valida. Diafana presenza nei propri ricordi, luce inconsapevole in un buio momento… Sempre durante gli anni se la portò nell’ anima, come a ricordo del fatto che in fondo gli uomini non erano tutti malvagi o privi di cuore…
Molto il tempo che passò lontano da casa, sempre mandato da una parte all’altra, spesso giungevano nuovo ordini dal proprio Re, ordini che mai lo facevano tornare verso casa.
Passò parecchio tempo prima che i suddetti ordini cambiassero, permettendo al giovane di tornare alla propria corte, nella propria terra… Da Lei…
Col sorriso nel cuore e in viso, ebbro di felicità, ritornò alla propria corte. Cavalcò quasi instancabilmente per prima giungere, senza troppo curarsi della fatica che gli uomini al suo seguito accusavano. Shadow stesso, nonostante le tante battaglie combattute, e il fisico indubbiamente allenato, accusava segni di stanchezza dopo i tanti giorni di marcia forzata. Ma lui no… Avrebbe potuto resistere giorni senza mangiare e dormire, soprattutto se a guidarlo era l’amore per Aislinn… L’idea di rivederla lo riempiva di forze innate, quasi sovrumane. Tre settimane passarono prima di raggiungere il palazzo reale, e la corte. Settimane lunghissime, passate per egli in un’attesa tanto dolce quanto dolorosa… Attesa che presto si sarebbe rivelata insanabile. In lontananza già si scorgevano le grandi torri e i grandi bastioni che svettavano contro il cupo cielo invernale, bastioni maestosi… Che sapevano in un certo qual modo di casa. Sorriso felice si aprì sulle di lui belle labbra, sorriso che subito si spense non appena notò qualcosa stonare al di sopra delle torri. Alti e ampi vessilli, neri… Neri come la pece…
Preoccupazione ora animava il di lui viso, preoccupazione che presto si sarebbe trasformata in disperazione profonda e insana, tanto da fargli compiere il gesto del quale in futuro più si sarebbe pentito e allo stesso tempo compiaciuto….
Spronò il cavallo, pronto a varcar quei cancelli insolitamente aperti e poco custoditi. La grande cattedrale che entro le mura sorgeva, svettava grigia e tetra contro il tempestoso cielo invernale, il grande portone aperto, a inghiottir in un buio spettrale chiunque all’interno dell’edificio si fosse addentrato… Insolitamente spalancato… Rimane ad osservar quella scena, atterrito… Verso il palazzo continuò, rimanendo silenzioso e ora cupo. In fretta raggiunge i gradini che conducevano all’accesso per la sala principale, che tramite un altro grande portone all’estremità opposta all’ingresso, si collegava con la sala del trono. Smontò agilmente da cavallo, affidandolo senza troppi riguardi o cordiali parole al proprio scudiero, e con ampie falcate, lesto all’interno del Palazzo si diresse. Silenzioso percorse la sala insolitamente deserta, accompagnato solo ed esclusivamente dall’echeggiar dei propri passi sul pavimento marmoreo. Imprecò tra se l’uomo, ora più che mai certo che qualcosa di grave fosse accaduto. Raggiunse indi il portone all’estremità della sala, bussando con decisione, e nonostante ciò non ottenne risposta. Con rabbia afferrò dunque le maniglie in ottone, spalancando quella porta, unico ostacolo che dalla sala del trono lo separava. La scena che ai propri occhi si presentò lo lasciò attonito: anche quella sala, di solito gremita di persone venute a chiedere udienza, era completamente deserta. Altra colorita imprecazione sfuggì dalle sue labbra, portandolo a ruggire al vuoto che gli si parava di fronte. Ricevette in risposta solo la propria eco. Furia lo animava, furia a mala pena tenuta a bada, e tranquillamente visibile ai propri uomini, che nel frattempo nel salone l’ avevano raggiunto.
Una voce esterna a quelle da lui conosciute sentì che lo appellava. Fulmineo verso la sconosciuta voce si voltò, posando gli occhi ametista, carichi di ira su un intendente; un uomo sulla cinquantina che gli veniva incontro trafelato, rubicondo nel proprio farsetto rosso imbellettato, con espressione che sarebbe stata da considerarsi truce, se non fosse stato per il fatto che le guance erano talmente piene da far scomparire quasi completamente gli occhi. Scena alquanto divertente se si fosse presentata in diversa occasione. Con modi bruschi, Heatle parlò chiedendo spiegazione, allargando le braccia e facendo un lento giro su se stesso ad enfatizzare quanto detto, porgendo all’attenzione dell’intendete la sala completamente vuota. Nel mentre l’uomo, che con il fiatone oramai lo aveva raggiunto, dicendo che era atteso dal sovrano nei propri alloggi privati.
Non aveva ricevuto alcuna risposta alla propria domanda, ma probabilmente presto questo problema sarebbe stato ovviato, se il Re voleva vederlo nei propri alloggi, la motivazione era quanto mai importante… Occhiata truce scoccò al sovrintendente, occhiata che probabilmente sarebbe stata presto da ei stesso dimenticata. Passo veloce e militaresco mosse quindi verso il scalone che portava al piano superiore, uscendo dalla sala del trono senza voltarsi indietro. Fece i gradini a tre a tre, percorrendo il corridoi così velocemente quanto mai aveva fatto. Arrivò dunque alla porta in legno intarsiato in fondo al corridoio: gli appartamenti privati del sovrano, affiancati e comunicanti con quelli della regina subito dopo. Alzò il pugno e, dopo una breve esitazione, bussò con decisione. Una voce molto conosciuta gli diede il permesso di entrare. Fatto ancor più strano questo, da aggiungere agli altri: nessuna guardia nell’anticamera. Posò la man destra sulla maniglia dal pomello in ottone e, dopo una lieve rotazione, l’apri, entrando nella semioscurità che all’interno regnava. Il baglior del fuoco che bruciava timido nel camino era l’unica fonte di luce nel loco presente, abbastanza, comunque, da far si che fosse visibile la figura di un uomo, regalmente vestito, accostato alla finestra, intento con sguardo perso ad osservar un punto indefinito della cattedrale che all’esterno si scorgeva. All’udir l’uscio richiudersi, l’uomo si volse verso ei, palesando uno sguardo stanco e afflitto, occhi rossi e capelli scarmigliati. All’apparenza un uomo afflitto dal dolore. Fu fatto accomodare, e venne messo a parte, dolorosamente, di una notizia che mai avrebbe voluto sapere.
Lo sguardo del sovrano era basso, quando cominciò la propria spiegazione. Mai era successo che lo avesse visto non scrutar negli occhi chi con lui conversava, mai! Fu messo a parte degli accadimenti durante la sua assenza, accadimenti quanto mai funesti e dolorosi. Aislinn morta …Quelle parole lo trapassarono come una lama di freddo ghiaccio. Bruciante e dolorosa all’ inverosimile. Sentì qualcosa rompersi dentro di se, o erano forse solo i singhiozzi che di già cominciavano a scuoterlo? … Lui… Lui stava realmente piangendo?…
Con fare imperscrutabile venne messo al corrente anche del fatto che non era stata una morte naturale, dovuta a malattia… Era stata uccisa…
Osservò quel viso, di uomo regale, serio e severo nel proprio ruolo, dedito più che mai al proprio paese, che aveva sempre considerato leale nonostante l’orgoglio e l’alterigia… Mai avrebbe pensato prima d’ora che sarebbe potuto, nonostante tutto, risultare un bugiardo. Tenne per se le proprie argomentazioni, le proprie accuse, già consapevole di chi fosse il colpevole. Solamente per una persona un sovrano quale egli era, si sarebbe abbassato a mentire. Solo per una persona: il proprio unico figlio maschio. Si alzò di scatto in piedi, con sguardo freddo e occhi glaciali osservando il Re, che poco ci mise a congedarlo, non consapevole del fatto che Heatle sarebbe potuto risultare pericoloso. Il Sir uscì dal loco, con passo calcolato, rimarcato di rabbia repressa, rabbia che quasi sfiorava la pazzia folle di dolore che lo animava. Percorse il corridoio, scendendo poi con calma pericolosa i gradini. Nessuno dei suoi uomini, probabilmente già al corrente dell’accaduto grazie alla lingua lunga dell’ intendente, gli rivolse parola. Passo misurato lo portò verso il portone, uscendo nel cortile interno all’aria invernale. Quasi inconsapevolmente si ritrovò a varcar la soglia della cattedrale, sprofondando nell’oscurità del loco scarsamente dissipata dalle poche candele presenti. Sotto l’ altare, in immota posa, giaceva un corpo di bianche vesti adorno, corpo di donna, tanto familiare quanto sconosciuto. L’espressione dura impiegò poco tempo a tramutarsi in maschera di dolore, mentre passi insicuri movea verso quell’altare, lapide temporanea di si tanta bellezza. Anche nella morte era bellissima, i biondi capelli che in morbide onde le adornavano il pallido viso, imbellettato dal pallor della morte. I bei occhi giacevan custoditi, come gemme preziose, dalle immote palpebre, di chiare ciglia adorne. La man destra venne allungata verso quel caro viso, ad accarezzar quelle labbra di rosa, ora pallide e prive di verbo. Una lacrima solcò rapida quel mascolin viso, dal dolore ammantato. Cadde in ginocchio il ser, accanto a quel corpo esanime che anche nella morte avrebbe amato. Soffrì il dolore della perdita, piangendo come mai aveva fatto prima, solo con la propria donna, almeno in quel momento. Bagnò con le proprie lacrime il giuramento su quella salma esposto, suggello più potente del sangue stesso… Mai si sarebbe dato pace, finché non avrebbe rivendicato la morte di colei che tanto amore aveva saputo donargli, e che tanto ei stesso aveva amato.
Cominciò indi per lui una nuova vita, divenne ramingo, ricercato come disertore dall’esercito del sovrano, dedito solo al futuro compimento della propria vendetta. Come s’era aspettato, William, unico figlio del Re, non si trovava a corte, era misteriosamente partito per un viaggio in Linguadoca, con ritorno non ancora previsto. Seguì il corteo a tre giorni di distanza, guadagnando terreno quel tanto che bastava a non essere visto e ad agganciar il corteo prima della partenza per oltre il Canale.
Lo raggiunse la notte prima della conclusione del viaggio. Accampatosi in una radura, il corteo seguitava a riposar dopo la lunga giornata di marcia che aveva effettuato.
Heatle lasciò il cavallo a distanza, proseguendo per l’ultimo tratto a piedi. Nascostosi valutò con freddezza quanto fosse sorvegliato l’accampamento. Una scorta ben fornita. Guardie lungo tutto il perimetro e quattro poste a sorvegliar la tenda del Principe. Sorriso malevolo si dipinse sul volto del giovane, constatando che se si fosse trovato in uno scontro aperto, non sarebbe mai riuscito ad entrar in un accampamento tanto sorvegliato. Ma aveva dalla propria la sua strategia. Rimase acquattato tra il fogliame quel tanto da constatar quanto tempo impiegassero per i cambi di guardia. Due ore ciascuno. Del resto perchè no? Erano in numero considerevole, e così facendo tutti avrebbero avuto parecchie ore di sonno da trascorrere tranquillamente. Al prossimo cambio, avrebbe agito! Così avvenne, fulmineo. Attirò una delle guardie tra i cespugli, la tramortì e la legò. Indi si svestì per indossare la divisa di colui che aveva stordito. Con fare tranquillo, uscì dai cespugli spiegando a chi glielo chiedeva cosa lo aveva spinto fin lì. Raggiunse così la postazione vicino alla tenda. Attese un altro cambio per sgusciare all’interno, in modo che nessuna guardia sarebbe effettivamente mancata all’appello. All’interno il Principe pareva dormire tranquillo. Sorriso diabolico si dipinse sulle belle labbra, stonando su quel viso tanto angelico. La spada venne sguainata, e poggiata sotto al mento del Principino, che si svegliò di soprassalto, sentendo quel sinistro freddo sotto al mento. Occhi terrorizzati fissavano il cavaliere ricercato, occhi che gli davano una strana sensazione di potere… Fu subito chiaro chi fosse il colpevole in quella tenda… Entrambi. Non vi fu nessun duello, solo una vendetta, consumata a sangue freddo, con un uomo disarmato steso su un letto che aveva dichiarato compiaciuto la propria colpevolezza… La spada scivolò facilmente nelle carni del principe William.… Fu ferito gravemente, eppure al momento non ucciso.
Scappò a cavallo per i seguenti sette giorni il cavaliere, facendo perdere le proprie tracce, e maledicendosi per non essere riuscito a finirlo… Il suo maledetto senso di colpa altrimenti non gli avrebbe dato pace. Tornò a casa, un giorno… Lo vide da lontano quel castello… Bello, maestoso, accogliente… Mai avrebbe immaginato di tornarvi come ricercato dalla corona, traditore, e assassino, seppur non di fatto, nel cuore. Venne riaccolto dai propri cari con timore, non di lui, ma della sorte che sicuramente lo attendeva se fosse rimasto… Sorte ingrata, seppur agli occhi della legge meritata. Venne aiutato a fuggire. Salutò di nuovo i propri genitori e i propri fratelli, conscio che nonostante il tanto tempo passato, aveva ancora qualcuno che pensava a lui ogni istante, qualcuno che ancora lo amava… Partì quindi, fuggì, con la dolce e triste consapevolezza che non era solo al mondo, seppur oramai lo era diventato per propria scelta… Cavalcò in lungo e in largo, cercando di evitare ogni posto in cui era stato avvistato… Continuò per parecchio tempo la fuga, finchè non giunse in una terra sconosciuta ai più, ma leggendaria per la propria magnificenza… Approdò ad Avalon, con la speranza che in quel luogo, finalmente, avrebbe trovato un po’ di pace dai propri ricordi e pensieri, dalle proprie tribolazioni… Dalla propria vita…

ASPETTO FISICO: Heatle ha 25 anni. Alto all'incirca 1,83 cm, ha i capelli biondo dorati che ricadono lievemente ondulati fin all'incavo del collo in ciocche ribelli e gli occhi di un colore indefinito, con tonalità sul blu zaffiro. Di corporatura snella e agile, possiede una buona prestanza fisica e una muscolatura ben definita grazie agli allenamenti effettuati da ragazzo e durante il cavalierato.
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Ok, credo di aver corretto tutto (Spero, se no mi mozzico i gomiti). [SM=g27823] Ho modificato il colore degli occhi nel bg, ove mi sono accorta che fosse menzionato. Se devo essere sincera un po' mi spiace... Però al fine son contenta che il bg non debba subire ulteriori modifiche (soprattutto per quanto riguarda la lunghezza [SM=g27837] ). [SM=g27823]
Non scusatevi per il ritardo comunque, posso ben capire l'enorme lavoro che state svolgendo. Vi ringrazio per la pazienza che avete sicuramente impiegato nel discutere sul mio BG. Vi auguro un buon lavoro per il futuro e grazie ancora. Arrivederci! [SM=g27823]

sydia
00sabato 27 gennaio 2007 05:23
Per ovviare alla lentezza dell'approvazione bg procedo immediatamente alla convalida che di fatto mancava solo per il colore di occhi non consono.

In caso ti fosse sfuggito un errore non fa nulla, tranquilla.

Dichiaro ufficialmente quindi:


BG E SKILL APPROVATI


Riassumendo:

Esperienza in armi da guerra leggere liv. 1



Ti auguro buon role [SM=g27811]
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