Gli scavi nella basilica funeraria da lui voluta sulla via Ardeatina hanno fatto emergere un'intera serie di mausolei

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Cattolico_Romano
00domenica 13 settembre 2009 06:46
Gli scavi nella basilica funeraria da lui voluta sulla via Ardeatina hanno fatto emergere un'intera serie di mausolei

La svolta di Papa Marco


L'edificio sacro fu il primo fondato direttamente da un vescovo di Roma

di Vincenzo Fiocchi Nicolai

Il 20 settembre 1991, dalle colonne di questo giornale, si annunciava l'importante scoperta, nel comprensorio della catacomba di San Callisto, a circa 600 metri dal bivio del Quo Vadis?, di una nuova basilica paleocristiana del tipo a deambulatorio (o circiforme). La notizia ebbe vasta eco nei media nazionali e internazionali. Le modalità con cui l'edificio era venuto alla luce risultavano davvero eccezionali - si direbbe "miracolose".



Era stata la crescita differenziata di una coltivazione di erba medica, piantata in un terreno dai padri Salesiani dell'Istituto San Tarcisio, a rivelare la presenza della chiesa:  dove le radici avevano incontrato le strutture sottostanti, l'erba era cresciuta meno sviluppata in altezza, delineando così "in negativo" i contorni dell'edificio. La particolare planimetria della costruzione, caratterizzata da navate che girano in senso continuo intorno a quella centrale, così da richiamare nella pianta la forma di un circo, tipica di altre cinque chiese del suburbio romano assegnabili all'età costantiniana (la Basilica Apostolorum sulla via Appia, quella dei Santi Pietro e Marcellino sulla via Labicana, di San Lorenzo sulla via Tiburtina, di Sant'Agnese sulla via Nomentana e la cosiddetta Anonima della via Prenestina, e la posizione a ridosso dell'Ardeatina, fecero subito proporre l'identificazione dell'edificio con la basilica di carattere funerario che Papa Marco (336) aveva fatto costruire, come ci informa il Liber Pontificalis (xxxv, 4), in via Ardeatina, grazie al sovvenzionamento dell'imperatore Costantino, ai suoi ultimi anni di regno.
Tra il 1993 e il 1996 la nuova basilica venne fatta oggetto, da parte della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, di reiterate campagne di scavo che riportarono alla luce il settore terminale dell'edificio e anche un portico che, nella parte retrostante, l'univa a una strada di raccordo tra l'Appia e l'Ardeatina.

Il carattere funerario della costruzione si evidenziò molto chiaramente:  l'intero piano pavimentale della chiesa si presentava occupato in maniera assolutamente intensiva da tombe, spesso a più posti e a più piani sovrapposti. I reperti epigrafici - quasi duecento iscrizioni, di cui alcune datate - quelli scultorei, ceramici, numismatici e i corredi tombali permisero di assegnare la chiesa tra gli anni Trenta e Quaranta del iv secolo, confermando così l'ipotesi che essa fosse quella costruita da Marco. Il Liber Pontificalis, nel passo relativo alla costruzione, ricordava pure che il Pontefice aveva scelto di essere sepolto nella nuova chiesa.

I nostri scavi hanno riportato alla luce, proprio nel punto più importante dell'edificio, al centro dell'abside-esedra, una tomba del tutto eccezionale nel panorama indifferenziato dei sepolcri pavimentali:  si trattava di una camera lunga metri 2,70, larga metri 1,40 e profonda circa 3 metri, coperta con volta a botte, che ospitava un sarcofago di marmo liscio, chiuso con coperchio a doppio spiovente. Negli scavi la tomba si trovò violata:  il coperchio spezzato e ributtato all'interno, il sepolcro privo del minimo resto umano.

L'eccezionalità della tomba fece proporre che si trattasse del sepolcro del fondatore, Marco. La sequenza stratigrafica rivelò che la violazione era avvenuta nel medioevo:  ciò che fu subito messo in relazione con la traslazione, attestata dalle fonti, dei resti del Papa, tra la fine dell'XI e la metà del XII secolo, nella chiesa intra muros che il Pontefice aveva fatto edificare nel Campo Marzio:  l'attuale chiesa di San Marco presso piazza Venezia.

Identificazione dell'edificio e proposta di individuazione della tomba del Pontefice sono state largamente accettate dal mondo scientifico. Un importante congresso sulle chiese di Roma, tenutosi nell'occasione del Grande Giubileo del 2000 nel Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, nel fare il punto delle nostre conoscenze sulle basiliche "circiformi", ha confermato l'attribuzione.

La chiesa che nel suo breve pontificato Papa Marco fece realizzare sull'Ardeatina riveste un'importanza particolare sul piano storico. Si tratta infatti della prima basilica fondata direttamente da un Pontefice a Roma - le altre chiese di età costantiniana, come ricorda il Liber Pontificalis, furono erette su iniziativa imperiale. Il Papa, con la costruzione, voleva soprattutto dotare la comunità cristiana di uno spazio destinato alla sepoltura (quam [basilicam] coemeterium constitut).

Abbiamo calcolato che la basilica dell'Ardeatina potesse accogliere, solo sotto i piani pavimentali, circa 1.600 tombe. Come le altre sette chiese funerarie costruite in quel frangente cronologico nel suburbio romano - quelle già ricordate, più San Pietro in Vaticano e San Paolo sulla via Ostiense), anche la basilica di Marco forniva ai fedeli spazi adeguati per la sepoltura in edifici di carattere religioso.

Si trattava certamente di una svolta:  per la prima volta gli appartenenti alla comunità potevano essere inumati nelle chiese - precedentemente le tombe dei cristiani affollavano le catacombe e i normali cimiteri di superficie che vi sorgevano al di sopra. Una svolta epocale, che inaugurò una prassi che si sarebbe perpetuata per secoli. Come spiegava Gregorio Magno alla fine del vi secolo, era soprattutto il beneficio che derivava ai defunti dall'essere sepolti nel luogo deputato alla preghiera e alla celebrazione eucaristica che spingeva irresistibilmente i fedeli a trovare sepoltura nelle chiese. Il contemporaneo Gregorio di Tours, nei suoi scritti, ricorda vari episodi che rivelano la credenza che i defunti partecipassero in qualche modo alle preghiere che si svolgevano negli edifici di culto in cui riposavano. Le prime chiese funerarie costruite nella periferia di Roma comprendevano all'interno le tombe dei martiri e degli apostoli Pietro e Paolo, o vi sorgevano nei pressi:  il che, pure, rendeva gli edifici particolarmente ambiti da chi desiderava essere sepolto ad sanctos.


 
Dopo la campagna di scavi del 1996, le indagini nella nuova basilica circiforme si sono interrotte per dieci anni. Nel 2007 sono riprese grazie alla sensibilità della nuova dirigenza della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. Esse si svolgono su concessione del ministero per i Beni e le attività culturali dello Stato italiano, in collaborazione con l'università di Roma "Tor Vergata". Vi partecipano studenti specializzandi in archeologia cristiana di diverse università italiane ed estere e dottorandi del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana.

Nelle ultime tre campagne - la più recente si è conclusa alla fine di luglio - è stata rimessa in luce gran parte del settore mediano della chiesa; ci si proponeva tra l'altro di verificare la possibile presenza dell'altare - non rintracciato nell'area absidale nelle precedenti indagini - in quella zona, così come è attestato nella simile Basilica Apostolorum (San Sebastiano) dell'Appia. Gli scavi non hanno ancora raggiunto in tale settore il piano della chiesa:  l'enigma sarà perciò risolto nel prosieguo delle esplorazioni. Queste per ora si sono concentrate nell'area subito esterna al fianco sinistro (occidentale) della basilica. Qui, come nelle altre chiese circiformi, è venuta alla luce una serie compatta di mausolei - ben cinque in pochi metri - addossati alla chiesa e comunicanti con essa. Si tratta di edifici rettangolari absidati, dotati di decine di tombe pavimentali, nei quali, come di norma, dovevano essere sepolti i membri delle famiglie aristocratiche di Roma, spesso da poco convertitesi al cristianesimo. Cappelle funerarie lussuose, decorate all'interno con marmi e pitture, ospitanti talvolta sarcofagi istoriati.

Alcuni di questi mausolei hanno restituito sotto il pavimento le solite tombe "a pozzetto", comuni nelle chiese funerarie dell'epoca, cioè sepolcri a uno o più piani, dotati all'estremità di un'apertura quadrata, una sorta di "tombino" funzionale all'immissione progressiva dei cadaveri. Iscrizioni e materiali ceramici e numismatici, recuperati negli scavi, garantiscono che i mausolei furono edificati nella seconda metà del iv secolo, all'epoca in cui l'attigua basilica funzionava a pieno regime.

È probabile che queste cappelle fiancheggiassero la chiesa lungo tutto il lato sinistro - su quello destro il passaggio di una strada ne impediva la costruzione - e che altri mausolei si trovassero più a ridosso della via Ardeatina e, forse, in prossimità della facciata, a costituire le propaggini di un complesso cimiteriale variamente articolato, comprendente anche una vasta catacomba nel sottosuolo, di cui la basilica di Marco costituiva il fulcro.

Nei prossimi anni la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra ha in programma di terminare lo scavo del nuovo settore aperto nel 2007. Si prevede infatti di presentare il risultato delle indagini al prossimo Congresso Internazionale di Archeologia Cristiana che si terrà a Roma nel 2013 per celebrare il XVIi centenario del cosiddetto Editto di Milano. Sarà anche l'occasione per discutere la possibilità di conservare i resti della nuova importante chiesa, che arricchiscono il già notevolissimo patrimonio della Roma paleocristiana.


(©L'Osservatore Romano - 13 settembre 2009)
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