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00domenica 20 ottobre 2002 21:42
I risultati della serie A:
Bologna - Brescia 3 - 0
Como - Piacenza 1 - 1
Empoli - Roma 1 - 3
Inter - Juventus 1 - 1
Lazio - Perugia 3 - 0
Modena - Parma 2 - 1
Torino - Chievo 1 - 0
Udinese - Reggina 1 - 0
Atalanta - Milan 1 - 4

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00domenica 20 ottobre 2002 21:44
Il Milan vola con i fantastici quattro

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Bergamo- (20 Ottobre 2002)

Atalanta-Milan 1-4: la cronaca

Ancelotti: 'Grande collettivo'

Il Milan ha fatto tredici. Con i tre punti conquistati a Bergamo faticando, neppure troppo, per un solo tempo, la squadra di Ancelotti vola in testa alla classifica agganciando l'Inter a quota 13 punti. L'assenza di Inzaghi, uomo simbolo della splendido inizio di stagione dei rossoneri, non si fa sentire. Il successo rossonero è frutto infatti delle straordinare qualità tecniche dei quattro centrocampisti offensivi che Ancelotti manda coraggiosamente in campo. Una sorta di rombo composto da Pirlo e Rivaldo ai vertici e Seedorf e Rui Costa ai lati. Con una simile macchina da gioco i limiti mostrati oggi da Tomasson passano in secondo piano. Il Milan ha creato una decina di palle gol, e forse anche di più, ma nessuna è passata dai piedi dell'attaccante danese, finito sul tabellino dei marcatori solo grazie a un generoso regalo di Taibi.

Forse Ancelotti farebbe bene a cogliere però qualche segnale di allarme anche in una prova brillante come quella disputata a Bergamo. Il Milan in diverse occasioni è sembrato innamorato della sua facilità di palleggio, finendo per fare accademia senza mai affondare il colpo. Non è un caso se nel primo tempo le uniche due reti rossonere sono arrivate grazie a un'invenzione di Rivaldo e a una papera del portiere avversario. Il brasiliano, dopo tanto girare intorno al limite dell'area nerazzurra, alla fine ha fatto partire un tiro che si è infilato nell'angolino alla sinistra di Taibi. Il numero uno dell'Atalanta, coperto dai suoi compagni di squadra, si è buttato in ritardo senza arrivare sul pallone. Portiere incolpevole dunque, a differenza della seconda rete milanista, maturata dopo una respinta goffa di Taibi su un calcio d'angolo. In mezzo alle due marcature rossonere, il momento migliore dell'Atalanta, che seppure priva di Doni e di diversi altri titolari è riuscita a mettere in difficoltà il Milan. Che Pià e Bianchi, supportati quasi esclusivamente da un ottimo Berretta, possano creare problemi a Nesta e Maldini è altro elemento su cui Ancelotti dovrebbe riflettere.

Probabilmente la partita non avrebbe avuto comunque storia, ma andare al riposo con un gol di vantaggio ha permesso al Milan di giocare il secondo tempo in serenità, inistendo nel suo gioco ricamato. La prova di Rui Costa nella ripresa è stata un po' l'emblema del duplice volto del Milan: grandissime giocate e tantissime occasioni, ma difficoltà a realizzare. Dopo aver sprecato una valanga di occasioni, paradossalmente il portoghese è riuscito a far segnare la sua squadra solo quando ha evitato di tirare, cercando di entrare in porta con il pallone. Dopo l'ennesimo dribbling il numero 10 è stato sgambettato obbligando Paparesta a indicare il dischetto del rigore. Sul 3-1 firmato da Pirlo dagli 11 metri, per il Milan tutto si è fatto ancora più facile. A quel punto la gara poteva finire in goleada, ma ancora una volta per segnare i rossoneri hanno avuto bisogno di un calcio da fermo trasformato magicamente dal piede di Pirlo.

Atalanta-Milan 1-4 (2-1).
Atalanta (4-4-2): Taibi 6, Sala 6,5, Carrera 5,5 (14'st Gautieri 5,5), Bellini 5,5, Natali 5, Zauri 6, Zenoni 6, Dabo 5,5 (32' st Foglio sv), Berretta 6,5, Inacio Pià 5 (23' st Comandini 6), Bianchi 5 (31 Calderoni, 26 Zini, 83 Breviario, 15 Liolidis). Allenatore: Vavassori 5,5.
Milan (4-1-4-1): Dida sv, Kaladze 6, Nesta 6, Maldini 6, Simic 6 (23' st Helveg 6), Pirlo 7,5, Seedorf 7,5, Gattuso 6, Rui Costa 7,5 (30'st Ambrosini sv), Rivaldo 7 (32'st Serginho sv), Tomasson 5 (18 Abbiati, 24 Laursen, 9 Inzaghi, 30 Borriello). Allenatore: Ancelotti 7.
Arbitro: Paparesta 6,5
Reti: nel pt 15' Rivaldo, 30' Sala, 41' Tomasson; nel st 21' su rigore e 37' Pirlo.
Recupero: 2' e 2'.
Angoli: 7 a 3 per il Milan.
Spettatori 20mila.
Ammoniti: Zenoni e Gautieri per gioco falloso.
Note: infortunio a Rivaldo al 31' del secondo tempo


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00domenica 20 ottobre 2002 21:44
"Peccato per il pareggio
ma non ci sentiamo derubati"

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TORINO- (20 Ottobre 2002)

Il giorno dopo il "derby d'Italia" tra Inter e Juventus in casa bianconera c'è ancora più consapevolezza sui propri mezzi. Il pareggio acciuffato dai nerazzurri all'ultimo istante fa rabbia, ma la partita, secondo Ciro Ferrara, ha dimostrato che lo scudetto dello scorso anno "è tutt'altro che immeritato". "Non l'ha perso l'Inter - ha detto oggi il difensore - ma l'ha vinto la Juventus.
La Juventus si è ritrovata stamattina al Comunale per un breve allenamento defatigante. Gli unici assenti erano i nazionali che hanno partecipato alle gare di qualificazione per gli Europei del 2004.

A loro Lippi ha concesso un giorno di riposo. "Sono molto rammaricato per il risultato finale - ha spiegato Ciro Ferrara - perché abbiamo fatto una grande prestazione. Il pareggio ci dispiace, ma non ci sentiamo derubati. E' stato un episodio che è capitato a nostro sfavore, ma la cosa importante per noi è che sia arrivato al termine di un'ottima prestazione. E' stata la risposta a due gare casalinghe non eccessivamente esaltanti, ma sapevamo anche che l'appuntamento era importante. In quello stadio, sia con l'Inter che con il Milan, la Juventus ha sempre fatto delle grandi prestazioni".

Il difensore bianconero non vuole parlare di Collina come del "protagonista" dell'incontro, soprattutto per l'episodio che ha portato al gol nerazzurro. "I protagonisti - ha spiegato - credo siano sempre state le due formazioni in campo. Gli attori principali devono essere comunque i giocatori. Non mi va di commentare quello che probabilmente è stato l'ultimo episodio in area di rigore nostra. Sta di fatto che così come viene martellata la Juventus quando gli capita qualche cosa a favore, che adesso non si dica che ogni tanto ci può stare qualche cosa contro la Juventus".

Un' idea su quanto è accaduto al 50' del secondo tempo Ferrara comunque ce l'ha. "Credo - ha precisato - che ci sia stato un fallo su Buffon. E' stata comunque una situazione molto dubbia. Una situazione che su un altro risultato, uno 0-0, magari il fallo veniva fischiato. E' stata un'azione molto confusa, difficile probabilmente anche da giudicare. Sta di fatto che Gigi è stato comunque ostacolato nella sua uscita. Purtroppo non ho visto chi ha fatto gol. Io - ha aggiunto - ero proprio dietro tutto il mucchio di giocatori".

Ciro Ferrara ha infine detto di attraversare un buon momento di forma. "Io - ha commentato - sono contento per quello che ho fatto l'anno scorso e all'inizio di questa stagione. Mi sento bene fisicamente. L'età penalizza forse solo in alcuni giudizi. Perchè è naturale nel momento in cui le cose vanno bene che si parli di Ferrara e della sua esperienza, mentre momento in cui le cose vanno male si parla di un giocatore di 35 anni su cui non potere fare affidamento. Invece - ha concluso - ieri in una partita così delicata credo di avere fatto bene, così come ha fatto bene tutta la squadra".


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00domenica 20 ottobre 2002 21:45
Bologna tra le grandi
Cruz stende il Brescia

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di Carlo Alberto Bucci


Guidolin torna a schierare in campo il suo centravanti argentino, l'unico straniero a sua disposizione. E Julio Cruz regala con una doppietta i tre punti al Bologna. Che significano per lui 4 gol in 4 giornate. Ma che vogliono dire, soprattutto, il terzo posto in classifica per il Bologna. Alle spalle della coppia milanese di vetta. E davanti a squadre del calibro di Juve e Roma.

Bellucci-Cruz-Locatelli, tridente per un gol
Il Bologna rifila un tre a zero al Brescia. Un risultato che appare troppo punitivo per la squadra di Mazzone. I lombardi nel primo tempo hanno tenuto bene il campo. E sono andati sotto solo grazie a un invenzione di Cruz che ha sparato sulla traversa il cross da sinistra di un ispirato Bellucci (con l'argentino il migliore in campo) prima che Locatelli arrivasse lesto lesto a mettere alle spalle del povero Micillo (il sostituto Srnicek, al suo esordio stagionale, è stato comunque uno dei migliori dei suoi).

La rete fantasma
Gli uomini di Mazzone possono anche recriminare per un tiro di Baggio su punizione, nel primo tempo, messo fuori da Pagliuca quando il pallone, probabilmente, aveva già varcato la linea. Feriti per il gol forse ingiustamente negato e consci dei propri limiti per i troppi uomini rimasti ad affollare l'infermeria bresciana, i ragazzi di Mazzone nella ripresa sono entrati in campo decisi a riprendersi il maltolto.

La reazione sterile di Baggio & Co.
Nel secondo tempo i bresciani hanno tentato di aumentare il ritmo della partita e di pressare il Bologna nella sua area. Però, passati i primi 20 minuti senza patire troppo, la squadra di Guidolin ha ripreso in mano le redini del gioco.

Guidolin, cuore e geometria
Perfetta è stata sia la difesa sia il centrocampo di copertura: Baggio è stato disattivato senza ricorrere a marcature strette e alla maniere forti; e Pagliuca è rimasto sostanzialmente inoperoso. L'attacco bolognese ha risolto la situazione con una doppietta del suo centravanti, che, sempre nel corso dei secondi 45 minuti, è stato protagonista di un paio di occasioni da rete - l'una di piede, l'altra di testa - sventate dal bravo Micillo.

Cruz, dal rigore alla meraviglia
Il secondo gol della partita Cruz l'ha messo a segno su rigore, un penalty assegnato dall'arbitro per una spinta in area di Seric ingigantita da Nervo (ma il contatto c'è stato). Il suggello alla partita Cruz l'ha messo a segno al Novantesimo. Erano cinque minuti almeno che in campo non si giocava più. Anche il Brescia, sotto due reti, aspettava il fischio finale come una liberazione. E invece Cruz ha triangolato sulla destra con Nervo ricevendo un pallone che, portato avanti saltando due avversari, è stato infine scagliato in porta di sinistro. Un gol meraviglioso, per costruzione e realizzazione.

Mazzone spera in Alicicco
Ora per il Brescia le cose si mettono male. La squadra di Mazzone deve fare i conti con i troppi infortuni e con una classifica che la vede relegata nelle zone basse del tabellone. Il tecnico romano può affidarsi al cuore dei suoi e alle cure che il medico Alicicco sta dedicando agli acciaccati: senza Appiah, Bachini e Toni per il Brescia sarà dura.

Per Guidolin è vietato sognare
Anche il Bologna attende qualche rientro. Quello di Signori, in particolare. Dopodiché il Bologna degli operai, la squadra che ha trasformato il brutto anatroccolo Cruz in una macchina da gol, potrà cercare di confermare tutto il bene costruito fino a questo momento. E' già il secondo anno che i rossoblu fanno le nozze con i fichi secchi. Ma Guidolin non vuole sentire parlare neanche di "squadra rivelazione". Figurarsi a fargli notare che è terzo in classifica e che così andrebbe in Champions.

Bologna - Brescia 3-0 (1-0)

Bologna (3-4-2-1): Pagliuca 6, Falcone 6.5 (41' pt Zaccardo 6), Zanchi 6, Castellini 6, Nervo 6, Olive 6 (9' st Frara 6), Colucci 6, Paramatti 6, Locatelli 6.5, Bellucci 7 (44' st Salvetti sv), Cruz 8. Allenatore Guidolin 7.
Brescia (3-5-2): Micillo 6.5, Martinez 5.5, Petruzzi 5.5,
Dainelli 6, Schopp 4 (21' st Jadid 5), A. Filippini 6, Guana 5, Matuzalem 5, Seric 5 (45' st Pisano sv), Baggio 5, Tare 5.
Allenatore Mazzone 5.
Arbitro: Trentalange di Torino 6.
Reti: nel pt 19' Locatelli; nel st 31' Cruz (rigore), 45' Cruz.
Angoli: 6-4 per il Bologna
Recupero: 3' e 3'
Ammoniti: Dainelli per comportamento non regolamentare, Guana, Zanchi, Petruzzi e Colucci per gioco scorretto, A.Filippini per proteste
Spettatori: 19.000 circa.


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00domenica 20 ottobre 2002 21:46
Lazio, ora c'è anche Chiesa

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di Luigi Panella

ROMA- (20 Ottobre 2002)

Chiesa: "Aspettavo questo momento da un anno"

Poco più di un quarto d'ora dopo oltre un anno di assenza dai campi della serie A sufficiente per segnare due reti ed entrare definitivamente tra gli adorati del tifo laziale. E' stata questa la domenica di Enrico Chiesa, personaggio centrale nella netta vittoria ottenuta dalla Lazio su un Perugia apparso lento ed involuto dal punto di vista della manovra. La sua doppietta nel finale ha confezionato il definitivo 3-0 dalla doppia valenza: salto in alto in classifica e morale alle stelle in vista del super derby di domenica prossima.

Prova di maturità quindi superata a pieni voti dalla Lazio, con sensazioni di promozione apparse evidenti sin dai primi minuti. Schierato a tre nel settore difensivo, il Perugia non leggeva per niente la gara sul proprio settore destro, nel quale Cesar ed a volte Stankovic operavano vere e proprie scorribande senza che Ze Maria - assai svogliato - e Di Loreto innalzassero argini adeguati. Da quella parte Cesar metteva Lopez e Inzaghi nella condizione di battere a rete: il primo trovava l'opposizione di Rossi, il secondo scaricava la palla in fondo al sacco da posizione favorevolissima. La reazione del Perugia era tutta in Miccoli, che con sua vivacità creava le classiche situazioni di pericolo solamente teorico. Ben altra musica se ad avanzare era la Lazio: scambio Fiore-Stankovic e coclusione alta dello slavo.

Nella ripresa, le presumibili ire di Cosmi originavano una manovra appena più decente del Perugia, tonificato dall'ingresso del baby Obodo in luogo dello sbiadito ex Baronio. L'azione più aggressiva sulle fasce non produceva comunque nulla: Amoruso, che aveva rilevato il marmoreo Vryzas, si faceva male e Miccoli con le incursioni aeree faceva quasi tenerezza (non a caso lo chiamano bomber tascabile). La partita scivolava via senza sussulti con l'eccezione di un lancio favoloso di Mihajlovic: 50 metri in verticale per Lopez che faceva tutto bene meno che la conclusione, tra le braccia di Rossi. Negli umbri cresceva enormemente Blasi che recuperava l'80% dei palloni, ma per lunghe fasi del secondo tempo le analisi erano per lo più tattiche. Gli spunti li offriva Mancini, che si copriva inserendo Castroman al posto di Inzaghi per poi scoprirsi di nuovo quando capiva che il Perugia non c'era proprio: fuori Stankovic, dentro Chiesa.

Iniziava così il festival dell'attaccante, che toccava la prima palla scagliando un destro che una deviazione rendeva velenoso per arrivare poco dopo al gol: Lopez lasciava sul posto Grosso ed offiva la classica palla radente per predatori d'area che Chiesa trasformava nel 2-0. Gara chiusa - ma in fondo lo era già prima - ed apoteosi per Chiesa, che in contropiede calciava due volte verso Rossi: il portiere reagiva nella prima circostanza, osservava la rete gonfiarsi nella seconda. Sogni di gloria dunque per la Lazio, incubi per il Perugia: prestazioni di questo genere sono un brutto campanello d'allarme per la squadra di Cosmi in chiave salvezza.

LAZIO-PERUGIA 3-0
Lazio (4-4-2): Marchegiani 6 - Stam 6, Negro 6, Mihajlovic 7, Favalli 6 - Fiore 6 (16' st Liverani 5.5), Giannichedda 6, Stankovic 6.5 (31' st Chiesa 7.5), Cesar 7 - S.Inzaghi 6 (21' st Castroman 6), Lopez 6.5
Perugia (3-5-2): Rossi 6 - Di Loreto 5.5, Viali 6, Milanese 6.5 - Ze Maria 5, Baronio 5 (6' st Obodo 6), Tedesco 5.5, Blasi 7, Grosso 6 - Vryzas 5 (dal 1' st Amoruso sv) (dal 20' st Criniti 6), Miccoli 6.5
Arbitro: Farina
Reti. 11' pt Inzaghi, 39' e 46' st Chiesa
Ammoniti: 17' pt Blasi, 27' pt Inzaghi


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00domenica 20 ottobre 2002 21:47
Como e Piacenza, pari anche negli errori

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Como- (20 Ottobre 2002)

Agostinelli, "Siamo un gruppo completo"

Tre scontri diretti consecutivi in casa, 2 punti. Quattro gol subiti, 2 fatti, ma solo su rigore e autorete. La crisi del Como passa tutta da qui, dai risultati che non arrivano contro le squadre a rischio retrocessione e dal gioco che continua a latitare, nonostante il cambio di modulo. Il pepe di Como-Piacenza però è tutto alla fine, negli spogliatoi, dove il presidente Preziosi prima respinge ogni allusione al licenziamento del tecnico, poi convoca in separata sede Dominissini per mezz'ora, sottraendolo ai taccuini dei cronisti.

L'allenatore resta al suo posto, par di capire, ma l'aria è sempre più pesante, tanto che all'uscita dallo stadio alcuni giocatori, Cauet e Carbone su tutti, vengono contestati dai tifosi, già scoraggiati dopo cinque giornate. Eppure solo oggi il Como ha tirato in porta più che in tutte le altre 4 partite, ha portato a casa un punto, e se si guardano le occasioni, è andato vicino alla vittoria più del Piacenza. Ma non ha convinto e, quel che più importa, non ha vinto contro gli emiliani in emergenza, privi di Hubner e Maresca.

Il risultato è comunque giusto, ed è arrivato al termine di una partita brutta e con un'infinità di errori da entrambe le parti. Dominissini, forse anche per la squalifica di Hubner, ha proposto per la prima volta la difesa a tre, ha confermato il centrocampo a cinque che aveva fermato la Juve a Torino, e ha messo Carbone al fianco di Godeas. Dall'altra parte, Agostinelli ha optato per uno schieramento speculare, con Caccia in campo dal primo minuto, l'ex laziale Marcolin in mezzo a far le veci di Maresca e l'ex romanista Di Francesco a sostegno delle punte.

Nel primo tempo meglio il Piacenza, che con gli inserimenti dei centrocampisti si è spesso trovato in superiorità numerica sui difensori comaschi. Taccuino vuoto fino al 13' quando una bella azione di contropiede innescata da Di Francesco per il velocissimo Montano termina con la caduta in area del colombiano, dopo un contrasto con Brevi. L'arbitro lascia correre. Dopo tre calci di punizione consecutivi del Piacenza dalla tre quarti, occasione per il Como al 23': Binotto lancia in profondità Godeas, ma la violenta conclusione dell' attaccante si stampa sull'incrocio dei pali. Due minuti dopo è ancora Godeas a concludere debolmente un'azione corale, mentre al 28' Binotto tenta senza successo il pallonetto.

Ma proprio mentre il Como sembra prendere coraggio, arriva il vantaggio, direttamente da rimessa laterale. Il lungo lancio di Tosto è toccato di testa all'indietro da Caccia, che in un sol colpo sorprende il difensore (Brevi) ed il portiere Brunner, che respinge il pallone oltre la linea.
Caccia non segnava da un anno e mezzo. Dieci minuti dopo va vicino al raddoppio, ma questa volta Brunner ci arriva. Nel finale del tempo, la reazione del Como: al 42' Allegretti calcia fuori dal limite dell'area, mentre al 44' Carbone conclude di testa. Il pareggio un minuto dopo: cross dalla sinistra di Rossi e Cardone, nel tentativo di anticipare Carbone e Godeas, infila la sua porta.

Nella ripresa, confusione e tanti errori. Il Piacenza si chiude ma il Como non trova le vie per sfondare. Al 12' una splendida discesa di Montano è fermata con le cattive al limite dell'area, mentre al 15' e al 22' Allegretti e Music - subentrato a Rossi - non concludono delle iniziative personali. Caccia intanto da solo fa reparto a sè, e al 27' un suo colpo di tacco colpisce il palo sugli sviluppi di un calcio d'angolo. Tacco che non riesce nemmeno al croato Bjelanovic, che al 46' non dà forza a un'intuizione "alla Crespo" su cross di De Cesare. Guardalben può così parare.

Como-Piacenza 1-1 (1-1)
Como (3-5-2): Brunner 5.5, Padalino 6, Brevi 5, Stellini 6, Binotto 6, Cauet 5, Allegretti 6.5, Pecchia 5.5 (35' st Bjelanovic sv), Rossi 6 (17' st Music 6.5), Godeas 6, Carbone 5 (40' st De Cesare sv). (1 Ferron, 2 Gregori, 17 Tomas, 29 Corrent). All.: Dominissini 5.5.
Piacenza (3-4-1-2): Guardalben 6, Cardone 5.5, Lamacchi 6, Mangone 6, Cristante 5.5 (37' st Boselli sv), Riccio 6, Marcolin 6, Tosto 6 (43' st Tramezzani sv), Di Francesco 7, Montano 6.5
(50' st Patrascu sv), Caccia 7. (1 Orlandoni, 2 Gurenko, 17 Miceli, 28 Obolo). All.: Agostinelli 6.
Arbitro: Dattilo di Locri 6.5.
Reti: nel pt 30' Caccia, 45' Cardone su autorete.
Angoli: 6-2 per il Como.
Recupero: 2' e 5'.
Ammoniti: Stellini, Binotto, Cristante, Marcolin e Montano per gioco falloso.
Spettatori: 8.000.


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00domenica 20 ottobre 2002 21:48
Tre punti d'oro per il Toro
Il Chievo si sveglia tardi

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TORINO- (20 Ottobre 2002)

Romero: "Ottimo Toro, ottimo arbitro"

Il Toro rialza la testa dopo l'umiliazione di San Siro e lascia quota zero, pur soffrendo pene d'inferno. Il Chievo si sveglia tardi e si vede annullare il pareggio in modo misterioso. L'arbitro De Santis ha scontentato tutti, annullando prima un gol regolare di Conticchio (si era sull'1-0 per il Torino, ma in questo caso la colpa è del segnalinee che ha ravvisato un fuorigioco inesistente) e poi negando il pareggio a Le Grottaglie, segnalando una spinta a tutti parsa misteriosa.

Il Torino comunque ha meritato di vincere perchè, pur dimostrandosi tutt'altro che impeccabile, ha creato più pericoli, primo di tutti il palo pieno colpito da Ferrante a botta sicura al 37' del primo tempo. Se fosse stato gol, i granata avrebbero risalito la scaletta degli spogliatoi con un doppio vantaggio, molto meglio gestibile. Il Torino aveva creato anche pericoli nel primo quarto d'ora, ma era andato in gol in modo strano: una palla infilata da Scarchilli era stata allungata di testa senza troppa convinzione da Magallanes, su cui non era intervenuto nemmeno Lanna in anticipo, tanto sembrava innocua. Ma è stato Lupatelli, con un intervento maldestro, a trasformarla in gol.

Gasato dal vantaggio che poteva essere il segnale della fine di un incubo, il Toro ha cercato di controllare il centrocampo avversario per ripartire in contropiede, ma a inizio ripresa il Chievo ha mostrato i muscoli, pressando per una decina di minuti l'avversario nella propria area e rendendosi pericoloso con due deviazioni mancate d'un soffio da parte di Bierhoff e Cossato.
Ma il Toro non ha perso la testa, anzi, ha fatto entrare Maspero, capace di aumentare da subito la qualità del gioco. Il Chievo ha spento via via il proprio ardore, pur mantenendo la sua unica virtù attuale, la bravura nel gioco aereo, soprattutto sui calci piazzati. Proprio in una delle tante mischie in area, si è visto saltare in netto anticipo Le Grottaglie, per infilare di testa in rete. Ma De Santis ha visto una spinta di una maglia gialla ai danni di una granata. Tutto lo stadio ha pensato all'analogo episodio di due anni fa, protagonisti lo stesso arbitro, Cannavaro e la Juventus.

L'episodio (si era al 34') ha dato una bella mazzata al morale del Chievo, definitivamente crollato cinque minuti dopo quando Mezzano ha strattonato in area Beghetto, ma l'arbitro non ha concesso il rigore. Il Toro, due minuti dopo, ha sfiorato il secondo gol con Vergassola, che ha fallito tutto solo il match-ball. Prima del gol annullato a Le Grottaglie, però, il contropiede granata aveva mandato in gol Conticchio, partito dietro la palla, ma nonostante questo penalizzato dal guardialinee. Il Toro ha ritrovato coesione, ardore agonistico, speranza. Ma continua a dimostrarsi fragile a centrocampo in Scarchilli e soprattutto incapace di far movimento senza palla.

Buone le prove di Magallanes, Fattori, Ferrante, Bucci. Il Chievo ha regalato un tempo all'avversario e nella ripresa, quando ha reagito, ha mostrato i limiti dei sostituti di Heriberto-Luciano, Manfredini, Corradi, lo stesso Marazzina, che ha giocato poco perchè reduce da infortunio. Insomma, chiedere a Del Neri un altro miracolo è proprio troppo.
Certamente non è che i granata hanno risolto i soliti problemi di gioco. Ma è anche vero che i veneti non sembrano in grado di ripetere l'exploit dello scorso anno.


TORINO-CHIEVO 1-0
TORINO (4-4-2): Bucci 7, Garzya 6,5, Delli Carri 6, Fattori 6, Galante 6, Sommese 5,5 (15' st Conticchio 6), Vergassola 5,5, Scarchilli 5,5 (32' st Mezzano 6), Castellini 6, Ferrante 6,5, Magallanes 6,5 (18' st Maspero 6,5). (16 Sorrentino, 4 Balzaretti, 51 De Ascentis, 26 Omolade). All. Camolese 5,5.
CHIEVO (4-3-3): Lupatelli 5, Mensah 6, Lorenzi 6, Le Grottaglie 7, Lanna 6 (39 st Beghetto sv), Lazetic 6 (17' st Marazzina 5), Perrotta 6, Corini 6,5, Franceschini 6, (30' st Della Morte) Cossato 5, Bierhoff 5,5. (67 Ambrosio, 6 D'Angelo, 18 Pesaresi, 4 Andersson). All. Del Neri.
Arbitro: De Santis 6
Rete: nel pt 15' Magallanes
Angoli: 5-4 per il Chievo
Recupero: 3' e 3'
Ammoniti: Galante, Sommese, Le Grottaglie, Mensah, Marazzina per gioco scorretto, Perrotta per proteste
Spettatori 20 mila


Super
00domenica 20 ottobre 2002 21:49
I punti all'Udinese
Alla Reggina i rimpianti

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di Nicola Apicella

UDINE- (20 Ottobre 2002)


Il calcio è pieno di luoghi comuni. Uno dei tanti è quello che recita così: chi sbaglia paga. La Reggina lo manda giù alla perfezione. Gioca nel complesso meglio dell'Udinese, crea più occasioni, ma torna a casa senza nessun punto in tasca. Morale della favola, per gli amaranto la classifica piange: penultimo posto in classifica con due punti e Mutti in bilico. Sarà decisivo per il tecnico lo scontro diretto di domenica prossima contro il Torino. L'Udinese si tira fuori da una situazione non piacevole. I tre punti fanno fare un bel salto in avanti alla squadra di Spalletti, che sistema la classifica e guarda avanti con un pizzico in più di fiducia al futuro.

Futuro che non potrà prescindere dal recupero dei molti infortunati che stanno costringendo il tecnico friulano ai salti mortali. La partita è stata piacevole. Merito soprattutto della Reggina. Gli amaranto hanno messo in mostra un buon impianto di gioco. Un solo difetto, purtroppo decisivo: la mancata precisione sottoporta. De Sanctis è stato il migliore in campo. Ci ha messo del suo il portiere dell'Udinese. Ma ci hanno messo del loro anche Leon e Di Michele, sui cui piedi sono capitate le occasioni migliori del match. E' piaciuto ancora una volta Nakamura, il giapponese ha buon passo anche se a volte s'intestardisce nel dribbling.

Ma la sua presenza è fondamentale per azionare le punte. L'Udinese mostra ancora il cartello 'lavori in corso' ma sopperisce con grinta e carattere alla differenza di tasso tecnico. Per Spalletti i segnali incoraggianti non mancano. Il recupero di Muzzi e soprattutto quello di Jorgensen sono punti importanti da cui partire.

PRIMO TEMPO - E' di marca amaranto la prima frazione. Anche se in avvio è l'Udinese a spingere con maggiore insistenza. Soprattutto a sinistra, dove Jankulovski e Jorgensen creano notevoli problemi a Franceschini e Paredes. Ma la spinta friulana si esaurisce presto, la Reggina prende possesso del centrocampo e nel giro di un minuto (tra il 16° e il 17°) va due volte vicina al vantaggio.

Leon si fa ipnotizzare da De Sanctis, che sull'azione successiva chiude da campione sul sinistro a giro di Di Michele. L'Udinese si sveglia. Jancker fa l'unica cosa buona della sua gara, serve un pallone d'oro che Muzzi potrebbe trasformare in gol. Un piede di Pierini fa gridare al rigore, Pieri (l'arbitro) fa correre e Jankulovski non riesce a saltare Castellazzi. Poi non succede più nulla.

RIPRESA - L'Udinese parte a testa bassa. Warley, entrato al posto di Jancker, si procura un calcio di rigore per un fallo di Vargas. Pizarro spiazza Castellazzi. Sarà il gol che deciderà la gara. La Reggina potrebbe pareggiare subito. Di Michele ha sul sinistro il pallone giusto, il palo gli dice di no. Mutti mette dentro Bogdani e Rastelli, Spalletti riporta la difesa a quattro ma nonostante il possesso palla dei calabresi, De Sanctis non è chiamato a grossi interventi. Il portiere deve mettere i pugni solo su un destro di Di Michele. E' l'Udinese nel finale a sfiorare la seconda rete. Ma sarebbe stato davvero troppo.

Udinese (3-4-3): De Sanctis 7, Gemiti 6, Sensini 6.5, Caballero 6, Jankulovski 6 (29' st Pieri sv), Pizarro 6,5, Pinzi 6, Alberto 5.5 (22' st Martinez 6), Jorgensen 6, Jancker 5 (1' st Warley 6), Muzzi 6. (24 Renard, 16 Bedin, 32 Muntari, 79 Iaquinta). Allenatore: Spalletti 5,5.
Reggina (4-3-2-1): Castellazzi 6, Franceschini 6, Vargas 6 (35' st Cirillo sv), Pierini 6,5, Morabito 6, Paredes 6, Nakamura 7, Mamede 6 (22' st Rastelli 5,5), Mozart 6.5, Di Michele 6, Leon 6 (22' st Bogdani 5,5). (1 Belardi, 2 Jiranek, 3 Falsini, 72 Veron). Allenatore: Mutti 6.
Arbitro: Pieri di Genova 5,5.
Rete: nel st 6' Pizarro su rigore.
Recupero: 3' e 4'.
Ammoniti: Alberto, Pizarro, Caballero, Rastelli e Pierin per gioco falloso.
Angoli: 6-2 per l' Udinese.


Super
00domenica 20 ottobre 2002 21:50
La Roma infila il tris

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di Luigi Panella

EMPOLI- (19 Ottobre 2002)


La tanto temuta trasferta empolese senza la genialità di capitan Totti si è risolta nel migliore dei modi per la Roma, uscita dal "Castellani" stracolmo di tifosi giallorossi con tre punti d'oro (nove nelle ultime tre gare): una manna per la classifica ed anche per il morale in vista dell'attesissimo derby con la Lazio del prossimo turno. I giallorossi sono apparsi concreti, a volte cinici e, pur senza esprimere dialoghi da poesia calcistica, hanno tenuto in pugno quasi costantemente l'incontro al cospetto di un Empoli veloce, spregiudicato ma inferiore dal punto di vista tecnico-tattico.

La prima parte di gara dava modo di effettuare interessanti analisi tattiche. La disposizione dell'Empoli ricordava, e ci scusiamo per l'ingombrante ed insostenibile paragone, quello a volte usato dal Real Madrid, con molti rifinitori dietro la punta unica, Saudati. La contromisura di Capello consisteva nella difesa a tre puntellata in più circostanze da Candela ed una marcatura definibile a uomo operata da Lima su Vannucchi. Dopo la tattica la tecnica, che di fatto decideva le sorti della prima frazione. Intorno alla mezz'ora, dopo una fase di staticità della gara, Emerson con un sinistro ravvicinato dopo un assist involontario di Batistuta e Candela con un destro seguente ad un pregevole scambio con Cassano, assestavano un micidiale uno-due ai toscani. I ragazzi di Baldini comunque barcollavano ma non cadevano trovando il modo di reagire con Di Natale. L'esterno sinistro, controllato benino da Zebina sulla fascia, si dimostrava micidiale nelle conversioni al centro ed in due circostanze sfiorava la rete: nella prima Antonioli era provvidenziale nella respinta, nella seconda Samuel esaltava le proprie virtù acrobatiche respingendo sulla linea un perfido pallonetto.

Nella ripresa, con Cappellini al posto dello spento Vannucchi, il dominio della Roma si accentuava dopo che Antonioli aveva neutralizzato da campione un colpo di testa ravvicinato di Cribari. Cafu cresceva imperiosamente imponendo la sua legge a Cupi, Tommasi organizzava la costruzione del gioco e l'interdizione mentre Lima provava anche a far gol: grande Berti su un sinistro dai 26 metri del brasiliano. Giallorossi padroni del campo che però cadevano nell'errore della deconcentrazione. Caratteristica pericolosa con Di Natale, che prima con un colpo morbido costringeva Panucci ad un altro salvataggio sulla linea, poi accorciava le distanze colpendo dai 13 metri di destro. Per la Roma qualche attimo di panico ma niente di più serio. I giallorossi riprendevano il controllo della situazione, andavano vicino al gol con un destro di Emerson dalla distanza per poi chiudere la pratica allo scadere con Tommasi, perfetto nel ribadire a rete una respinta di Berti su doppia conclusione di Batistuta (in ripresa) e Montella. Faceva dunque festa la Roma, facevano festa i 10.000 tifosi giallorossi giunti ad Empoli. Forse anche loro si rendono conto che il momentaccio di inizio stagione è sempre più lontano…

Empoli (4-2-3-1): Berti 6.5 - Belleri 6, Cribari 6, Atzori 5.5, Cupi 5.5 - Grella 6 (dal 36' st Buscé sv) Giampieretti 6 - Rocchi 6, Vannucchi 5 (dal 1' st Cappellini 6), Di Natale 7 - Saudati 6
Roma (3-5-2): Antonioli 6.5 - Zebina 6.5, Samuel 6, Panucci 6 - Cafu 6.5, Tommasi 7, Emerson 6.5 (dal 47' st Guigou sv), Lima 7, Candela 6.5 - Batistuta 6, Cassano 6 (dal 26' st Montella 5.5)
Arbitro: Bolognino
Reti: 31' pt Emerson, 34' pt Candela, 32' st Di Natale, 48' st Tommasi
Ammoniti: 6' pt Candela, 48'pt Tommasi, 3' st Emerson, 25' st Cassano
Arbitro: Bolognino


Super
00domenica 20 ottobre 2002 21:53
Il Napoli non c'è
E l'ex Protti lo punisce

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Napoli- (19 Ottobre 2002)

Basta un gol dell'ex Igor Protti per mandare in crisi il Napoli. L'attaccante livornese si procura un rigore al 13' del primo tempo che realizza con la solita precisione e, su questo vantaggio, i toscani costruiscono la loro vittoria. Di fronte c'è un Napoli ancor più privo di idee e confusionario di quanto non sia apparso nelle precedenti esibizioni al San Paolo. La squadra di Colomba attacca per tutti i 90 minuti ma riesce a costruire le due uniche occasioni da gol negli ultimi cinque minuti della partita, per altro in circostanze confuse, derivanti da mischie sotto rete.

Il verdetto della partita è impietoso per gli azzurri: il Napoli non ha gioco, non riesce a sopperire a tale mancanza ne con l'agonismo, nè con le capacità atletiche. In tali circostanze basta un Livorno poco più che accorto e con una difesa solida per fare bottino pieno. Nella ripresa Colomba, vistosi alle strette, azzarda il cambio tra Floro Flores e un Dionigi ancora in precarie condizioni atletiche. Ma non è questione ne di cambi, ne di utilizzare giocatori più o meno in forma. Il problema del Napoli è, infatti, alla radice. Senza idee e senza gioco non si và da nessuna parte.

Al Livorno va il merito, pur senza aver dato grande dimostrazione di sé, di aver saputo cogliere il massimo risultato, con il minimo sforzo. Sceso in campo con il chiaro intento di portar via un punto, la squadra di Donadoni si è vista, dopo il gol iniziale di Protti, quasi costretta a vincere, tanta era l'incapacità degli avversari a reagire in maniera adeguata. Al termine della partita gli azzurri sono stati subissati di fischi e, sugli spalti del San Paolo, si sono rivisti nuovamente i fuochi accesi dai tifosi inviperiti. Un brutto ricordo che rievoca momenti tristi e bui della storia recente della squadra azzurra.

Il presidente del Napoli, Salvatore Naldi, subito dopo la sconfitta interna con il Livorno."Sono il primo ad essere dispiaciuto di questa sconfitta che si è verificata di nuovo al San Paolo tra la gente che crede in questa squadra. Colomba non è in forse, i calciatori in campo certamente devono dare qualcosa in più". "Mi auguro e sono convinto che stare vicino all'allenatore e ai calciatori - ha aggiunto Naldi - farà si che nelle prossime partite riusciremo a recuperare i punti che abbiamo perso. Il presidente del Livorno ha dichiarato che si è 'rubato' la partita: io gli ho detto che spero che quando ci rincontreremo lui ci ricambi quello che oggi ci ha rubato".

NAPOLI-LIVORNO 0-1
Napoli (3-5-2): Mancini, Troise, Baldini, Bonomi, Ferrarese (25'st Sesa), Husain (13' st Saber), Montezine, Vidigal, Bocchetti, Floro Flores (13' st Dionigi), Stellone. Allenatore: Colomba
Livorno (4-4-2): Amelia, Fanucci, Vanigli (41' pt Mezzanotti), Doga, Melara, Piovani (13' st Balleri), Saverino, Ruotolo (21' st Caramitaro), Bortolazzi, Eninnaya, Protti. Allenatore: Donadoni.
Arbitro: Castellani di Verona
Reti: nel pt 13' Protti (rigore)
Angoli: 6-2 per il Napoli
Recupero: 1' e 3'
Ammoniti: Baldini, Saverino, Melara, e Bonomi per gioco falloso; Fanucci e Vidigal per comportamento antiregolamentare.
Spettatori: 30 mila.




Super
00domenica 20 ottobre 2002 21:54
Suazo colpisce due volte
Cagliari solo in testa

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CAGLIARI- (19 Ottobre 2002)

Uno Suazo incontenibile, autore di una splendida doppietta (prima un pallonetto e poi un destro fulminante a conclusione di un' azione in linea) ha regalato al Cagliari una vittoria che proietta i sardi in testa alla classifica da soli, sfruttando il mezzo passo falso della Sampdoria ad Ancona.
Il successo dei padroni di casa è maturato al termine di una partita che ha visto il Verona cominciare bene e sfiorare in almeno tre occasioni il gol (sempre con Adailton, che ha colpito una traversa e fallito una grande occasione al 23', tutto solo davanti a Pantanelli), per poi calare progressivamente ed evidenziare tutte le difficoltà della squadra di Malesani una volta passata in svantaggio.

Gli uomini di Ventura, superato un inizio incerto, sono usciti alla distanza, grazie soprattutto alla serata di vena non solo di Suazo, ma anche del compagno di reparto Cammarata. Passati in vantaggio con l' honduregno, molto bravo a finalizzare, scattando sul filo del fuorigioco, uno scambio proprio con Cammarata, i rossoblù hanno poi saputo legittimare il successo con una gara molto attenta.

La svolta si è avuta in 2' alla mezz' ora della ripresa: al 26' il Verona è rimasto in 10 (Teodorani espulso per doppia ammonizione) e al 28' Suazo ha raddoppiato dopo un cross di Carrus e un bel assist di testa di Lucenti. Gli ospiti hanno poi accorciato le distanze al 37' con Salgado.

CAGLIARI (3-4-3): Pantanelli, Lopez, Cudini, Grassadonia, Abeijon, Carrus (50' st Pinna), Lucenti, Manighetti (35' st Gorgono), Esposito, Cammarata, Suazo (40' st Langella). (25
Mancini, 15 Loria, 21 Capone, 27 Melis). Allenatore: Ventura.
VERONA (3-5-2): Pegolo, Gonella, Gamberini, Teodorani, Italiano, Cassetti (39' st Matteassi), Yllana, Mazzola (31' st Salgado), Cossu, Adailton, Vieri (33' st Comazzi). (20 Zomer, 14 Filippini, 32 Pisanu, 24 Cossato). Allenatore: Malesani.
ARBITRO: Rosetti di Torino.
RETI: nel pt 28 Suazo; nel st 28 Suazo, 37' Salgado.
AMMONITI: Lucenti, Manighetti, Abeijon Per gioco falloso, Italiano per proteste, Langella per comportamento non regolamentare.
Note: Espulso al 26 st Teodorani per doppia ammonizione.
ANGOLI: 7-3 per il Cagliari
RECUPERO: 1' e 5'
SPETTATORI: 8.000.


Super
00domenica 20 ottobre 2002 21:55
Ancona e Samp, pari in tutto

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ANCONA- (19 Ottobre 2002)

L' Ancona non riesce a guarire dal mal di 'pareggite' e raccoglie in casa il quinto risultato di parità consecutivo contro una Sampdoria agguerrita e pericolosa soprattutto nel primo tempo. Ospiti arrembanti nella prima frazione, padroni di casa vincitori ai punti della seconda.

La Sampdoria parte subito all' attacco e si rende pericolosa con un potente tiro da fuori di Palombo respinto da Scarpi. L' Ancona appare poco lucida e poco incisiva nelle azioni d' attacco nonostante il tridente messo in campo da Simoni con Tarana che affianca Ganz e Luiso. I padroni di casa si fanno sorprendere al 14' da un fulmineo contropiede della Samp che sblocca il risultato con un perentorio colpo di testa di Bazzani che sfrutta un cross teso dalla sinistra del guizzante Gasparroni.

Dopo sette minuti i blucerchiati vanno ad un soffio dal raddoppio quando Domizi sfiora il palo colpendo di testa da distanza ravvicinata. Al 23' ci prova ancora Bazzani di testa in diagonale con il pallone che fa la barba al palo. L' Ancona prova a reagire con Russo che al 25' scaglia verso la porta ospite il primo tiro dei biancorossi bloccato agevolmente da Casazza. Quando la Sampdoria sembra ormai padrona del campo arriva a sorpresa il pareggio al 36' grazie ad un tiro dal limite di Magoni, su assist di Ganz, che si insacca a fil di palo. Poi i biancorossi vanno vicini al raddoppio con Tarana che mette alto di poco su sponda aerea di Luiso.

Già brivido per l' Ancona al' 1' del secondo tempo quando l' ex Flachi mette alle spalle di Scarpi dopo un' incertezza difensiva di Di Cara. Il gioco, però, era gia stato fermato dall' arbitro per un fallo dell' attaccante. I biancorossi iniziano la ripresa con altro piglio e mettono alle corde la Sampdoria con azioni veloci. Simoni inserisce Graffiedi al posto di uno spento Luiso ma di tiri in porta neanche l' ombra da una parte e dall' altra. I blucerchiati sembrano pagare il ritmo forsennato del primo tempo e la squadra di casa sfiora il raddoppio con Di Cara che sciupa a lato una ghiotta occasione da breve distanza. La partita cala d' intensità e le squadre stanchissime si accontentano del pareggio dopo alcuni infruttuosi capovolgimenti di fronte.

Ancona (3-4-3): Scarpi, Bolic, Maltagliati, Di Cara, Russo, Tarana, Montervino, Magoni (30' st Daino), Maini, Ganz, Luiso (14' st Graffiedi). (55 Gori, 5 Giacobbo, 4 De Patre, 10 Robbiati, 7 Schenardi). All. Simoni.
Sampdoria (4-4-2): Casazza, Sacchetti, Grandoni, Domizi, Conte, Gasbarroni (17' st Rabito), Volpi (12' st Zivkovic), Palombo, Pedone, Bazzani, Flachi (44' st Bernini). (12 Pinato, 11 Jacopino, 25 Sakic, 97 Valtolina). All. Novellino.
Arbitro: Rizzoli di Bologna.
Reti: nel pt 14' Bazzani, 36' Magoni
Angoli: 5-4 per l'Ancona
Recupero: 0' e 3'
Ammoniti: Russo, Bolic, Volpi, Pedone per gioco falloso, Scarpi, Di Cara e Bazzani per comportamento antiregolamentare.
Spettatori: 6.500.


Super
00domenica 20 ottobre 2002 21:56
Malagò risponde a Zampagna
Genoa, pari che va stretto

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Genova- (19 Ottobre 2002)

Un buon Genoa, determinato e spigliato, non è riuscito a superare il Messina dopo una gara giocata quasi interamente all'attacco, con buone azioni in velocità. I genoani si sono lamentati fin dalle prime battute per la conduzione della gara da parte dell'arbitro Bertini.

Le proteste più decise quando Bertini ha ammonito Malagò, che si era lamentato per un fuorigioco non fischiato: subito dopo il 'giallo' ha sentito una parola di troppo e lo ha espulso. Il Genoa ha attaccato anche in dieci creando diversi pericoli ai siciliani ma in inferiorità numerica si è anche esposto al contropiede avversario. Nel primo tempo il Genoa ha avuto due incertezze difensive. In entrambe le occasioni Zampagna si è trovato solo davanti al portiere. La prima volta Brivio ha salvato, la seconda non ha avuto scampo.

Da principiante, nell'occasione, l'errore di Cvitanovic, che ha passato indietro al portiere senza vedere Iannuzzi: l'attaccante ha ricevuto palla e ha servito il centravanti per l'1 a 0. Il Genoa è tornato all'attacco e il pareggio è arrivato su punizione di Codrea deviata in rete da Malagò. Il Messina si è difeso bene ma ha rischiato il secondo gol dopo un bella manovra a sinistra dei rossoblù con pallonetto di testa di Carparelli e deviazione in angolo in extremis di Manitta. Nel finale del secondo tempo espulso Calaiò per un brutto fallo da dietro.

Genoa-Messina 1-1 (1-1).
Genoa (4-3-1-2): Brivio, Malagò, Giacchetta, Cvitanovic, Rossini, Bressan, Codrea, Bouzaiene, Gabsi (35' st Moscardi), Carparelli, Niculescu (46' st D'Isanto). Allenatore: Torrente
Messina (4-4-2): Manitta, Portanova, Bellucci, Di Meglio, Vicari (36' st Ametrano), Coppola (12' st Sullo), Campolo, Princivalli, Silvestri, Zampagna, Iannuzzi (18' st Calaiò). Allenatore: Oddo
Arbitro: Bertini di Arezzo.
Reti: nel pt 20' Zampagna, 28' Malagò.
Angoli: 12-3 per il Genoa.
Recupero: 2' e 6'
Ammoniti: Bressan, Bellucci, Codrea, per gioco scorretto; Bouzaiene per proteste.
Espulsi: Malagò al 26' st per proteste; Calaiò al 48' st per fallo grave.
Spettatori: 11.000


Super
00domenica 20 ottobre 2002 21:56
Gara dai due volti
Pari giusto tra Siena e Bari

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Siena- (19 Ottobre 2002)

Partita dai due volti, tra Siena e Bari. Primo tempo veloce, giocato a buoni ritmi e a viso aperto. Ripresa con pochi sprazzi e tanti errori di misura. Finisce giustamente in parità, anche se il Bari può recriminare per un palo esterno colpito su punizione da Valdes al 29' del secondo tempo e il Siena per una clamorosa occasione fallita da Scalzo nel finale.

Ma la gara si decide tutta nella prima mezz'ora: al 7' Mandelli pesca Tiribocchi con una precisa verticalizzazione, ma il centravanti bianconero è steso da Gillet in uscita. Rigore che Pinga trasforma spiazzando il portiere barese.

Il Siena non si tira indietro ed insiste soprattutto con un ispirato Tiribocchi, senza però creare reali pericoli per la porta del Bari. E così, al primo calcio d'angolo conquistato, gli ospiti raggiungono il pareggio, con Anaclerio che è il più lesto a deviare in porta dal limite dell'area piccola. La gara si mantiene su livelli intensi, anche se le difese fanno buona guardia. Nella ripresa Papadopulo prova a dare più velocità alla squadra inserendo Scalzo, ma le uniche occasioni arrivano da due iniziative personali di Tiribocchi e Pinga ribattute senza troppe difficoltà da Gillet.

Dopo il palo di Valdes al 29', la partita va avanti senza sussulti. Fino al terzo dei quattro minuti di recupero, quando Scalzo approfitta di uno svarione collettivo della difesa barese e si presenta solo davanti a Gillet, sparando però alto.

Siena - Bari 1-1 (1-1)
Siena (4-3-1-2): Fortin, L. Martinelli, Mandelli, Mignani, Bonomi (41' st Ardito), Riccio, Brambilla, Cavallo, Pinga (43' st Aliyu), Tiribocchi, Rubino (1' st Scalzo). Allenatore: Papadopulo
Bari (3-5-2): Gillet, Innocenti, De Rosa, Neqrouz, Said (1' st Candrina), Pizzinat, Markic, Cordova (18' st La Fortezza), Bellavista, Anaclerio, Spinesi (27' st Valdes). Allenatore: Perotti
Arbitro: Preschern di Mestre
Reti: nel pt 7' Pinga (rigore), 26' Anaclerio
Angoli: 8-2 per il Siena
Recupero: 1' e 4'
Ammoniti: Gillet, Innocenti, Tiribocchi, Mandelli per gioco falloso, Cavallo per proteste.
Spettatori: 5.100


Super
00domenica 20 ottobre 2002 21:57
Cicconi allo scadere
Il Catania fa festa, Salernitana beffata

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CATANIA- (19 Ottobre 2002)

Il Catania ringrazia Massimo Cicconi. E' l'attaccante rossazzurro l'uomo del match, che salva la panchina del tandem Pellegrino-Graziani. Con un'invenzione del suo bomber, il Catania infatti batte la Salernitana e ritrova quella vittoria che mancava dal debutto. Serata amara per la Salernitana, che vede sfumare il primo risultato utile esterno del suo campionato.

Partita vivace, quella del 'Massimino'. Il Catania parte meglio e approfitta degli spazi concessi da una Salernitana che, seppur inizialmente più cauta del consueto, gioca e lascia giocare. I rossazzurri potrebbero sbloccare il risultato dopo due minuti, quando Fini, uno dei tanti ex dell'incontro, trova Oliveira a centro area: Marruocco si salva in due tempi.

Otto minuti ancora e il Catania passa: è ancora Fini ad affondare sulla destra e a servire un pallone in area all'accorrente Bucchi, che non ha difficoltà nel battere a rete. La Salernitana stenta a reagire, a centrocampo sono il rientrante Gatti e Grieco a comandare le operazioni. Il raddoppio etneo sembra cosa fatta al 31', ma Bucchi calcia a lato da comoda posizione su assist di Fini.

Nella ripresa la Salernitana comincia a far girare meglio il pallone e a trovare profondità sugli esterni. Eddy Baggio, un ex, fa due volte le prove generali per il pareggio, che giunge con un destro a girare della punta salernitana al 19'. Il Catania, calato sul piano del ritmo, fatica a tornare avanti.

Quando il pareggio sembra cosa fatta, è Cicconi, subentrato a Bucchi, a inventarsi una giocata in area trovando il diagonale vincente al terzo minuto di recupero.

Catania-Salernitana 2-1 (1-0)
Catania (4-4-2): Iezzo, P. Fusco, Monaco, Zeuli, Del Grosso, Fini (16' st Cordone), Grieco, Gatti, Possanzini (26' st Martusciello), Oliveira, Bucchi (16' st Cicconi). (65 Sansonetti, 2 De Martis, 20 Malusci, 21 Mendil). All.: Graziani-Pellegrino
Salernitana (4-3-3): Marruocco, Fierotti, Zoro, L. Fusco, Cherubini, Maschio, Tedesco, Camorani, Babu (27' st Posiello), Vignaroli, Baggio. (1 Botticella, 5 Cardinale, 7 Gioacchini, 11 De Souza, 20 Sardo). All. Zeman
Arbitro: Pellegrino di Barcellona Pozzo di Gotto.
Reti: nel pt 10' Bucchi, 19' Baggio, 48' Cicconi.
Angoli: 3-2 per il Catania
Recupero: 1' e 6'
Ammoniti: L. Fusco, Cherubini, P. Fusco, Bucchi, Grieco e Tedesco, tutti per gioco falloso.
Spettatori: 15.000.


Super
00domenica 20 ottobre 2002 21:57
Il Cosenza rompe il digiuno
L'Ascoli si arrende a Oshadogan

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COSENZA- (19 Ottobre 2002)

Un colpo di testa del difensore Oshadogan consente al Cosenza di incamerare tre punti preziosi.
E' stata una gara dai due volti: brutta e noiosa nella prima parte, vivace e godibile nella seconda. Cosenza e Ascoli non si sono risparmiate: velocità, grinta e determinazione da vendere ma, in quanto al gioco, per i due tecnici c'è ancora molto da lavorare.

Primo tempo da dimenticare, quindi, con poche occasioni da rete: Guidoni e Consonni per il Cosenza al 30' e 39', e in entrambe le circostanze è stato bravo il portiere ospite e Bruno per l'Ascoli. L'attaccante non riesce ad incocciare uno splendido assist di Bonetto.

Ripresa decisamente più interessante, anche per merito della squadra di Sala che passa in vantaggio dopo appena cinque minuti: Consonni batte un calcio di punizione sulla trequarti per la testa di Oshadogan che anticipa tutti e mette in rete. Il gol galvanizza il Cosenza che spinge sull'acceleratore, sfiorando in più di un occasione il raddoppio. Clamorosa l'occasione capitata a Guidoni che di testa da buona posizione costringe Cejas ad uno splendido intervento.

L'Ascoli stenta ad abbozzare una reanzione. La squadra marchigiana prova a rendersi pericolosa con veloci ripartenze ma, quasi mai, gli avanti bianconeri riescono ad impensierire la retroguardia silana. Nei minuti finali, il Cosenza si fa più guardingo e non rischia nulla fino al termine. Poi l'abbraccio dei tifosi per i tre punti guadagnati dopo tre scottanti sconfitte.

Cosenza batte Ascoli 1-0 (0-0)
Cosenza (4-3-3): Ripa; Oshadogan (25' st Lanzaro) Paschetta, Marco Aurelio, Sabato; Cardinale, Edusei, Consonni (14' st Tedoldi), Antonelli (43' st Baldi), Guidoni, Lentini.
(82 Ochiuzzi, 19 Casale, 52 Alteri, 25 Perrone). All. Sala
Ascoli (4-4-2): Cejas; Olivi, Tangorra, Savini, Aronica (25' st Di Venanzio); Lavecchia (30' st La Vista), Montesanto, Fontana, Bonetto; Bruno, Brienza (20' st Bonfiglio. (27
Maurantonio, 69 Montalbano, 8 Caracciolo, 13 Muslimovic) All. Pillon
Arbitro: Treossi di Forli.
Rete: 5' st Oshadogan.
Angoli: 4 a 4.
Recuperi: 2' e 4'.
Ammoniti: Baldi e Bruno per simulazione, Paschetta per proteste, Bonfiglio per comportamento non regolamentare, Cardinale, Oshadogan, Lentini, Olivi e Bonetto per gioco falloso.
Spettatori: 4.000.


Super
00domenica 20 ottobre 2002 21:58
Zauli rilancia il Palermo
Mandorlini, panchina in pericolo

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VICENZA- (19 Ottobre 2002)

Il Vicenza rinvia ancora una volta l'appuntamento con la prima vittoria in campionato lasciando strada libera ad un Palermo ispirato dall'ex Lamberto Zauli. Ora per la squadra veneta, sempre più solitaria all'ultimo posto in classifica, la situazione è allarmante e la panchina di Mandorlini, nonostante i proclami della società, appare molto precaria.

Il risultato finale di 3-1 a favore dei siciliani, che con questo successo si rilanciano in classifica, rispecchia l'andamento di una partita in cui il Vicenza ha sbagliato troppo mentre il Palermo ha potuto fare la differenza grazie alla giocate di Zauli. Il trequartista ex vicentino ha infatti realizzato i primi due gol, servendo poi un pallone d'oro a Santana che ha così segnato il gol del 3-1 finale.

Il Vicenza, poco convincente anche sotto l'aspetto tattico, è apparso in affanno in diverse occasioni, dimostrando lacune un pò in tutti i reparti. L'ingresso di Margiotta, autore del gol della speranza, ha ridato vigore alla squadra, poi tramortita dalla terza marcatura. Sulle scelte della società biancorossa qualcosa di più preciso si conoscerà nei prossimi giorni, anche i dirigenti veneti potrebbero dare a Mandorlini l'ultima chance nel posticipo di lunedì 28 contro il Napoli.

Tornando alla partita, un Zauli in serata di grazia ha messo subito alle corde il Vicenza, prima impegnando Campagnolo con un tiro da fuori al 13' e poi sbloccando il risultato con un pallonetto diabolico dopo essersi liberato di Bordin. I veneti si fanno vedere nel finale ma le conclusioni di Veronese, Schowch e Jeda sono respinte da Sicignano.

La ripresa vede il Vicenza più convinto ma in azione di contropiede Zauli, ben servito al limite dell'area, entra in area e trafigge Campagnolo. Al 14' Mandorlini prova la carta della disperazione facendo entrare il quarto attaccante, ossia Margiotta che qualche minuto dopo batte Sicignano con un rasoterra su punizione da fuori area. Il Vicenza prende coraggio e sfiora il 2-2 con Schwoch ma poi arriva la doccia gelata con Santana che chiude i conti. L'ultimo quarto d'ora è pura accademia.

VICENZA-PALERMO 1-3 (0-1)
Vicenza (4-3-3): Campagnolo, Rivalta, Bordin, Faisca, Tamburini (14' st Margiotta), Zanchetta, Cristallini, Marcolini (20' st Bernardini), Jeda, Veronese (36' st Crovari), Schwoch.
(25 Avramov, 22 Maggio, 23 Guastalvino, 18 Zanetti). All. Mandorlini.
Palermo (4-4-1-1): Sicignano, Ferri (23' st Bilica), Lucarelli, Nastase, Accardi, Di Donato, Marasco, Morrone, Santana, Zauli (49' st Cotroneo), Maniero (27' st. Mascara). (19
Santoni, 33 Modesto, 23 Lai, 10 Di Napoli). All. Arrigoni
Arbitro: Tombolini di Ancona
Reti: nel pt 25' Zauli; nel st 11' Zauli, 16' Margiotta, 26' Santana
Angoli: 7-0 per il Vicenza
Recupero: 1' e 5'
Ammoniti: Di Donato per gioco falloso e Morrone per comportamento non regolamentare.
Spettatori: 4.292 per un incasso di 52.315,53 euro.

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