Caro New, sono d'accordo con te.
Tuttavia questo non dimostra ancora la liceità del pastorato femminile.
La questione se il testo debba essere tradotto: "Salutate Andronico e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia, i quali si sono segnalati fra gli apostoli ed erano in Cristo già prima di me" (Riveduta), oppure: "Salutate Andronìco e Giunia, miei parenti e compagni di prigionia; sono degli apostoli insigni che erano in Cristo già prima di me" (CEI) non può essere risolta dal testo greco che traslitterato dice: "oitines eisin episemenoi en tois apostolois" (lett. "essi sono rimarchevoli, eminenti, fra gli apostoli"). Le due traduzioni sono entrambi possibili. Sono essi "apostoli fra apostoli" o "apprezzati dagli apostoli"?). Paolo conosceva molto bene Andronico e Giunia. Erano suoi parenti ed erano stati in prigione con lui e li raccomandava. Perché avrebbe detto che gli apostoli li consideravano credenti eminenti (escludendosi come apostolo), perché non dire: "eminenti fra noi apostoli"? Di fatto è molto più probabile che avesse inteso Andronico e Giunia come "insigni apostoli", non nel senso che essi fossero stati testimoni della risurrezione di Cristo (vedi Atti 1:21-26), ma come valenti messaggeri dell'Evangelo ("apostolo" e "messaggero" in greco sono la stessa parola). Questo sembra essere in senso lato l'attribuzione del titolo "apostolo" in altri brani del Nuovo Testamento, nel senso derivato di messaggeri dell'Evangelo, come Barnaba, Silvano, Timoteo, Epafrodito (Vedi 2 Corinzi 8:22-24 ; Filippesi 2:25).