La mia prima volta
Non so se avrei mai conosciuto questo forum, se non nutrissi un’ammirazione viscerale e incontenibile per Giovanni Lindo Ferretti.
I suoi dischi sono fuori dalla classificazione in ordine alfabetico, secondo la quale la mia nipotina di 13 anni ha catalogato i miei CD, perché ho bisogno di ascoltarli di tanto in tanto, a seconda dell’umore, senza dover scorrere le lettera c o p per arrivare a CCCP CSI e PGR.
Fedele alla mia linea di ritardataria incallita, ho assistito al mio primo concerto di GLF solo lo scorso 19 luglio. A villa Ada a Roma.
Bello!
E’ un posto che mi incanta. Ogni volta di più. E mi ha incantata GLF. Ho aspettato tanto tanto tempo prima di incontrarlo; dovrei dire “peccato non averlo fatto prima”?
Non avrei mai creduto che potesse emozionarmi in modo tanto personale e immanente, senza fare leva su ricordi, emozioni passate, altre vite e corrispondenze d’amorosi sensi e proiezioni e blablabla.
Mi ha emozionata e basta. E lo ha fatto proprio con me. Non con me in mezzo a tutti gli altri. Quel puntino luminoso lontano lontano, seduto su di uno sgabello, a volte in piedi, dinoccolato e saldo, senza una sola piccolissima sbavatura, né nei gesti né nella voce, né nell’espressione del viso, che da lontano potevo solo immaginare, per tutto il tempo è stato per me e per me sola.
Mi ha commossa quella immagine distante che ho dovuto ricostruire con la memoria e con la fantasia, quelle ginocchia ossute, quelle orbite scavate e profonde ma piene di occhi, quella voce metallica e affilata come una lama pulita, che in attimo può ricoprirti di migliaia di piccoli ferocissimi morsi o rovesciarti addosso una tonnellata di sospiri caldi.
Ho subito pensato che il concerto mi fosse piaciuto perché ne avevo tratto l’impressione che ogni parola detta o cantata quella sera ne presupponesse milioni di altre in attesa. Verso le parole nutro in verità sentimenti contrastanti perché a volte mi annoiano oltremodo. Altre volte, però, e sono le volte magiche, come quella di villa Ada, mi sembrano dotate di vita propria.
Poi ho anche pensato: “Bene, ora che ci conosciamo anche di persona, gli scrivo una lettera e gli chiedo se il suo cuore è libero e se vuole fidanzarsi con me per i prossimi 50 anni. Io ho 40 anni, cucino decentemente, so lasciare trasparire l’ammirazione dai miei occhi e scrivo lettere d’amore”.
E con questi pensieri, stamattina mi sono vestita carina. Ho messo un abito svolazzante e le scarpe alte. Non sono frequenti le riunioni con due bei ragazzi. Mi sono incamminata a passo leggero verso la sala pensando al modo meno invadente e/o stupido e/o regressivo in chiave mitomane di scrivere una lettera d’amore e ammirazione ad uno sconosciuto distante anni luce da me e imponderabile, di fargli sapere che quel giorno a Villa Ada c’ero anch’io, c’o’ core int’o’ zuccher' e la sua voce nelle vene.
E, mentre pensavo, il mio vestito svolazzava e la regressione psicologica verso la mitomania adolescenziale imperversava e i tacchi alti conferivano alla mia andatura un languore morbido che la mia timidezza raramente mi consente e sorridevo al pensiero di quanto fossi scioccamente innamorata di un’idea stupida e infantile, quella di scrivere una lettera inutile a qualcuno che ignorerà per sempre la mia esistenza, e con gli occhi sognanti ripercorrevo con la mente "Tu ed io" e pensavo: “se proprio non vuole fidanzarsi con me, che almeno mi dedichi una canzone”….ebbene, mentre tutto ciò accadeva nello spazio di pochi secondi nella mia testa..….sono caduta per le scale.
Un ruzzolone da manuale, con bella sforbiciata e avvitamento accompagnati dallo scenografico sventolio del vestito di seta, mutande rigorosamente e decentemente rimaste intime, e un atterraggio, circa dieci scalini più sotto, perfettamente riuscito, seduta sul culo e con la schiena massacrata contro lo scalino.
Semplicemente perfetto.
Mi sono alzata con disinvoltura. Una collega è accorsa preoccupata . Ma io detesto mostrare i miei umori. Le ho sorriso – cazzo che male! –e continuando a sorridere amabilmente, invece di ululare dalla rabbia e dal dolore, ho aperto con piglio deciso la porta del capo megagalattico e ho affrontato la mia riunione e i bei ragazzi.
La schiena mi fa male, un po’ anche la spalla e la caviglia destre. Staserà andrò al concerto degli Avion Travel, casertana anch’io, con tutt’altro spirito. E Capannelle non è Villa Ada.
Volevo farglielo sapere. Volevo che sapesse che da qualche parte a Roma un’inguaribile romantica sfessata innamorata della sua anima, oggi è caduta dalle scale pensando a lui.