Giornata nel limbo dei disperati: Campo profughi palestinese in libano.

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
headcracker
00giovedì 14 luglio 2005 07:47
Vi sottopongo questo interessante articolo scritto da un corrispondente di medioriente.net residente a Beyrut, spero possa far capire meglio in che condizioni debbano vivere certe persone e come nascono i kamikaze che per noi sono tanto incomprensibili...


Al mio cellulare quest'oggi sono arrivati numerosi messaggi per chiederci dell'autobomba esplosa a Beyrut. In realta' noi ne abbiamo saputo solo al televisore come tutti voi, perche' quest'oggi eravamo fuori Beyrut. Alessandro ed io con Rihab siamo andati a Saida (ovvero Sidone), al sud, a circa 50 chilometri da Beyrut. Percio' non abbiamo fatto in tempo a sentire nulla. Siamo andati fin la' per visitare il campo di Ain El Helweh. Le condizioni da quelle parti sono possibilmente peggiori rispetto a Shatila. Abbiamo dovuto richiedere un permesso speciale per entrare nel campo profughi. Infatti l'esercito libanese circonda e controlla l'accesso al campo. Tuttavia non e' stato cosi' difficile ottenere questo permesso. Abbiamo passato il check-point dell'esercito libanese e solo 10 metri piu' avanti c'era il check-point dell'OLP. Proprio lo stato di extra-territorialita' fa del campo una vera e propria riserva, una specie di gabbia, magari non imperforabile, ma come succede un po' ovunque in Palestina, anche qui spesso si crea una fila lunga decine di metri con le auto che intendono entrare o uscire dal campo. Non solo, la densita' abitativa e' impressionante.

E' un nonluogo forse tra i piu' assurdi abbia mai incontrato. Qui inoltre "risiedono" alcuni tra i personaggi piu' insidiosi di alcune fazioni particolarmente attive nella lotta contro Israele e certamente in qualche modo anche a sostegno della resistenza irachena (vogliamo parlare di terrorismo? una cosa alla volta...). Tra queste alcune come al Fatah e al Jihad qui addestrano kamikaze, tra cui spesso anche minorenni. Questa e' la situazione di Ain El Helweh. Mostri? Bah, intanto uomini, donne, vecchi e bambini stipati da 3 generazioni come topi in cattivita'. Il numero degli abitanti arriva oggi a 70mila e palazzi non ne esitono, al massimo abitazioni a 2 o 3 piani in un'area che a occhio sara' estesa come Parco Sempione a Milano, oppure come i Fori Imperiali a Roma. E intanto questo e' un dato. Abbiamo conosciuto un ragazzo molto interessante, Zafer, uno studente palestinese all'universita' di Saida che vive al di fuori del campo ma che ne conosce bene gli abitanti e gli equilibri. E' stata una guida indispensabile e lo sara' per noi anche domani. Tornati a Shatila si e' parlato della bomba esplosa oggi a Beyrut che avrebbe fatto 2 morti. Un attentato che segue quello in cui ha perso la vita Rafiq Hariri (padre postumo del Libano, il suo volto e' ora appeso ad ogni angolo di strada) lo scorso febbraio e quello in cui hanno perso la vita lo scorso giugno il giornalista Samir Kassir e il politico comunista Georges Hawi. L'argomento del giorno sono state quindi le autobombe, gli attentati e cose simili. Un po' ripetitivo direte voi. Ci ha pensato Damian ad aggiungere una riflessione quasi inedita alla discussione di noi eurocentrici: nella cultura araba la vita di un individuo non ha il valore che le diamo noi in Occidente. Da noi la vita di una persona appartiene a quella persona e basta (in teoria), da queste parti invece la vita di un individuo appartiene alla comunita' (o qualcuno direbbe alla tribu'). Posto che questo non sia una differenza non tanto dovuta alla radice culturale quanto allo sviluppo di una cultura in seno ad una comunita', questa teoria trova riscontro anche in un libro che ho letto di recente scritto da Irshad Manji titolato "Quando abbiamo smesso di pensare". Il libro lo consiglio caldamente, scritto da una giornalista canadese islamica e lesbica. Tuttavia questa teoria dell'individuo che consegna la propria vita alla comunita' non essendone padrone in quanto elemento dipendente da un centro di potere collettivo non riesco a considerarla come una caratteristica intrinseca della cultura islamica. Cos'erano allora le ragazze consegnate ai monasteri perche' diventassero monache sebbene contro voglia, oppure senza andare troppo lontano la leva obbligatoria terminata nella storia italiana solo quest'anno quando l'Italia nella sua pur recente storia ha combattuto le sue guerre piu' assurde e ingiustificabili? E allora saremmo islamici anche noi? E perche' ora non lo siamo piu'? Per esempio, questa sera siamo stati con Nasser, il fratello di Thaera. E' un flautista di strada, suona in giro per il mondo, India, Spagna, Danimarca (l'ho invitato a Roma). Si sente appartenere solo a se stesso e non darebbe la vita per nessuna guerra e forse nessuna causa. Un individualista? Un Buddhista? Un palestinese come gli altri...

[SM=x751611] [SM=x751611] [SM=x751611]

Pertinax
00giovedì 14 luglio 2005 17:00
smb2 smb2 smb2
Granduca di Milano
00giovedì 14 luglio 2005 19:08
Diciamo pure che il Libano è stato distrutto per colpa degli stati arabi che a parole appoggiavano la causa palestinese ma non li volevano nei loro territori, di conseguenza si sono ammassati in questo stato che era chiamato la svizzera del medio oriente e vediamo la fine che ha fatto.

PADANIA INDIPENDENTE:Sm2: :Sm2: :Sm2:
headcracker
00sabato 16 luglio 2005 11:58
Re:

Scritto da: Granduca di Milano 14/07/2005 19.08
Diciamo pure che il Libano è stato distrutto per colpa degli stati arabi che a parole appoggiavano la causa palestinese ma non li volevano nei loro territori, di conseguenza si sono ammassati in questo stato che era chiamato la svizzera del medio oriente e vediamo la fine che ha fatto.

PADANIA INDIPENDENTE:Sm2: :Sm2: :Sm2:



già, é qualcun'altro che li ha sbattuti fuori da casa però...:Sm2: :Sm2: :Sm2:
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 14:47.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com