Giordano Sangiorgi: “Stiamo diventando una succursale culturale dell'America”

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liama
00sabato 1 settembre 2007 09:25
Lo sciopero del 21 Giugno ha portato i suoi risultati, la percentuale di musica italiana nelle grandi radio è salita dal 15 al 25%, un quarto di mercato che fa ben sperare per il futuro, ma Giordano Sangiorgi non è così fiducioso.

“Quando stavamo organizzando lo sciopero abbiamo ricevuto molte adesioni da parte di artisti importanti” ha spiegato Sangiorgi direttamente a rockstar.it “Questa cosa deve aver spaventato i grandi network perché hanno iniziato a contattare alcuni dei cantanti che avevano aderito, hanno chiamato anche me dimostrandosi molto preoccupati, ma non riesco a capire dove stia tutta questa preoccupazione.
Negli ultimi due mesi la musica italiana è più presente nelle playlist delle radio e non mi sembra che il pubblico sia sparito.
Il rischio arriva con l'entrata sul mercato di radio legate a doppio filo con le grandi multinazionali come Virgin Radio, se le nostre emittenti non si caratterizzano trasmettendo la nostra cultura, la nostra musica, il rischio è quello di far sparire l'identità artistica nazionale diventando così una succursale americana”.

Lo sciopero del 21 Giugno ha ottenuto adesioni da parte di 50 parlamentari di tutte le fazioni politiche, i quotidiani di destra e sinistra hanno riportato la notizia e anche i giornalisti delle varie aree culturali si sono trovati d'accordo; anche la SIAE ha dato la sua benedizione:
“Era presente alla nostra assemblea e ci ha appoggiato, ma dovrebbe andare dalle radio e cercare di incentivare in qualche modo la trasmissione delle produzioni italiane” magari presentando qualche sgravio come è stato fatto per alcuni promoter e festival italiani per emergenti.

Le major come si sono comportate?
“Loro sono molto favorevoli alla nostra idea, ma purtroppo non hanno molto potere perché ragionano ‘per' le multinazionali… ma così non si rendono conto di consegnarsi a loro, ai grandi gruppi economici.
Stessa cosa vale per le radio, non si rendono conto che ragionando in questa maniera si tolgono potere”.

L'andamento culturale italiano dimostra una netta sterzata verso il modello americano dove un grande canale radiofonico, Clear Channel (wikipedia in inglese), ha acquisito molte delle frequenze radiofoniche locali distruggendo la libertà di informazione e la varietà musicale: “La grande differenza tra oggi e ciò che succedeva anni fa è che i grandi gruppi si stanno spartendo il mercato.
Le multinazionali hanno i nuovi canali di distribuzione, hanno i telefonini, hanno iTunes e l'iPod; un tempo in questa catena gli indipendenti riuscivano a inserirsi, adesso sembra impossibile”.

E l'italiano? Il popolo come massa sta recependo il messaggio?
“Esiste il paese reale e quello televisivo.
Ci sono tantissimi nuovi festival in Italia, centinaia di migliaia di giovani che frequentano una musica che non troviamo in radio e in tv dove invece viene data una rappresentazione alla ‘Lucignolo'.
Gli strumenti di divulgazione di massa sono in mano a vecchie generazioni, in RAI la programmazione musicale è in mano a 70enni che non accettano i nuovi progetti e molto spesso li ostacolano.
I ragazzi sono visti dalla TV solo come consumatori, non come attori principali; se ‘Lucignolo' trasmette una sua Italia, su altri canali potrebbero mostrare un'altra faccia, potrebbero far vedere tutti quei ragazzi che vogliono musiche differenti, creative, nuove, differenti, ma non c'è nessuno che si stia occupando di questa grande serra”.

rockstar.it
Asgeir Mickelson
00venerdì 7 settembre 2007 08:38
Bisognerà pure difendere gli artisti italiani, ma chi? Ce ne sono certi... [SM=g27818]
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