Gian Lorenzo Bernini

Versione Completa   Stampa   Cerca   Utenti   Iscriviti     Condividi : FacebookTwitter
"Palantir"
00giovedì 22 aprile 2004 16:30
Bernini: l'artista












Gian Lorenzo Bernini. scultore, architetto, pittore, nasce a Napoli il 7 dicembre 1598 da Angelica Galante napoletana e da Pietro, scultore, dal qua1e certamente apprese le prime nozioni del mestiere. come è attestato dalle prime opere, soprattutto ritratti, che riflettono la maniera paterna. Dal 1615 al 1624 circa il cardinale Scipione Borghese gli ordinava una serie di statue e gruppi marmorei (tutt'ora alla Galleria Borghese) che sono i capolavori della sua giovinezza. Quindi furono i pontefici romani ad offrire all'artista le piu diverse e redditizie occasioni di lavoro, per cui l'attività di Bernini si svolse per più di mezzo secolo alle dipendenze della Curia al servizio di ben sette pontefici. da Paolo V a Innocenzo XI. La maggior parte delle sue opere furono eseguite per San Pietro in Vaticano dove i pontefici immortalavano il loro pontificato potenziando l'impresa di ricostruzione della chiesa. I committenti più illustri furono Urbano Vlll e Alessandro VIl. L'artista ricopre le cariche più importanti presso la Fabbrica di San Pietro e viene insignito da Gregorio XV della Croce di Cavaliere di Cristo. Dal matrimonio, avvenuto nel 1639. nascono undici figli: di questi Domenico fu il suo primo biografo. Bernini incontra l'unico momento di difficoltà, poiché. a causa del radicale mutamento di indirizzo politico del nuovo papa. si verifica una radicale epurazione che vede tutti i personaggi di spicco della corte barberiniana perdere le loro cariche. Ed è in questa occasione che Alessandro Algardi. il rivale sempre tenuto nell'ombra, se ne avvantaggia. L'unica prolungata assenza da Roma di Bernini avvenne nel 1665, quando si reca a Parigi presso la corte di Luigi XIV. cedendo alle pressioni di padre Oliva, generale dei Gesuiti. per preparare progetti per il nuovo Louvre che si stava allora riedificando. Dall'aprile al novembre di quell'anno, Bernini lavora a progetti sempre lodati e sempre respinti. che non verranno mai realizzati e che restano quindi l'unico fallimento della sua carriera artistica. Fino a tarda età, Bernini. oltre a dirigere vaste imprcse architettoniche. da il proprio geniale contributo al teatro, scrivendo canovacci di commedie, disegnando costumi, costruendo artificiose macchine sceniche; così come alle feste pubbliche, con carri carnevaleschi e luminarie e alle cerimonie sacre, con imponenti apparati per canonizzazioni e catafalchi. La biografia di Bernini, al di là dei numerosi aneddoti, da quelli cronachistici a quelli agiografici di cui è intessuta, si identifica in realtà con le numerose opere realizzate, di scultura e di architettura, per tutte le personalità del mondo politico e aristocratico che le commissionavano, attratte dalla sua fama ormai diffusa in tutta Europa. Negli anni in cui lavora alle statue della Villa Borghese, Urbano VIII gli commissiona la Santa Bibiana per la chiesa omonima, prima delle commissioni di soggetto sacro. La statua è anche l'ultima opera scultorea a dimensioni naturali, poiché quelle immediatamente seguenti. gli angeli e i putti per il Baldacchino bronzeo (1624 – 33) e il San Longino (1629 – 38), realizzate per San Pietro, sono creature colossali. Tra il 1639 e il ’46 esegue le Virtù, Giustizia e Carità, per la tomba di Urbano VIII, che costituisce, per il suo carattere di grandiosa allegria funeraria, l'archetipo del monumento sepolcrale barocco. In queste sculture e ancor più nell'allegoria della Verità ( Roma, Galleria Borgbese, 1642 – 52) si evidenzia la carica turgida e sensuale delle sue creazioni che culminerà nel gruppo della Santa Teresa con l'angelo a Santa Maria della Vittoria, fulcro di quel sensazionale complesso di architettura, scultura e pittura che è la cappella Cornaro, cui Bernini attese dal 1645 al 1652. Qualche anno dopo lavora nella cappella Chigi a Santa Maria del Popolo, eseguendo l’Abacuc e Daniele e l’Angelo. Nella cappella Chigi del duomo di Siena esegue invece un San Girolamo e la Maddalena. Sono commissioni ufficiali pienamente confacenti alle esigenze religiose e dottrinali. Ma è nella realizzazione della Cattedra di S. Pietro che si avrà la coincidenza più piena tra gli ideali teocratici del papato e la fantasia immaginifica del Bernini (1657 – 66). Per il ponte Sant'Angelo realizza una serie di Angeli di cui solo i due ora conservati in S. Andrea delle Fratte sono interamente eseguiti di sua mano, e nei quali la materia sembra vibrare e accompagnare il segno tormentato della Passione che anela al trascendente. Una delle ultime prove della fantasia berniniana, estrema testimonianza del suo coinvolgente virtuosismo, è la Beata Ludovica Albertoni, la statua collocata sull’altare della Cappella dedicata alla beata nella chiesa di S. Francesco a Ripa (1674), raffigurata nel momento estremo del trapasso. Nelle altre impegnative realizzazioni di questi anni, come, ad esempio, la tomba di Alessandro VII, prevalgono invece i collaboratori. Un discorso a parte merita la ritrattistica berniniana, che segue di pari passo le flessioni e gli sviluppi degli interessi e dello stile dell’artista. Già dagli esordi si manifesta un intenso realismo che lo distacca dal contemporaneo Cordier e dallo stesso padre Pietro. Anche nella serie infinita dei ritratti papali, a cominciare da quello di Paolo V (1621) si scorge una pungente e analitica caratterizzazione psicologica e fisica del personaggio. Nei primi busti di Urbano VIII, eseguiti agli inizi del suo pontificato, appare una naturale e calda vivacità d’espressione. Altro superbo esempio è l’Innocenzo X di Palazzo Doria (1648 – 50), teso e scattante, ispirato all’intenso pittoricismo, come tutti i ritratti di quell’epoca, di Rubens e Van Dyck. La volontà di gareggiare con la "maniera grande" dclla pittura rubensiana tocca il culmine nel ritratto a Luigi XIV, realizzato copiando il modello dal vero (1665), destinato a divenire il compiuto simbolo del concetto secentesco di regalità. Poco o niente si conosce direttamente delle sue scenografie teatrali, delle macchine sceniche che riscuotevano enorme successo, per poter valutare concretamente quanto egli vi impegnò di ingegno e fantasia, e se raggiunse i risultati straordinari di fusione delle arti e di omogeneità che raggiungeva nelle sculture e nelle architetture. Il 28 novembre 1680 Gian Lorenzo Bernini muore per un colpo apoplettico nella sua casa di Roma, a via della Mercede e il suo corpo riposa nella Basilica di Santa Maria Maggiore.

"Palantir"
00giovedì 22 aprile 2004 17:06



Angelo Reggicartiglio

Epoca: Secolo XVII

Descrizione: Marmo, h cm. 275. Eseguito tra il 1667 - 1669.
Ubicazione: Roma, Ponte Sant'Angelo




----------------------------------------------------------------









Costanza Buonarelli


Epoca: Secolo XVII

Descrizione: Marmo, particolare. Eseguito nel 1635.


Ubicazione: Firenze, Museo Nazionale del Bargello




----------------------------------------------------------------








Francesco I° d'Este




Epoca: Secolo XVII

Descrizione: Marmo, h cm. 100. Il duca di Modena (1610-1658) aveva ripetutamente richiesto un'opera al Bernini. L'artista realizzò così questo busto che fu tratto non direttamente dal modello, ma dai dipinti del Sustermans.


Ubicazione: Modena, Galleria Estense



















"Palantir"
00giovedì 22 aprile 2004 17:42









































Fontana del Tritone


Al centro della Piazza, la bellissima fontana del Tritone: quattro delfini sostengono una grande conchiglia aperta, sopra la quale un tritone suona una chiocciola marina dalla quale esce uno zampillo d'acqua. Semplice ed armoniosa, è considerata il capolavoro del Bernini, realizzata per incarico di Papa Urbano VIII, che vuole "arredare" con un tocco di particolare eleganza la brutta campagna davanti all'ingresso del teatrino di corte del suo palazzo, il vicino Palazzo Barberini.




Epoca: Secolo XVII

Descrizione: Marmo. La fontana fu realizzata tra il 1612 e la prima metà del 1613.

Ubicazione: Roma, Piazza Barberini






Palantir Amministratore de'[COLORE]
I Cavalier, l'arme e l'amore[COLORE]

"Siamo dovuti andare in cerca d'avventure
perché non riuscivamo più a viverle nei nostri cuori"[COLORE]

[Modificato da "Palantir" 23/04/2004 2.30]

"Palantir"
00giovedì 22 aprile 2004 18:05






























Piazza Navona

Fontana dei Fiumi




Epoca: Secolo XVII

Descrizione: Marmo. Eseguita tra il 1648 ed il 1651. Molti collaboratori del maestro intervennero nell'esecuzione di varie parti della Fontana, seguendo per filo e per segno gli ordini del Bernini: Claude Poussin eseguì la statua del Gange e simboleggia l'Asia; il Nilo per l'Africa è di Giacomo Antonio Fancelli ed ha il capo velato perché all'epoca non si conoscevano le sorgenti; Antonio Raggi ha scolpito il Danubio per l'Europa ed infine il Rio de la Plata, simbolo dell'America, è di Francesco Baratta.

Ubicazione: Roma, Piazza Navona


Palantir Amministratore de'[COLORE]
I Cavalier, l'arme e l'amore[COLORE]

"Siamo dovuti andare in cerca d'avventure
perché non riuscivamo più a viverle nei nostri cuori"[COLORE]

[Modificato da "Palantir" 22/04/2004 18.08]

"Palantir"
00giovedì 22 aprile 2004 18:34
Le prossime opere del Bernini di cui parlerò sono presenti nella "Galleria Borghese" che ho visitato venerdì scorso, 16/04/2004.
Consiglio a chiunque venga a Roma, di andarla a vedere perché contiene meraviglie.... opere uniche che danno senso alla nostra vita se viste.
Bisogna prenotare perché si ha solo due ore per visitare i due piani stracolmi di opere d'arte: la pinacoteca al primo piano e la zono delle sculture al pianoterra.
il numero per prenotare le visite è il seguente:

06/32810





Speciale Bernini alla Galleria Borghese
































David


Epoca: Secolo XVII

Descrizione: Marmo, h.cm 170. Eseguito nel 1623-1624.

Ubicazione: Roma, Galleria Borghese





"Palantir"
00giovedì 22 aprile 2004 20:40












Il Cardinale Scipione Borghese


Epoca: Secolo XVII

Descrizione: Marmo

Ubicazione: Roma, Galleria Borghese



----------------------------------------------------------------








La Verità svelata


Epoca: Secolo XVII

Descrizione: Marmo, h cm. 215. Eseguita tra il 1646 - 1652.

Ubicazione: Roma, Galleria Borghese













"Palantir"
00giovedì 22 aprile 2004 21:03































Gian Lorenzo Bernini creò per il cardinale Scipione Borghese un capolavoro senza precedenti raffigurando la metamorfosi in alloro della casta ninfa Dafne, inseguita invano da Apollo, dio della luce.
L'opera marmorea in scala naturale, iniziata dal Bernini a ventiquattro anni, eseguita tra il 1622 e il 1625 era collocata nella stessa stanza della Villa, ma in origine stava su una base più bassa e ristretta, appoggiata alla parete verso la scala. A chi entrava allora, Apollo in corsa si presentava di spalle, compariva quindi la ninfa in fuga in un crescendo della sua metamorfosi: la corteccia avvolge gran parte del corpo, ma la mano di Apollo, secondo i versi di Ovidio, sotto il legno sente ancora il battito del cuore. Quindi la scena si chiude, Dafne si è trasformata in alloro per sfuggire al divino aggressore.
La presenza di tale favola pagana nella casa del cardinale fu giustificata con un distico morale composto in latino dal cardinale Maffeo Barberini (futuro Papa Urbano VIII) e inciso nel cartiglio della base, che dice: chi ama seguire le fuggenti forme dei divertimenti, alla fine si trova foglie e bacche amare nella mano.
Quando nel 1785 Marcantonio IV Borghese desiderò collocare l'opera al centro della sala, Vincenzo Pacetti gli disegnò l'attuale base utilizzando i pezzi originali, integrando con gesso il plinto del gruppo e facendo aggiungere un altro cartiglio con l'aquila Borghese, scolpito da Lorenzo Cardelli.
"Palantir"
00venerdì 23 aprile 2004 14:33













Enea fugge da Troia


"Enea e Anchise", opera scolpita dal Bernini giovanissimo (1618-20), con l’aiuto del padre Pietro. Enea fugge dalla città di Troia in fiamme portando in spalla il vecchio padre che a sua volta porta i numi tutelari.



Epoca: Secolo XVII

Descrizione: Marmo, h. cm 220, 1618/19.

Ubicazione: Roma, Galleria Borghese









Palantir Amministratore de'[COLORE]
I Cavalier, l'arme e l'amore[COLORE]

"Siamo dovuti andare in cerca d'avventure
perché non riuscivamo più a viverle nei nostri cuori"[COLORE]

[Modificato da "Palantir" 23/04/2004 14.47]

"Palantir"
00venerdì 23 aprile 2004 14:54
Fine dello speciale sulle sculture del bernini nella Galleria Borghese:

con questa scultura finisce le opere in marmo presenti nella Galleria Borghese ad opera di Gian Lorenzo Bernini.















(In questo particolare è da notare come le dita di Plutone si affondino nella "morbidezza" della carne di Proserpina...Grandioso!)
























Bernini inaugura con l'opera "Il ratto di Proserpina" (1621-1622) una scultura d'azione e sensazione.
Caposcuola dell'arte barocca, piena di fasto e spettacolarità, creata per suscitare meraviglia, il Bernini rompe i legami con l'arte rinascimentale e soprattutto abbandona quel punto di riferimento essenziale costituito dal classicismo. Eppure, spesso sentiremo sostenere che il Bernini ha uno spirito classico, un classicismo che non è da confondere con quello dell'epoca periclea, tutto compreso dall'imperturbabile staticità degli dei e degli eroi, bensì è conforme alla commozione ed esuberanza dei soggetti ellenistici.
Uno degli aspetti della cultura ellenistica, specie nei limiti del III e II sec. A.C., è, infatti, la creazione di forme che possono essere definite "barocche": in queste prevarrà la monumentalità, la preferenza per figure di gruppo, il virtuosismo delle soluzioni spaziali. L'impianto dell'opera è tutto essenzializzato su sviluppo "diagonale sfuggente". Le forme avvitate su loro stesse sono lanciate verticalmente nello spazio, sono inserite nell'aria e nella luce sprigionando impeto e spettacolarità.
A gambe divaricate e a braccia protese il dio degli Inferi, accompagnato dal cane Cerbero a tre teste, afferra la nuda Proserpina che si divincola, sporgendo verso l'esterno la testa e il busto, e lanciando nel vuoto le gambe. Atletico e gigantesco, il dio dell'Inferno, dal volto inappagato, stringe con violenza il corpo nudo e giovane di Proserpina, la quale si dibatte cosciente però di non poter fronteggiare la determinatezza e insieme la disperazione, dettata da una passione incontrollabile, trapelante dalla figura di Plutone. Dagli occhi di Proserpina ci appare evidente come lei cerchi un aiuto che non arriverà mai; dall'attenta osservazione del volto, e della leggera apertura delle labbra, s'intuisce come l'atteggiamento della fanciulla sembri arrendevole e com'ella si lasci andare a sussurevoli lamenti. I capelli della fragile Proserpina, nonostante sottolineino la dinamicità dell'azione, sembrano tuttavia mossi in maniera quasi esagerata, del tutto innaturale: quest'effetto si potrebbe spiegare immaginando che Proserpina sia pervasa da un soffio celestiale, il quale oltre a rappresentare la potenza divina di Plutone vuole metaforicamente anticipare quell'avviarsi verso il mondo dell'oltretomba. Mirabile è l'arte con cui Bernini rende la morbidezza della giovane carne di Proserpina, nella quale si affondano senza riguardi le mani pesanti di Plutone.
Alla base del gruppo si trova il Cerbero, figura demoniaca, custode dell'ingresso dell'Ade, riconoscibile dalle tre teste; la sua presenza sembrerebbe estranea alla composizione, mentre vi è uno stretto legame tra Plutone e il cane giacché entrambi appartengono al mondo infernale: compagno fedele e seguace vigile del suo padrone, il Cerbero sembra assumere il ruolo di "identificatore" di Plutone e della sua provenienza.
Infine, sul basamento vero e proprio, è appoggiato il forchettone della divinità: molto probabilmente quest'ennesimo simbolo di potenza giace a terra proprio per evidenziare l'abbandono dei doveri cui Plutone dovrebbe far fronte, ma ai quali non adempie poiché accecato da quel turbine di passione indottogli dalla freccia di Cupido.
Un altro fattore essenziale per il temperamento che l'opera trasmette è la luce, sia come generatrice di chiaroscuro, sia come creatrice di colori. Bernini si preoccupa, infatti, di distribuire con gran raffinatezza quest'importante fonte richiamandola sui risalti, contrastati delle rientranze all'esterno, radunandola sui punti di maggior rilievo all'interno.
L'aspetto naturalistico, costituito dalla presenza di foglie d'alloro richiama alla più tarda esperienza greca sennonché alla matrice letteraria. La durezza del terreno, da cui spicca il gruppo, è in netta contrapposizione con l'esponenziale dinamicità del mantello che sembra voler fungere da sfondo all'opera e cercare di compensare l'ampiezza dei gesti di entrambi i soggetti raffigurati. Bernini raffigura "il ratto di Proserpina", di cui Ovidio narra nelle "Metamorfosi", in chiave moderna e il suo fine perenne è raggiunto: provocare in ogni senso la "meraviglia ".




Epoca: Secolo XVII

Descrizione: Marmo, h.cm 220. Eseguita nel 1621-1622 per il

Cardinale Scipione Borghese.

Ubicazione: Roma, Galleria Borghese



Lalla73
00sabato 3 luglio 2004 00:10
Quando si dice che la pietra sembra viva e pulsante...
Vedere le opere di Bernini nella Galleria Borghese è davvero coinvolgente. A star lì davanti a questi capolavori, còlti in un movimento congelato, c'è quasi da aspettarsi che da un momento all'altro le articolazioni riprendano a muoversi dopo un sonno secolare...
"Palantir"
00mercoledì 29 settembre 2004 13:38
Le tue parole sono emozioni per chi le legge.[SM=g27838] [SM=x131384]
"Palantir"
00mercoledì 29 settembre 2004 13:47






Innocenzo X

Forse solo il Velazquez, pur procedendo da premesse stilistiche opposte, poteva esibire negli stessi anni del Bernini ritratti in cui la sottigliezza d'analisi, lucida, impietosa, s'unisca ad una diretta capacità di comunicazione; indice di un rapporto immediato, fisico quasi, fra l'artista e il suo modello. La maschera sottile del Pamphili più che un viso svela una mente, una volontà.

Epoca: Secolo XVII

Descrizione: Marmo, h. cm 71. Eseguito nel 1650.

Ubicazione: Roma, Galleria Doria Pamphili




----------------------------------------------------------------







L' estasi di Santa Teresa

L'estasi mistica, più che dal sudore del colto o dal tremito della mano e del piede, è espressa dalla cascata sonoradella tonaca corrusca, come il fuoco angelico è figurato nel viluppo tortuoso della tunica del giovinetto, cesellato nel suo sorriso ambiguo come un angiolo del Correggio. Il Bernini in questo celebratissimo gruppo mistico-erotico ha raggiunto senza dubbio il vertice della teatralità e contemporaneamente ha toccato il limite estremo della dissolvenza della plastica in pittura.


Epoca: Secolo XVII

Descrizione: Marmo e bronzo, particolare. Eseguita tra il 1647 - 1652.

Ubicazione: Roma, Santa Maria della Vittoria, Cappella Cornaro



----------------------------------------------------------------





La Beata Ludovica Albertoni

La statua della giovane santa fu portata a termine alla metà di ottobre del 1674. È posta sopra un altare illuminato di luce propria, incanalata da una finestrella: è l'unico «effetto», l'unica concessione alla «tradizione berniniana codificata». Per il resto l'artista ripudia l'ostentazione chiassosa, l'abilità scenica, elimina ogni personaggio accessorio, ogni macchinoso artificio; plasma, più che intagliare, come se operasse sulla cera morbida e non sul marmo; alterna sapientemente le pause d'ombra cupa, profonda e le aperture luminose, in un tormentoso intenerimento che vela la pensosa meditazione sulla morte nelle trasparenze livide della materia.





Epoca: Secolo XVII

Descrizione: Marmo, lunghezza cm 188.

Ubicazione: Roma, San Francesco a Ripa




[Modificato da "Palantir" 29/09/2004 13.50]

"Palantir"
00mercoledì 29 settembre 2004 14:02




Monumento sepolcrale di Urbano VIII

L'elaborazione dello schema architettonico del sepolcro fu lenta e graduale, prendendo l'avvio dai modelli cinquecenteschi; ancor più lenta l'esecuzione delle varie parti, praticamente dal 1628 al 1647. Bernini sovvertì tutti i canoni accademici, mischiando il bronzo ai marmi, instaurando complessi rapporti spaziali, in altezza e in profondità, fra la figura maestosa del papa-principe e le allegorie della Carità e della Giustizia, unite dalla teatrale invenzione del genio della morte che incide sulla lapide il nome del papa defunto: ne scaturiscono effetti di acceso pittoricismo, suggestioni di dichiarata teatralità, retta peraltro da una regia impeccabile che domina lo spazio semicircolare della grande nicchia (ancora un proscenio) con la calcolata rispondenza ed euritmia dei movimenti interni alla grande piramide formata dal papa al vertice e dalle Virtù alla base.


Epoca: Secolo XVII

Descrizione: Bronzo e marmi policromi, h. cm 360, 1628/47. Urbano VIII (eletto Papa nel 1623 e morto nel 1644), commissionò fin dal 1628 a Bernini la propria tomba da collocare nella nicchia destra dell'abside di San Pietro.

Ubicazione: Roma, Basilica di San Pietro in Vaticano



----------------------------------------------------------------







Santa Bibiana

Ben presto si offrì allo scultore l'occasione di trasferire nella statua monumentale di destinazione liturgica (1626) le stesse formule stilistiche che avevano dato forma alle favole mitologiche: allora però, mancando lo spunto del racconto, egli dovette concentrare nel sottile rapporto dei profili il moto della figura e nella parca allusione dei gesti l'ombra del dramma.


Epoca: Secolo XVII

Descrizione: Marmo, h. cm 240. Eseguita nel 1626.

Ubicazione: Roma, Santa Bibiana


----------------------------------------------------------------







Il colonnato di S, Pietro a Roma, opera del Bernini


[Modificato da "Palantir" 30/11/2005 20.41]

Nina@
00giovedì 30 settembre 2004 22:29
Nn avevo visto questo post sul Bernini...belle le foto, alcune le ho salvate per utilizzarle come screen saver..THANKS!!!!!
La Galleria Borghese e' bellissima e le statue del Bernini sono magnificenti!
Nn sono mai statiche, ma appaiono all'occhio di chi le guarda in perenne movimento. Girandogli attorno puoi scoprire il dettaglio che le vivifica, come se fossero in un continuo divenire...
E' come se il Bernini riuscisse a possedere la materia, a plasmarla togliendole pero' la plasticita' e donandole gesti sia armoniosi che forti in uno schema duttile, fluido.
Ed e' bella la decisione che mette nei tratti, che nn appaiono mai leggeri o semplicemente accennati, ma vigorosi, se e' terrore e' terrore, se e' esultanza e' esultanza, se e' fatica e' l'estremo della fatica. Tutti i motivi scultorei sono al pieno delle loro potenzialita'.
E cosi' ecco che vedi dagli occhi di Proserpina sgorgare lacrime e segnarle il volto, vedi la sua bocca aperta ed e' come se sentissi le sue suppliche al cielo, vedi i suoi capelli scompigliati come se fosse soffiato in quell'istante il vento.
Vedi la forza che lei calibra con la mano mentre tenta di respingere il viso di Plutone, arricciando la sua pelle.
Vedi la mano del Dio degli Inferi affondare letteralmente nelle bianche e morbide carni della figlia della Terra, in un gesto di possesso estremo.
E la tensione muscolare di Plutone nelle gambe, nelle braccia, LA FORZA, LA POTENZA nel contrastare la ribellione della sua preda, del suo trofeo.
Cazzo! Se nn e' passione questa!
Anche il David e' bellissimo, anche li' nn e' semplice statua marmorea stilizzata, ma e' movimento, sforzo estremo, precisione, dettaglio.
Mi piace tantissimo anche la statua del Canova dedicata a Paolina Borghese. Per lei un solo aggettivo: affascinante!
"Palantir"
00venerdì 1 ottobre 2004 12:52
Complimenti Nina, hai fatto un'analisi molto completa e piacevole, con la descrizione delle emozioni visive[SM=x131360]
"Palantir"
00mercoledì 30 novembre 2005 20:41
riporto su la discussione, perché le opere sono eccezionali
tazziana
00giovedì 8 dicembre 2005 22:58
Non l'avevo visto nemmeno io questo post...Eppure si fa notare [SM=g27820]:
All'università ho studiato la sua vita e ho visto delle riproduzioni delle sue opere.L'ho amato e invidiato.Artisti di questo calibro nascono una volta ogni cento anni.
Dicevo che l'ho amato attraverso i libri che di lui parlavano...
Ma finalmente l'estate scorsa ho avuto modo di vederle dal vivo.Le avrei anche volute toccare,ma son severissimi da quelle parti [SM=x131423]
Dal vivo ho scritto,perchè le sue opere vive mi son sembrate.Non son brava a descrivere le emozioni che ho provato nel vederle,come ha fatto Isa ad esempio,dico solo che mi sono commossa.Un po' come quando ho ammirato la Cappella Sistina.
Quatt,ancora ti ringrazio per avermi portata a villa Borghese.Quelle due ore le ricorderò sempre. [SM=g27838]
Questa è la versione 'lo-fi' del Forum Per visualizzare la versione completa clicca qui
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 20:12.
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com