Giacobbo ed un certo Wallace...

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Demonfly
00venerdì 23 gennaio 2004 09:11

Ieri sera a Voyager, servizio su JFK.
Pare che nella stanza dalla quale Oswald sparo' (si dice) ci fossero trenta diverse impronte. Tutte riconosciute tranne una. Per anni si cerco' di capire di chi fosse, fino ai '90. Quindi trovarono un'impronta che aveva 30 punti di contatto con essa (ne bastano 6 per la legge USA), era quella di un certo Wallace, killer professionista.

Qualcuno sa qlc dettaglio in piu'?
rawhide2
00venerdì 23 gennaio 2004 15:15
Wallace.... alcuni teorici della possibilità che al 5 piano del Tsdb ci fossero più tiratori hanno ipotizzato la presenza di questo 'giovanotto' specializzato nell'arte del killeraggio...

ampia letteratura in rete si può trovare a suffragio della presunta posizione del tipo in oggetto... sempre da prendere con le dovute cautele in quanto ipotesi puramente indiziarie e non suffragate da riscontri oggettivi.

di più non so dirti.... se non che fu difeso da un legale collegato a Lyndon Johnson.... se non ricordo male ... prendila con beneficio di inventario questa mia affermazione.... sto andando a memoria a ritroso nel tempo.

un saluto

mario bentivoglio
interista8
00venerdì 23 gennaio 2004 23:59
Leggi il libro
Alessandro
se sei interessato a Marc Wallace, puoi leggere il libro "JFK-Le dernier temoin" (L'ultimo testimone) di Reymond William, basato su una lunga intervista a Bill Sol Estes, finanziatore di Lyndon Johnson, secondo cui Wallace e' stato l'assassino, sparando dal sesto piano del TBSD ( o quinto piano, per la tipica numerazione italiana), con Lyndon Johnson come mandante.
Puoi vedere la copertina del libro, che sto finendo di leggere in questi giorni, sul mio sito :

http://www.biagioprivitera.it/Kennedy-book2.htm

l'ipotesi, per quanto suggestiva, non sembra suffragata da moltissimo, anche se ammetto che, nel caso fosse vero che l'impronta "misteriosa" era di Wallace, questo solleverebbe interrogativi interessanti.
Appena finisco il libro ed ho un attimo di tempo, riassumero' le argomentazioni di Bill Sol Estes.
saluti
Biagio
Diego Verdegiglio
00sabato 24 gennaio 2004 15:39
Messaggio per Biagio Privitera e gli amici del Forum
Egregio Signor Privitera,
non ho avuto modo di vedere la puntata di Voyager di Giacobbo. Ne ho chiesto copia ad uno dei redattori, Fabio Andriola, che conosco bene perché recensì su IL BORGHESE-LO STATo, per conto di Marcello Veneziani, il mio libro su JFK. Nel caso Andriola non potesse fornirmela, sarei grato di riceverla da qualche amico del Forum, al quale sarei lieto di inviare in cambio (se gli farà piacere) una copia autografata del mio libro LA TV DI MUSSOLINI edito da Cooper&Castelvecchi. Così, a naso, quella di Wallace e del biglietto di Ruby (nonché le dichiarazioni di Sol Estes, che avrebbe nastri compromettenti che non ha fatto ascoltare a nessuno)mi sembrano le classiche "bufale da anniversario dell'attentato" che lasceranno il tempo che trovano, dopo aver arricchito chi le ha pubblicate. Attendo ovviamente di essere smentito da indagini serie (non giornalistiche)che convalidino la veridicità di quelle affermazioni. Non ho dubbi che queste pseudo-rivelazioni siano una pacchia per chi crede al complotto. In fondo, basta così poco per renderli allegri e felici, beati loro. Cordiali saluti a tutti. Diego Verdegiglio
Demonfly
00lunedì 26 gennaio 2004 10:15
Re: Messaggio per Biagio Privitera e gli amici del Forum

Scritto da: Diego Verdegiglio 24/01/2004 15.39
Egregio Signor Privitera,
[...]
mi sembrano le classiche "bufale da anniversario dell'attentato" che lasceranno il tempo che trovano, dopo aver arricchito chi le ha pubblicate. Attendo ovviamente di essere smentito da indagini serie (non giornalistiche)che convalidino la veridicità di quelle affermazioni. Non ho dubbi che queste pseudo-rivelazioni siano una pacchia per chi crede al complotto. In fondo, basta così poco per renderli allegri e felici, beati loro. Cordiali saluti a tutti. Diego Verdegiglio



Le bufale comprendono un'impronta. Pare che sia l'impronta di Wallace, senza nessun dubbio. Il dubbio e' magari se sia stata davvero trovata alla Biblioteca.
Se cosi' fosse, si arrendera' al complotto? ;-)
Federico Ferrero
00lunedì 26 gennaio 2004 12:26
Solo per correggere qualche notizia errata:

questo è uno scoop "nuovo" solo per chi non sa che, nel 1995, Glen Sample ha scritto un libro uscito, guarda caso, il 22 novembre di nove anni fa. Il titolo dell'opera è "The Men on the Sixth floor". Se volete documentarvi potete guardare il sito personale di Sample: http://home.earthlink.net/~sixthfloor/index.htm

La "novità" è rimbalzata dalle nostre parti come notizia mai sentita perché è uscito un libro, questo
http://www.williamreymond.com/

che racconta la storia di Wallace.
Devo andare a scavare, ma ricordo bene di aver letto uno studio che sbugiardava già Sample, in questo senso: è giusto dire che c'erano quei punti di coincidenza, è falso dire che l'impronta era di Wallace. Per chiarezza, quello studio faceva un esempio: due gemelli, un bambino e una bambina. Iride degli occhi identica, taglio della bocca identico, mani identiche, nei sulla schiena identici eccetera. Però nessuno dirà mai che sono uguali (sono un uomo e una donna). Nelle impronte digitali, per quello che ho appreso, vale questo discorso: impronte diverse possono avere molti punti di contatto, ma essere altrove diverse.
La storia, poi, è talmente incredibile da non meritare molta attenzione, ma siamo alle solite: lasciando correre si rischia che qualcuno, in buona fede, possa crederci.

[Modificato da Federico Ferrero 26/01/2004 12.28]

Demonfly
00lunedì 26 gennaio 2004 15:49
Re:

Scritto da: Federico Ferrero 26/01/2004 12.26
Solo per correggere qualche notizia errata:
Devo andare a scavare, ma ricordo bene di aver letto uno studio che sbugiardava già Sample, in questo senso: è giusto dire che c'erano quei punti di coincidenza, è falso dire che l'impronta era di Wallace. Per chiarezza, quello studio faceva un esempio: due gemelli, un bambino e una bambina. Iride degli occhi identica, taglio della bocca identico, mani identiche, nei sulla schiena identici eccetera. Però nessuno dirà mai che sono uguali (sono un uomo e una donna).

[Modificato da Federico Ferrero 26/01/2004 12.28]




Ma che combinazione... le impronte digitali identiche sono una cosa rarissima, e guarda caso al sesto piano della Biblioteca piu' famosa del mondo ;-) trovano quella del gemello di Wallace!
Oppure ho letto male, ed e' normale avere le impronte quasi identiche? Se hai sei punti di contatto con un'impronta vai alla sedia elettrica, con trenta punti come Wallace invece vinci una bambolina...
Federico Ferrero
00lunedì 26 gennaio 2004 16:31
Mi sono spiegato male. Evidentemente (non ho approfondito, ripeto, ma mi pare il senso fosse quello) ci sono delle impronte digitali DIVERSE che hanno però molti punti di contatto. Come dire, appunto: se guardi gli occhi di due gemelli sono identici, se fai due passi indietro e guardi la persona intera vedi che sono un uomo e una donna.
Prometto di documentarmi meglio appena possibile.


Pare che sia l'impronta di Wallace, senza nessun dubbio



pare... senza dubbio. Non credo sia uno scivolone involontario: dubbi ce ne sono eccome, altro che.

Grazie ai miei "informatori", per esempio, mi è stata riportata questa "soffiata". Glen Sample, l'autore del libro che parla di Wallace, sostiene che, sì, Wallace ha sparato, ma che l'impronta non identificata non fosse sua. Come dire: una posizione intermedia. Dice infatti Sample: "Both of our experts are working police I.D. officers. They go to court on a regular basis, testifying as expert witnesses. They said that the print was CLEARLY not a match. But what about the 14 points? They said that it is NOT uncommon to have a set of prints that have many matching points, but when they find points that DO NOT match, these negate the matching points."

Traduco? Sample ha fatto esaminare, da altri esperti, l'impronta. Questi hanno sì trovato punti di contatto, ma anche punti di NON contatto. E la scienza delle impronte digitali dice che, anche se ci sono 20 punti di contatto, ne basta uno di non contatto per dimostrare che l'impronta è di un'altra persona.

Ora, non vendo fumo: non ho letto Sample e quindi non so perché sostenga che Wallace fosse là. In tutti questi anni, però, nessuno è riuscito a presentare documantazioni sul fatto: le uniche carte sono i vari expertize: uno dice sì, l'altro dice no.

Sarebbe interessante sapere, poi, cosa mai ci facesse là Wallace, che rapporti avesse con Oswald, cosa mai abbia fatto (ha dato un fucile a Oswald? Ha sparato mentre Oswald lo guardava? Dov'è scappato? Che arma ha usato? Da che finestra ha sparato?)

[Modificato da Federico Ferrero 26/01/2004 16.55]

[Modificato da Federico Ferrero 26/01/2004 16.56]

Diego Verdegiglio
00martedì 27 gennaio 2004 02:21
Risposta al Signor Maiucchi
Le bufale comprendono un'impronta. Pare che sia l'impronta di Wallace, senza nessun dubbio. Il dubbio e' magari se sia stata davvero trovata alla Biblioteca.
Se cosi' fosse, si arrendera' al complotto? ;-)

Alessandro Maiucchi
http://maiucchi.supereva.it
(Blog-Forum-Basta!-Scrittura creativa-Rush-Queen-Kiss-Blade Runner)

EGREGIO SIGNOR MAIUCCHI,
CREDO DI ESSERE UN RICERCATORE SERIO SU QUESTO CASO, ALMENO COSI' DICONO PERSONE DI VAGLIA CHE MI ONORANO DELLA LORO AMICIZIA. MI CREDA PURE SE LE DICO CHE QUESTA E' UNA BUFALA ENORME (OVVIAMENTE, WALLACE, INVIATO DA JOHNSON, INVECE DI FAR LASCIARE IMPRONTE DAPPERTUTTO AL SOLO OSWALD PER INCASTRARLO, NON SOLO NON AVREBBE USATO GUANTI MA AVREBBE AVUTO L'ACCORTEZZA DI LASCIARNE ANCHE UNA SUA PER ESSERE IDENTIFICATO DECENNI DOPO! NESSUNA PERSONA SERIA, CHE SIA DAVVERO SERIA, PUO' CREDERE A QUESTE C.....E).RIPETO SENZA TEMA DI SMENTITE E A DISPETTO DEI CREDULONI DI PROFESSIONE: NON C'ERANO ESTRANEI AL SESTO PIANO O NEL DEPOSITO, NESSUNO NE HA VISTI E NEANCHE LEI SAPREBBE PRODURMI UN SOLO TESTE IN TAL SENSO. LE "INCHIESTE" GIORNALISTICHE VANNO PRESE CON LE MOLLE. SE TUTTAVIA LEI MI PRODURRA' PROVE INCONFUTABILI (RIPETO: PROVE INCONFUTABILI)DELLA PRESENZA DI UN ALTRO KILLER AL SESTO PIANO DEL MAGAZZINO DI LIBRI, SARO' LIETO DI DARLE RAGIONE. FINO A QUEL MOMENTO, CONTINUERO' A STUDIARE SERIAMENTE QUESTO CASO, SENZA FERMARMI ALLE RIVELAZIONI DA ANNIVERSARIO (NON DUBITI: NEL 2008 E NEL 2013 CI SARANNO ALTRE "NOVITA' CLAMOROSE"). PASSIAMO ORA ALLE COSE SERIE. APPROFITTO DI QUESTO MESSAGGIO PER CHIEDERE AGLI AMICI "ANZIANI" L'ACCERTAMENTO DI UN DETTAGLIO CHE MI ORA SFUGGE: I TESTIMONI CHE VIDERO L'ASFALTO DI ELM STREET COLPITO DA UNA PALLOTTOLA O DA FRAMMENTI DI PALLOTTOLA LO VIDERO A DESTRA O A SINISTRA DELLA LIMOUSINE? NEL SECONDO CASO E' MOLTO PROBABILE CHE IL PRIMO COLPO, FRAMMENTATOSI DOPO L'URTO CON UN RAMO DELLA QUERCIA,ABBIA RAGGIUNTO ELM STREET E ANCHE IL MARCIAPIEDE AI PIEDI DI TAGUE. UN'ALTRA POSSIBILITA' E' CHE IL PROIETTILE, DEVIATO DAL RAMO, SI SIA FRAMMENTATO DOPO L'URTO CON LA STRADA E IL SOLO NUCLEO DI PIOMBO-ANTIMONIO ABBIA RAGGIUNTO IL MARCIAPIEDE DI TAGUE. DATI PER PUNTI FERMI I DUE PROIETTILI PER JFK E CONNALLY AI FOTOGRAMMI 223-224 E 312-313, NON RISULTA COMUNQUE FACILE STABILIRE SE OSWALD ABBIA ESPLOSO IL PRIMO COLPO PRIMA O DURANTE IL PASSAGGIO DELL'AUTO SOTTO LA QUERCIA. ESSENDO OCCUPATO COL LIBRO LA TV DI MUSSOLINI, NON HO TEMPO PER ANDARE A SCARTABELLARE I MIEI DOCUMENTI PER DARE QUESTE RISPOSTE. SARO' GRATO A CHI, FRA I VECCHI AMICI, VORRA' RINFRESCARMI LA MEMORIA. A LEI I MIEI PIU' CORDIALI SALUTI,IN ATTESA CHE MI FORNISCA LE PROVE INCONFUTABILI CHE MI INCHIODERANNO AL COMPLOTTO. DV
kilos15
00martedì 27 gennaio 2004 04:07
La mia sul caso Wallace.
Mi permetto di intervenire un attimo per far riflettere gli amici del forum e tutti coloro che si interessano al caso Kennedy su alcuni punti emersi negli interventi precedenti:
è davvero sintomatico che Ferrero e tutti coloro che credono ciecamente alla conclusione ufficiale abbiano dubbi sull'impronta per moltissimi anni ritenuta anonima rilevata su uno degli scatoloni che si trovavano al sesto piano del Deposito dei libri, cioè nel "covo dell'assassino" e solo recentemente attibuita a Wallace, un killer professionista.
Il merito di tale scoperta è di un ex agente della polizia di Dallas, Jay Harrison che ha deciso di confrontare l'impronta anonima con quella di un killer professionista, Wallace appunto, che avrebbe potuto trovarsi a Dallas quel 22 novembre. Ha affidato il compito del confronto a Netan Darry, uno dei migliori specialisti del Paese che ha appunto rilevato i 30 punti di confronto tra le due impronte e che ha affermato che se si trovasse in tribunale o in punto di morte sarebbe pronto a giurare che le impronte coincidono, e non dimentichiamo che è il parere di un esperto in materia, non di un entomologo o che altro, ma di un espetrto tra i migliori del Paese, che tra l'altro non era a conoscenza che l'impronta di confronto fosse di Wallace (e questo per fugare ogni dubbio sulla sua buona fede!).
Tale impronta è stata al centro di numerosi esami e studi condotte da altri esperti nel campo dell'attibuzione e riconoscimento delle impronte digitali diversi da Darry e molti di essi sono arrivati alla conclusione che l'impronta è con moltissima probabilità, se nn addirittura senza alcun bubbio attribuibile a Wallace, riscontrando i famosi 30 punti di contatto tra l'impronta rilevata nel deposito e quella di Wallace.
Faccio semplicemente notare che se tali studi fossero serviti per incriminare il solitario Oswald Ferrero e tutti coloro che la pensano come lui avrebbero senza ombra di dubbio creduto a tali conclusioni, affermando magari che la scientificità delle procedure è fuori discussione e che chiunque dubiti o metta in discussione tali conclusioni non è ben informato del caso Kennedy, che è un ignorante in materia, etc, etc, etc...
Ma trattandosi dell'impronta attribuilile ad un'altro individuo diverso da Oswald e per di più attibuita ad un killer professionista allora si tirano fuori tutte le argomentazioni che possono far comodo per demolirla, e quindi si dice che se anche ci fossero 30 punti in comune nelle due impronte ne basta uno non in comune per affermare che quella non è l'impronta di Wallace, o si cita la storiella dei gemelli, del bambino e della bambina etc, etc, etc...
Insomma, tutte le prove, anche dubbie e contestabili, piene di contraddizioni, raccolte contro Oswald sono tali solo per i complottisti mentre per gli "illuminati" come Ferrero sono chiarisssime e incontestabili, ma succede il contrario quando si tratta di prove che portano lontano da Oswald!
Per rimanere infatti nel campo delle impronte digitali, quelle rinvenute sul fucile Mannlicher Carcano furono attribuite a Oswald, accreditando la sua colpevolezza agli occhi dell'opinione pubblica americana. Ma come si sà il ritovamento di tali impronte è al centro di controversie che durano da 40 anni! Infatti, nel forum si afferma nella sezione "Ecco perchè il complotto è una bufala" nel punto 3.intitolato "Oswald sparò con quel fucile" che il test del nitrato risultò positivo sulla mano di Oswald e che la sua impronta del palmo della mano fu ritovata dal tenente Day prima che l'arma fosse fatta easminare dall'FBI. Ma le cose non andarono affatto così! Al contrario le impronte di Oswald non furono mai trovate sul fucile Mannlicher Carcano che si sosteneva avesse usato. Attorno alla mezzanotte del 22 novembre l'FBI portò il Mannlicher Carcano al laboratorio dell'FBI a Washington. I tecnici del Bureau non trovarono NESSUNA impronta digitale e nemmeno altre impronte identificabili come quelle di Oswald. Il giorno seguente l'FBI restituì il fucile alla polizia di Dallas che annunciò più tardi, con grande enfasi che era stata trovata l'impronta del palmo di Oswald sul fucile. Ma ciò fu oggetto di un memorandum interno dell'FBI nel quale il rappresentante della Commissione Warren J. Lee Rankin poneva alla Commissione stessa l'interrogativo se l'impronta della mano ottenuta dal Dipartimento di polizia di Dallas fosse una vera impronta rilevata sulla canna del fucile o se fosse stata ricavata usando qualche altra fonte per cui trattavasi di materia che doveva essere chiarita. Ma la Commissine non fece alcuno sforzo per chiarirla, al contrario presentò l'impronta del palmo come un significativo indizio a carico di Oswald, quando una seria e significativa obiezione era sopravvenuta da un rappresentante della Commissione stessa!
Inoltre, molti anni più tardi, nel 1984 l'agente Vincent Drain che aveva esaminato il fucile per l'FBI, a proposito della supposta impronta del palmo dichiarò al ricercatore Henry Hurt che non credeva ci fosse mai stata un'impronta del genere e dichiarò:" Tutto quello che riesco ad immaginarmi è che l'impronta di Oswald fosse il risultato di una specie di assorbimento dovuto al fatto che quella domenica notte faceva un gran caldo. Si poteva prendere l'impronta di Oswald dalla sua carta segnaletica e schiacciarla contro il fucile. Deve essere successo qualcosa del genere".
Ma naturalmente per chi la pensa come Ferrero queste sono obiezioni da complottisti e che quindi si deve concludere che l'agente Drain, come anche Roger Craig, Jean Hill, Lee Bowers Jr. e tanti altri testimoni che non restarono convinti dalle conclusioni della Commisssione Warren fossero tutti affetti da manie di protagonismo nella migliore delle ipotesi e di disonestà nella peggiore!
Quindi, in conclusione, si sollevano dubbi sull'impronta anonima attibuita a Wallace mentre è tutto liscio e regolare su quella ritrovata sul fucile e attibuita a Oswald.
Che giudichino i lettori, per lo meno sull'obiettività e imparzialità di certe affermazioni, giudicate scientificamente inoppugnabili quando si tratta di Oswald e dubbie, fallaci, sospette, opinabili quando portano lontano da Oswald!
Con simpatia
Kilos15
Federico Ferrero
00martedì 27 gennaio 2004 09:39
Le differenze sono due:

1. Nel caso di Oswald l'impronta era parziale ma il pezzo di impronta rinvenuto era coincidente.

2. Nel caso di Wallace l'impronta ha anche punti di non contatto (cioé diversi) e, per quanto ne so, basta un punto di non contatto per negare la coincidenza (l'esempio, sempre mal interpretato, valeva a questo, a far capire che ci possono essere impronte simili in tanti punti ma che ne basta uno dissimile per negare di fatto la coincidenza, a meno che esistano persone con impronte variabili).


Ci sarebbe poi da notare, en passant, che l'impronta di Oswald (insieme ad altre, sugli scatoloni) fu trovata su un fucile rinvenuto al sesto piano, che aveva appena sparato sul corteo, e che Oswald era un dipendente di quel deposito ed era al lavoro quel giorno, e che il fucile era di Lee Oswald.
Di Wallace non credo si possa dire altrettanto.

Faccio poi notare che, di "simpatia", ne ho letta ben poca nel messaggio precedente nonostante la persistente chiosa. Ho smesso di considerare attacchi di tipo personale, desidererei un passo indietro anche da parte altrui: qui non si vende niente, non si guadagna niente. Si ha interesse per un caso e si cerca di informare. Non ci sono partiti politici, non accetto etichette né per me né per altri quali "warreniano", "complottista", "illuminato", "santone". Chi vuol fare, come si suol dire, casino, o sproloquiare per sentirsi importante (?) o per approfittarne parlando di politica, di storia, di destra e di sinistra, di economia, di comunisti e di fascisti, di magistratura e di governi ladri, di ufo e di marziani, troverà siti in abbondanza. Non questo.

[Modificato da Federico Ferrero 27/01/2004 9.44]

kilos15
00martedì 27 gennaio 2004 16:20
Precisazioni.
Non era questo l'intento, caro Ferrero, veramente. Non ho nulla di personale, ne con lei ne con nessun altro che la pensa diversamente da me. Il mio scopo era solo quello di far emergere, a mio parere, alcune contraddizioni, o meglio il differente approccio nel giudizio di alcuni fatti del caso Kennedy che chi come lei crede all'inesistenza del complotto attua nelle risposte all'interno del forum. Naturalmente è un mio personale giudizio, come personali sono anche le sue convinzioni sul caso. E le etichette di "complottista" e "warreniano" sono talvolta necessarie per distinguere i diversi punti di vista. Ma non mi sembra di aver mai usato a sproposito il forum, ne per guadagnarci qualcosa, ne per affermare mie personali posizioni politiche, ne per nessun altro motivo che non sia quello di discutere di un caso che a distanza di 40 anni appassiona ancora tantissima gente. Mi sono infatti sempre astenuto dall'intervenire quando si diramava l'argomento parlando della politica americana, delle Torri gemelle, di UFO etc.non considerando, came afferma lei il presente forum la sede più idonea per tali argomenti. Se però questa è stata la sua impressione o se si è sentito offeso da qualche mia frase me ne scuso. Preciso, in conclusione, che il mio "con simpatia" è un tipo personale di saluto, anche quando i miei interventi non sono molto simpatici. Mi sono sempre firmato così, adesso come in interventi precedenti. Pensavo si fosse capito, ma a quanto pare si devono precisare anche i saluti di cortesia.
Con simpatia
Kilos15
Ps:è naturale che tutti i dubbi e le contraddizioni sull'impronta del palmo di Oswald rimangono, come anche quelle sull'impronta di Wallace. Ma se si deve usare un metro di giudizio esso deve essere applicato in egual modo, non facendo, come si suol dire due pesi e due misure.
sabatinogiuseppe59
00martedì 27 gennaio 2004 18:41
x Kilos 15

Caro Kilos,
ho molto apprezzato il tuo passionale e documentato messaggio in risposta ai soliti tentativi di buttare fango su tutto ciò che porterebbe lontano da Oswald. Riesci a dare perfettamente l'idea del modo, scandalosamente di parte, in cui ragionano i nostri interlocutori “colpevolisti”.
Mi permetto di aggiungere un “piccolo” particolare per quel che riguarda l'impronta di Oswald che sarebbe stata trovata sul Mannlicher-Carcano.
Il Rapporto Warren stesso ci informa del fatto che Oswald, nel giro di meno di 24 ore, smontò e rimontò il fucile, che è costituito, se non sbaglio, da dodici pezzi. Questa circostanza, sommata al fatto che il fucile era di Oswald, avrebbe dovuto determinare la scoperta di numerose impronte digitali del proprietario. Invece, come hai tu stesso ricordato, L'FBI non vi trovò un bel niente e, con un ritardo molto sospetto, la polizia di Dallas tirò fuori un'impronta che ha sollevato legittimi dubbi all'interno della stessa Commissione Warren. Ma anche ammettendo l'esistenza di una sola impronta, ciò non sarebbe compatibile con l'uso che Oswald aveva fatto del fucile.
Qualcuno, non molto intelligentemente, potrebbe accampare la possibilità che Oswald avesse usato dei guanti. Neanche un idiota si preoccuperebbe di non lasciare impronte sapendo che sta per abbandonare sulla scena del delitto, non solo, il suo fucile, dal quale facilmente si potrà risalire alle generalità del possessore, ma anche il sacco di carta che lo aveva contenuto e sul quale non potrebbero non esserci decine di impronte di chi lo ha confezionato. Ma anche nel caso del sacco di carta siamo di fronte alla solita e unica impronta del palmo.
Per quel che riguarda il caso Wallace, ho preferito non prestare il fianco al solito discredito. Mi piacerebbe sapere, però, da coloro che si riempiono la bocca di “bufale”, per quale motivo la polizia di Dallas, l'FBI e la Commissione Warren, ignorarono colpevolmente un'impronta identificabile ma non identificata. Perché non fecero allora quello che alcuni tentano di fare adesso?
Ciao
Giuseppe

[Modificato da sabatinogiuseppe59 27/01/2004 18.43]

sabatinogiuseppe59
00martedì 27 gennaio 2004 18:44
x DV

Egregio DV,
sebbene io mi renda conto di non poter far parte della schiera dei suoi amici e guardandomi bene dal ritenermi un anziano, desidero comunque pensare di poter contribuire a colmare il suo momentaneo vuoto di memoria.
Oltre ai cinque testimoni che videro un proiettile colpire l'asfalto di Elm Street a lato della fiancata POSTERIORE DESTRA della limousine, ve ne fu un sesto, tale Eugene Aldredge, che, un giorno o due dopo l'assassinio, vide una traccia, lunga 10 cm e profonda 0,6 cm, nel mezzo del marciapiede del lato nord di Elm Street, e cioè quello più vicino al Book Depository. Aldredge non disse nulla all'FBI fino a poco tempo dopo la pubblicazione del Rapporto Warren, poiché presunse, abbastanza logicamente, che il foro era sicuramente stato notato e che sarebbe stato vagliato dagli investigatori. Quando si rese conto che la traccia era stata trascurata dall'inchiesta della Commissione contattò immediatamente l'FBI informando il Bureau di ciò che aveva visto. Inoltre, Aldredge riferì all'FBI che Carl Freund, un cronista del Dallas Morning News, aveva anch'egli identificato il foro come una traccia di proiettile.
Meno di una settimana dopo che l'FBI era stata informato dell'esistenza e della posizione del foro, Aldredge si recò con un amico in Dealey Plaza per mostrargli il foro del proiettile, ma pur localizzandolo, entrambi si accorsero che era stato chiuso. Aldredge disse:
“Quando arrivammo sul posto e, comunque, notammo la traccia, fu evidente che il foro era stato tappato con qualcosa, e sembrava essere un misto di calcestruzzo e amianto”.
Nel suo rapporto sul foro, l'FBI ammise di averlo localizzato e lo descrisse di una lunghezza di circa 10 cm e largo 1.2 cm.
Perché allora l'FBI ignorò il significato di questa scoperta?
L'incredibile motivo fornito dall'FBI per giustificare questa grave omissione consisteva nell'incompatibilità di quel foro con i colpi presumibilmente esplosi da Oswald dalla finestra del sesto piano del TSBD!!!!!!!!!!!!!!
Saluti
Giuseppe
Federico Ferrero
00mercoledì 28 gennaio 2004 10:18
Ho raccolto l'invito a non usare due pesi e due misure, e infatti: l'impronta di Wallace non è (fino a prova contraria) quella trovata al sesto piano, perché ha punti di non coincidenza, mentre l'impronta di Owsald su fucile e sacco di carta non mostra punti di non coincidenza. Ergo: Oswald ha toccato pacco e fucile, Wallace non ha toccato dove fu trovata l'impronta.


nel caso del sacco di carta siamo di fronte alla solita e unica impronta del palmo.



Non è vero. Due impronte. Palmo e dito. Peraltro c'è abbondante letteratura su questo fatto e portare il pacco in verticale, tenendolo da sotto col palmo e verso la cima per tenerlo dritto, è del tutto compatibile con il modo in cui un individuo porterebbe con sé un pacco di quelle dimensioni e peso.


pacco sul quale non potrebbero non esserci decine di impronte di chi lo ha confezionato


Non è vero. Questo non è un fatto, è un'opinione peraltro non suffragata scientificamente. Il fatto è che c'erano due impronte, probabilmente quelle più fresche (risalenti a quella mattina, mentre le ditate del momento in cui confezionò il pacco posso ben essere state assorbite dalla porosità della carta).

Peraltro sul pacco ho portato ampia documentazione: esisteva, aveva impronte di Oswald. Mi sembra di capire che questo sia stato accettato anche da chi ne negava l'esistenza.


Il lungo sacco di carta....che non c'era.



Mi astengo da considerazioni personali (tipo: che idiota Oswald a toccare così e cosà, perché allora varrebbe anche per il presunto Wallace che poi Wallace non è).

[Modificato da Federico Ferrero 28/01/2004 10.18]

Diego Verdegiglio
00giovedì 29 gennaio 2004 02:14
Ringrazio il Sig. Sabatino. Altre domande
Egregio Signor Sabatino,
La ringrazio molto per il Suo contributo alla mia domanda. Le sarei inoltre molto grato se volesse cortesemente dirmi in quale rapporto dell'FBI (citandomi numero e data) potrei trovare la frase relativa al fatto che la traccia di proiettile su Elm Street sia stata tappata perché non corrispondeva ai colpi di Oswald. Riguardo alle impronte sull'arma e sul sacco di carta, desidero chiederLe se i periti di impronte mettono in evidenza solo le impronte identificabili omettendo altre impronte non identificabili (nel senso che sono strisciate, confuse, non ben premute, evaporate, assorbite dal materiale maneggiato ecc)e se in questo caso Lei ritiene che gli esperti FBI si siano concentrati, come a me sembrerebbe ovvio, solo sulle impronte sulle quali si poteva lavorare e non altre eventuali. In questo caso le impronte lasciate qua e là sarebbero molte di più di quelle poi effettivamente esaminate e identificate. Riguardo a Wallace (non ho ancora visto la trasmissione, vado perciò un pò a casaccio in base a quanto ho letto) Le sarei grato se mi specificasse quanto segue:
- ci sono testimonianze di estranei nel deposito la mattina del 22 novembre fino a subito dopo l'attentato? Potrebbe citarle?
- si è saputo dove fosse questo Wallace il 22 novembre 1963?
- in base a cosa il poliziotto di Dallas che ha di recente esaminato l'impronta di Wallace ha iniziato la sua indagine e perché?
- qual è il metodo di confronto delle impronte usato da questo poliziotto e come sarebbe risalito a quella di questo Wallace?
- se questo Wallace ha sparato vuol dire che Oswald gli ha fornito il fucile, dato che i colpi furono certamente sparati solo da quell'arma? Era in sua compagnia al sesto piano? Come poté uscire Wallace dal deposito dopo l'attentato e come vi era entrato?
- come si spiegano le tracce di polvere da sparo sulle mani di Oswald?
- come mai il killer professionista Wallace, sicario del vicepresidente degli Stati Uniti, avrebbe lasciato al sesto piano una sua impronta e in quale punto l'avrebbe lasciata?
- come si spiegano i punti di NON COINCIDENZA delle impronte di Wallace con quella ritrovata nel TSBD di cui parla Ferrero?
- chi ha certificato che il poliziotto di Dallas abbia effettivamente trovato l'impronta del TSBD per un confronto con quella di Wallace? Wallace è morto o è vivo?
- L'HSCA trovò prove di estranei o di complici di Oswald al sesto piano del magazzino? Perché Bill Sol Estes non fa ascoltare i nastri registrati da Cliff Carter, uomo di Johnson, in cui si farebbe il nome del killer?
- trovo stranissima la coincidenza della pubblicazione di questa notizia nel quarantennale. Da quanto tempo andava avanti l'analisi dell'impronta di questo Wallace? Cosa dice ESATTAMENTE il testo della trasmissione? Ne ho discusso oggi col regista Renzo Martinelli ("Porzus", "Vajont", "Piazza delle Cinque Lune")ma brancolavo un pò nel buoi perché non ho visto la puntata di Voyager. Spero che la redazione voglia darmene una copia. Grazie e cordiali saluti. DV
sabatinogiuseppe59
00venerdì 30 gennaio 2004 11:41
x DV
Egregio Signor Verdegiglio,
Lei mi ha letteralmente mitragliato di domande sul presunto killer citato dal programma di Rai Due come se io stessi combattendo una battaglia personale per dimostrare la presenza di quell'uomo al sesto piano del TSBD, il 22 novembre 1963. Qui urge una precisazione. Di Malcolm Everett Wallace a me non frega assolutamente niente. Se da un'occhiata ai miei interventi a partire dalla data in cui è stato trasmesso il programma, si accorgerà che nei messaggi i riferimenti a Wallace sono praticamente inesistenti. Vi ho accennato in qualche occasione solo allo scopo di evidenziare il solito difetto di qualcuno, consistente nell'usare, molto spesso, due pesi e due misure. Infatti, se per Ferrero sono sufficienti i punti di non contatto dell'impronta per dimostrare l'estraneità di Wallace ai fatti di Dallas, per lo stesso Ferrero non è sufficiente, ad esempio, la testimonianza del perito dell'FBI Stombaugh, il quale dichiarò di non essere capace di stabilire se le fibre provenivano dalla coperta oppure no. Per Ferrero provenivano da quella coperta e basta. Questi metodi sono francamente inaccettabili. Tutto qui. Per il resto, non ho nessuna intenzione di approfondire l'argomento Wallace e quindi non potrò rispondere alle sue domande. In questa storia potrebbe anche esserci qualcosa di vero, ma preferisco andarci con i piedi di piombo standone fuori, e se son rose fioriranno.
Sono riuscito a registrare il programma direttamente sul computer, anche se a causa di problemi tecnici e di una non perfetta ricezione di Rai 2, il risultato non è stato dei migliori. Ma è stato sufficientemente discreto da poter cogliere un particolare, per la verità abbastanza noto, che mi ha alquanto turbato proprio perchè conferma clamorosamente dei sospetti che andavano verificati.
Il documentario ci mostra una diversa inquadratura dell'assassinio di Oswald (la vittima appena si intravede) che mette in evidenza la sconvolgente impassibilità (e l'assoluto disinteresse a proteggere Oswald sul davanti) di Jesse Curry dopo lo sparo esploso da Jack Ruby. Se mi dà la sua e-mail, che non ho più, le invio qualche fotogramma di questa sequenza.

Sul discorso delle impronte potrei anche essere d'accordo con Lei. Ma allora come mai sul fucile di Oswald fu rilevata, oltre all'unica presunta impronta leggibile, solo un'altra impronta non leggibile?
Stando al suo ragionamento dovevano essercene parecchie non leggibili.
La notizia della traccia sul marciapiede nord di Elm Street l'ho letta in un articolo di Michael Griffit, che non fornisce i dati che Lei chiede ma fornisce i nomi di due testimoni, di cui un giornalista. L'articolo probabilmente allude alla chiusura del foro perchè non corrispondeva ai colpi di Oswald. Il rapporto dell'FBI dice che la traccia fu ignorata perchè incompatibile con gli spari dal deposito. Bè, se non è la stesa cosa, ci manca poco.
Comunque se Lei intende dire che si fida solo di rapporti identificabili, sono nelle condizioni di indicargliene qualcuno. Basta andarsi a leggere le rivelazioni dell'Assassination Records Review Board, che, come saprà certamente, non è un'associazione internazionale di complottisti.

Saluti
Giuseppe



[Modificato da sabatinogiuseppe59 30/01/2004 12.06]

Diego Verdegiglio
00sabato 31 gennaio 2004 11:56
Verdegiglio per SAbatino
RISPOSTE AL SIGNOR SABATINO:


x DV

Egregio Signor Verdegiglio,
Lei mi ha letteralmente mitragliato di domande sul presunto killer citato dal programma di Rai Due come se io stessi combattendo una battaglia personale per dimostrare la presenza di quell'uomo al sesto piano del TSBD, il 22 novembre 1963. Qui urge una precisazione.

Di Malcolm Everett Wallace a me non frega assolutamente niente.
SONO LIETO DI VEDERGLIELO SCRIVERE



Se da un'occhiata ai miei interventi a partire dalla data in cui è stato trasmesso il programma, si accorgerà che nei messaggi i riferimenti a Wallace sono praticamente inesistenti. Vi ho accennato in qualche occasione solo allo scopo di evidenziare il solito difetto di qualcuno, consistente nell'usare, molto spesso, due pesi e due misure. Infatti, se per Ferrero sono sufficienti i punti di non contatto dell'impronta per dimostrare l'estraneità di Wallace ai fatti di Dallas, per lo stesso Ferrero non è sufficiente, ad esempio, la testimonianza del perito dell'FBI Stombaugh, il quale dichiarò di non essere capace di stabilire se le fibre provenivano dalla coperta oppure no. Per Ferrero provenivano da quella coperta e basta. Questi metodi sono francamente inaccettabili. Tutto qui.

SBAGLIO O L'ANALISI DELLE FIBRE DICHIARO' "COMPATIBILI" QUELLE FIBRE CON QUELLE DELLA COPERTA DI OSWALD? SE L'ITALIANO E' UNA NOSTRA LINGUA COMUNE, DIREI CHE IL PERITO, PUR NON ACCERTANDOLO, DICHIARO' CHE LE FIBRE "POTEVANO" ESSERE DI QUELLA COPERTA. IO SUPPONGO CHE PUR NON ESSENDO UNA "PROVA", FOSSE UN INDIZIO VALIDO. OSSIA SE IL PERITO AVESSE TROVATO, CHE NE SO, FIBRE DI LINO E CANAPA DI COLORE ROSSO E VIOLETTO ASVREBBE DOVUTO "ESCLUDERE" LA COMPATIBILITA' FRA IL TIPO DI FIBRE RINVENUTE E LA COPERTA DI OSWALD. INVECE SIA LA COMPOSIZIONE CHE IL COLORE DELLE FIBRE RITROVATE (VADO A MEMORIA: MI CORREGGA SE SBAGLIO)"POTEVANO" FAR PARTE DI QUELLE DI CUI ERA COMPOSTA LA COPERTA. SPERO CHE LEI SIA D'ACCORDO SUL FATTO CHE, PUR NOPN COSTITUENDO UNA PROVA SCHIACCIANTE,QUESTA POSSIBILITA' CONDUCEVA VERSO UNA BUONA POSSIBILITA' CHE IL FUCILE FOSSE STATO AVVOLTO IN QUELLA COPERTA, COME TESTIMONIO' MARINA (OVVIAMENTE, PER CHI CREDE AL COMPLOTTO, RICATTATA, INTIMIDITA O "COMPRATA" DALL'FBI!)



Per il resto, non ho nessuna intenzione di approfondire l'argomento Wallace e quindi non potrò rispondere alle sue domande.

ME NE DISPIACE MOLTO. GIRO LE STESSE DOMANDE A CHI VORRA' CORTESEMENTE RISPONDERMI PUNTO PER PUNTO.GRAZIE.


In questa storia potrebbe anche esserci qualcosa di vero, ma preferisco andarci con i piedi di piombo standone fuori, e se son rose fioriranno.

DEPONE A FAVORE DELLA SUA INTELLIGENZA STARNE FUORI. COSI', A NASO, CREDO CHE NON FIORIRA' NULLA DI CLAMOROSO, ALMENO FINO AL PROSSIMO ANNIVERSARIO CON RELATIVE VENDITE DI INTERVISTE E MEMORIALI.

Sono riuscito a registrare il programma direttamente sul computer, anche se a causa di problemi tecnici e di una non perfetta ricezione di Rai 2, il risultato non è stato dei migliori. Ma è stato sufficientemente discreto da poter cogliere un particolare, per la verità abbastanza noto, che mi ha alquanto turbato proprio perchè conferma clamorosamente dei sospetti che andavano verificati. Il documentario ci mostra una diversa inquadratura dell'assassinio di Oswald (la vittima appena si intravede) che mette in evidenza la sconvolgente impassibilità (e l'assoluto disinteresse a proteggere Oswald sul davanti) di Jesse Curry dopo lo sparo esploso da Jack Ruby. Se mi dà la sua e-mail, che non ho più, le invio qualche fotogramma di questa sequenza.

E' UN DISCORSO (CORREDATO DA FOTO) CHE AFFRONTO NEL MIO LIBRO, CHE LEI NON HA VOLUTO GRAZIOSAMENTE LEGGERE. NON CHE NE FOSSE OBBLIGATO, PER CARITA', MA SAREBBE STATA UNA BUONA BASE DI DISCUSSIONE. FRITZ E CURRY SI ARRESERO ALLA STAMPA E, MENTRE SI AVVICINAVA L'AUTO PER IL TRASFERIMENTO, LASCIARONO FRONTALMENTE LIBERO IL CAMPO PER FOTOGRAFI E CINEOPERATORI. FRITZ, MEZZO RIMBAMBITO DALLA NOTTATA IN BIANCO SEGUITA AGLI INTERROGATORI DEL SABATO (PER ALCUNE ORE SI IGNORO' DOVE FOSSE),SI SPOSTO' ALLA SUA DESTRA PER ANDARE AD APRIRE LO SPORTELLO DELL'AUTO. LA SUA MANCANZA DI REAZIONE PER ALCUNI SECONDI DOPO LO SPARO COLPI' MOLTISSIMO ANCHE ME, AL PUNTO DA IPOTIZZARE NEL MIO LIBRO CHE (STANTI I VIZI DI FORMA CHE SI SAREBBERO VERIFICATI IN UN EVENTUALE PROCESSO AD OSWALD, CON ASSOLUZIONE DELL'IMPUTATO PER ERRATA RACCOLTA DELLE PROVE E RIMOZIONE ILLEGALE DEL CADAVERE DI KENNEDY)RUBY SIA STATO INVIATO DALLA POLIZIA (DIETRO PROMESSA DI DENARO E POCO CARCERE)AD UCCIDERE OSWALD PRIMA CHE FOSSE MESSO NELLE MANI DELL'INCORRUTTIBILE SCERIFFO DECKER, CON CONSEGUENTI PERDITE DI POLTRONE E CARICHE DI FRITZ, CURRY SU SU FINO AL SINDACO DI DALLAS, VERO CAPO DELLA POLIZIA CITTADINA. UN ASSASSINIO QUINDI DEL TUTTO SGANCIATO DA QUELLO DI KENNEDY. POI LO STUDIO DI TEMPI E CONTRATTEMPI DEI MOVIMENTI DI OSWALD E RUBY QUELLA MATTINA MI HA ABBASTANZA CONVINTO DELL'ASSOLUTA MANCANZA DI UN MANDANTE REALE DI RUBY, SE SI ESCLUDONO I DISCORSI COI SUOI AMICI POLIZIOTTI CHE AVEVANO POTUTO "CARICARE" LA SUA PSICHE CONTRO OSWALD (VEDI COLLOQUI COL POLIZIOTTO OLSEN E LA SUA FIDANZATA). LA COSA CHE MI CONVINSE ANCORA DI PIU' FU CHE, ALL'ATTO DELLA SENTENZA DI CONDANNA ALLA SEDIA ELETTRICA (POI TRAMUTATA IN ERGASTOLO FINO A REVISIONE IN APPELLO), RUBY NON ABBIA SENTITO IL BISOGNO DI CHIAMARE I GIORNALISTI E SPIFFERARE TUTTO. A QUEL PUNTO, PERSO PER PERSO, MUOIA SANSONE CON TUTTI I FILISTEI: "MI AVETE FREGATO, LE PROMESSE NON ERANO QUESTE. SE DEVO FINIRE ARROSTO SULLA SEDIA,A QUESTO PUNTO DICO TUTTO E VI COINVOLGO". NIENTE DEL GENERE, NE' MEMORIALI POSTUMI AD AVVOCATI O FAMILIARI. L'ULTIMA REGISTRAZIONE DELLA VOCE DI RUBY SUL LETTO DI MORTE, FATTA DI NASCOSTO DAL FRATELLO EARL, RIBADISCE LA SUA ASSOLUTA ESTRANEITA'A QUALUNQUE COMPLOTTO. PUO' AVER SAPUTO FRITZ, NEI DUE GIORNI DI DETENZIONE DI OSWALD, CHE "QUALCUNO" PENSAVA DI FAR FUORI OSWALD DURANTE IL TRASFERIMENTO? FORSE: QUESTO ASSASSINIO DEL KILLER DI KENNEDY AVREBBE MESSO LETTERALMENTE UNA PIETRA TOMBALE SU UN EVENTUALE PROCESSO AD OSWALD, CHE RISCHIAVA DI TRASFORMARSI IN UN PROCESSO A DALLAS. NON ABBIAMO UNA RISPOSTA A QUESTA DOMANDA, MA NON BISOGNA MAI DIMENTICARE IL CONTESTO STORICO E IL CLIMA PARTICOLARISSIMO CHE SI VIVEVA A DALLAS DURANTE QUEL WEEK END.


Sul discorso delle impronte potrei anche essere d'accordo con Lei. Ma allora come mai sul fucile di Oswald fu rilevata, oltre all'unica presunta impronta leggibile, solo un'altra impronta non leggibile? Stando al suo ragionamento dovevano essercene parecchie non leggibili.

SI, IO PENSO CHE CE NE FOSSERO, MA (COME MI HANNO DETTO ESPERTI ITALIANI CHE HO INTERPELLATO) DIPENDE DAL TIPO DI MATERIALE SUL QUALE SI METTONO LE MANI. VI SONO MATERIALI SCARSAMENTE RICETTIVI DELLE IMPRONTE, ALTRI DAI QUALI (A CAUSA DI AGENTI ATMOSFERICI, CALORE, POROSITA' ECC)LE IMPRONTE SCOMPAIONO PRESTO. LA PRESSIONE PIU' O MENO ACCENTUATA DELLA PELLE (GRASSA, SUDATA ECC) E' MOLTO IMPORTANTE AFFINCHE' SI LASCI UN'IMPRONTA VISIBILE. IO CREDO CHE, NONOSTANTE LA NOSTRA ABISSALE DISTANZA SU QUESTO CASO,LEI NON VOGLIA COLTIVARE UN IRRAGIONEVOLE DUBBIO SUL FATTO CHE OSWALD ABBIA PORTATO IL SUO FUCILE NEL DEPOSITO E ABBIA SPARATO ALLA LIMOUSINE. SE MI DICE CHI ALTRI L'ABBIA FATTO E QUANDO E COME, SONO PRONTO A PARLARNE CON LEI: PURCHE' NON MI VENGA A PARLARE DI IPOTETICI "AGENTI SEGRETI" CHE SCARDINANO IL GARAGE DEI PAINE, PRENDONO IL FUCILE, LO INTRODUCONO SOLO LEI SA COME NEL DEPOSITO E SPARINO A KENNEDY MENTRE OSWALD SE NE STA IGNARO A MANGIARE UN PANINO IN MENSA!!!!!!!SE HA PROVE DI TUTTO QUESTO (TESTIMONIANZE ECC), ATTENDO CHE ME LE FORNISCA, PURCHE' NON FINIAMO NEL VICOLO CIECO DEL "HANNO DISTRUTTO E NASCOSTO LE PROVE DI TUTTO QUESTO". SE E' COSI', LASCI PERDERE.



La notizia della traccia sul marciapiede nord di Elm Street l'ho letta in un articolo di Michael Griffit, che non fornisce i dati che Lei chiede ma fornisce i nomi di due testimoni, di cui un giornalista.

GIA' LA FONTE MI INSOSPETTISCE NON POCO. LA MANCANZA DI RIFERIMENTI PRECISI MI INSOSPETTISCE ANCORA DI PIU'.


L'articolo probabilmente allude alla chiusura del foro perchè non corrispondeva ai colpi di Oswald. Il rapporto dell'FBI dice che la traccia fu ignorata perchè incompatibile con gli spari dal deposito. Bè, se non è la stesa cosa, ci manca poco.

NO, CI MANCA MOLTISSIMO. LEI HA AFFERMATO CHE L'FBI FECE TAPPARE IL FORO PERCHE' NON CORRISPONDEVA ALLA TRAIETTORIA "UFFICIALE" DI OSWALD ALLA FINESTRA. CHI HA LETTO IL SUO MESSAGGIO PUO' AVER CAPITO ESATTAMENTE QUESTO! POI LE CHIEDO: L'FBI IGNORO' QUESTO FORO PRIMA O DOPO LE CONCLUSIONI DELLA COMMISSIONE WARREN? CIOE' "IN CORSO D'OPERA" O A LAVORI FINITI? LEI SA CHE LA TRAIETTORIA DEI COLPI FU APPROFONDITA DALLA COMMISSIONE NELL'ESTATE DEL 1964, DOPO UN ACCURATO STUDIO DI ZAPRUDER, DELLA TESTIMONIANZA TAGUE E DEL MARCIAPIEDE COLPITO. UNA PRIMA RICOSTRUZIONE DELL'FBI NON AVEVA ACCERTATO LA SEQUENZA DEI COLPI E NEANCHE LA COMMISSIONE RIUSCI' AD ACCERTARLA AL 100% ALLA FINE. SOLO GLI STUDI SULLE TRACCE DI METALLO LASCIATE SUL MARCIAPIEDE SOTTO TAGUE PERMISERO DI ACCERTARE CHE ERA STATO COLPITO DAL NUCLEO DELLA PALLOTTOLA E NON DALLA CAMICIATURA, CHE AVEVA COLPITO L'ASFALTO. IO CREDO CHE LA SUA TENDENZIOSA AFFERMAZIONE SULL'FBI TENDA A FAR CREDERE CHE L'FBI ABBIA VOLUTO SCIENTEMENTE IGNORARE LA TRACCIA SULL'ASFALTO PERCHE' NON COINCIDEVA CON LE CONCLUSIONI UFFICIALI. NON E' QUESTO CIO' CHE LEI VORREBBE INSINUARE? LE CONCLUSIONI UFFICIALI FURONO POI RIBADITE 15 ANNI DOPO DALL'HSCA E TUTTE LE COMMISSIONI ACCERTARONO IL FATTO CHE UNA PALLOTTOLA SI ERA FRAMMENTATA E IL NUCLEO AVEVA RAGGIUNTO (NON SAPPIAMO CON QUALE TRAIETTORIA)IL MARCIAPIEDE DI TAGUE. E' DEL TUTTO PROBABILE CHE IL DURO LEGNO DELLA QUERCIA TEXANA ABBIA SPACCATO LA PALLOTTOLA: UNA PARTE CONTINUO' LA SUA CORSA VERSO TAGUE, LA CAMICIATURA RAGGIUNSE L'ASFALTO VICINO ALLA LIMOUSINE. E' UN'IPOTESI PROBABILE. IO CREDO INVECE CHE LEI VOLESSE METTERE IN LUCE I SOLITI "CATTIVONI" DELL'FBI IN MALAFEDE, LAZZARONI PRONTI A DISTORCERE LE INDAGINI, NON E' COSI'? C'E' GENTE CHE SI AGGRAPPA MANI E PIEDI AI RAPPORTI INIZIALI DELL'FBI, MENTRE LA COMMISSIONE WARREN ERA ANCORA AL LAVORO, PER METTERNE IN EVIDENZA PECCHE E MANCANZE (CHE PURE CI FURONO). SAREBBE COME SE LEI ENTRASSE IN UNA BELLA VILLA ANCORA IN COSTRUZIONE E COMINCIASSE A CRITICARE:"MA QUI I VETRI HANNO DISEGNATA SOPRA UNA "S" DI CALCE! MA QUI I SANITARI HANNO ANCORA INCOLLATA LA CARTA DEL VENDITORE! MA NON C'E' NEANCHE LO SCALDABAGNO IN FUNZIONE E LA LINEA TELEFONICA ATTIVA! MA QUI IL TRAMEZZO E IL SOPPALCO NON SONO STATI ANCORA MESSI!". AVREBBERO UN BEL DA FARE I PROPRIETARI E I MURATORI NEL DIRLE CHE LA VILLA E' ANCORA IN COSTRUZIONE, CHE STANNO ADOTTANDO LE SOLUZIONI FINALI, CHE PROVVEDERANNO A METTERE TUTTO A POSTO E A CONSEGNARE I LAVORI BEN FATTI. NO, LEI SAREBBE SEMPRE CONVINTO CHE QUELLA E' UNA PESSIMA COSTRUZIONE PERCHE' HA ASSISTITO AI LAVORI IN CORSO. MENTRE ERA LA COMMISSIONE (E SOLO LEI) A DOVER DARE IL QUADRO COMPLETO E FINALE DELL'INCHIESTA, C'E' GENTE CHE SI ATTACCA MESCHINAMENTE AI LAVORI PREPARATORI, AI RAPPORTI PARZIALI E INIZIALI CHE GLI INVESTIGATORI HANNO AVUTO L'ASSOLUTA IMPRUDENZA DI RENDERE PUBBLICI, COME SE CRITICI E GIORNALISTI AVESSERO TUTTI I REQUISITI PER ANALIZZARLI E FARLI A PEZZI, GETTANDOLI IN PASTO AL PUBBLICO.

Comunque se Lei intende dire che si fida solo di rapporti identificabili, sono nelle condizioni di indicargliene qualcuno.

SI', MI FIDO SOLO ED ESCLUSIVAMENTE DI RAPPORTI IDENTIFICABILI. LEI, NONOSTANTE LE DIVERGENZE, MI SEMBRA UN VERO APPASSIONATO AL CASO: A MIO AVVISO FAREBBE BENE A FARE ALTRETTANTO. LA MAGGIORA PARTE DEI GIORNALISTI NON CERCA LA VERITA', MA LA NOTIZIA, LO "SCOOP" E BASTA. TENGA SEMPRE PRESENTE QUESTO!


Basta andarsi a leggere le rivelazioni dell'Assassination Records Review Board, che, come saprà certamente, non è un'associazione internazionale di complottisti.

SCUSI, DI QUALI RIVELAZIONI PARLA? POTREBBE SPECIFICARE MEGLIO? MA L'ARRB NON HA IL COMPITO DI RINTRACCIARE E ACQISIRE TUTTI I MATERIALI ORIGINALI "PER LA STORIA"? LE SAREI GRATO SE VOLESSE DIRMI A QUALI "RIVELAZIONI" SI RIFERISCE E IN RAPPORTO SPECIFICO ALLE DOMANDE CHE LE HO POSTO. LA RINGRAZIO. SALUTI. DV


Saluti
Giuseppe





sabatinogiuseppe59
00lunedì 2 febbraio 2004 19:59
x DV
Importante premessa:
in più di due anni di partecipazione a questo forum non ho mai affermato di ritenere Oswald assolutamente estraneo ai fatti di Dallas. Sono consapevole delle circostanze che lo inchioderebbero a responsabilità attive, o almeno passive, nell'attentato. Mi esprimo al condizionale, perchè sono altresì a conoscenza di circostanze assolutamente in antitesi con quelle di cui sopra. Che poi io sia intimamente convinto che Oswald sia stato incastrato da qualcuno, questo fa parte della sfera delle sensazioni, che si deve inevitabilmente scontrare con quelle situazioni reali che invece lo vedono coinvolto. L'ipotesi che comunque non accetto è quella che vedrebbe Oswald come unico responsabile. Spero di essere stato chiaro una volta per tutte. Credo anche che ad Oswald, nel momento in cui lo giudichiamo, dobbiamo riconoscere tutte le garanzie possibili e anche di più, non solo perchè essendo stato ucciso non ha potuto difendersi e magari far luce sugli eventi, ma anche perchè l'ipotesi del folle solitario rappresentava la soluzione meno impopolare di tutte e la tentazione di confermarla senza andarne a cercare altre fu sicuramente irresistibile. Se poi lo stesso Verdegiglio non esclude la possibilità che il mandante dell'assassinio di Oswald sia stata proprio la polizia di Dallas, questo vuol dire che tutto era possibile nel contesto a cui fa riferimento DV. Anche la fabbricazione o la manipolazione delle prove.

Risposte a DV

SBAGLIO O L'ANALISI DELLE FIBRE DICHIARO' "COMPATIBILI" QUELLE FIBRE CON QUELLE DELLA COPERTA DI OSWALD?

Liebeler fece rilevare, però, che la prova delle fibre era estremamente “tenue”. Paul Stombaugh, l’esperto dell’FBI che si era occupato della prova delle fibre, aveva dichiarato che, poiché le fibre rinvenute nel sacco di carta erano di due tipi molto correnti e poiché la coperta conteneva trenta tipi di fibre dei quali solo due erano identici a quelli delle fibre rinvenute nel sacco, non vi erano elementi di prova sufficienti per valutare se fosse o meno probabile che le fibre rinvenute nel sacco provenissero dalla coperta. Stombaugh aveva dichiarato: “Tutto quello che mi sento di dire è che è possibile che queste fibre possano provenire da questa coperta”. Eppure sebbene Stombaugh avesse rifiutato di dire che era probabile che le fibre provenissero dalla coperta, nel capitolo si asseriva che la prova delle fibre dimostrava che il sacco aveva in qualche momento contenuto il fucile (quando si dice “l'obiettività della Commissione”). Non trova strano, signor Verdegiglio, che il fucile smontato non abbia lasciato alcuna traccia nel sacco, e quindi, che abbia potuto trasportare tracce di qualcos'altro senza averne lasciate di proprie? Lei afferma di ritenere, comunque, un indizio valido la presenza di quelle fibre.
Perchè non ritiene un indizio valido a favore di Oswald il fatto che la sua impronta sul fucile venne fuori solo dopo la sua morte e dopo il negativo riscontro dell'FBI? Eppure questo indizio a favore dovrebbe essere ancora più valido di quello a sfavore riguardante le fibre. E non le sembra strano che una fondamentale prova a carico del sospetto non fosse stata resa immediatamente pubblica? Henry Wade non aspettava altro, dopo aver raccontato una marea di stupidaggini. E non sono altrettanto validi indizi, la non identificazione del sacco di carta da parte di Wesley Frazier e della Randle e il fatto che nessuno all'interno del deposito notò il lungo e pesante involucro, tanto che Jack Dougherty vedendo arrivare Oswald non vide niente nelle sue mani?

FRITZ E CURRY SI ARRESERO ALLA STAMPA E, MENTRE SI AVVICINAVA L'AUTO PER IL TRASFERIMENTO, LASCIARONO FRONTALMENTE LIBERO IL CAMPO PER FOTOGRAFI E CINEOPERATORI. FRITZ, MEZZO RIMBAMBITO DALLA NOTTATA IN BIANCO SEGUITA AGLI INTERROGATORI DEL SABATO (PER ALCUNE ORE SI IGNORO' DOVE FOSSE),SI SPOSTO' ALLA SUA DESTRA PER ANDARE AD APRIRE LO SPORTELLO DELL'AUTO. LA SUA MANCANZA DI REAZIONE PER ALCUNI SECONDI DOPO LO SPARO COLPI' MOLTISSIMO ANCHE ME.

Credo che colui che precedeva Oswald e che cercò di aprire lo sportello fosse Curry. Se ho ben capito, Fritz doveva essere l'uomo che nelle immagini a cui mi riferisco appare alla destra di Curry in mezza ad altre due persone. Queste due persone reagiscono immediatamente allo sparo di Ruby. La noncuranza di Curry, sommata a quella non meno sconvolgente di Fritz (se era lui), vanno ad aggiungersi alle già innumerevoli e molto sospette stranezze di questa vicenda. Inoltre, l'auto che attendeva Oswald, era al posto sbagliato nel momento giusto, e questo, ovviamente per caso, consentì a Ruby di avere lo spazio sufficiente per avvicinarsi alla sua vittima senza alcun problema. Sono d'accordo con Lei quando ipotizza che l'uccisione di Oswald potesse non avere nessun legame con l'assassinio di Kennedy, e che la stessa polizia avrebbe potuto avere interesse ad eliminare Oswald. Questa teoria fu avanzata anche da Leo Sauvage nel suo libro “Chi ha ucciso il Presidente?”, pubblicato nel 1965. Ma non ho nessuna intenzione di valutare l'ipotesi che Ruby possa aver fatto di testa sua. Anche in questo caso ci sono una miriade di indizi che escludono questa possibilità.

GIA' LA FONTE MI INSOSPETTISCE NON POCO. LA MANCANZA DI RIFERIMENTI PRECISI MI INSOSPETTISCE ANCORA DI PIU'.

Mi perdoni, ma il fatto che il nome di Michael Griffith la insospettisca non è motivo di particolari riflessioni da parte mia. Non ricordo che Lei abbia mai scritto parole di apprezzamento nei confronti di un autore complottista. Per cui, mi riperdoni, ma in questo caso la sua credibilità è alquanto scarsa. Se Lei si fida solo di riferimenti precisi e di rapporti identificabili, perchè non ritiene attendibili, almeno in alcuni punti, il Rapporto Sommario e il Rapporto Supplementare dell'FBI, tanto per fare un esempio?

LEI HA AFFERMATO CHE L'FBI FECE TAPPARE IL FORO PERCHE' NON CORRISPONDEVA ALLA TRAIETTORIA "UFFICIALE" DI OSWALD ALLA FINESTRA. CHI HA LETTO IL SUO MESSAGGIO PUO' AVER CAPITO ESATTAMENTE QUESTO!

Non ho detto che l'FBI fece tappare il foro (vada a rileggere), ma solo che ne era a conoscenza e che lo aveva ignorato perchè non lo riteneva pertinente al caso.

L'FBI IGNORO' QUESTO FORO PRIMA O DOPO LE CONCLUSIONI DELLA COMMISSIONE WARREN? CIOE' "IN CORSO D'OPERA" O A LAVORI FINITI?

Eugene Aldredge informò l'FBI della sua scoperta dopo la pubblicazione del Rapporto Warren, e cioè dopo che si rese conto che la Commissione non aveva preso in considerazione quella traccia. Si evince però che l'FBI lo sapesse già molto prima e che l'aveva a sua volta ignorata per il motivo già descritto in precedenza.

E' DEL TUTTO PROBABILE CHE IL DURO LEGNO DELLA QUERCIA TEXANA ABBIA SPACCATO LA PALLOTTOLA. UNA PARTE CONTINUO' LA SUA CORSA VERSO TAGUE, E LA CAMICIATURA RAGGIUNSE L'ASFALTO VICINO ALLA LIMOUSINE. E' UN'IPOTESI PROBABILE.

Lei non si limita a parlare di ipotesi possibile, ma preferisce ritenerla probabile come se avesse delle prove convincenti in quel senso. Quali sono? Non solo non mi risulta che siano stati rinvenuti frammenti della camiciatura, ma neanche che sia stata verificata qualche traccia su un ramo della quercia. Lei poi dovrebbe pur sempre spiegarmi come ha fatto quel pezzo di pallottola ad arrivare a Tague dopo aver colpito un ramo (si presume abbastanza spesso e quindi rintracciabile) della quercia che si trovava a un centinaio di metri dall'uomo che rimase ferito di striscio. Se non sbaglio, però, Lei ha cambiato decisamente opinione a riguardo. Tempo fa credo di aver letto in un suo messaggio che la pallottola arrivata a Tague, dopo aver colpito l'asfalto e senza rimbalzare, aveva miracolosamente attraversato a pelo di strada il fondo dell'auto presidenziale per poi giungere nei pressi del sottopassaggio. Una performance degna della più famosa pallottola che seguì.
Per quel che riguarda l'ARRB ho bisogno di un po' di tempo per le traduzioni. Comunque di seguito le propongo un articolo che mi piacerebbe Lei leggesse e commentasse.


sabatinogiuseppe59
00lunedì 2 febbraio 2004 20:03
X DV e tutti
Il sospetto “pacco non recapitato”: ulteriore evidenza di una congiura per incastrare Oswald?

Il 4 dicembre 1963, circa due settimane dopo l’assassinio del presidente Kennedy, un “pacco sospetto” fu scoperto nell’ufficio postale di Irving. Esso potrebbe, benissimo, essere stato spedito come parte di uno sforzo per incastrare Oswald in anticipo per l’assassinio. Il “pacco non recapitato” era indirizzato a Lee Oswald, e fu trovato nelle giacenze dell’ufficio postale di Irving, un sobborgo di Dallas. Nessuno dell’ufficio postale sapeva da quanto tempo era là. Il pacco conteneva, a sua volta, un sacco di carta fatto interamente di dura carta marrone. Il sacco fu aperto da entrambe le estremità e misurava circa 18 pollici (45 cm) di lunghezza. Era indirizzato a Lee Oswald a un inesistente indirizzo a Dallas, senza tariffa postale sulla carta da imballo. La scoperta di questo “pacco sospetto” non fu rivelata prima del maggio 1967, quando un incompleto rapporto dell’FBI, sul pacco e il suo ritrovamento, emerse dall’Archivio Nazionale.
Il pacco faceva parte di un piano per incastrare Oswald in anticipo?
Anthony Summers così commenta:
Il 4 dicembre 1963, un “pacco non recapitato” indirizzato a Oswald fu ritrovato fra le giacenze dell’ufficio postale di un sobborgo di Dallas. Era erroneamente indirizzato al 601 W. Nassaus Street, che poteva somigliare a Neches Street, che era vicino alla residenza di Oswald. Quando il pacco fu aperto risultò contenere un “sacco di carta marrone…”. Poiché è da escludere che un impiegato delle poste possa aver messo da parte un pacco indirizzato a Oswald dopo che il suo nome era diventato famoso in tutto il mondo, è ragionevole supporre che il pacco arrivò prima dell’assassinio. Chi mandò il pacco a Oswald, e perché, sono questioni particolarmente importanti, sapendo che un altro sacco di carta divenne una prova chiave. Ma il Rapporto Warren non fa menzione del misterioso pacco, e questo dimostra che non vi furono verifiche legali o ulteriori investigazioni.

La Commissione Warren afferma che un “sacco di carta marrone” fu ritrovato nel cosiddetto “covo dell’assassino” al sesto piano del TSBD, circa un’ora dopo l’assassinio. Questo sacco, dice la Commissione, fu usato come un improvvisato astuccio per il fucile. Tuttavia, i critici hanno giustamente espresso molti dubbi sulle affermazioni della CW riguardanti il sacco di carta. Il sacco, infatti, non appare in nessuna delle foto della scena del crimine scattate al presunto covo del tiratore dopo l’assassinio. Inoltre, gli ufficiali della polizia che dissero di aver visto il sacco, diedero confuse e contraddittorie testimonianze riguardo la posizione, la grandezza e le condizioni del pacco. Alcuni dei poliziotti che ispezionarono o videro il “covo dell’assassino” dopo la sparatoria, non videro il sacco marrone. I critici sospettano che il sacco fu fabbricato dalla polizia al Book Depository, o che esso fu fatto prima della sparatoria e portato nell’edificio per essere successivamente prodotto come prova contro Oswald. Gli scettici puntano al fatto che, per qualche ragione, il sacco non fu portato fuori dall’edificio, se non tre ore dopo il presunto ritrovamento. Questi sono alcuni dei problemi connessi con le affermazioni della Commissione circa il sacco di carta.

Il sacco di carta contenuto nel misterioso “pacco non recapitato”, aveva lo scopo di incastrare Oswald dopo la sparatoria?
Fu spedito affinché fosse consegnato a Oswald, che lo avrebbe portato poi al TSBD, con l’intento che potesse essere trovato dopo la sparatoria, presumibilmente con le impronte di Oswald?
Perché il sacco del “pacco non recapitato” non fu legalmente verificato?
Perché non fu fatto alcuno sforzo per determinare chi lo aveva spedito (almeno verificando le impronte digitali)?
Perché la Commissione Warren non menziona il pacco e il suo contenuto?
Perché il rapporto dell’FBI era incompleto?
Le intuizioni di Silvya Meagher su questa faccenda giustificano le seguenti considerazioni:
Il rapporto dell’FBI non indica se l’indirizzo sul pacco fu scritto a mano o con macchina da scrivere. Ciò dimostra che non fu fatto alcuno sforzo per identificare il mittente, o di confrontare il sacco di carta e l’imballaggio esterno con i materiali del Book Depository o della residenza dei Paine.
Come ha fatto questo sacco di carta ad arrivare all’ufficio postale di Irving? Poiché non aveva tariffa postale o il nome del mittente, era stato probabilmente abbandonato in una cassetta postale, presumibilmente con la tariffa postale a carico del destinatario. Tutto questo accadeva prima o dopo l’assassinio? Sembra certo che se esso fosse finito nelle mani delle autorità postali dopo il 22 novembre 1963, sarebbe stato immediatamente consegnato alle agenzie investigative, poiché anche il più modesto impiegato postale non avrebbe mancato di riconoscere il nome di Oswald dopo quel giorno o successivamente.
Presumendo, come sembra ragionevole fare, che il pacco fu spedito prima dell’assassinio, si potrebbe tuttora stabilire chi lo mandò. Oswald spedì il pacco a se stesso? Sicuramente no, se non altro perché, senza alcun dubbio, conosceva perfettamente il suo indirizzo. Se l’indirizzo sul pacco era stato scritto a mano, l’FBI non suggerisce che si trattava della scrittura di Oswald. Quasi sicuramente, allora, il pacco fu spedito da uno sconosciuto che non voleva far conoscere la sua identità e le cui ragioni erano indiscutibilmente discutibili. Nessuno che non fosse implicato nell’assassinio poteva sapere che un sacco di carta sarebbe diventata una prova evidente contro un sospetto che, si disse, aveva agito da solo. Il mittente era implicato, o come complice di Oswald, oppure come membro di una congiura, non solo, per assassinare Kennedy, ma anche per incastrare un uomo innocente.
Queste deduzioni sembrano logiche, persino inevitabili, sebbene ci sono altre circostanze che potrebbero rapportare sul misterioso pacco trovato tra le giacenze dell’ufficio postale. Le stesse deduzioni potrebbero aver condizionato gli stessi membri della Commissione Warren e il suo staff, che verificò il rapporto dell’FBI. Le implicazioni non fecero condurre ulteriori indagini, ma il rapporto dell’FBI fu semplicemente messo da parte senza ulteriori indugi.

La logica conclusione è che il pacco fu spedito nel tentativo, comunque riuscito, di incastrare un innocente. L’FBI e i membri della CW che verificarono il rapporto giunsero alla stessa conclusione, e quindi decisero di sopprimere il documento piuttosto che fare chiarezza sulle inquietanti implicazioni date dal pacco.





Diego Verdegiglio
00lunedì 2 febbraio 2004 21:38
Ma certo!Come no?!Oswald era innocente e la polizia(o"i servizi"?)avevano prefabbricato il pacco!...
kilos15
00martedì 3 febbraio 2004 16:26
Commenti
Mi perdoni, dott. Verdegiglio, ma la risposta cui sopra non è degna di lei. Il sig Sabatino le ha riportato un articolo che solleva ragionevoli dubbi su un indizio importante (il presunto pacco di carta dove si dice fosse contenuto il fucile di Oswald)che fu una delle prove, o meglio degli indizi ritenuti fondamentali dalla CW per arrivare alla conclusione finale di Oswald come assassinio solitario. Quindi penso che la sua risposta in merito debba essere come minimo meno ironica.
Con simpatia
Kilos15
Stefano F.
00martedì 3 febbraio 2004 17:23
RACCONTO IPOTETICO

Personali intuizioni alternative sul “misterioso” pacco postale

Con il permesso del Sabatino e l’indulgenza dei lettori, proverei a tessere una trama alternativa a quella di Silvya Meagher precedentemte riportata nel forum, basandomi anch’io su intuizioni e sensazioni. Posso?
Non so perché ma, dati gli elementi a disposizione, in questa vicenda del boxpo di Irving percepisco l’impronta di Oswald. Già, troppo confusa e incerta per essere opera di un grande o piccolo complotto. Posso usare anch’io il termine probabile? O Logico?Meglio intuitivo, forse?
Ecco la mia trama: il 19 novembre ’63 ormai era noto a tutti, era sui giornali di Dallas, il percorso presidenziale sarebbe passato attraverso Dealey Plaza; e la mente di Oswald era in subbuglio. Cominciava ad elaborare il mortale piano. Come non ricordare la furbizia malata di Oswald mista alle passione per le storie alla 007: “il mio nome è Bond, James Bond” equivaleva forse a “il mio nome è Hidell, James Alek Hidell” il suo pseudonimo preferito? Chi puo’ comprendere come tutto questo si combini nella mente di un ragazzo ex marine di ideali marxisti frustrati? Da tempo Lee aveva adocchiato le aste per tende nel garage della sig.ra Paine, proprio lì vicino dove teneva il suo Carcano, anzi non suo ma di James Alek Hidell, pensava sorridendo. Ecco una furbata ormai assodata, una bella scusa da raccontare quando porterà il fucile – “Che cos’hai in quel pacco, Lee”? E lui avrà la risposta pronta. Il pacco per portare il fucile era pero’ ancora un problema. Aveva già pensato di procuralselo al lavoro, ma non aveva ancora trovato il modo di prelevarlo all’insaputa dell’ addetto all’imballaggio. Era sempre lì, maledizione! Prima o poi…poi, finalmente era riuscito a confezionare un sacchetto! Era un po’ corto, 45 cm soltanto, intanto pero’ ce l’aveva fatta! In fondo, quando il calcio del fucile fosse stato coperto, qualcosa si troverà per cammuffare l’estremità del fucile smontato, no? Forse un altro pacco più grande? Ora l’importante era di non farsi assolutamente vedere con un quel pacco in mano, anche spiegazzato. Nascondere il pacchetto quando tutti si trovavano allo spogliatoio non era tanto difficile, ma se qualcuno avesse visto? Sarebbe stato facile poi ricollegare il tutto. Cosa avrebbe detto? Pacco gigante per colazione? Ecco l’idea: impacchettare il pacco e spedirlo all’appartamento durante la pausa pranzo. Due giorni al massimo e via!- “Buon giorno, quando costa spedire un pacco ad un indirizzo sempre qui Dallas?”. Era all’ufficio postale in Dealey Plaza davanti a quell’impiegata con gli occhi bassi sul registro. “Ok, allora me lo spedisca al….il mittente prima?Ma è proprio necessario?” Lee era nel panico! Aveva pensato di spedirsi il pacco all’indirizzo della sua pensione usando lo pseudonimo. Ora lo constringevano a mettere il mittente e non voleva assolutamente che il suo vero nome venisse scritto nei registri. D’altra parte, se avesse indirizzato al suo vero nome , non avrebbe potuto ritirare il pacco perché l’appartamento risultava affittato dal suo pseudonimo . “ Allora che facciamo?” – “ L’indirizzo è…Lee H. Oswald, via …via Neches Street” . “come ha detto, scusi? Nassaus Street ?” Aveva detto un via vicina, magari…Oswald doveva far funzionare il cervello, spedire il pacco a sua moglie ad Irving? Già, con tutti lì in attessa per sapere cosa c’era dentro. -“Scusi signore, ma è sicuro della via? Io non sono di queste parti ma non mi sembra..”- “ “Non si preoccupi” replicò Lee con tono irritato “alle poste di Irving lo sanno di certo…senta…ehm…mi trovo a corto di spiccioli, non è che me lo puo’ tenere qui un attimo, ritorno subito con la moneta”.
-“Va bene, non è un problema”. Oswald non aveva certo intenzione di tornare in quell’ufficio postale, il suo orgoglio di “agente segreto” era troppo ferito, e poi quell’ omino nevrotico lì in coda dietro a lui, proprio non riusciva a sopportarlo… pure una cagnetta in braccio aveva…che gente!…avrebbe fatto un altro pacco.

sabatinogiuseppe59
00martedì 3 febbraio 2004 20:19
Riguardo alla risposta di Verdegiglio credo si commenti da sola.
Ringrazio Kilos 15 che, anticipandomi, ha risposto esattamente come avrei fatto io.
Il commento di Stefano F. è per certi aspetti apprezzabile, ma credo anche lui si renderà conto che somiglia molto a un estremo tentativo di risolvere un mistero, altrimenti, abbastanza inquietante.
Saluti
Giuseppe
Diego Verdegiglio
00martedì 3 febbraio 2004 22:05
Mi spiace,ma di fronte alle assurdità(di questo si tratta)non mi resta che l'ironia.Non c'è altro
interista8
00sabato 21 febbraio 2004 23:32
Riguardo al libro di WIlliam Reymon "L'ultimo testimone" (I)
Avendo completato la lettura del libro di William Reymond in cui si afferma che c'era Marck Wallace con LHO al Sesto Piano del TSBD, devo dire che ho trovato il libro estremamente superficiale e pieno di grandi contraddizioni.
Ho gia' scritto alcune delle mie osservazioni sul sito di Reymond, ma allego qui una lunga ma ottima lettera aperta (purtroppo scritta in francese, ma non ho adesso il tempo di tradurla; spero che sia comprensibile per molti) scritta da Francois Carlier a Reymond :

"Lettre ouverte" à William Reymond
(novembre 2003)

Monsieur Reymond,
Bien le bonjour. Alors qu'approche le 40e anniversaire de l'assassinat de John Kennedy, tous les projecteurs sont braqués sur vous en France (Paris Match, Télérama, Le Figaro Magazine, France 2, Canal + , etc.....). C'est normal ; vous venez de publier un livre. Et pas n'importe lequel, mais rien moins que, je vous cite, "l'ouvrage définitif sur la plus grande affaire du XXe siècle" !!! ("JFK, le dernier témoin" - Flammarion, 2003). Vous avez en effet retrouvé l'homme qui sait qui a tué Kennedy. Vous savez qu'il y avait un deuxième tireur, et vous nous donnez même son nom. C'est très fort ! Le grand public est intrigué et intéressé, et quant aux divers spécialistes de cette affaire, qui consacrent leur temps à lire et débattre sur le sujet, ils sont impressionnés et, tout ouïe, viennent écouter ce que vous avez à leur dire. Ce que vous prétendez est osé ; oui, ce que personne n'a pu faire en quarante ans (prouver qu'il y a bien eu complot pour tuer Kennedy), vous, William Reymond, l'avez réussi. Si c'est vrai, alors vous méritez, plus que des félicitations, notre admiration sans borne. Mais si c'est faux, alors honte à vous d'avoir parlé trop vite. Et justement, plusieurs éléments, que je me propose de vous exposer ici, me font douter de vos conclusions.

+] La première chose qui me frappe, c'est que je pensais que vous saviez déjà qui avait tiré sur Kennedy. En effet, dans votre premier livre '("JFK, autopsie d'un crime d'Etat" - Flammarion, 1998), à la page 412, vous écrivez : "La deuxième équipe Action est celle du Texas School Book Depository, composée de Lee Harvey Oswald et des deux Cubains anticastristes, Yito del Valle et Hermino Diaz Garcia. De nombreux éléments permettent d'avancer leurs noms avec certitude". Pour moi, c'est clair, puisque vous parlez de "certitude" et que vous donnez des noms. D'autant que vous allez plus loin, page 413 : "Autre élément permettant de savoir que c'est Yito qui a tiré ... cliché qui ne laisse planer aucun doute : c'est bien [Hermino Diaz] qui se trouvait au cinquième étage du Texas School Book Depository". Là, le vocabulaire employé est suffisamment expressif. Vous saviez donc, depuis 1998, qui avait tué Kennedy. C'était Yito del Valle, complice d'Hermino Diaz, tous deux Cubains anticastristes. Or, voilà que vous sortez un nouveau livre, dans lequel vous déclarez savoir qui a tué Kennedy, et ...?...?... ce n'est plus la même personne ! Un nouvel acteur apparaît ; il s'appelle Malcolm Wallace. C'est donc lui qui a tué JFK. Ce n'était donc pas Yito del Valle. Quand je lis cela, je vous dis : "D'accord. Pourquoi pas?". Mais que faites-vous des "certitude" et des "aucun doute" ? Que faites-vous de del Valle et de Diaz ? Vous n'en parlez plus. Vous esquivez, vous mettez de côté, vous essayez d'oublier. Visiblement, vous vous étiez trompé. Pire : vous aviez accusé des gens À TORT. C'est grave. Vous auriez dû être plus scrupuleux, plutôt que de lancer des accusations non prouvées, malgré le vocabulaire utilisé. Mais surtout : pourquoi, dans votre deuxième livre, ne mentionnez-vous pas (pas une ligne, pas un mot) cette erreur monumentale du premier livre? Vous ne vous corrigez pas. Ce n'est vraiment pas honnête, vis-à-vis de vos lecteurs.

+] Dans votre livre "JFK, le dernier témoin", que j'ai lu attentivement, la révélation principale, que vous mettez en exergue, et qui vous sert à démontrer la thèse du complot, est la découverte de l'empreinte digitale de Mac Wallace, un tueur, sur un carton du dépôt de livres. Vous écrivez même que l'empreinte a été déposée "quasiment à l'instant où JFK avait été assassiné. ... dans le même laps de temps [que celles de Lee Harvey Oswald]". Vous ajoutez (je vous cite) : "Il y avait bien, le 22 novembre 1963, un inconnu, stressé, au cinquième étage, quand John F. Kennedy fut exécuté" (page 304). Donc, pour résumer, vous affirmez, "preuve à l'appui", que Mac Wallace était à côté de Lee Oswald, ce 22 novembre, et qu'il était "le 2e tireur". Pourquoi pas? J'admets l'hypothèse. Mais le gros problème, c'est que Billie Sol Estes, votre "protégé", votre source principale, lui, prétend que Mac Wallace, à ce moment-là, était devant le cortège présidentiel, précisément derrière la palissade en bois. Eh oui, dans le document de son avocat Douglas Caddy (pages 396 à 398, annexes) que vous présentez, et que j'ai lu, il est écrit : "Mr. Estes says that Cliff Carter told him that Mack Wallace fired a shot from the grassy knoll in Dallas, which hit JFK from the front during the assassination". Je n'invente rien, c'est vous même qui produisez ce document. Or, il vous contredit. Car Wallace, vous en conviendrez, ne pouvait pas être au même moment au 5e étage du dépôt de livres avec Oswald (comme vous le soutenez) et derrière la palissade en bois, en haut du tertre gazonné (comme le soutient Billie Sol Estes). Il était soit devant, soit derrière Kennedy, mais pas les deux ; choisissez. Mais je me pose la question : comment avez-vous pu ne pas vous rendre compte de cette contradiction, en écrivant votre livre? Quoiqu'il en soit, nous, les lecteurs, nous avons besoin d'un éclaircissement. Soit Wallace était effectivement avec Oswald -- et dans ce cas, il faudrait que vous expliquiez comment s'est produite la séquence de tirs, qui a tiré d'Oswald et Wallace, pourquoi on ne trouve pas d'empreinte de Wallace sur le fusil (avait-il des gants, et si oui, pourquoi les a-t-il enlevés avant de mettre le doigt sur un carton, etc.)? --, soit il était sur le "grassy knoll", devant Kennedy (et dans ce cas, que fait une de ses empreintes sur un carton du dépôt de livres "quasiment à l'instant où JFK avait été assassiné" ?). Expliquez-nous. Ou alors, peut-être bien que Wallace était avec Oswald au dépôt de livres, et qu'un troisième tireur a fait feu de derrière la palissade en bois? Mais dans ce cas, il vous faut recommencer à enquêter, pour savoir qui serait ce troisième tireur... Quoiqu'il en soit, votre thèse actuelle est bancale ; il y manque quelque chose. Votre livre reste flou sur ce sujet ; vous parlez bien d'un "deuxième tireur" (sous-entendu Wallace), mais vous mélangez le coup de feu de devant ("démontré", selon vous, par le mouvement de la tête de JFK comme vu sur le film de Zapruder) et l'empreinte relevée sur le carton. En termes clairs, il vous faut intégrer cette découverte de l'empreinte de Wallace dans un scénario cohérent, ce que vous n'avez pas encore fait.

+] Dans votre présentation (c'est à dire, dans votre livre et le documentaire de Canal +), vous affirmez que le coup fatal est arrivé de face. Pour vous, donc, il y a eu deux tireurs : un tireur embusqué derrière la palissade en bois ("the wooden fence"), en haut du tertre gazonné ("the grassy knoll"), qui tire sur JFK par devant, et un tireur situé au 5e étage du dépôt de livres scolaires ("Texas School Book Depository"), qui tire sur JFK par derrière. Cela m'amène à vous poser des questions. Vous n'êtes pas sans savoir que le film "JFK", d'Oliver Stone insinue qu'il y a eu trois tireurs ; c'est la fameuse "triangulation of fire", chère à l'auteur Jim Marrs, reprise par David Ferrie dans le film. Trois tireurs, c'est donc, selon vous, un de trop. Mais pourquoi vous croire, vous, plutôt que Jim Marrs? Le problème, c'est qu'à aucun moment vous n'évoquez ce sujet : le fait que d'autres auteurs postulent trois tireurs (et avec Groden et compagnie, on augmente même le nombre de tirs). Il aurait pourtant fallu aborder ce sujet, ne serait-ce que pour nous montrer la faille dans le raisonnement de ces auteurs, et nous montrer la supériorité de votre version. Affirmer la présence de deux tireurs, sans approfondir, et sans expliquer où les autres se trompent, est un peu léger. Mais surtout, votre grand tort, c'est justement de lancer une affirmation (deux tireurs) sans l'étayer suffisamment, et sans rien prouver. Or, vous savez très bien que l'éventualité d'un tireur posté derrière la palissade a été soulevée dès les années 60 (entre autres par l'auteur Mark Lane ou par Jim Garrison). Dans les quarante années qui viennent de s'écouler, nombreux sont les auteurs qui ont travaillé sur cette hypothèse, cherchant des éléments de preuves. Or, reconnaissez-le, PERSONNE, jusqu'à aujourd'hui, n'a réussi à PROUVER la présence d'un tireur derrière la palissade (pas plus vous, qui recourrez plutôt à l'affirmation qu'à la démonstration, que les autres). Le problème numéro 1, c'est le dossier de pièces à conviction disponible. Entretenir l'hypothèse d'un tireur de face, c'est aller contre les éléments en présence, et c'est buter sur un mur, jusqu'à aujourd'hui infranchissable. Car en face, il y a le rapport d'autopsie, il y a la balistique, il y a les douilles, il y a les traces de tirs sur la limousine, etc. ... tous ces éléments allant dans le sens d'un tir de derrière. Prétendre qu'il y a eu un tir de face, c'est - nécessairement - impliquer qu'il y a eu un complot gigantesque, faisant intervenir des centaines de complices (parmi la police de Dallas, les médecins, l'entourage de Kennedy, le gouvernement, etc.). Or, vous-même, comme Billie Sol Estes, rejetez cette notion paranoïaque, et dites même que l'assassinat de Kennedy ne fut qu'une conspiration de quelques personnes seulement. Il y a là un véritable paradoxe. Mais votre lacune a été de ne pas approfondir ni d'étayer votre pensée. Dois-je rappeler que le dossier médical (et ses documents, photos et radios), authentifié par les spécialistes (voir les conclusions du HSCA), conduit à la conclusion que les tirs venaient de derrière? Quelles compétences supérieures avez-vous, Monsieur Reymond, pour passer outre ces éléments incontestables? Si vous postulez un tir de devant, il vous faudra le prouver. Vous êtes loin de l'avoir fait, à ce stade.

+] Votre meilleur preuve, comme vous l'avez dit, en ma présence, à Delphine Peras, journaliste à "France Soir", c'est la cassette avec Cliff Carter. Cette fameuse cassette, possession de Billie Sol Estes, où on entend distinctement, d'après vous, Cliff Carter, ancien ami et proche conseiller de Johnson, dire ceci : "Lyndon n'aurait pas dû donner à Mac l'ordre de tuer le président" (enregistrement en 1971). Voilà, c'est tout. Mais c'est votre meilleur atout, votre meilleure "preuve", votre argument principal, pour la thèse que vous développez, à savoir l'implication du vice-président Lyndon Johnson dans l'assassinat de Kennedy. Aussi, moi, je vous le demande sincèrement : avec le recul, ne pensez-vous pas que c'est un peu léger ? Car enfin, ce que vous avez là n'est pas une preuve, mais tout au plus une accusation. C'est bien différent ! La première chose qui vient à l'esprit, c'est que vous ne mentionnez pas le contexte. Or, c'est très important. Vous savez très bien qu'une phrase prise isolément n'a pas forcément le sens du discours dont elle est tirée. On peut vite tomber dans le piège du contresens. Mais soit, je vous accorde le bénéfice du doute, et admets l'hypothèse que tout ce qu'a dit Cliff Carter dans la cassette renforce le sens de la phrase isolée. Mais même cela ne mène pas loin. Ce n'est, en effet, pas très convaincant, et voici pourquoi je me permets de dire cela:
-----> Ce n'est qu'une accusation indirecte. En effet, vous avez entendu un enregistrement sur une cassette appartenant à un homme (Billie Sol Estes), dans laquelle on entend un autre homme (Cliff Carter) accuser un troisième homme (Lyndon Johnson) qui n'est pas présent lors de la conversation ... C'est loin - très loin - d'être une cassette où on entendrait Johnson s'accuser. C'est loin d'être probant. Cela me fait penser à l'histoire de l'homme qui a vu l'homme qui a vu l'homme qui a vu l'ours (y avait-il vraiment un ours?).
----> Ce n'est pas la première fois que quelqu'un accuse Johnson. Je possède, par exemple, une copie d'une lettre écrite par Evelyn Lincoln (la secrétaire de John Kennedy), dans laquelle elle écrit : "As for the assassination is concerned it is my belief that there was a conspiracy because there were those that disliked him and felt the only way to get rid of him was to assassinate him. These five conspirators, in my opinion, were Lyndon B. Johnson, J. Edgar Hoover, the Mafia, the CIA and the Cubans in Florida" (lettre fournie par Jim Marrs). Vous vous rendez compte? La propre secrétaire de Kennedy qui cite Johnson comme conspirateur pour tuer JFK ! Ce n'est pas tout ; il existe aussi un document vidéo connu, une interview de Jack Ruby, dans laquelle il dit que si Stevenson avait été vice-président, le président Kennedy n'aurait pas été assassiné. Face à l'étonnement du journaliste, il précise : "The answer is the man in office now" (c'est à dire Johnson) ["JF Kennedy, l'assassinat d'un rêve"]. C'est impressionnant. Certainement autant que l'enregistrement de Cliff Carter dont vous parlez (mais que vous ne produisez pas, malheureusement, dans le documentaire de Canal+). Mais ce n'est pas pour autant que j'en déduis que Johnson est coupable. Car je fais la distinction — fondamentale — entre un soupçon et un argument, entre une accusation et une preuve. Une accusation doit être étayée, sinon, elle n'a aucune valeur. Contrairement à vous, je me méfie des conclusions hâtives. Par exemple, dans le cas de Ruby, ses accusations ne viennent pas de connaissances directes, mais de suppositions, après la lecture d'un livre, et alors que son état mental s'aggrave et qu'il commence à délirer.
----> Mieux que des accusations indirectes (ceux qui accusent une tierce personne d'être coupable), il existe des accusations directes (ceux qui s'accusent eux-mêmes), et vous avouerez que c'est a priori plus probant. Pour n'en prendre qu'un, vous connaissez certainement James Files, détenu de la prison de State ville (son histoire est mise en avant, sur Internet, par Robert Vernon), qui s'accuse du meurtre et semble avoir une connaissance de détails qui ne pourrait s'expliquer que par sa participation au crime. Cela aussi, ça paraît convaincant. Alors, est-il le "vrai" coupable? Vous pensez visiblement que non, puisque vous ne le mentionnez pas. Mais dans ce cas, pourquoi n'expliquez-vous pas à vos lecteurs la raison pour laquelle vous rejetez le cas de James File, et pourquoi vous réfutez ses déclarations (accusation directe), au profit de celles de Billie Sol Estes (accusation indirecte) ?
----> D'autres personnes que Johnson ont déjà été accusées, maintes et maintes fois. Prenez, par exemple, le livre récent de Serge Raffy "Castro l'infidèle". N'y est-il pas dit que c'est Castro le responsable ? Alors? Cherchez l'erreur. Comme le disait un article, quand on lit tout ça, on se demande aujourd'hui qui n'a pas tué Kennedy ? Il est bon de lire, à ce sujet, l'article de David Perry Rashomon to the extreme (qui fait la liste de tous les supposés tueurs de Kennedy). Ce qu'il faut, c'est réussir à prouver ses dires. Et être très convaincant. Nous ne devons pas nous contenter de suppositions, spéculations, faits soi-disant troublants, etc.
Et puis, faites quand même attention, Monsieur Reymond. N'allez pas trop vite en besogne, et relisez votre propre livre. Billie Sol Estes lui-même y dit : "La quasi-totalité de mes informations sur le meurtre de John Kennedy remontent à l'après 22 novembre" (p. 335), et : "Je ne sais pas qui a pris la décision finale de passer à l'acte" (p. 339). Alors, si lui même ne sait pas, comment osez-vous être péremptoire dans votre accusation de Johnson?

+] Le jeudi 23 octobre, j'accompagnais la journaliste de "France Soir" Delphine Peras, qui venait vous interviewer chez votre éditeur Flammarion. J'ai donc eu l'occasion de discuter avec Billie Sol Estes et vous-même. Avant votre arrivée (vous étiez pris dans les embouteillages), Delphine Peras et moi avons pu poser des questions à Billie Sol Estes. Les yeux dans les yeux, de la façon la plus simple, honnête et neutre, je lui ai demandé pourquoi Johnson avait fait tuer Kennedy. Sa réponse fut en un mot : "immunity". Il a ensuite développé : Johnson cherchait l'immunité ; en effet, craignant d'être rattrapé par la justice, il a compris que seul le poste de la présidence pourrait lui garantir cette immunité qui le protégerait de la prison. Voilà donc la version que m'a donnée Billie Sol Estes. Aussi, je vous le demande : trouvez-vous que c'est crédible? Moi, non. Voyez-vous, je peux encore envisager que le "complexe militaro-industriel" ait la puissance, le mobile et le bras assez long pour organiser l'assassinat du président et organiser un complot pour couvrir les faits. Je peux imaginer aussi que Fidel Castro emploie ses troupes pour faire tuer le président du pays ennemi. Mais en ce qui concerne Lyndon Johnson, je peux difficilement croire qu'un homme qui se sente menacé d'être rattrapé par la justice pour complicité dans l'assassinat d'un anonyme (Henry Marshall) ne voie pas d'autre moyen d'y échapper que de faire assassiner un autre homme (!), qui plus est l'homme le plus puissant du pays, homme publique dont la mort entraînera une enquête approfondie ne pouvant aboutir qu'au coupable. On peut sans doute envisager de faire tuer Henry Marshall et contrôler ensuite la seule personne qui fera l'enquête localement (un shérif), mais même un fou ne peut envisager de faire tuer le président des Etats Unis et croire qu'il pourra ensuite contrôler les centaines de personnes (policiers, agents du FBI, agents de la CIA, médecins, experts, juges, etc.) qui mèneront l'enquête avec un infinité de moyens à leur disposition. C'est plus que saugrenu. En plus de cela, comment Johnson aurait-il pu convaincre qui que ce soit de le suivre dans cette histoire? Qui, en effet, serait motivé à prendre le risque de tuer le président des Etats Unis, simplement pour faire plaisir à Johnson et le tirer d'un mauvais pas personnel ? Vous parlez d'un mobile ! Non, tout cela n'est pas très convaincant. Plus je revois Billie Sol Estes me dire "immunity", et moins je le trouve crédible.

+] Votre livre comporte des annexes. Parlons-en. La première, une lettre-type du président Kennedy, qui commence par "Dear friends" (notez le pluriel), et qui a dû être envoyée en milliers d'exemplaires, ne prouve rien ni ne sert à rien. Passons. Ensuite, les lettres de Johnson à Billie Sol Estes, lettres banales tout au plus ("merci pour les cantaloups", … "merci pour les roses", etc.), lettres-types caractéristiques de celles qu'envoie sans cesse un homme politique, figure publique, montrent au moins que Johnson ne cachait pas sa relation, fusse-t-elle épistolaire et éloignée, avec Estes. Les copies d'articles de journaux évoquant le passé judiciaire de Wallace de 1952 et le meurtre de John Douglas Kinser ne peuvent en aucun cas servir à démontrer quoi que ce soit sur l'implication de Johnson dans l'assassinat de Kennedy. Mais le pire, c'est la copie d'un article de journal que vous reproduisez à la page 387. C'est tout simplement illisible. Cela ne sert donc à rien. On se dit alors qu'on peut toujours prendre les références (nom du journal, date de parution), et faire soi-même des recherches en centre de documentation. Hélas : vous n'indiquez AUCUNE référence. Nous voilà donc avec la copie d'un article de journal qu'on ne peut pas lire, et dont on ne peut donc connaître le contenu. On ne risque pas d'en sortir convaincu de la culpabilité de Johnson… À la vérité, vos annexes font preuve d'un manque de rigueur ; c'est à la limite de l'amateurisme.

+] Je pourrais également parler de la bibliographie. Elle est partiale. Vous ne citez que des ouvrages "complotistes". Or, vous n'êtes pas sans savoir qu'il existe des ouvrages récents, très bien argumentés, qui défendent la version officielle et démontent les pseudo-arguments des critiques du rapport Warren. Je citerai ici les trois plus importants : "Case closed" de Gerald Posner, "Conspiracy of one" de Jim Moore, et "With Malice" de Dale Myers. Pourquoi ne citez-vous pas ces livres? Ils aideraient pourtant certainement vos lecteurs à se faire une meilleure idée des arguments en présence. J'ajouterai qu'il manque un index à votre livre, ce qui rend difficile la recherche de noms pour vérifications.

+] Vous prétendez que Lyndon Johnson est coupable d'avoir fait tuer John Kennedy. Cela implique qu'il ne l'aimait pas (ou qu'il avait du ressentiment pour lui, ou de la colère extrême, ou en tout cas un sentiment assez fort pour désirer sa mort), et qu'il était au courant de l'assassinat et qu'il savait qui avait tué Kennedy. Or, trois éléments me font douter fortement de tout cela :
----> Pierre Salinger, qui connut John Kennedy dès l'époque où celui-ci fut sénateur, fut son collaborateur dès la fin des années cinquante, et ensuite "Press secretary" de la Maison Blanche sous la présidence de JFK, a très bien connu John Kennedy et Lyndon Johnson (il fut même "Press secretary" sous Johnson pendant encore cinq mois). Il a vécu avec eux pendant des années, partageant des moments privés en compagnie des deux hommes. J'ai rencontré Pierre Salinger à trois reprises, et fait une interview enregistrée il y a quelques années, dans ses bureaux d'ABC News de Londres. Ce qu'il m'a dit est très clair : Lyndon Johnson admirait John Kennedy. Dans l'article de Paris Match, il est fortement suggéré que Johnson détestait Kennedy. Or, ceci est contraire au témoignage de Pierre Salinger. À ma question "What was his [Johnson] relation with President Kennedy?", voici ce qu'il m'a répondu (enregistrement par moi, F.C.) : "Very good. Excellent. I mean, that was interesting because we had lots of discussions during the time I worked with him at the White House, and he had nothing but praise for John Kennedy". Alors, voyez-vous, entre ce que dit Pierre Salinger (qui a vécu avec les deux hommes), et ce que vous (qui n'étiez même pas né) suggérez, eh bien, je choisis de croire Salinger ! Ainsi, on imagine mal que Johnson ait pu désirer la mort de John Kennedy.
----> Vous citez Madeleine Brown dans votre ouvrage. En effet, cette ancienne maîtresse de Johnson est une pièce importante de votre puzzle, un soutien de votre thèse. Or, vous n'êtes probablement pas sans savoir que dans le documentaire "La véritable histoire de JFK, l'assassinat, le film", elle affirme : "Je l'ai vu [Johnson] le jour de l'an qui a suivi l'assassinat. Je lui ai dit 'le bruit court à Dallas que tu serais impliqué'. Il s'est mis dans une colère noire, et il m'a dit, à l'époque, que c'étaient les barons du pétrole de Dallas et la CIA. Puis il est parti en claquant la porte, et en me disant qu'il m'en avait trop dit". Pire encore, dans un autre documentaire (Qui a tué John Fitzgerald Kennedy ?, Envoyé Spécial), elle redit la même chose, ajoutant : "Il m'a dit qu'il n'était pas responsable, mais que c'était les fat cats [les magnats du pétrole texan] et la CIA". Voilà des déclarations embarrassantes pour vous. Johnson qui dit lui-même à sa maîtresse que c'est la CIA, et non pas lui, qui est responsable de la mort de JFK. Or, vous dites bien, dans votre livre, que l'assassinat de Kennedy est une histoire simple ; ni CIA, ni Castro, ni rien de tout ça, c'est juste Wallace qui tue JFK sous les ordre de Johnson. Ces déclarations de Madeleine Brown vont donc à l'encontre de votre thèse. Alors, soit vous en aviez connaissance, et vous l'avez caché à vos lecteurs (ou avez décidé d'ignorer ce qui ne vous convenait pas), soit vous ne le saviez pas, ce qui est gênant quand on sait avec quel aplomb vous accusez Lyndon Johnson aujourd'hui. Alors moi, je me permets de m'appesantir sur ce détail important que vous omettez dans votre livre : Madeleine Brown, la maîtresse de Johnson, a répété à plusieurs reprises qu'il lui avait dit qu'il n'était pas responsable, mais que c'était la CIA. Vos lecteurs doivent le savoir.
----> Vous connaissez le colonel Fletcher Prouty, ancien officier du Pentagone chargé des relations avec la CIA. C'est l'homme dont s'est inspiré Oliver Stone pour créer son personnage "X", dans son film "JFK". Prouty est du côté des complotistes. Cité par des auteurs comme Groden, il est celui qui sert d'autorité pour accuser les services spéciaux d'être derrière l'assassinat de JFK. Or, dans le documentaire "JFK, l'assassinat" (complément du film JFK d'Oliver Stone), il assure que Johnson n'était pas au courant de l'assassinat. Prouty fait référence à une discussion entre Johnson (le président) et Hoover (le patron du FBI), dans laquelle Johnson demande s'il avait été visé lui aussi. Comme le dit Prouty (je le cite) : "I think that clears up the question of whether Johnson was involved. If he thought they were shooting at him he didn't hire the gunner" (traduction du doublage en français : Cela blanchit Johnson. S'il s'est cru visé, il n'a pas pu monter le coup). Alors, Prouty qui blanchit Johnson, cela ne vous gène pas?
(continua)
interista8
00sabato 21 febbraio 2004 23:35
parte seconda della lettera aperta di F.Carlier a W.Reymond (II)

trovate qui la seconda parte della lunga lettera di Francois Carlier a William Reymond (autore del discusso libro "L'Ultimo Testimone" in cui si accusa LBJ di essere il mandante dell'omicidio JFK).
Avendo letto il libro trovo questa lettera aperta estremanente convincente :il libro di Reymond e' davvero MOLTO superficiale!
Biagio
www.biagioprivitera.it


+] Vous m'aviez dit, avant que je lise votre livre, que je serais surpris du traitement que vous réserviez à Robert Groden. En effet, vous le mentionnez dans votre premier ouvrage, et comme il est un auteur "complotiste" connu, aux thèses osées (il y a eu de nombreux tireurs sur Dealey Plaza, les photos et radios de l'autopsie sont truquées, il y a un tireur caché à Dealey Plaza surnommé "black dog man", Oswald était au rez-de-chaussée du dépôt de livres quand les coups de feu ont claqué, etc.), des zététitiens comme Paul-Eric Blanrue ou moi-même vous avions reproché d'avoir endossé ses écrits sans esprit critique. Je m'attendais donc, dans votre deuxième livre, à lire une critique objective de votre part des thèses de Groden, expliquant pourquoi, de façon argumentée, vous êtes ou non d'accord avec lui, quelles sont ses thèses que vous appuyez, quelles sont ses affirmations que vous contestez, si vous avez changé d'opinion depuis votre premier livre, etc. Hélas ! Je vous avais surestimé. Dans votre deuxième livre effectivement, vous parlez de Groden …sur une page ! Et que lui reprochez vous ? Sur les théories qu'il défend sur l'assassinat de Kennedy, pas un mot (c'est le vide complet). Mais par contre on apprend que ses collaborateurs … font pipi derrière la barrière en bois ! Ah là, là, Monsieur Reymond, je crois que là, vous avez confondu l'essentiel et l'accessoire !

+] Ces dernières années, le film de Zapruder a été l'objet d'une controverse. Certaines personnes, dont vous, ont ouvertement douté de son authenticité. Dans votre premier livre "JFK, autopsie d'un crime d'Etat", vous affirmez clairement (parlant, là aussi, de "certitude") que des comploteurs ont truqué le film, afin de donner au public une version erronée de l'assassinat. Par exemple, d'après vous, une partie du film a été coupée (le moment où la limousine passe devant le dépôt de livres), afin qu'on ne se rende pas compte de l'implication du Secret Service, car ces agents gardes du corps du président n'auraient jamais dû accepter que le cortège officiel passe par un virage aussi serré (à cause de la vitesse). Bref, c'était tiré par les cheveux. C'était même faux, puisque le film de Zapruder — c'est prouvé, démontré, confirmé — est parfaitement authentique, et n'a jamais été truqué le moins du monde. Mais à l'époque, vous étiez allé jusqu'à affirmer que vous, William Reymond, aviez vu "le vrai film de Zapruder". Je vous avais alors accusé de mensonge, car un tel film n'existe pas. Toujours est-il que dans le débat sur ce sujet, qui a fait rage sur Internet, vous étiez celui qui prétendait que le film de Zapruder était truqué, et moi j'étais opposé à vous, en affirmant qu'il était authentique. Qu'en est-il aujourd'hui? Lorsque je vous ai rencontré le mois dernier, vous n'étiez plus aussi sûr de vous qu'avant. Finalement, vous admettez que vous vous étiez sans doute trompé, que ce n'est probablement pas "le vrai film de Zapruder" que vous aviez vu, mais plus vraisemblablement une copie de mauvaise qualité du film qu'on connaît, que vous aviez parlé trop vite (dans la cassette vidéo de Jack White où vous parlez de ce "vrai film de Zapruder") etc. Aujourd'hui, quand je vous demande si vous croyez encore que le film de Zapruder est truqué, vous répondez : "Peu importe. La question n'est pas là. L'important, c'est la présence de Wallace à Dealey Plaza". Bref, vous bottez en touche. Pourquoi ne pas avoir le courage de dire, publiquement : "François Carlier avait raison, et moi, William Reymond, je m'étais trompé ; le film de Zapruder est authentique". Il n'y a pas de honte à s'être trompé, mais il y en a à être de mauvaise foi et refuser de reconnaître ses erreurs. Alors, Monsieur Reymond, ne serait-ce que vis-à-vis des lecteurs de votre premier livre, ayez le courage de leur dire que vous vous étiez trompé !

+] Il y a une chose que je ne comprends pas, dans ce que vous prétendez, au sujet de Billie Sol Estes. Vous dites que ses cassettes (enregistrements de conversations) l'ont protégé, et que sans elles, il aurait déjà été tué. Mais alors, pourquoi avoue-t-il la vérité et informe-t-il le public du contenu des cassettes en lançant ses accusations contre Cliff Carter et Johnson? Car cela revient au même, finalement. En clair, s'il parle, s'il vide son sac, il devient dangereux, et doit être éliminé. Normalement, ses cassettes ne le protègent plus dès lors qu'il livre ses secrets sur la place publique. De plus, comment expliquez-vous le paradoxe suivant? Quand Clint Peoples a un dossier qui prouve la participation du trio Wallace-Carter-Johnson à l'assassinat de JFK, "on" le tue et on récupère son dossier. Mais quand Billie Sol Estes Peoples a des cassettes qui prouvent la participation du trio Wallace-Carter-Johnson à l'assassinat de JFK, "on" le laisse tranquille, "on" lui laisse la vie sauve, et "on" ne fait rien. Vous ne trouvez pas ça bizarre? Vous trouvez cela crédible? Vous voulez vraiment que vos lecteurs trouvent ça crédible?

+] J'ai regardé avec attention le documentaire de Canal +. Trois choses, parmi d'autres, m'ont frappé.
---> 1. Tout d'abord, il est question, au début du reportage, de "témoins accourus sur les lieux [qui] retrouvent des balles perdues dans l'herbe", témoins qui auraient été volontairement écartés par le FBI. QUOI ? ! ? ! Des balles perdues dans l'herbe ? Mais c'est complètement nouveau, ça. Et c'est une information d'un extrême importance ! Malheureusement, c'est juste une phrase, lancée comme ça, sur laquelle votre documentaire ne revient pas. Qui sont ces témoins ? Où sont les balles ? Quelles preuves avez-vous ? Nous ne le saurons jamais. Et c'est fort dommage. Car justement, c'est cette absence de toute balle qui rend peu crédible la thèse du tireur de face. Or, en disant cette phrase, le reportage laisse entendre que le FBI a caché un élément déterminant dans l'analyse du crime. Et que vous avez découvert un élément nouveau. Mais ce stratagème est malhonnête. Jamais personne n'a trouvé de balle dans l'herbe. En d'autres termes, les éléments physiques concrets retrouvés sur Dealey Plaza rendent compte de trois balles, pas une de plus, jusqu'à preuve du contraire. Alors, si vous affirmez le contraire, allez-y, prouvez-le (j'attends vos éléments avec impatience).
---> 2. Deuxième chose, l'un des points les moins probants de tous ceux que vous relevez, c'est le moment où le policier Jay Harrison vous montre un échange de courriers entre Hoover et Wallace. Il parle de deux lettres. On s'attend à apprendre qu'elles contiennent des éléments soutenant votre théorie. Pas du tout ! En fait, rien n'est dit sur leur contenu, mais seulement sur leurs dates d'envoi. On croit rêver. Quelle foutaise ! Vous tirez un peu trop sur la corde… Un conseil ; si vous n'avez rien, ne dites rien. Mais des dates d'envois de lettres (alors même que vous ne donnez aucun élément de comparaison), ça ne prouve strictement RIEN. C'est vide !
---> 3. Enfin, troisième chose, la fameuse lettre de Jack Ruby, récupérée par le policier Al Maddox (le documentaire de Canal+ prétend que c'est un "document inconnu à ce jour", mais c'est inexact, car pour ma part j'avais déjà appris son existence en 1996). Là, on se demande si c'est un excès de crédulité ou un manque de travail de vérification qui vous fait commettre un contresens. Vous prétendez que Ruby écrit qu'il a fait taire Oswald. Encore une fois, vous omettez de replacer l'élément dans son contexte. Vous auriez dû produire, de façon claire et lisible, la totalité de la lettre. Pourquoi ne l'avez-vous pas fait ? Vous auriez dû également parler de Ruby, de ses déclarations, et de son état mental à la fin de sa vie. En réalité, Ruby s'est plaint que les gens disaient qu'il avait fait taire Oswald. Votre travail est bâclé. Des telles erreurs ne peuvent que vous desservir. En êtes-vous conscient ?


+] Vous introduisez un nouveau personnage du nom de Ligget, un homme qui aurait maquillé le corps de Kennedy. Inutile de dire que c'est la partie la plus faible de votre thèse ; en effet, vous lancez juste une supposition que vous n'étayez pas le moins du monde. Vous dites simplement qu'on est venu le chercher au cimetière à Dallas et qu'il s'est absenté sans dire où il était allé. C'est vraiment peu. Vous ne parlez à aucun moment de Lifton dans le reportage ou votre livre. Or, comment ne pas le mentionner, si on aborde l'hypothèse d'un maquillage du corps ? Et vous n'expliquez pas comment ça se serait passé avec Ligget. Où est allé Ligget ? Comment ? Qui l'a vu ? Or, Ligget était à Dallas. Impliquez-vous que le maquillage a eu lieu à Dallas ? Impossible, il n'avait pas le temps matériel. Et comment, avec de la cire ? Et personne ne s'en serait aperçu à l'autopsie, même pas le médecin personnel de Kennedy ? C'est plus que dur à croire. Dans le même domaine, Paris Match montre une photo et une radio du cadavre et implique qu'elles sont contradictoires. Cela a déjà été maintes fois dit. Robert Groden conclut que les documents sont truqués. David Lifton conclut que le corps est "maquillé". Vous leur emboîtiez le pas à tous les deux, aux dernières nouvelles. Mais le problème, c'est que ni vous, ni Groden, ni Lifton, à ma connaissance, n'avez de diplôme de médecine spécialisée ni de radiologie. Or, les médecins et experts qui se sont penchés sur la question (Wecht, entres autres) ne voient pas de contradiction entre ces documents... Alors ?

+] Il n'y avait pas d'empreinte de Wallace sur le fusil d'Oswald. Vous l'admettez, je pense. Or, Il semble qu'il y en ait une sur un carton. Est-ce à dire que Wallace a mis des gants pour tirer, mais a oublié de les mettre quand il a touché le carton? Et où sont ces gants, au fait? Car il a été prouvé que les balles ont été tirées du fusil d'Oswald à l'exception de tous les autres. C'est scientifique. Comment expliquez-vous cela? Ou alors, Wallace n'a pas tiré. Et puis, une question me vient à l'esprit. Les empreintes digitales n'ont été identifiées qu'en 1998. Or, pendant toutes ces années, c'était des empreintes non-identifiées mais on connaissait leur existence. Mais alors, Johnson devait se douter que c'était celles de Wallace. Pourquoi ne les a-t-il pas fait disparaître? Pourquoi n'a-t-il pas demandé à Hoover de les enlever du dossier, puisqu'il savait que c'était celles de Wallace, son complice? Pourquoi les laisser là jusqu'à ce qu'elles risquent d'être identifiées? Vous ne répondez pas à cette question. Et puis, réfléchissons encore sur cette idée. En supposant que Johnson ait eu l'envie de faire assassiner Kennedy et ait lancé ce projet macabre, aurait-il été assez idiot pour risquer de se faire confondre, en envoyant un homme qu'il connaissait, ou par qui on aurait pu remonter jusqu'à lui? Ce n'est plus de l'imprudence, ni de la mauvaise organisation, mais de l'inconscience! Quoiqu'il en soit, sur ce sujet, il serait quand même bon de ne pas oublier une chose importante ; le FBI, mis au courant de ces empreintes, et après les avoir examinées, a affirmé qu'elles n'étaient pas celles de Wallace. De plus, d'autres spécialistes des empreintes digitales ont confirmé les conclusions du FBI, et donc contesté celles de Darby. En clair, ces spécialistes démentent que ces empreintes soient celles de Wallace. Je me garderais bien de donner mon avis, n'étant pas spécialiste du tout de la question, mais l'honnêteté vous oblige à dire à vos lecteurs que la version que vous défendez — que les empreintes retrouvées sont celles de Wallace — est contestée par des gens compétents.

+] Et surtout, pourquoi Johnson aurait-il tué Kennedy? Comme le disait mon professeur en DEA, il n'y a pas eu de changement radical de la politique américaine après la mort de Kennedy. Il n'y pas eu de coup d'état, avec un changement de régime, qui nécessitait la mort de l'ancien président. Non, Johnson a gardé les principaux collaborateurs de Kennedy avec lui. Et pour beaucoup, en politique intérieure, il a appliqué le programme de JFK, allant même plus loin en matière de droits des minorités (allant à l'encontre de la volonté des durs du Texas, d'ailleurs). Alors, qu'est-ce qui a changé entre JFK et LBJ ? La guerre du Vietnam? Oui, mais les plus grands historiens sérieux s'affrontent sur quelle aurait été l'attitude de Kennedy devant la guerre du Vietnam. Il est mort, et donc on ne peut que spéculer. Comme le dit Salinger, Johnson était face à une situation différente de celle que connaissait Kennedy. Les choses avaient changé. Cela s'est passé comme ça, mais on ne saura jamais si ça aurait été mieux ou moins bien avec JFK. Johnson a subi autant qu'il a choisi. Il est faux et trop simpliste de dire que Johnson a fait la guerre au Vietnam alors que Kennedy ne l'aurait pas faite. Donc, on en arrive à se demander quels sont les motifs de Johnson pour faire tuer Kennedy? Ou alors, c'est juste personnel ; il voulait être président tout de suite. D'accord. Mais comment a-t-il fait, alors, pour convaincre des tueurs (et tous les autres complices) de prendre des risques pour lui. Qui a été assez fou pour sacrifier sa vie pour que le vice-président, très ambitieux, devienne vite vite vite président ?... Et ils ont dû être nombreux, ces fous, pour réussir à tuer sans se faire voir, cacher la vérité, mettre l'enquête en défaut, etc. etc. Cent personnes au moins, toutes placées à des postes clés, qui ont pris des risques infinis, non pas par intérêt pour eux-mêmes, mais pour faire plaisir à LBJ, qui voulait être président sans attendre ! Quelle bonne raison ! Quel scénario crédible ! Mais Johnson est mort. Il ne peut plus se défendre. Que reste-t-il ? Un aveu de Johnson? Une lettre de sa main qui prouve son implication? Non, rien de tout ça. L'enregistrement que possède quelqu'un (Sol Estes) de quelqu'un d'autre (Carter) qui parle d'un autre (Johnson). C'est peu... Et Oswald, dans tout ça? Dans votre scénario, Wallace est donc présent avec Oswald au 5e étage du dépôt de livres? Donc Oswald a vu Wallace. Donc Oswald comprend que Wallace tue Kennedy (ou tout au moins tire sur lui). Et quand Oswald est arrêté, pourquoi, à aucun moment, ne dit-il pas qu'il a vu le vrai tireur? Pourquoi ne dénonce-t-il pas Wallace ? Car Wallace n'est pas son ami ; ils ne se sont jamais vus. Et même si Oswald est -- ce que je ne crois pas -- un agent secret chargé de surveiller ce qui se passe, il sait bien que Wallace n'est pas de son service, et encore moins un agent ou son supérieur. Donc il n'a pas à le protéger. Alors, pourquoi ne l'empêche-t-il pas de tirer, ou ne le dénonce-t-il pas ensuite? Pourquoi Oswald ne dit rien, alors qu'il voit bien que c'est lui qu'on accuse, c'est lui qu'on désigne comme coupable, c'est lui qui risque la chaise électrique pour avoir tué le président. Faut-il croire que Oswald, pauvre employé du dépôt de livres, voit un inconnu tirer sur le président, puis se fait arrêter par erreur, et choisit de ne rien dire, à ses risques et périls? C'est ridicule et idiot. Alors? De plus, on peut se poser la question de ce que Johnson avait à gagner contre ce qu'il avait à perdre, s'il organisait la mort de Kennedy? Il était déjà vice-président, et s'il était patient, il lui suffisait d'attendre cinq ans pour être président (comme pour Georges Bush Senior, vice-président de Reagan avant de devenir président lui-même). Mais s'il organisait la mort de JFK, et s'il était découvert, alors il allait tout droit à la chaise électrique, avec un déshonneur terrible. Pensez-vous qu'il était si assoiffé de pouvoir pour risquer cela? Cinq ans de patience, quand on est déjà vice-président, ce n'est pas insurmontable. C'est mieux que de vivre toute sa vie avec l'angoisse de finir sur la chaise électrique. Johnson était un être humain, fait de chair et de sang, et non pas je ne sais quel personnage inventé de roman policier. Il ne faudrait pas l'oublier.

+] Monsieur Reymond, vous êtes jeune, énergique. Je n'ai rien de personnel contre vous (même si par le passé vous avez refusé de débattre contre moi). Je vous laisse le bénéfice du doute ; peut-être avez-vous raison ; peut-être avez-vous trouvé le coupable, après tout. (Enfin, ce serait plutôt Nathan Darby et Barr McClellan, mais bon). Personnellement, après des années de recherche, et après avoir lu à peu près tout ce qu'il était possible, je crois à la culpabilité d'Oswald. Mais je n'ai rien à vendre ni à défendre (si ce n'est le bon sens, l'esprit critique, l'objectivité et l'honnêteté). J'envisage tout à fait la possibilité d'être convaincu demain que je suis dans l'erreur depuis des années. Je n'hésiterais pas à avouer publiquement que je m'étais trompé, si c'était le cas. Si Johnson est coupable, moi, ça ne m'enlève rien. Mais je dois vous dire que vous n'avez pas été convaincant jusqu'à présent. Votre dernier livre (ainsi que le documentaire de Canal+ l'accompagnant) ne sont pas satisfaisants, loin s'en faut. Vous n'avez pas du tout réussi à prouver votre thèse. Vous avez laissé trop de questions sans réponses. Je reste donc sur mes positions, et je prends le public à témoin. J'invite toutes les personnes intéressées par l'assassinat de Kennedy à lire cette lettre ouverte et à nous donner, à vous et à moi, en toute objectivité, leur avis. Et pour tout vous dire, j'ai peur pour vous ! Oh, bien sûr, je comprends que, comme vous obtenez du succès en écrivant des livres criant au complot, vous n'ayez pas très envie de tuer la poule aux œufs d'or en vérifiant trop scrupuleusement vos théories, ou en débattant objectivement avec des personnes capables, au risque — peut-être — d'avoir à constater que vous vous êtiez trompé. C'est une réaction humaine… Mais bon, il reste quand même des gens, parmi vos lecteurs, qui gardent une idée en tête : savoir la vérité. Ils aimeraient que vous les aidiez. Montrez-nous qu'ils ne sont pas naïfs à l'espérer !
Francois Carlier




Diego Verdegiglio
00domenica 22 febbraio 2004 18:35
La giusta risposta diCalier mi sembra illuminante sull'imbecillità che ci circonda, mi pare.Grazie
Diego Verdegiglio
00lunedì 1 marzo 2004 01:41
Ho preso nella sede diVOYAGERil testoCOMPLETo(55min.)della puntata su JFK,di cui avete visto16min.
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