George Lucas e la sua creatura: "Stavolta faccio vincere il Male"

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m.harlock
00venerdì 29 aprile 2005 18:36



Esce il 20 maggio l'atteso sesto e ultimo episodio della saga di Guerre Stellari, "il più oscuro di sempre".

ROMA - Il più atteso, "il più oscuro di sempre" lo definisce George Lucas: è La vendetta dei Sith, ultimo episodio della saga di Guerre Stellari - il 20 maggio esce contemporaneamente in tutto il mondo (il 19 negli Stati Uniti) - che si conclude a 28 anni di distanza dall'uscita del primo. Il più oscuro visto che alla fine Anakin Skywalker si lascia conquistare dal Lato Oscuro della Forza e si trasforma in Darth Vader, incarnazione del Male. "Come Faust fa un patto con il diavolo. Del resto dove potrebbe finire il film se non all'inferno?", scherza Lucas al telefono da Los Angeles, impegnato negli ultimissimi ritocchi al film.

Era così la sequenza degli episodi nella sua idea originale?
"Era tutto scritto trent'anni fa, perché mentre scrivevo gli appunti di una favola per bambini pensavo a una possibile serie televisiva, quindi avevo già lo schema di come sarebbero state le dodici puntate, tutta la storia, e i tre Episodi hanno conservato lo stesso svolgimento. Era un materiale rozzo, ma l'idea portante della storia c'era. Certo, allora non potevo neanche immaginare che l'avrei raccontata tutta, che avrei fatto gli altri film, soprattutto perché mancavano le tecnologie necessarie. Solo quando la tecnica me lo ha permesso ho cominciato a pensare di andare avanti".

Quindi La vendetta dei Sith non è influenzato dalla realtà di oggi...
"Non direttamente, ma ci sono riferimenti a molti momenti e personaggi della Storia, da Cesare a Napoleone alle dittature moderne, fino alla realtà dell'America. Sono i corsi e i ricorsi storici, i secoli passano ma le psicologie del Potere non cambiano. Il tema del film è la rapacità del Potere, Vader vuole controllare l'universo, dominare la vita. Ma non si può fare, bisogna accettare le regole del vivere, il sole sorge e tramonta, ogni cosa ha la sua fine".

Perché scelse allora proprio questa successione?
"Sia per la serie tv, poi per il primo film, pensavo che fosse giusto cominciare dal mezzo della storia, mi sembrava la parte più ariosa, più gioiosa, più coinvolgente per un pubblico giovane. Ora il pubblico è cresciuto, può accettare i toni oscuri dell'Episodio III".

Non pensa di lasciare l'idea pessimista del Male che trionfa?
"Ogni film è completo in se stesso, ma appartengono tutti alla stessa storia. Io spero che il pubblico possa tirare le fila dei personaggi e di quello che è accaduto, che sia attratto dal gioco di capire perché quella scena e perché quell'evento nei film precedenti. E spero che alla fine si rifletta sul perché si è persa la pace. In questo rientra la trasformazione di Skywalker, che non è senza motivazioni psicologiche, nel film ci sono. E personalmente non penso che il Male trionfi davvero, può sembrare in alcuni periodi storici, ma l'andamento è ciclico, alla fine c'è sempre un equilibrio con il Bene".

Ma c'è comunque la storia d'amore nel film...
"Nell'Episodio II c'era la passione calda dell'incontro e della scoperta reciproca. In questo film il sentimento comincia a placarsi, come succede in genere in un matrimonio. Continuano ad amarsi, ma l'amore finisce in tragedia perché uno dei due cade nel Male".

E' vero che per la prima volta lei appare nel film?
"E' vero, sono in mezzo ad una folla insieme a mia figlia. Non l'ho fatto per protagonismo ma per risparmiare i soldi di una comparsa".

Come giudica il divieto ai minori di 13 anni deciso dalla censura americana?
"Non lo capisco, nel film ci sono battaglie feroci come negli altri, le stesse stragi e gli stessi duelli con la spada, braccia e gambe spezzate come in altri episodi, si vedono le cose che c'erano già in Il ritorno dello Jedi. Anche allora ci fu un tentativo di censura ma facemmo ricorso e vincemmo. In realtà non è il mio film a mostrare più violenza, è l'atmosfera in America che è cambiata, c'è un clima molto più conservatore, le divisioni sono più radicalizzate, è un altro paese rispetto a trent'anni fa".

E lei è cambiato? Come vede se stesso all'inizio della saga?
"Vedo un giovane innamorato del cinema, curioso di esplorare le storie, qualunque tipo di storie. Facevo cinema per la strada e sognavo di fare un film per gli Studios, di sperimentare, di provare tutti i generi. Forse non sono cambiato molto. In fondo l'idea portante di Guerre Stellari è rimasta la stessa: una storia di padri e figli, la storia di un padre che esce dalla grazia e che trova la redenzione attraverso la luce portata dal figlio. In sintesi i primi tre episodi raccontano la caduta, gli altri tre la redenzione".

La diffidenza iniziale degli Studios nei confronti di Guerre Stellari, la difficoltà di trovare i finanziamenti sono ormai leggenda. Poi il successo: come ricorda quel periodo? Un altro segno del destino come l'incidente d'auto che spezzò il sogno del corridore?
"Non così totale, allora la scelta del cinema fu una scelta di vita. Fu comunque un momento chiave, nessuno si aspettava quel successo, quel tipo di interesse in tutto il mondo. Dopo il primo Guerre Stellari avevo un altro progetto, ma mi resi conto che ero caduto in una specie di gioco magico, qualcosa che andava oltre il film. E solo allora capii che non era più solo una favola per bambini".

Qualcuno ha parlato di filosofia del vivere...
"Per favore no. Faccio cinema, non filosofia".

Ma è davvero la fine? E con che stato d'animo la vive?
"In America c'è già una serie di corti per la tv, intitolata Con Wars, penso che ci lavoreremo e faremo una vera serie, soprattutto sviluppando i personaggi secondari. E' la fine con il cinema, e come ogni film che finisce mi rende malinconico. In questo caso la malinconia è più forte, Guerre Stellari ha preso una parte molto importante della mia vita. Ma provo anche una specie di euforia, in fondo è come se riprendessi la mia libertà, posso recuperare la curiosità di sperimentare, di giocare con piccoli film".

Sta già pensando a qualcosa?
"I progetti più immediati sono di produzione, la serie di Indiana Jones continua e tengo molto ad un film sulla seconda guerra mondiale basato sui duelli aerei. E sto scrivendo un piccolo film per me, pochi attori e niente effetti speciali".

Fonte Repubblica.it
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