PRIMA PARTE
6 GENNAIO
RANDOBEFANA 2016
Ore 6.00. Per il terzo anno consecutivo nel buio ancora profondo della mattina della Befana salgo sul treno alla volta di
Spotorno.
Tre anni, tre stati d’animo molto diversi. La curiosità del cimento aveva caratterizzato la mia prima partecipazione alla
RandoBefana, in una giornata che era stata perfetta sotto ogni punto di vista (l’organizzazione, il meteo, l’entusiasmo e la compagnia di
Sergio, che avevo convinto a partecipare, nonostante l’impegnativa trasferta da
Milano). Tutto era stato così coinvolgente ed entusiasmante, che la sera avevo lasciato la manifestazione con un sicuro arrivederci.
L’anno scorso…. beh è solo per veridicità di cronaca che lo cito. Un cielo terso e temperatura quasi primaverile che non possono che suscitare invidia ai pedalatori profughi dalle nebbie padane, i ragazzi dell’organizzazione che si sono superati per far fronte ad un boom di iscrizioni inaspettato, e di nuovo la presenza di
Sergio, a confermare il gradimento dell’anno passato. Tutto pronto, come una tavola ben apparecchiata, per riproporre il ricco menu. Ma alla tavola imbandita mancavo io. C’era la mia bici, la mia amata divisa della MGC e un corpo a riempirla, sì, il mio. Ma un’ombra al posto mio, in balìa di attacchi di panico e vertigini al solo salire in bici, con la mente che trasformava la visione della strada in un enorme inghiottitoio. Ero andata più che altro per salutare
Sergio e per cercare di non cedere alla disperazione. Avevo poi girato per conto mio - non mi ero iscritta - , e mi chiedo ancora adesso come ho fatto a mettere insieme in quelle condizioni 100 km., con ogni pedalata che mi è costata uno spasmo al cuore. Ma forse è proprio da quel momento che è iniziata una lentissima e timida ripartenza, qualcosa che mi diceva di non mollare, di non arrendermi del tutto.
E siamo a quest’anno. La mia terza partecipazione. Perché di nuovo? Tanti i motivi. Un po’ per ringraziare, proprio partecipando, i ragazzi dell’organizzazione, ancora una volta calorosi e puntuali. Un po’ per l’occasione, diventata rara nell’ultimo anno, di trascorrere qualche momento pedalando insieme a
Sergio, anche lui ormai affezionato partecipante. Ma soprattutto per capire. Capire quanta strada ho fatto sulla via, ancora lunga e piena di insidie, della “normalità”. Capire quanta sicurezza ho riacquistato, quali sono i punti su cui dovrò ancora lavorare, e tanto, perché la strada torni ad essere solo piacere e fatica, come lo è stata in tanti anni trascorsi sui pedali.
Sento l’esame. Non so se sarò in grado di portare a termine il percorso lungo, umilmente sono pronta a girare indietro se capirò che mi sto chiedendo troppo: non temo la distanza in effetti, ma il fatto che la mia mente torni a vedere burroni e precipizi ovunque oltre il guard-rail. Di fatto, se all’andata, procedendo verso Ponente, mi troverò costantemente sul lato monte della carreggiata, è il pensiero del tragitto di ritorno (da percorrere ovviamente tutto lato a mare, quello “scoperto”) a crearmi ansia. Se all’andata saprò costruirmi, pedalata dopo pedalata, un cospicuo bagaglio di fiducia, potrò poi attingervi durante il ritorno facendo fronte ad eventuali momenti di difficoltà.
C'è anche
Sergio, insieme ad altri due
“soci”, un ragazzo con cui è venuto giù da
Milano e un altro, di
Imperia, conosciuto proprio qui l’anno scorso.
La mia bici, agghindata per l’occasione in stile Befana, si fa notare e suscita qualche curiosità anche tra gli altri concorrenti (uno mi ha chiesto se poteva fotografarla!).
Partiamo, finalmente, e nei primi chilometri cerchiamo di tenere le ruote dei vari plotoncini, alcuni però davvero troppo veloci (almeno per me). Poi ne troviamo uno a cui ci aggreghiamo per diversi km. In gruppo sono sempre eccessivamente in tensione, battiti a mille, tra la paura di non farcela e quella di combinare qualche guaio: non posso dire di godermi la pedalata. In occasione della prima salitella non riesco a tenere il passo, mi sfilo e per me è un sollievo, allento i nervi, anche se mi rendo conto che così facendo sfuma per me la possibilità della compagnia di
Sergio, che prosegue con i suoi
soci.
Li raggiungo in occasione della breve sosta al punto-controllo di
Andora, qualche parola e uno scambio sulle prime sensazioni. Ripartiamo tutti insieme, ma bastano i primi metri di
Capo Mimosa per farmi staccare nuovamente, questa volta senza più possibilità di riagganciarli. Procedo da sola.
Non è passata inosservata….
Pronti per la partenza
Primo sole e ombre ancora lunghe, la giornata si annuncia splendida e anche il vento si attenua dopo le violente raffiche gelate del primo mattino
In gruppo…. finché non mi staccherò
Bello pedalare in un paesaggio così
Inizio salita di Capo Mimosa. Mi stacco. Sergio, Daniele e Luca sempre più lontani.
Fino adesso sono andata bene. In piano me la cavo. In salita ho ovviamente un altro passo, ma non lo scopro adesso. La discesa di
Capo Mele non mi ha dato problemi, e ugualmente
Capo Mimosa. La discesa di
Capo Berta sarà il prossimo esame. Riconosco e supero il punto in cui lo scorso giugno ho “abdicato” nel mio
tentativo di traversata ligure.
Pensieri, pedalate, il saluto di qualche gruppetto che mi passa a cui mi aggrego brevemente prima di perderlo, qualche simpatico e buffo commento suscitato dalla vista della mia Bici-Befana, qualche ciclista con cui ci si supera ripetutamente a seconda delle ondulazioni della strada. Pensieri, pedalate, un anno dopo, allora non sapevo se avrei potuto continuare ad andare in bici. Pensieri, pedalate, sola oggi come tante altre volte. Pensieri, pedalate.
Il
Poggio si avvicina.
Sanremo è lì dietro, una volta giuntavi, da lì bisognerà “solo” tornare indietro lungo l’
Aurelia: arrivare a
Sanremo vuol dire in qualche modo aver già conquistato
Spotorno, una sorta di azzardata sineddoche. La discesa dal
Poggio sarà il penultimo esame della giornata (l’ultimo sarà la “temuta” discesa da
Capo Berta lato mare, ma tempo al tempo).
La salita è finita, adesso si va giù. I tornanti del
Poggio. Monta la tensione, tornano i fantasmi, la paura mi blocca, i miei occhi vedono voragini e baratri affamati, mi fermo un paio di volte e quando vado non supero i 15 Km./h., ma mi dico di tenere duro, ormai
Sanremo è lì a 4 km…. 3,5….. 3…. 2…. sono in
Corso Cavallotti!
Cerco il bar dove è fissato il punto-controllo e con mia grande sorpresa trovo
Sergio,
Daniele e
Luca non ancora ripartiti. Li pensavo ormai da tempo sulla via del ritorno, non credevo che li avrei più rivisti.
Se erano ancora lì, significava che non mi avevano distanziato oltre il quarto d’ora. Loro in tre a tirarsi a vicenda ed io con la mia pedalata in solitaria, eppure ero riuscita ad arrivare poco dopo di loro.
E’ stato questo per me uno dei momenti più significativi di tutta la giornata. E più incredulo ancora
Sergio, che probabilmente non avrebbe scommesso più di un penny sul mio arrivo a
Sanremo.
Proseguo al mio passo. La mente persa nei pensieri mentre gli occhi indugiano su scorci che sembrano quadri da incorniciare
In salita verso il Poggio….
…. e la successiva discesa su Sanremo
Da
Sanremo siamo ripartiti tutti insieme, e questa volta, essendomi guadagnata i gradi sul campo, i
tre soci mi hanno sempre aspettata in cima a tutti gli strappetti, sui quali puntualmente mi staccavo.
Qualche strega l’ho vista ancora, come temevo, scendendo da
Capo Berta, ma, come dicevo qualche riga fa, avevo fatto buon bottino di “self-confidence” lungo il percorso di andata, ed ero abbondantemente in credito, e poi non potevo tradire la fiducia appena riposta in me da quelli che adesso erano a tutti gli effetti i miei compagni di viaggio. Ho dovuto però approfittare un poco della loro pazienza quando a
Ceriale, sentendo montare la stanchezza, ho dovuto fermarmi per dar fondo alle ultime scorte viveri, ma ho poi ripreso a pedalare in maniera dignitosa, senza essere troppo di zavorra.
L’ultima sosta, ormai in vista del traguardo di
Spotorno, l’ha invece “pretesa” la bellezza della
scogliera del Malpasso, dorata dalla luce calda del tramonto, un ultimo regalo di una lunga e intensa giornata. Ci siamo fermati tutti attratti dallo spettacolo.
Tutti insieme sulla ciclabile di Sanremo
Sulla via di ritorno
L’aria rosa-azzurra del crepuscolo: è il momento della giornata in cui più mi piace essere in bici, peccato che questa magia di colori duri solo pochi minuti.
La giornata sta per terminare e con essa la nostra lunga pedalata. Il tramonto sul mare ne è l’ideale suggello. Non possiamo non fermarci ad ammirarlo.
All’arrivo i complimenti degli organizzatori per ognuno di noi, per loro il ringraziamento più bello è senz’altro venuto dai nostri volti soddisfatti, poi la stampa del Brevetto, il meritato piatto di pasta, con lo scambio reciproco di impressioni sulla giornata…. tra un fusillo e l’altro!
I complimenti tra di noi per “l’impresa” compiuta, e soprattutto quelli “speciali” di
Sergio al quale, credo, abbia fatto particolarmente piacere rivedermi in sella quasi come una ciclista…. vera.
E in ultimo i saluti, poi ognuno per la sua strada, chi a
Imperia, chi a
Milano. Io ho deciso di pernottare in albergo a
Spotorno, per godermi ancora un po’ il sogno compiuto della mia personalissima, intensa, "vittoriosa"
Randobefana. Diversa dall’anno scorso. Diversa da due anni fa.
Un altro piccolo passo. Ho “riconquistato” l’
Aurelia.
Spotorno - Poggio - Sanremo - Spotorno
Distanza Km. 175,76
Dislivello m. 1228
Media 25,24 km/h.
Ciao!