Gennaio "randagio"

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grigua
00sabato 30 gennaio 2016 23:09

PRIMA PARTE

6 GENNAIO
RANDOBEFANA 2016


Ore 6.00. Per il terzo anno consecutivo nel buio ancora profondo della mattina della Befana salgo sul treno alla volta di Spotorno.
Tre anni, tre stati d’animo molto diversi. La curiosità del cimento aveva caratterizzato la mia prima partecipazione alla RandoBefana, in una giornata che era stata perfetta sotto ogni punto di vista (l’organizzazione, il meteo, l’entusiasmo e la compagnia di Sergio, che avevo convinto a partecipare, nonostante l’impegnativa trasferta da Milano). Tutto era stato così coinvolgente ed entusiasmante, che la sera avevo lasciato la manifestazione con un sicuro arrivederci.

L’anno scorso…. beh è solo per veridicità di cronaca che lo cito. Un cielo terso e temperatura quasi primaverile che non possono che suscitare invidia ai pedalatori profughi dalle nebbie padane, i ragazzi dell’organizzazione che si sono superati per far fronte ad un boom di iscrizioni inaspettato, e di nuovo la presenza di Sergio, a confermare il gradimento dell’anno passato. Tutto pronto, come una tavola ben apparecchiata, per riproporre il ricco menu. Ma alla tavola imbandita mancavo io. C’era la mia bici, la mia amata divisa della MGC e un corpo a riempirla, sì, il mio. Ma un’ombra al posto mio, in balìa di attacchi di panico e vertigini al solo salire in bici, con la mente che trasformava la visione della strada in un enorme inghiottitoio. Ero andata più che altro per salutare Sergio e per cercare di non cedere alla disperazione. Avevo poi girato per conto mio - non mi ero iscritta - , e mi chiedo ancora adesso come ho fatto a mettere insieme in quelle condizioni 100 km., con ogni pedalata che mi è costata uno spasmo al cuore. Ma forse è proprio da quel momento che è iniziata una lentissima e timida ripartenza, qualcosa che mi diceva di non mollare, di non arrendermi del tutto.

E siamo a quest’anno. La mia terza partecipazione. Perché di nuovo? Tanti i motivi. Un po’ per ringraziare, proprio partecipando, i ragazzi dell’organizzazione, ancora una volta calorosi e puntuali. Un po’ per l’occasione, diventata rara nell’ultimo anno, di trascorrere qualche momento pedalando insieme a Sergio, anche lui ormai affezionato partecipante. Ma soprattutto per capire. Capire quanta strada ho fatto sulla via, ancora lunga e piena di insidie, della “normalità”. Capire quanta sicurezza ho riacquistato, quali sono i punti su cui dovrò ancora lavorare, e tanto, perché la strada torni ad essere solo piacere e fatica, come lo è stata in tanti anni trascorsi sui pedali.

Sento l’esame. Non so se sarò in grado di portare a termine il percorso lungo, umilmente sono pronta a girare indietro se capirò che mi sto chiedendo troppo: non temo la distanza in effetti, ma il fatto che la mia mente torni a vedere burroni e precipizi ovunque oltre il guard-rail. Di fatto, se all’andata, procedendo verso Ponente, mi troverò costantemente sul lato monte della carreggiata, è il pensiero del tragitto di ritorno (da percorrere ovviamente tutto lato a mare, quello “scoperto”) a crearmi ansia. Se all’andata saprò costruirmi, pedalata dopo pedalata, un cospicuo bagaglio di fiducia, potrò poi attingervi durante il ritorno facendo fronte ad eventuali momenti di difficoltà.

C'è anche Sergio, insieme ad altri due “soci”, un ragazzo con cui è venuto giù da Milano e un altro, di Imperia, conosciuto proprio qui l’anno scorso.
La mia bici, agghindata per l’occasione in stile Befana, si fa notare e suscita qualche curiosità anche tra gli altri concorrenti (uno mi ha chiesto se poteva fotografarla!).
Partiamo, finalmente, e nei primi chilometri cerchiamo di tenere le ruote dei vari plotoncini, alcuni però davvero troppo veloci (almeno per me). Poi ne troviamo uno a cui ci aggreghiamo per diversi km. In gruppo sono sempre eccessivamente in tensione, battiti a mille, tra la paura di non farcela e quella di combinare qualche guaio: non posso dire di godermi la pedalata. In occasione della prima salitella non riesco a tenere il passo, mi sfilo e per me è un sollievo, allento i nervi, anche se mi rendo conto che così facendo sfuma per me la possibilità della compagnia di Sergio, che prosegue con i suoi soci.
Li raggiungo in occasione della breve sosta al punto-controllo di Andora, qualche parola e uno scambio sulle prime sensazioni. Ripartiamo tutti insieme, ma bastano i primi metri di Capo Mimosa per farmi staccare nuovamente, questa volta senza più possibilità di riagganciarli. Procedo da sola.


Non è passata inosservata….




Pronti per la partenza




Primo sole e ombre ancora lunghe, la giornata si annuncia splendida e anche il vento si attenua dopo le violente raffiche gelate del primo mattino




In gruppo…. finché non mi staccherò




Bello pedalare in un paesaggio così




Inizio salita di Capo Mimosa. Mi stacco. Sergio, Daniele e Luca sempre più lontani.




Fino adesso sono andata bene. In piano me la cavo. In salita ho ovviamente un altro passo, ma non lo scopro adesso. La discesa di Capo Mele non mi ha dato problemi, e ugualmente Capo Mimosa. La discesa di Capo Berta sarà il prossimo esame. Riconosco e supero il punto in cui lo scorso giugno ho “abdicato” nel mio tentativo di traversata ligure.
Pensieri, pedalate, il saluto di qualche gruppetto che mi passa a cui mi aggrego brevemente prima di perderlo, qualche simpatico e buffo commento suscitato dalla vista della mia Bici-Befana, qualche ciclista con cui ci si supera ripetutamente a seconda delle ondulazioni della strada. Pensieri, pedalate, un anno dopo, allora non sapevo se avrei potuto continuare ad andare in bici. Pensieri, pedalate, sola oggi come tante altre volte. Pensieri, pedalate.
Il Poggio si avvicina. Sanremo è lì dietro, una volta giuntavi, da lì bisognerà “solo” tornare indietro lungo l’Aurelia: arrivare a Sanremo vuol dire in qualche modo aver già conquistato Spotorno, una sorta di azzardata sineddoche. La discesa dal Poggio sarà il penultimo esame della giornata (l’ultimo sarà la “temuta” discesa da Capo Berta lato mare, ma tempo al tempo).
La salita è finita, adesso si va giù. I tornanti del Poggio. Monta la tensione, tornano i fantasmi, la paura mi blocca, i miei occhi vedono voragini e baratri affamati, mi fermo un paio di volte e quando vado non supero i 15 Km./h., ma mi dico di tenere duro, ormai Sanremo è lì a 4 km…. 3,5….. 3…. 2…. sono in Corso Cavallotti!

Cerco il bar dove è fissato il punto-controllo e con mia grande sorpresa trovo Sergio, Daniele e Luca non ancora ripartiti. Li pensavo ormai da tempo sulla via del ritorno, non credevo che li avrei più rivisti.
Se erano ancora lì, significava che non mi avevano distanziato oltre il quarto d’ora. Loro in tre a tirarsi a vicenda ed io con la mia pedalata in solitaria, eppure ero riuscita ad arrivare poco dopo di loro.
E’ stato questo per me uno dei momenti più significativi di tutta la giornata. E più incredulo ancora Sergio, che probabilmente non avrebbe scommesso più di un penny sul mio arrivo a Sanremo.


Proseguo al mio passo. La mente persa nei pensieri mentre gli occhi indugiano su scorci che sembrano quadri da incorniciare




In salita verso il Poggio….




…. e la successiva discesa su Sanremo




Da Sanremo siamo ripartiti tutti insieme, e questa volta, essendomi guadagnata i gradi sul campo, i tre soci mi hanno sempre aspettata in cima a tutti gli strappetti, sui quali puntualmente mi staccavo.
Qualche strega l’ho vista ancora, come temevo, scendendo da Capo Berta, ma, come dicevo qualche riga fa, avevo fatto buon bottino di “self-confidence” lungo il percorso di andata, ed ero abbondantemente in credito, e poi non potevo tradire la fiducia appena riposta in me da quelli che adesso erano a tutti gli effetti i miei compagni di viaggio. Ho dovuto però approfittare un poco della loro pazienza quando a Ceriale, sentendo montare la stanchezza, ho dovuto fermarmi per dar fondo alle ultime scorte viveri, ma ho poi ripreso a pedalare in maniera dignitosa, senza essere troppo di zavorra.
L’ultima sosta, ormai in vista del traguardo di Spotorno, l’ha invece “pretesa” la bellezza della scogliera del Malpasso, dorata dalla luce calda del tramonto, un ultimo regalo di una lunga e intensa giornata. Ci siamo fermati tutti attratti dallo spettacolo.


Tutti insieme sulla ciclabile di Sanremo




Sulla via di ritorno




L’aria rosa-azzurra del crepuscolo: è il momento della giornata in cui più mi piace essere in bici, peccato che questa magia di colori duri solo pochi minuti.




La giornata sta per terminare e con essa la nostra lunga pedalata. Il tramonto sul mare ne è l’ideale suggello. Non possiamo non fermarci ad ammirarlo.













All’arrivo i complimenti degli organizzatori per ognuno di noi, per loro il ringraziamento più bello è senz’altro venuto dai nostri volti soddisfatti, poi la stampa del Brevetto, il meritato piatto di pasta, con lo scambio reciproco di impressioni sulla giornata…. tra un fusillo e l’altro! [SM=g27990]
I complimenti tra di noi per “l’impresa” compiuta, e soprattutto quelli “speciali” di Sergio al quale, credo, abbia fatto particolarmente piacere rivedermi in sella quasi come una ciclista…. vera.
E in ultimo i saluti, poi ognuno per la sua strada, chi a Imperia, chi a Milano. Io ho deciso di pernottare in albergo a Spotorno, per godermi ancora un po’ il sogno compiuto della mia personalissima, intensa, "vittoriosa" Randobefana. Diversa dall’anno scorso. Diversa da due anni fa.
Un altro piccolo passo. Ho “riconquistato” l’Aurelia.


Spotorno - Poggio - Sanremo - Spotorno
Distanza Km. 175,76
Dislivello m. 1228
Media 25,24 km/h.



Ciao!

[SM=g27987]

CaSe63
00domenica 31 gennaio 2016 00:36
Un'altra bellissima giornata alla Randobefana: anche se il fascino della prima volta rimane insuperabile, devo dire che quest'anno mi sono divertito, soprattutto vedendo il ritorno alla "quasi" normalità di Elena, dopo essere stato in parte testimone delle sue vicissitudini alla scorsa edizione.Si è meritata davvero i complimenti per la determinazione nel voler uscire da questa situazione.
Organizzazione impeccabile quest'anno (dopo i problemini alla partenza lo scorso anno), freddo pungente e vento alla partenza ma poi tempo magnifico e l'arrivo al Malpasso di Noli al tramonto è impagabile.[SM=g28002] [SM=g28002]



Ciao.
Sergio
MirkoBL
00domenica 31 gennaio 2016 16:52
[SM=g28002] [SM=g28002]

Mi fa piacere che piano piano i problemi sembrano in fase di miglioramento.

grigua, 30/01/2016 23:09:


Spotorno - Poggio - Sanremo - Spotorno
Distanza Km. 175,76
Dislivello m. 1228
Media 25,24 km/h.



Esagerata! [SM=g27987] [SM=g27987] [SM=g27997]
pedra85
00lunedì 1 febbraio 2016 09:23
Beh, complimenti... altre parole non mi vengono per questa avventura combattendo contro la distanza ed i fantasmi!
grigua
00martedì 2 febbraio 2016 00:44
SECONDA E ULTIMA PARTE

24 GENNAIO
BREVETTO DELL’AURELIA DI PONENTE 2016


Sapevo che qualche settimana dopo la Randobefana ci sarebbe stata un’altra rando, su un percorso molto simile, già da qualche anno viene organizzata. Ma avevo escluso in prima battuta di prendervi parte. Non credevo di avere voglia di ripercorrere le stesse strade così a breve. Ma tant’è, per curiosità, avevo cercato notizie su internet. Ormai il tarlo stava già lavorando….
Partenza alla francese tra le 5.30 e le 9.00 del mattino da Voltri, l’ultimo lembo di città a ponente, possibilità di scegliere strada facendo la lunghezza del percorso su cui cimentarsi: 140, 180, 220 e il “lungo” da 300 km. con arrivo a Ventimiglia e ritorno. E così….

Il treno delle 6.00 è lo stesso di tre settimane fa. A Voltri (20 Km.) avrei potuto arrivare naturalmente anche in bici, ma ho preferito così: non sapendo ancora quale percorso avrei scelto volevo sfruttare al massimo la freschezza dei muscoli.
E’ ancora buio profondo quando alle 6,50 sistemo al sicuro la “carta di viaggio” e con tutte le luci di sicurezza accese e la pettorina catarifrangente indossata inizio la mia (spero) lunga pedalata verso ovest. Non avendolo trovato scritto sul regolamento, “Quanto tempo ho per far rientro?” avevo chiesto. “Tutto quello che ti serve, il bar qui chiude stasera alle 22.00”. Sì, poteva bastare…

Uscita da Voltri non ci sono più lampioni ad illuminare la strada, e devo lasciarmi guidare dal fascio di luce del mio faretto, che già all’intensità più bassa mi garantisce una visibilità più che buona. In effetti non mi aspettavo di piombare in tale oscurità lasciando la città alle mie spalle. Che bello, che emozione pedalare nel buio del primo mattino. Con un po’ di rammarico rimpiango di non aver avuto abbastanza “coraggio” di anticipare la sveglia e partire coi primi alle 5,30: la “magia” del buio sarebbe durata ben di più, mentre tra poco inizierà ad albeggiare.

Sono sola sull’Aurelia deserta e ancora addormentata, di quando in quando vengo raggiunta da altri randonneurs. Non c’è bisogno di chiederlo, è ovvio che a quest’ora siano tutti partecipanti alla Rando. Ci si saluta l’un l’altro, ci si chiede a quale obiettivo si ambisce e ci si scambia l’in bocca al lupo. Più frequentemente tocca a me seguire con lo sguardo il raggio di luce e un fanalino rosso che si allontanano sempre più nel buio, altre volte le parti si invertono.
L’atmosfera è molto diversa dalla Randobefana (a cui per altro molti degli stessi randonneurs hanno partecipato). Sarà il buio, sarà per le partenze molto diradate di pedalatori solitari o di piccoli gruppetti, sarà che qui c’è chi, alla fine della giornata, avrà pedalato per 300 Km., ma in qualche modo è come se fossimo più simili a viaggiatori sui pedali che partecipanti ad una manifestazione.

Sono le strade dei miei giri domenicali, conosco ogni granello di asfalto di questo primo tratto di Aurelia, eppure le sensazioni sono del tutto nuove. Il mare è ancora nero, ne sento l’odore e ne percepisco lo sciabordio, ma a poco a poco si demarca la linea dell’orizzonte e il nero assoluto diventa un blu inchiostro scurissimo, con una linea quasi impercettibile a dividere il cielo dal mare.
A Varazze le prime luci dell’alba rischiarano il cielo, tra poco spegnerò le luci.
Prima di Savona mi si affianca un ciclista “Anche tu della rando?, se vuoi facciamo un pezzo insieme”. Certo che mi fa piacere, facciamo anche qualche chiacchiera, ma lui va un filo più della mia velocità di crociera e alla lunga rischio di pagare. Quando sopraggiunge un gruppetto tengo le ruote per un po’, ma poi mi defilo e lui prosegue con gli altri: per me meglio così, se voglio portare a casa quello che ritengo per me l’obiettivo massimo la prima regola è non strafare.

A Ceriale c’è il primo controllo e un ottimo ristoro, abbondante e vario, con torte varie, crostate, focaccia, affettati e formaggio, oltre ogni sorta di beveraggi.
Lascio così alle spalle la prima possibilità di rientro (percorso da 140 Km.): sinceramente non l’avevo neanche preso in considerazione, l’obiettivo minimo era almeno il prossimo, Laigueglia, che avrebbe significato un totale di 180 Km.
La pedalata scorre via tranquilla, con brevi tratti percorsi con altri ciclisti, ma sostanzialmente in gran parte da sola. Albenga, Alassio, LaiguegliaLaigueglia? Mi fermo qui? Faccio finta di chiedermelo, ma inutile nasconderlo, puntavo chiaramente al giro di boa di Imperia. La recente Randobefana mi aiutava a scandire meglio la sequenza dei km. e della configurazione della strada.
La mente più libera, senza l’ansia di trovare insidie, l’esame l’avevo passato tre settimane fa: Capo Mimosa, Capo Berta non mi facevano più paura e finalmente… ecco Imperia!

Dopo una breve sosta ristoratrice al bar e il timbro che attestava il mio passaggio, ho iniziato la lunga via del rientro, in compagnia di una coppia di Pinerolo, che ho “puntualmente” perso all’inizio della salita di Capo Mimosa: la ragazza soprattutto aveva una bellissima pedalata, decisamente più remunerativa della mia.
Al passaggio di ritorno al ristoro di Ceriale ce n’era ancora per i beati (davvero complimenti!), così rifocillata ho iniziato l’ultima parte della mia lunga pedalata.

Ho iniziato a cedere un po’ verso Savona, proprio quando mi sono aggregata ad un gruppo di 5-6 di simpatici Gardesani (non ricordo esattamente di dove), veri randonneurs, per i quali il percorso lungo fino a Ventimiglia era stato poco più di una gita, tranne due “battezzati” sulla lunga distanza che erano abbastanza “sfatti”,… ma tanto di cappello, anche perché sulla salita dei Piani di Invrea ne avevano più di me.
La bastarda, “inutile” e insignificante salita della Colletta da Cogoleto (un chilometro taglia gambe odiato indistintamente da tutti i ciclisti della Riviera) ha acceso la mia spia della riserva, ma ormai sentivo il traguardo sempre più vicino. Anche se mancavano solo 5 km al compimento della mia piccola impresa ho preferito fermarmi per alimentarmi e godermi veramente l’arrivo, ricacciando indietro un piccolo spasmo di emozione in gola quando ho individuato lungo la strada il bar, punto di ritrovo, da dove era cominciato tutto questa mattina.

“Sono di nuovo qui!” ho detto all’omino che da stamattina teneva la posizione al banco delle iscrizioni. “Brava…. Imperia!”, leggendolo sul timbro della carta di viaggio e completandola con l’ultimo, quello dell’arrivo.

Col mio brevetto appena stampato e legato come una pergamena al manubrio della bici, non mi restava che far rientro a casa, ma, se stamattina non volevo sprecare forze in vista della giornata ed ero arrivata col treno, a questo punto non avevo più nulla da preservare e così…. ho rinforcato la bici e ho chiesto alle mie gambe un poco di sacrificio ancora per percorrere gli ultimi 20 km. fino a casa.

Se la stagione fosse stata più avanzata non mi sarebbe dispiaciuto provare la “follia” dei 300 km., ma sono più che soddisfatta così, Imperia era l’obiettivo massimo che mi ero prefissata e l’ho portato a termine. 226 Km. a gennaio non me li sarei neanche lontanamente sognata qualche anno fa.

Voltri - Imperia - Voltri - Genova (casa)
Distanza Km. 225,95
Dislivello m. 1431
Media 24,18 km/h.


Ciao!

[SM=g27987] [SM=g27987]


Fine

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CaSe63
00mercoledì 3 febbraio 2016 09:14
Se su Strava sono stato uno degli ultimi a farti i complimenti qui sono il primo: BRAVISSIMAAAAAAAA!!! E bello (come sempre) il racconto!
Ma le foto??? [SM=g27988]
MirkoBL
00mercoledì 3 febbraio 2016 10:01
Praticamente in due uscite hai fatto i 2/3 dei miei km mensili.

[SM=g28002] [SM=g28002] [SM=g28002]
pierole1
00mercoledì 3 febbraio 2016 23:58
Re:
grigua, 02/02/2016 00:44:



Voltri - Imperia - Voltri - Genova (casa)
Distanza Km. 225,95
Dislivello m. 1431
Media 24,18 km/h.


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Complimentissimi. Inizio col botto!!! [SM=g27993] [SM=g27993] [SM=g27993]
SuperIannellus
00domenica 7 febbraio 2016 00:06
Grandissima!!!!

E non solo in bicicletta, anche con la "penna"!

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