Titolo:
Selling England by the Pound
Artista:
Genesis
Genere: Rock
© 1973 Charisma Records
CD - Virgin Records, CASCD 1074 (1985)
Tracklist
1. Dancing with the Moonlit Knight [8:01]
2. I Know What I Like [4:06]
3. Firth of Fifth [9:35]
4. More Fool Me [3:09]
5. The Battle of Epping Forest [11:44]
6. After the Ordeal [4:13]
7. The Cinema Show [11:06]
8. Aisle of Plenty [1:32]
tutti pezzi scritti da tutti i componenti del gruppo
Peter Gabriel - Voce solista, Flauto, Oboe, Percussioni
Tony Banks - Tastiere e Chitarra 12 corde
Steve Hackett - Chitarra Elettrica e Classica
Phil Collins - Batteria, Percussioni, Canto,
Michael Rutherford - Basso, Pedaliera Basso, Chitarra 12 corde, Sitar
Prodotto da: John Burns e Genesis
Tecnici del suono: John Burns e Rhett Davis
Copertina di Betty Swanwick
E' il primo disco che ho comprato. Mi sembra lontanissimo. Potete immaginare cosa significa per me parlarne.
Questo e' un disco intimista, non nel senso comune, ma nel senso che e' il disco dove i Genesis smettono di essere un gruppo "enigmatico" e ci lasciano un testamento spirituale.
La voce di Gabriel, in apertura, nel silenzio assoluto, canta straziante "Can you tell me where my contry lies..."
Forse a qualcuno attento non sara' sfuggito che, verso la fine del disco, Tessa, persa nel grande ipermercato dice qualcosa di simile "I don't belong here", non appartengo a questo posto. Il tema della'appartenenza a un luogo tornera' nella musica dei Genesis piu' volte (Trick of the tail, One for the vine, etc.)
E cosi' il cavaliere illuminato dalla luna ci conduce nella mischia, seguiamolo finche l'oro e' freddo.
I Genesis rendono musicalmente questa epica lotta fra il vecchio ed il nuovo corso, in maniera superba. Qui la chitarra di Steve Hackett e' altrettanto efficace della voce di Gabriel.
Steve: l'anima schiva dei Genesis, l'uomo che vive in un sogno, a volte un'incubo. Anche per lui una prima volta. Per la prima volta protagonista. La sua Gibson ci guida su un sentiero tormentoso quanto meraviglioso. Se dite phatos io penso a Steve Hackett.
Alla fine, stremati da questo rito voodoo, cadiamo in trance, cullati dal flauto magico.
Ci risvegliamo in campagna. Ci aspetta ancora una faccia del nuovo corso. Una brutta faccia che si chiama disoccupazione.
"Devo ringraziare Miss Mort per aver scolastizzato un fallimento"
Tra uccellini che ci fanno "Buongiorno" e vecchie cariatidi che ti dicono "Ma vai a lavorare", la tua personalita' e' schiacciata, o almeno lo sarebbe se tu non avessi qualcosa di bello al tuo interno, una fonte di forza. Sai quello che ti piace e ti piace quello che conosci, te stesso, la tua sfera, il tuo mondo, la panchina dove ti sdrai e sogni un futuro diverso.
Non finiamo di stupirci che Tony Banks ci introduce nella possenza della natura, al cospetto della quale le nostre meschinita' appaiono vane. Il tutto sotto le spoglie di un immaginario fiordo scozzese. La parte pianistica, tecnicamente ineccepibile, apre sopra di noi cieli nuvolosi, intorno a noi scrosci di pioggia, davanti a noi marosi spaventosi fino a che la tempesta si placa e si incanala in un poderoso ruscello, un fiume che ci passa accanto come fa la vita e guardandolo luminoso e scintillante abbiamo l'impressione di vivere il tempo, di essere immortali. Ma Nettuno rivendica alla fine questa sua anima e le pecore (bella allusione) restano nel loro recinto, almeno finche qualcuno non le guidera'.
"Le sabbie del tempo sono erose dal fiume di costante cambiamento".
Tutto questo, quasi esclusivamente con la musica, pensate!
Dalla natura all'uomo, alla sua debolezza. Phil intona "Eccomi qua', a buttare via i giorni, da quando te ne sei andata...", forse non sembra un gran che, ma la condizione di un cuore che cerca pace non e' una cosa banale. "Eccoti li, cosi' sicura, sapendo benissimo che sarei stato io il primo a crollare...", "avresti detto di averne abbastanza, andando in giro da sola", "che stupido sono". I Genesis hanno scritto molte canzoni d'amore, ma questa e' di gran lunga la piu' bella.
Il disco poteva anche finire qua'. Ne ho avuto abbastanza? per nulla: "I wont you Genesis":
Ma ora c'e' un altro disco. Ci sono 2 dischi in 1
Dal generico al particolare.
Crimine. Come mostrare questa faccia di quel diamante che e' la societa', l'ambiente in cui "nuotiamo". Ma naturalmente all'inglese, con profonda ironia (come pure hanno fatto in Robbery, assoult & Battery). Gli eserciti del male sono introdotti da una marcetta militare. Nella foresta di Epping (ma potrebbe essere la campagna di Partinico o il parco di Secondigliano) e' in corso uno scontro fra cosche. I personaggi scorrono davanti ai nostri occhi e il synt di Banks ne delinea le grottesche forme. La soria del reverendo che viene tentato dal diavolo a vendere la salvezza (protezione) di casa in casa, complice una disavventura (cercava mobili e trovo tette - in inglese chest rende entrambe le parole). Alla fine gli sfacciati padrini, constatata la morte di tutti i contendenti, tirano una monetina per decidere la disfida. Morale "la peggiore cattiveria e' il potere". Questo e' un antipasto del disco successivo. Mi piace immaginare che Rael sia nato in un quartiere malfamato (d'altronde sappiamo che e' stato in riformatorio).
Dopo la dura prova (After the ordeal) ci trascina via e ci fa' fa camminare su un merletto, un vivace arabesco, un giardino arabo, nel quale il cuore che ha sperimentato l'onta della vita vissuta, rinfrancato, trova la forza di andare avanti, e il cuore pulsa vigoroso. Il pezzo e' di un lirismo eccezionale.
Cinema show. E in questo cinema vanno di scena i sentimenti, la forza vitale, la malinconica ma spasmodica attesa del futuro, quello vicino. "Stasera faro' il mio letto, lo faro' insieme a lei". In questo pezzo si rincorrono ansie, preoccupazioni, entusiasmi, delusioni. Un collage alla Wenders. Potremo chiamarlo "Il cielo sopra Londra". Una valanga di note di tastiere, ritmo incessante e spasmodico, battono la scansione di questo pezzo dallo sviluppo avvincente e sfiancante. Alla fine, questo lunghissimo e impressionante sviluppo sfuma nell'arpeggio che aveva fatto eco alla domanda iniziale di Gabriel "Where my country lies?". Country e' l'Inghilterra, ma anche quello che, socialmente, nel nostro ruolo, siamo. La nostra faccia, il nostro essere al cospetto degli altri. La nostra strada di casa.
I Genesis, per presentare il disco, fecero il piu' celebrato dei loro concerti, al Rainbow di Londra. Un autorevole rivista titolo' "L'esplosione dei mostri". Era il 1973
Resta in assoluto il mio disco preferito.
E' un disco unico, anche nella produzione dei Genesis. E' semplicemente "un incanto", una fotografia a colori tenui come quelle che ti fanno a tua insaputa quando sei ragazzo e mentre sei assorto. Guardandola dopo anni ti fa tenerezza e, guardandoti dentro, ti ritrovi "corrotto".
Ora guardate la copertina dell'album.
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Dimentico qualcosa? ah, si..
[Modificato da mariusko 20/08/2005 18.40]